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IPERPARATIROIDISMO

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IPERPARATIROIDISMO Le 4 ghiandole paratiroidi producono il paratormone (PTH), che svolge un ruolo nella regolazione del metabolismo del calcio – PowerPoint PPT presentation

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Title: IPERPARATIROIDISMO


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IPERPARATIROIDISMO
  • Le 4 ghiandole paratiroidi producono il
    paratormone (PTH), che svolge un ruolo nella
    regolazione del metabolismo del calcio
  • Il PTH è un peptide di 84 aminoacidi
  • La funzione principale del PTH è lomeostasi del
    Calcio nei liquidi extracellulari, con funzione
    ipercalcemizzante
  • Il PTH deve essere considerato come un ormone
    risparmiatore di Ca che in sinergismo con
    lormone Vit.D3 (Calcitriolo) e con la
    Calcitonina contribuisce a regolare la Calcemia
    agendo sugli organi bersaglio principali
    Scheletro, Rene, Intestino

2
  • Il PTH agisce direttamente sullosso attivando
    gli osteoclasti, che pure non posseggono
    recettori specifici, forse mediante lazione
    paracrina di citokine prodotte dagli osteoblasti,
    mobilizzando il calcio depositato e immettendolo
    in circolo gli osteoblasti, che possiedono i
    recettori per il PTH sono fondamentali per il suo
    effetto anabolico
  • Agisce direttamente sul rene determinando il
    riassorbimento tubulare dello stesso e la
    produzione di Vit D3 a partire dalla Vit D2
  • Agisce indirettamente sullintestino tenue
    stimolando la produzione di 1,25(OH)2 D3 che, a
    sua volta media lassorbimento intestinale di
    calcio
  • Il calcio, a sua volta, determina un
  • feedback negativo sulle paratiroidi,
  • inibendo il rilascio di PTH

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  • Quando la Calcemia risulta nei limiti (8.20-10.40
    mg/dl) le paratiroidi secernono tonicamente il
    PTH
  • Il cronico eccesso di PTH porta ad un continuo
    rimodellamento osseo con riscontro istologico di
    Fibroosteoclasia e poi di Osteite fibrosa cistica
    di Recklinghausen (quadro clinico ormai di raro
    riscontro)
  • Calcitonina viene prodotta dalle cellule C della
    Tiroide ed ha effetto antagonista rispetto al PTH
  • A livello osseo inibisce losteolisi in
    condizioni di ipercalcemia
  • La Calcitonina non è stimolata solo
    dallipercalcemia ma anche da ormoni
    gastrointestinali

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PTH
Favorisce (indirettamente Vit D) lassorbimento
intestinale di calcio
- riassorbimento minerale e spostamento di calcio
nel sangue - rimodellamento osseo osteite
fibrosa
Favorisce il riassorbimento tubulare di calcio
5
IN SINTESI
Mobilizzazione del calcio dallosso
  • PARATORMONE

Riassorbimento del calcio a livello del tubulo
distale renale
Attivazione della idrossilazione del calcidiolo
in calcitriolo
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IPERPARATIROIDISMO
  • La riduzione dei livelli di calcemia stimola
    attraverso i recettori per il calcio, situati
    sulla ghiandola paratiroidea, limmissione in
    circolo di PTH
  • Quando lipocalcemia persiste nel tempo la
    ghiandola paratiroidea andrà incontro ad
    ipertrofia e iperplasia

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IPERPARATIROIDISMO PRIMITIVO
  • È un'alterazione generalizzata del calcio, del
    metabolismo del fosforo e dell'osso dovuta ad
    un'aumentata secrezione di PTH
  • La DIAGNOSI di iperparatiroidismo spesso viene
    fatta incidentalmente, nei pazienti sottoposti
    a screening per altre patologie
  • Le manifestazioni cliniche possono essere
    moderate, il decorso della malattia può
    essere benigno per molti anni o per tutta la vita
  • L'incidenza annuale di questa malattia nei
    soggetti con età superiore ai 60 anni si aggira
    intorno all'1

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EZIOLOGIA
  • Nell'80 dei casi la causa risiede in una
    paratiroide iperfunzionante
  • Solitamente si tratta di un ADENOMA PARATIROIDEO,
    raramente si tratta di CARCINOMA
  • Solo raramente sono interessate più ghiandole

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EZIOLOGIA
  • Liperparatiroidismo è sporadico nel 95 dei casi
    e familiare nel 5.
  • È causato in ordine di frequenza da
  • Adenoma singolo (80)
  • Iperplasia diffusa (14)
  • Adenomi multipli (5)
  • Carcinoma (1)

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ANATOMIA PATOLOGICA
  • Gli adenomi interessano generalmente le
    paratiroidi inferiori. Ma nel 6-10 dei casi
    l'adenoma può essere localizzato nel timo, nella
    tiroide o nel retroesofago (paratiroidi
    ectopiche)
  • Il carcinoma paratiroideo di solito non ha
    caratteristiche di aggressività
  • Se il paziente viene sottoposto ad intervento
    chirurgico, la guarigione è sicura

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SEGNI E SINTOMI
  • La metà dei pazienti con iperparatiroidismo è
    asintomatica.
  • Le manifestazioni cliniche coinvolgono
    principalmente i reni e lo scheletro
  • Prima degli anni '70, era frequente la litiasi
    renale, con coliche renali frequenti
  • La manifestazione ossea dell'iperparatirodismo è
    l'osteite fibroso-cistica
  • Da un punto di vista istologico le
    caratteristiche patognomoniche della malattia
    sono un aumento degli osteoclasti nelle aree di
    riassorbimento della superficie ossea e una
    sostituzione dei normali elementi cellulari e del
    midollo con tessuto fibroso

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SEGNI E SINTOMI
  • Il 50 dei pazienti è asintomatico o presenta
    sintomi aspecifici come l'astenia e/o facile
    stancabilità e depressione
  • Quando i sintomi sono presenti possono essere
    attribuiti all'ipercalcemia
  • L'ipercalcemia causa riduzione dell'eccitabilità
    sinaptica e se supera i 12 mg/dl possono
    comparire manifestazioni a carico del SNC, con un
    quadro neuropsichico variabile - Apatia -
    Labilità emotiva
  • Nei casi in cui la calcemia supera i 15 mg/dl
    possono comparire gravi alterazioni psichiche
    come alterata personalità, sindrome
    ansioso-depressiva, perdita della memoria per gli
    avvenimenti recenti fino all'ottundimento mentale
    e al coma

