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Lezione 12

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Title: Diapositiva 1 Author: Davide Arduini Last modified by: davide Created Date: 5/27/2003 12:54:12 PM Document presentation format: Presentazione su schermo – PowerPoint PPT presentation

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Title: Lezione 12


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  • Lezione 12
  • Corso di Economia Industriale Internazionale
  • Davide Arduini

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1. Concetti di base (1)
  • Nei mercati in cui operano poche imprese, le
    potenziali entranti devono tenere conto della
    possibilità di reazione delle imprese già
    operanti nel mercato
  • Inoltre, le imprese già attive nel mercato non
    rimarranno passive alle scelte di chi sta
    decidendo se entrare o stare fuori dal mercato
  • Comportamenti strategici al di là delle scelte
    di prezzo e quantità, sono azioni intraprese per
    influenzare la situazione di mercato ed aumentare
    i profitti
  • I fattori che influiscono sugli esiti di mercato
    sono prezzi, quantità, aspettative dei
    partecipanti al mercato, tecnologie, costi e
    velocità di entrata
  • Limpresa entrante ritiene che limpresa
    esistente sul mercato non cambierà il livello di
    produzione

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1. Concetti di base (2)
  • Comportamento strategico non cooperativo il fine
    è aumentare il profitto di una impresa a scapito
    di altre
  • Comportamento strategico cooperativo consiste
    nelle azioni che rendono più facile coordinare le
    proprie iniziative e limitare il dinamismo
    competitivo
  • - Il fine di questo comportamento è aumentare i
    profitti delle imprese che cooperano

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1. Concetti di base (3)
  • Comportamenti delle imprese
  • Deterrenza allentrata accumulare capacità
    produttiva in eccesso, aumentare la
    proliferazione dei prodotti e fare contratti di
    lungo periodo
  • Predazione indurre i nuovi entranti ad uscire
    dal mercato praticando prezzi molto bassi (al
    limite inferiori ai costi)
  • Collusione si trasforma un oligopolio in
    monopolio con accordi fra imprese
  • Fusioni/acquisizioni per una impresa che è
    attiva in altri settori, lacquisizione di un
    impresa operante in un certo mercato può essere
    una efficace strategia di entrata in quel mercato

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2. Deterrenza allentrata (1)
  • 1. Capacità produttiva in eccesso
  • 2. Proliferazione dei prodotti
  • 3. Contratti di lungo termine, penale di rottura
    del contratto scoraggia limpresa entrante
  • 1. Capacità produttiva in eccesso limpresa che
    già opera nel mercato (1) produce di più (o
    minaccia di farlo) per scoraggiare lentrata
    della nuova impresa (2)
  • Se il costo di entrata è basso, può essere
    conveniente un comportamento accomodante (entrata
    accomodata)
  • Se il costo di entrata è alto e irrecuperabile,
    lentrata sarà bloccata

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2. Deterrenza allentrata (2)
  • Capacità produttiva in eccesso
  • Limpresa 1 opera da sola nel mercato
  • Esiste una potenziale impresa entrante (2)
  • Lentrante (2) deve decidere se entrare o
    rimanere fuori se decide di entrare, deve
    decidere quanto produrre
  • Prima però spetta a 1 decidere quanto produrre
  • Lentrante prima osserva la quantità di
    produzione scelta da 1 e poi decide se entrare o
    no
  • Abbiamo un modello oligopolistico alla Cournot
    il prezzo verrà fissato una volta che le due
    imprese decidono i propri livelli di produzione
  • Figure 1 2 - 3

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2. Deterrenza allentrata (3)
  • Pre-definizione delloutput e deterrenza
    allentrata (Figura 1)
  • Abbiamo tre curve dei profitti
  • ?1M è il profitto dellimpresa 1 in caso di
    monopolio
  • ?1S è il profitto dellimpresa 1, se limpresa 2
    decide di entrare
  • - ?1S dipende solo dalla quantità di produzione
    scelta dallimpresa 1
  • - ?1S è il profitto che limpresa 1 si aspetta
    di ottenere nel caso limpresa 2 decida di
    entrare nel mercato
  • ?2 è il profitto dellimpresa 2 al netto dei
    costi di entrata, dato il livello di produzione
    scelto dallimpresa 1

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2. Deterrenza allentrata (4)
  • Pre-definizione delloutput e deterrenza
    allentrata (Figura 1)
  • Se limpresa 1 è certa che limpresa 2 non entra,
    opererà in condizioni di monopolio e sceglie la
    quantità di produzione da monopolio