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SEGNI E SINTOMI
  • Può essere presente un quadro caratterizzato da
    artralgie simmetriche a carico delle
    articolazioni interfalangee prossimali
  • L'iperaparatiroidismo primario può essere
    associato a gotta con iperuricemia, ma il più
    frequente quadro articolare è dovuto alla
    pseudogotta, caratterizzata dalla deposizione
    articolare di cristalli di pirofosfato di calcio,
    alla condrocalcinosi e alle calcificazioni
    tendinee
  • Le manifestazioni gastroenteriche comprendono
    nausea, vomito, epigastralgie e stipsi
  • Liperpapatiroidismo primario è frequentemente
    associato allulcera peptica, maggiormente
    rispetto alla popolazione generale (forse per lo
    stimolo alla produzione cloridrica dato dal
    calcio)

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SEGNI E SINTOMI
  • Nella metà dei casi lIP è asintomatico e viene
    diagnosticato con gli esami di laboratorio
  • RENI
  • le manifestazioni renali sono le più frequenti
    qualora la diagnosi non venga fatta in tempo
    utile. Lipercalcemia causa una nefropatia con
    nefrocalcinosi della giunzione cortico-midollare
  • Nelle forme più protratte di IP, lipercalcemia è
    causa di urolitiasi, tipicamente bilaterale che
    può condurre allinsufficienza renale

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SEGNI E SINTOMI
  • OSSA
  • LIP causa la demineralizzazione progressiva
    delle ossa da riassorbimento. I sintomi si
    manifestano in circa il 20 dei pazienti con
    dolore ad andamento continuo o remittente delle
    ossa lunghe della colonna vertebrale e del bacino
  • Negli IP che rimangono non diagnosticati e non
    trattati per anni, si può manifestare losteite
    fibroso cistica, con laumentata attività degli
    osteoclasti alla superficie dellosso (lacune di
    Howship) e la sostituzione del tessuto
    osteo-midollare normale con tessuto fibroso.

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SEGNI E SINTOMI
  • PANCREAS
  • Lattivazione del tripsinogeno in tripsina a
    causa dellipercalcemia, gli effetti del
    paratormone stesso possono causare pancreatite
    acuta.
  • APPARATO CARDIOVASCOLARE
  • Laumento della calcemia e del PTH ha un effetto
    diretto sulla parete delle arterie, causando
    ipertensione arteriosa.

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SEGNI E SINTOMI
  • L'iperparatiroidismo primario non è generalmente
    una malattia che minaccia rapidamente la vita
  • Tuttavia una crisi acuta iperparatiroidea può
    costituire una complicanza mortale
  • Si manifesta con una sintomatologia dominata da
    crisi depressive, astenia profonda che evolve
    verso il coma, dolori epigastrici con vomito,
    poliuria con sete intensa e disidratazione

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DIAGNOSI
  • Nelle forme asintomatiche, la diagnosi viene
    posta con il dosaggio bioumorale del PTH e del
    calcio.
  • Nella diagnosi differenziale tra IP e altre cause
    di ipercalcemia, il dosaggio del PTH riveste un
    ruolo importante. NellIP il PTH è elevato
    indipendentemente dai valori della calcemia,
    mentre nellipercalcemia da cancro o in altre
    forme di ipercalcemia il livello di PTH è basso.

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DIAGNOSI
  • La diagnosi viene posta in base al riscontro di
    un livello sierico aumentato di paratormone in
    un paziente con ipercalcemia asintomatica o
    normocalcemico
  • La fosforemia è di solito ridotta, ma può essere
    anche normale soprattutto in quei casi in cui si
    è sviluppata un'insufficienza renale
  • La scintigrafia con sesta-mibi è particolarmente
    efficace nella ghiandola iperplastica
  • Radiologicamente si assiste ad un riassorbimento
    delle estremità distali delle falangi e la
    trasformazione del normale profilo corticale
    dell'osso delle falangi con un profilo irregolare
    (riassorbimento subperiostale)?
  • La tomografia computerizzata e la minarolametria
    della colonna vertebrale offrono una stima
    quantitativa riproducibile della densità minerale
    ossea

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Diagnostica di Localizzazione nellIperparatirodis
mo
  • Ecografia rappresenta una tecnica affermata per
    la diagnostica degli adenomi e delle iperplasie
    paratiroidee
  • E indicata principalmente nei pazienti con
    iperparatiroidismo primario e meno nei pazienti
    con iperparatiroidismo secondario
  • TAC si presta bene alla ricerca di tumori
    paratiroidei cervicali e mediastinici
  • La TAC rappresenta una indagine utile nella
    diagnostica di localizzazione delliperparatiroidi
    smo, in ogni caso il suo valore diagnostico
    sembra essere inferiore a quello della
    scintigrafia

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  • Scintigrafia il principio della scintigrafia si
    basa sulle differenti affinità per il tracciante
    da parte della tiroide e delle paratiroidi
  • Usando Tallio/201 e Tecnezio/99m, si evidenzia
    che il Tallio viene captato dalla Tiroide e dalla
    Paratiroide, il Tecnezio è captato solo dalla
    tiroide
  • Se successivamente ad una scintigrafia con Tallio
    si esegue una scintigrafia con Tecnezio, la
    seconda immagine viene sottratta alla prima e
    alla fine rimane visibile solo la captazione
    riferita al tessuto paratiroideo
  • Scintigrafia Tecnezio-sestamibisi tratta di una
    sostanza lipofila, che nelle cellule con un
    numero elevato di mitocondri (adenomi
    paratiroidei) viene trattenuta più a lungo che
    nel tessuto tiroideo normale. La metodica
    fornisce limmagine dopo acquisizione a 15, 90
    min. e 6 ore dalla somministrazione del
    radioisotopo

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TERAPIA
  • Liperparatiroidismo asintomatico è stato
    definito come un iperparatiroidismo documentato
    in assenza di segni o sintomi riferibili alla
    patologia
  • E stato stabilito che i pazienti di età
    inferiore ai 50 anni dovrebbero essere sottoposti
    ad intervento chirurgico poiché richiederebbero
    un monitoraggio troppo lungo
  • Per i pazienti di età superiore a 50 anni viene
    ritenuto appropriato il monitoraggio clinico
  • Successivamente si è evidenziato che i pazienti
    non trattati chirurgicamente andavano incontro ad
    osteopatia marcata, invece rispondono al
    trattamento chirurgico con un netto recupero
    della massa ossea

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TERAPIA
  • Se si parte dal presupposto che liperpara
    primario è dato dalladenoma di una paratiroide
    sembra corretto sottoporre il paziente a
    paratiroidectomia
  • Dopo tale intervento i livelli di Ca ematico si
    riducono entro 24 h di solito la calcemia scende
    a valori bassi o normali per 3/5 gg. fino a
    quando il tessuto paratiroideo rimanente compensa
    la ridotta secrezione ormonale
  • I pazienti con malattia senza complicanze e che
    non presentano una patologia ossea sintomatica
    hanno un ottimo recupero postoperatorio
  • Qualora si verificassero segni di ipocalcemia la
    stessa potrebbe essere corretta con infusione di
    Ca e vit. D3

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IPERPARATIROIDISMO SECONDARIO
  • È una iperfunzione reattiva delle paratiroidi ad
    una ipocalcemia cronica, il più delle volte
    dovuta ad insufficienza renale cronica
  • Più raramente lipocalcemia cronica è dovuta a
    malassorbimento intestinale, ipercalciuria
    idiopatica, deficit di Vitamina D, antiepilettici
  • La causa dell'sHPT è un disturbo funzionale
    endocrino dei reni con conseguente deficitaria
    produzione di Vit D3 (calcitriolo) come pure un
    disturbo funzionale esocrino con accumulo di
    fosforo ed ipocalcemia reattiva

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IPERPARATIROIDISMO SECONDARIOPATOGENESI
  • Deficit di 1,25 (OH)2D3
  • Aumento della fosforemia
  • Alterato set-point del calcio
  • Ridotta densità dei recettori per la VIT D
  • Ridotto numero dei recettori per il calcio
  • Resistenza periferica al PTH
  • La presenza di 1 o più di questi fattori può
    condurre alliperparatiroidismo, anche se
    lipocalcemia rappresenta la causa principale che
    scatena liperplasia delle paratiroidi e
    laumentata secrezione di PTH.
  • Livelli estremamente elevati di PTH, riscontrati
    nei pazienti affetti da IRC, sono dovuti in parte
    anche ad un ridotto catabolismo dellormone a
    livello renale ed epatico.

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IPERPARATIROIDISMO SECONDARIOPATOGENESI
  • In generale l8 per mille dei pazienti in dialisi
    da meno di 2 anni va incontro ad
    iperparatiroidismo. Questa incidenza sale al 159
    per mille nei pazienti in trattamento
    emodialitico da più di 10 anni.
  • Di questi pazienti, dal 25 al 65, necessita di
    paratiroidectomia.

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IPERPARATIROIDISMO SECONDARIO
  • La complicanza più importante dell'sHPT è
    l'osteopatia renale in cui si sommano una osteite
    fibrosa, un'osteomalacia ed una osteoporosi
  • La differenza tra iperparatiroidismo primario e
    secondario è che nel primario vi è una crescita
    autonoma delle paratiroidi (irreversibile),
    mentre nel secondario vi è una risposta
    adattativa delle paratiroidi (reversibile)?

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SINTOMATOLOGIA
  • I pazienti con iperparatiroidismo secondario
    possono avere dolore osseo, calcificazioni
    ectopiche (anche vascolari) e prurito (per
    deposizione di cristalli di idrossiapatite), che
    scompaiono dopo paratiroidectomia
  • La patologia ossea che si riscontra è detta
    osteodistrofia renale. Si possono avere quadri di
    osteomalacia, dovuta principalmente a deficit di
    Vit D e calcio, e di osteite fibroso-cistica
    (azione eccessiva del PTH sul tessuto osseo)?
  • Nei pazienti con IRC in trattamento dialitico si
    può osservare deposizione di alluminio, associata
    ad un quadro osteomalacico-simile, e un turnover
    osseo ridotto con livelli di PTH più bassi
    associato alla malattia aplastica o adinamica
    ossea

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SINTOMATOLOGIA
  • Negli adulti dializzati con sHPT avanzato è
    dimostrabile la presenza di una osteite fibrosa
  • I primi segni di osteite fibrosa si riscontrano a
    carico dello scheletro della mano con la comparsa
    di aree subperiostali di riassorbimento lungo il
    lato radiale della falange media del dito indice,
    accompagnate da neoformazioni ossee periostali,
    striature longitudinali dovute all'allargamento
    del canale di Havers e rarefazione della
    corticale per riassorbimento endostale da un lato
    e osteolisi della falange dall'altro
  • A causa del superamento del prodotto di
    solubilità calcio-fosforo (70) si verificano
    calcificazioni dei tessuti molli, soprattutto
    nelle borse sinoviali e nel tessuto
    periarticolare delle piccole articolazioni della
    mano con segni di infiammazione a decorso acuto
    recidivante (pseudogotta)?

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DIAGNOSI
  • La diagnosi di sHPT viene posta grazie al
    dosaggio dl calcio, del fosforo, del paratormone,
    del calcitriolo e della fosfatasi alcalina,
    nonché grazie all'esame radiologico delle mani o
    all'esame istologico della spongiosi ossea
  • La profilassi e la terapia di questa malattia
    consistono in misure dietetiche e nella
    somministrazione di calcitriolo, calcio e
    sostanze che si legano al fosforo, nonché nella
    modificazione dei parametri emodialitici
  • Solo in casi particolari è necessaria la
    paratiroidectomia

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TERAPIA MEDICA
  • La terapia medica prevede la riduzione
    dell'iperfosforemia con la restrizione dietetica
    del fosfato, l'impiego di antiacidi non
    assorbibili e somministrazione di supplementi di
    calcitriolo (per via endovenosa)?
  • Una terapia medica attenta è in grado di
    correggere l'iperparatiroidismo secondario e far
    regredire i sintomi

TERAPIA CHIRURGICA
  • Quando l'ipersecrezione di PTH non risponde più
    alla terapia medica e l'iperparatiroidismo è
    grave si richiede un approccio chirurgico.?
  • L'intervento chirurgico di elezione è la
    paratiroidectomia subtotale (7/8)

32
(No Transcript)
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ASPORTAZIONE O TRATTAMENTO MEDICO
Nodulo tiroideo
TSH SOPPRESSO
SCINTIGRAFIA
N. CALDO
TSH NORMALE
FNA ECO
N. FREDDO O IPOCAPTANTE
MALIGNO 4
NON DIAGNOSTICO 17
PROLIF. FOLLICOLARE 10
BENIGNO (CISTICO) 69
SOPPRESSIONE CON TIROXINA CONTROLLO ECOGRAFICO
CHIRURGIA
RIPETERE FNA SE AUMENTATO DI VOLUME O CITOLOGIA
SOSPETTA
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CLASSIFICAZIONE TUMORI TIROIDEI
  • CARCINOMI DIFFERENZIATI
  • FOLLICOLARE
  • PAPILLARE
  • MIDOLLARE
  • A CELLULLE DI HURTHLE
  • CARCINOMI INDIFFERENZIATI
  • CARCINOMA ANAPLASTICO

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CARCINOMI TIROIDEI
  • È la neoplasia maligna più comune del sistema
    endocrino
  • Tra le neoplasie umane che presentano una
    riduzione di incidenza, il k tirodeo presenta un
    andamento in contro tendenza
  • Gran parte di questo aumento è dovuta al fatto
    che si assiste ad una maggiore sensibilità
    diagnostica per forme subcliniche della malattia,
    ma è pure vero che vi è una maggiore esposizione
    della popolazione dei paesi occidentali alle
    radiazioni ionizzanti, cause mediche, incidentali
    o belliche
  • Lo studio del genoma ha permesso di individuare
    alcuni geni che, se alterati, portano alla
    formazione di tumori
  • Nella maggior parte dei tumori della tiroide è
    possibile risalire alla causa genetica scatenante
    la trasformazione e la progressione neoplastica

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CARCINOMI DIFFERENZIATI DELLA TIROIDE
  • Il k tiroideo è 2 volte più frequente nelle donne
    che negli uomini
  • Caratteristiche tipiche del k tiroideo rendono
    particolarmente facile il suo trattamento
  • 1 i noduli tiroidei sono facilmente palpabili,
    permettendo una diagnosi precoce e una diagnosi
    citologica mediante agoaspirato
  • 2 i radioisotopi dello iodio ( I123) possono
    essere utilizzati per diagnosticare e per
    trattare (I131) il k differenziato della tiroide
    grazie all'esclusiva captazione di questo anione
    da parte della ghiandola tirodea

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FATTORI DI RISCHIO
  1. Radiazioni ionizzanti lesposizione a questo
    tipo di radiazioni è associata ad un danno del
    DNA e ad un aumentato rischio di sviluppare
    neoplasie maligne. La ghiandola tiroidea è più
    radiosensibile rispetto ad altri organi. Le
    radiazioni ionizzanti rappresentano lunico
    fattore di rischio ambientale associato allo
    sviluppo di carcinomi tiroidei come è stato
    confermato dagli studi condotti sui sopravissuti
    alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki.
    Recentemente studi eseguiti sugli individui
    esposti alle radiazioni ionizzanti sprigionatesi
    dopo lincidente di Chernobyl hanno confermato la
    drammatica associazione tra lesposizione alle
    radiazioni ionizzanti durante linfanzia e
    ladolescenza e il rischio successivo di
    sviluppare un k della tiroide.

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FATTORI DI RISCHIO
  • 2. Fattore alimentare la deficienza cronica di
    iodio induce un aumento della secrezione del TSH
    quindi la formazione di gozzi che a loro volta
    sono stati associati ad una neoplasia.
  • Alcune popolazioni che praticano diete
    ricche di iodio (Svezia, Stati Uniti) hanno una
    elevata incidenza di k papillare della tirode
  • Familiarità circa il 5 dei pazienti affetti da
    k tiroideo ha una ricorrenza familiare della
    malattia
  • Suscettibilità genetica i tumori papillari della
    tirode sono caratterizzati da mutazioni attivanti
    del protoncogene BRAF o da riarrangiamenti
    somatici del protoncogene RET. I tumori
    follicolari presentano mutazioni attivanti del
    Ras.

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FATTORI PROGNOSTICI DEL CARCINOMA TIROIDEO
  • Il carcinoma differenziato della tiroide
    rappresenta oltre il 90 di tutte le neoplasie
    maligne con una prognosi favorevole. La
    sopravvivenza a 10 anni si riduce del 65-70 nei
    casi di k midollare della tiroide risulta
    eccezionale nei pazienti con carcinoma
    anaplastico.
  • La prognosi del k tiroideo dipende da numerosi
    fattori, la combinazione dei quali permette di
    classificare il paziente ad alto o a basso
    rischio di recidiva di persistenza di malattia o
    di morte.

40
FATTORI PROGNOSTICI PRE -
OPERATORI (fase 1)
  • In questa fase della stadiazione del paziente con
    k tiroideo sono presi in considerazione i
    seguenti fattori prognostici
  • A) età costituisce il più importante fattore di
    rischio i pazienti con k differenziato con età
    inferiore a 45 anni sono considerati in stadio 1,
    qualunque dimensione abbia il tumore primitivo,
    pur in presenza di metastasi linfonodali solo
    levidenza di metastasi a distanza è associata ad
    una prognosi peggiore (stadio 2)
  • B) dimensioni del tumore laumento delle
    dimensioni della neoplasia primitiva corrisponde
    ad una prognosi peggiore.

41
FATTORI PROGNOSTICI PRE -
OPERATORI (fase 1)
  • C) coinvolgimento linfonodale è controverso il
    ruolo delle metastasi linfonodali.
  • D) metastasi a distanza si è dimostrato che la
    presenza di metastasi a distanza rappresenta un
    fattore di rischio maggiore.

42
FATTORI PROGNOSTICI POST-OPERATORI (fase 2)
  • Dopo lintervento chirurgico i pazienti con k
    tiroideo devono essere ristadiati. La valutazione
    dei diversi fattori di rischio dopo lintervento
    di tiroidectomia permette la classificazioine dei
    pazienti con carcinoma differenziato nelle
    seguenti categorie
  • 1) a rischio molto basso vi rientrano i pazienti
    con microcarcinoma unifocale appartenente ad una
    delle varianti non aggressive senza estensione
    extracapsulare e senza metastasi
  • 2) ad alto rischio sono i portatori di metastasi
    a distanza o quelli nei quali non è stata
    possibile una resezione completa della neoplasia
    o quelli che, non avendo avuto una resezione
    completa della neoplasia, presentano metastasi
    linfonodali o estensione del tumore oltre la
    capsula (T3 O T4)
  • 3) a basso rischio sono i pazienti che non
    rientrano nei 2 gruppi precedenti

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STADIAZIONE POST- TERAPIAABLATIVA CON RADIOIODIO
(fase 3)
  • I pazienti ad alto rischio devono essere
    sottoposti a terapia con radioiodio ad alte dosi.
    I pazienti a basso rischio vanno sottoposti a
    dosi tra 30 e 100 mCi.

44
CARCINOMI DIFFERENZIATI DELLA TIROIDE
  • Si classificano in
  • - TUMORI A CELLULE EPITELIALI FOLLICOLARI
  • - TUMORI PAPILLIFERI
  • Derivano dall'epitelio follicolare tiroideo
  • Hanno una buona prognosi
  • L'incidenza del k tiroideo si aggira intorno a 9
    per 100000 abitanti, aumenta con l'età e con un
    plateau intorno ai 50 anni

45
CARCINOMI DIFFERENZIATI DELLA TIROIDE
  • K PAPIILLIFERO
  • Il k papillare rappresenta l85 dei tumori
    differenziati ed è il tumore con prognosi
    migliore (sopravvivenza a 10 anni del 93)
  • Il k papillare mostra una spiccata tendenza
    allinteressamnto delle stazioni linfonodali
    cervicali, rara è la metastatizzazione a distanza
  • Singolare è il fatto che la mestatizzazione
    linfonodale non influisca minimamente sulla
    prognosi, ma che lunico fattore prognostico
    veramente importante sia letà.

46
CARCINOMI DIFFERENZIATI DELLA TIROIDE
  • Altri fattori che influiscono negativamente sulla
    prognosi sono lestensione locale oltre la
    capsula ghiandolare con invasione dei tessuti
    vicini e la presenza di metastasi a distanza.

47
Varianti anatomo-patologiche del k papillifero
  • A MICROCARCINOMA PAPILLIFERO, cioè inferiori ad
    1 cm
  • La curva di sopravvivenza di pazienti colpiti da
    questa neoplasia non si discosta dalla
    popolazione sana
  • B CARCINOMA PAPILLIFERO CAPSULATO questo tipo
    di carcinoma è completamente circondato da una
    capsula fibrosa
  • La prognosi a lungo termine è paragonabile a
    quella del microcarcinoma papillifero

48
Varianti anatomo-patologiche del k papillifero
  • C VARIANTE FOLLICOLARE DEL K PAPILLIFERO
  • Questa forma mostra per definizione un modello di
    crescita puramente follicolare e solo un attento
    esame porta al riconoscimento di strutture
    papillare
  • D CARCINOMA PAPILLIFERO VARIANTE SCLEROSANTE
    DIFFUSA è la forma più maligna, infatti mostra
    un imponente linfagiosi carcinomatosa che spiega
    la frequente diffusione di entrambi i lobi
    ghiandolari e nei linfonodi cervicali

49
TRATTAMENTO CHIRURGICO CA PAPILLARE
  • Il trattamento chirurgico del k papillare
    consiste nella tiroidectomia totale (noi non
    eseguiamo mai la loboistmectomia!!)
  • La linfoadenectomia si esegue solo quando vi sono
    segni evidenti clinici o ecografici di
    metastatizzazione linfonodale
  • Siamo del parere di eseguire sempre la
    tiroidectomia totale perché il k papillifero è
    molto spesso multifocale bilaterale.

50
K FOLLICOLARE DELLA TIROIDE
  • Costiuiscono il 5-15 dei carcinomi differenziati
    della tiroide
  • Il k follicolare predilige i pazienti in età
    avanzata
  • Si manifesta frequentemente come reperto
    unifocale, risulta molto spesso associato ad una
    condizione di gozzo plurinodulare e sembra
    prediligere le aree iodio carenti
  • Il k follicolare tende ad invadere i vasi
    sanguigni mostrando così maggiore tendenza alla
    metastatizzazione a distanza, con predilizione
    del tessuto osseo e polmonare
  • La sopravvivenza globale a 10 anni dalla diagnosi
    si aggira intorno al 70

51
Varianti istopatologiche del k follicolare
  • A K FOLLICOLARE MINIMAMENTE INVASIVO
    (CAPSULATO) assomiglia molto ad un adenoma
    follicolare al punto che la diagnosi viene
    formulata spesso dopo ripetuti esami e diverse
    preparazioni
  • B K FOLLICOLARE FRANCAMENTE INVASIVO
  • C K FOLLICOLARE ONCOCITARIO (OSSIFILO) O K A
    CELLULE DI HURTLE presenta un'aggressività
    maggiore rispetto ai carcinomi follicolari non
    oncocitari
  • D CARCINOMA SCARSAMENTE DIFFERENZIATO (INSULAR
    CARCINOMA)

52
DIAGNOSI
  • Così come accade per le neoplasie papillari anche
    il follicolare si presenta frequentemente in una
    forma asintomatica (60), in circa il 25 dei
    casi si associa ad un gozzo plurinodulare,
    soprattutto in zone di endemia gozzigena. Solo in
    una minoranza di casi si possono apprezzare
    sintomi quali disfonia, disfagia, sindrome
    meccanica ostruttiva.
  • Lecografia ci rappresenta bene la morfologia
    della nodularità tiroidea e la selezione dei
    pazienti candidati ad una tipizzazione citologica
    mediante FNA

53
DIAGNOSI
  • Lecografia nel k follicolare riveste un ruolo
    minore rispetto al contributo fornito in caso di
    k papillifero il reperto ecografico di nodulo
    ipoecogeno, solido, a margini irregolari, con
    microcalcificazioni risulta molto suggestivo per
    k papillifero. Per il k follicolare non esiste un
    pattern ecografico specifico, potendo
    manifestarsi in una varietà di quadri morfologici
    che ne limita lutilità nella diagnosi di natura.

54
DIAGNOSI
  • FNAb ecoguidata rappresenta attualmente la
    metodica diagnostica più accurata ed efficace
    nella determinazione della natura delle
    nodularità tiroidee. Purtroppo essa svolge un
    ruolo diagnostico fondamentale solo in caso di k
    papillifero. Risulta invece incapace di
    distinguere le forme benigne e maligne di
    proliferazione follicolare

55
DIAGNOSI
  • Le lesioni a struttura follicolare non possono
    essere diagnosticate come benigne o maligne sulla
    base della sola morfologia cellulare, ma
    piuttosto sulla base dellatteggiamento delle
    cellule. Solo se cellule morfologicamnete simili
    aggrediscono la capsula della neoplasia o
    infiltrano i vasi peritumorali, la lesione viene
    diagnosticata come maligna.

56
CARCINOMA A CELLULE DI HURTHLE
  • Viene chiamato anche a cellule oncocitarie o a
    cellule ossifile. Secondo la WHO viene
    considerata una variante del carcinoma
    follicolare è difficilmente distinguibile dal k
    follicolare classico se non per il tipico colore
    bruno mogano.
  • Il quadro clinico è simile a quello degli altri
    tumori differenziati.
  • La diagnosi di malignità rimane solo istologica
  • La citologia ci pone gli stessi problemi già
    visti per il k follicolare, in ogni caso una
    diagnosi di proliferazione follicolare merita
    sempre un intervento di tiroidectomia

57
CARCINOMA MIDOLLARE
  • Il carcinoma midollare della tiroide (CMT) si
    sviluppa dalle cellule parafollicolari o cellule
    C che producono calcitonina, rappresenta il 5
    circa delle neoplasie maligne della ghiandola ed
    è ereditario nel 25 (MEN2A, MEN2B) nella maggior
    parte dei casi (80) insorge come forma
    sporadica.
  • La sopravvivenza a 5-10 anni in un paziente con k
    midollare si aggira intorno al 75

58
Diagnosi clinica
  • Vi sono tre principali obiettivi da tenere
    presente nella diagnosi primaria di CMT
  • lindividuazione della lesione
  • La stadiazione
  • Lereditarietà
  • 1) I pazienti spesso sono portatori di un
    nodulo tiroideo che può essere palpabile e
    possono esserci linfonodi laterocervicali.
  • La citologia e il dosaggio della
    calcitonina ematica confermano la diagnosi, ma
    possono risultare non determinanti nel chiarire
    il quadro clinico. Nei casi dubbi può essere
    utile il dosaggio della calcitonina ottenuto
    dallagobiopsia.

59
Diagnosi clinica
  • 2) Per la stadiazione della lesione lecografia e
    la TAC sono sufficienti per lo studio del tumore
    e di eventuali linfonodi metastatici.
  • 3) Laccertamento di ereditarietà della lesione
    può essere effettuato sia utilizzando il test
    alla pentagastrina su tutti i familiari del
    paziente sia attraverso lo studio del DNA dei
    familiari. Lo studio del DNA si effettua con un
    semplice prelievo ematico e si basa sulla ricerca
    della mutazione germinale del protoncogene RET.

60
CLASSIFICAZIONE DELLE STAZIONI LINFONODALI DEL
COLLO
  • I LIVELLO linfonodi sottomandibolari e
    sottomentoniero
  • II LIVELLO linfonodi giugulari superiori,
    giugulo digastrici e spinali superiori. Sono
    situati lungo il terzo superiore della vena
    giugulare interna fino al punto di inserzione del
    dotto tireo-linguo-facciale
  • III LIVELLO si chiamano linfonodi giugulari
    medii. Sono compresi tra i punti di inserzione
    del dotto tireo-linguo-facciale e il punto di
    intersezione della vena giugulare interna con il
    muscolo omoioideo

61
CLASSIFICAZIONE DELLE STAZIONI LINFONODALI DEL
COLLO
  • IV LIVELLO linfonodi giugulari inferiori. Sono
    compresi tra i punti di inserzione della vena
    giugulare interna con il muscolo omoioideo e la
    clavicola
  • V LIVELLO sono il linfonodi dellaccessorio
    spinale medii ed inferiori. Sono inclusi nel
    triangolo posteriore delimitato dal margine
    posteriore del muscolo sternocleidomastoideo,
    clavicola e margine anteriore del trapezio.
  • VI LIVELLO linfonodi del comparto centrale.
    Includono i linfonodi prelaringei, pretracheali,
    laterotracheali o ricorrenziali e mediastinici
    antero-superiori. Sono compresi nello spazio
    delimitato lateralmente dalla guaina tiroidea, in
    alto dallosso ioide e in basso dal tronco
    brachio cefalico.

62
CLASSIFICAZIONE DELLE STAZIONI LINFONODALI DEL
COLLO
  • VII LIVELLO sono i linfonodi compresi nella
    regione mediastinica.

63
(No Transcript)
64
(No Transcript)
65
(No Transcript)
66
TRATTAMENTO
  • Il trattamento è chirugico sia nella forma
    sporadica che familiare.
  • La prognosi è in funzione dellestensione della
    lesione e di conseguenza il trattamento si fonda
    sullidentificazione della fase di iperplasia
    precancerosa di cellule C.

67
CARCINOMA INDIFFERENZIATO (ANAPLASTICO)?
  • Si tratta di un tumore scarsamente differenziato
    e molto aggressivo. La prognosi è molto infausta.
    La maggior parte dei pazienti muore entro i 6
    mesi
  • La crescita rapida di questo tumore e la tendenza
    di oltrepassare i limiti ghiandolari portano
    molto spesso a complicazioni di natura meccanica.
    Scintigraficamnte il tumore non capta iodio

68
CARCINOMA INDIFFERENZIATO (ANAPLASTICO)?
  • Istologicamente si nota un'alta attività
    mitotica, ampia necrosi ed un'invasione
    aggressiva tanto dei residui tiroidei quanto
    delle strutture tiroidee
  • È peculiare che in molti di questi carcinomi si
    trovino residui di k follicolori o papilliferi
    ben differenziati, questo sta a significare la
    possibilità di una trasformazione anaplastica di
    questi tumori

69
TERAPIA K TIRODEO
  • TERAPIA CHIRURGICA (TIROIDECTOMIA TOTALE)
  • TERAPIA TSH SOPPRESSIVA
  • La soppressione del TSH mediante L-tiroxina è un
    aspetto fondamentale del k tiroideo
  • L'obiettivo con la tiroxina è quello di ottenere
    la soppressione del TSH senza causare effetti
    collaterali da eccesso di ormone tiroideo
  • TERAPIA RADIOMETABOLICA
  • Follow up con controlli di tireoglobulina ed
    ecografia del collo

70
APPROCCIO DEL PAZIENTE CON K TIROIDEO
  • Lo scopo principale di un nodulo tiroideo è
    quello di identificare il piccolo sottogruppo di
    pazienti con lesione maligna
  • La maggior parte dei noduli palpabili è superiore
    ad 1 cm, ma la possibilità di identificare un
    nodulo alla palpazione è data dalla sua
    localizzazione
  • È importante distinguere il nodulo tiroideo
    singolo dal nodulo dominante nel contesto di un
    gozzo multinodulare, dal momento che l'incidenza
    di una neoplasia maligna è maggiore nei soggetti
    con nodulo singolo
  • La maggior parte dei pazienti con noduli tiroidei
    ha una normale funzionalità tiroidea, e deve
    essere valutata dosando il TSH, che potrebbe
    essere soppresso da 1 o più noduli funzionanti

71
APPROCCIO DEL PAZIENTE CON K TIROIDEO
  • Se il TSH è soppresso è indicata l'esecuzione di
    una tireo scintigrafia per determinare se il
    nodulo è caldo, dal momento che le lesioni con
    aumentata iodo captazione non sono generalmente
    maligne e non è necessaria la citologia
  • In caso contrario (nodulo freddo) l'esame
    citologico con ago sottile dovrebbe essere il
    primo passo nella valutazione del nodulo tiroideo
  • La citologia ha un buon livello di sensibilità e
    di specificità
  • La tecnica è particolarmente efficace
    nell'individuare il k papillare
  • La distinzione tra lesioni follicolari benigne e
    maligne è generalmente impossibile con la sola
    citologia

72
APPROCCIO DEL PAZIENTE CON K TIROIDEO
  • La diagnosi di neoplasia follicolare rappresenta
    un'indicazione all'intervento, dal momento che la
    diagnosi differenziale tra tumore benigno e
    maligno non può essere eseguita su preparati
    citologici o su sezione estemporanea
  • In ogni caso in un nodulo che aumenta di
    dimensione nel tempo è indicata una valutazione
    citologica nel tempo per confermare la benignità
    del nodulo
  • L'ecografia ci fornisce dei dati importanti circa
    le caratteristiche del nodulo
  • Le tumefazioni sospette sono povere di echi e
    spesso con margini poco netti

73
APPROCCIO DEL PAZIENTE CON K TIROIDEO
  • Lecografia ci fornisce inoltre informazioni
    circa la forma e la grandezza del nodulo, della
    vascolarizzazione nonché la presenza di
    calcificazioni
  • Un nodulo ipoecogeno molto vascolarizzato nel cui
    contesto sono presenti calcificazioni,
    potenzialmente, è molto sospetto per tumore

74
GOZZO IMMERSO
75
GOZZO IMMERSO
76
GOZZO IMMERSO
77
GOZZO IMMERSO
78
GOZZO IMMERSO
79
GOZZO TOSSICO
80
GOZZO TOSSICO
81
GOZZO TOSSICO
82
GOZZO TOSSICO
83
  • Le attuali tecniche ultrasonografiche permettono
    una definizione morfologica dettagliata della
    patologia tiroidea
  • Di particolare interesse è la tipizzazione dei
    NODULI TIROIDEI
  • e la valutazione delle caratteristiche
    ECOMORFOLOGICHE predittive di MALIGNITA

84
CARATTERI ECOGRAFICI DEL NODULO TIROIDEO
  • - ECOSTRUTTURA (solida,cistica o anecogena,mista)
  • - ECOGENICITA (isoecogeno, ipoecogeno,
    iperecogeno)
  • - MARGINI
  • - CALCIFICAZIONI
  • ALTRE CARATTERISTICHE (sbarramento acustico
  • posteriore, rinforzo acustico posteriore)
  • - ECOPATTERN VASCOLARE

85
NODULO TIROIDEO SOSPETTO
  • IPOECOGENICITA (marcata)
  • ASSENZA DI ORLETTO PERIFERICO
  • MICROCALCIFICAZIONI
  • VASCOLARIZZAZIONE (Tipo IIIb peri ed
    intralesionale)

86
- Macrocalcificazioni calcificazioni
intraparenchimali con dimensioni superiori a 3
mm- Microcalcificazioni calcificazioni
inferiori a 3 mm
87
MICROCALCIFICAZIONI
Sono piccoli spots puntiformi iperecogeni
allinterno del nodulo tiroideo con cono dombra
posteriore
88
MICROCALCIFICAZIONICLASSIFICAZIONE
  • Nella Nostra U.O. di Endocrinochirurgia abbiamo
    classificato le microcalcificazioni in quattro
    sottocategorie in base alla morfologia e alla
    distribuzione spaziale
  • Tipo I grossolane microcalcificazioni con
    diametro massimo di 2 mm o esili calcificazioni
    lineari di lunghezza massima di 3 mm
  • Tipo II microcalcificazioni nodulari periferiche
    a guscio
  • Tipo III microcalcificazioni sporadiche - sparse
  • Tipo IV microcalcificazioni a spruzzo (o a
    tempesta di neve)

89
Microcalcificazioni tipo I
90
Microcalcificazioni tipo II
91
Microcalcificazioni tipo III
92
Microcalcificazioni tipo IV
93
Microcalcificazioni tipo IV
94
Esperienza clinica diretta
  • Al fine di valutare la CORRELAZIONE tra
    MICROCALCIFICAZIONI E CARCINOMA tutti i pazienti
    candidati ad intervento chirurgico di
    TIROIDECTOMIA TOTALE sono stati sottoposti a
    VALUTAZIONE ECOGRAFICA PRE-OPERATORIA con
    particolare attenzione al rilevamento dei
    caratteri sospetti per malignità che vengono
    annotati su una scheda redatta appositamente ai
    fini dello studio.
  • Lesame istologico postoperatorio è stato
    eseguito in modo coordinato descrivendo
    separatamente i noduli identificati e descritti
    nella scheda per raggiungere con certezza il
    confronto tra il dato ecografico e il dato
    anatomopatologico

95
Esperienza clinica diretta
  • Scheda di valutazione pre-operatoria
  • Contesto patologico tireopatia uninodulare o
    multinodulare associata o meno a tiroidite acuta,
    subacuta e cronica
  • Dimensioni del nodulo
  • Ecostruttura (ipoecogena, isoecogena,
    iperecogena)
  • Presenza di sbarramento o rinforzo acustico
    posteriore
  • Pattern vascolare (tipo I, II, IIIa, IIIb)
  • Presenza di microcalcificazioni

.
96
RISULTATI
  • Presso lU.O. Clinicizzata di Endocrinochirurgia
    da Gennaio a Maggio 2009 sono stati sottoposti ad
    intervento chirurgico di Tiroidectomia totale per
    tireopatia nodulare
  • 147 pazienti (134 F, 13 M)
  • Età compresa tra i 22-75 anni (età media 48,4
    anni)

97
DIAGNOSI ISTOLOGICA
  • 134 gozzi plurinodulari eutiroidei o tossici
    (91,1)
  • 4 adenomi singoli o nel contesto di gozzo
    plurinodulare (2,9)
  • Adenoma a cell di Hurtle (2,35)
  • 35 carcinomi differenziati (24,1) di cui
  • 28 Microcarcinomi (19,4)

La prevalenza di tiroidite associata era del 20
(30 pazienti)
98
Lesame ecografico preoperatorio ha condotto alla
caratterizzazione di 310 noduli tiroidei
99
Tabella 1 tipo di microcalcificazioni e
incidenza di neoplasia
Noduli neoplastici Noduli benigni Totale
macrocalcificazioni 5 22 27
microcalcificazioni 20 66 86
Tipo I 1 15 16
Tipo II 3 5 8
Tipo III 7 45 52
Tipo IV 9 1 10
Nessuna calcificazione 3 194 197
Totale 28 282 310
Totale carcinomi 28 poiché 7 di dimensioni lt 5 mm
non sono stati inclusi nello studio, ma sono
reperti istologici incidentali
100
Tabella 2 Correlazione tra microcalcificazioni e
carcinoma
Noduli neoplastici Noduli benigni Totale
microcalcificazioni 20 66 86
Assenza calcificazioni o macrocalcificazioni 8 216 224
totale 28 282 310
Sensibilità 71,4, specificità 76,5, VPP23,2,
VPN 96,4, odds ratio 8,18
101
  • Assenza di microcalcificazioni si correla molto
    bene con lassenza di neoplasia
  • tuttavia il loro riscontro non indica con
    sufficiente probabilità la presenza di neoplasia.

102
Tabella 3 Correlazione tra microcalcificazioni
tipo IV e neoplasia
Microcalcificaz. Tipo IV Noduli neoplastici Noduli benigni totale
presenti 9 1 10
Assenti 19 281 300
totale 28 282 310
Sensibilità 32,1, specificità 99,6,VPP 90, VPN
93,6, odds ratio 133,1
103
La presenza di microcalcificazioni di tipo IV a
spruzzo conferma la fortissima correlazione con
le neoplasie differenziate
104
Le microcalcificazioni di tipo III sono le più
frequenti (60). Lanalisi statistica ne rivela
il basso valore predittivo positivo e la bassa
specificità con un rischio di malignità solo di
poco maggiore (1,75) rispetto a tutti i noduli.
105
Le microcalcificazioni di I e II tipo sembrano
essere molto meno frequenti e correlate per lo
più a noduli benigni.
106
CONCLUSIONI
  • La meticolosa valutazione di tutti i criteri
    ecografici enunciati (ecogenicità, margini,
    forma, vascolarizzazione, microcalcificazioni)
    consente di ottenere risultati soddisfacenti
    nellindividuazione dei noduli maggiormente
    sospetti di malignità
  • .soffermarsi su di uno o pochi elementi
    ultrasonografici potrebbe viceversa condurre ad
    errore interpretativo e non consentire di
    sottoporre al percorso diagnostico e terapeutico
    più idoneo.

107
CONCLUSIONI
  • Uno dei criteri più utilizzati per la selezione
    dei noduli da sottoporre ad FNA è la dimensione,
    ma questo parametro non appare, in effetti,
    correlabile al rischio di malignità
  • La selezione di un nodulo per FNA in una
    tireopatia plurinodulare devessere basata
    piuttosto sulle caratteristiche ecografiche
  • Il cosiddetto nodulo dominante che viene
    sottoposto ad FNA per motivi di comodità spesso
    non risulta essere maligno mentre sempre più
    frequente è il riscontro di microcarcinomi di 7-8
    mm di dimensioni
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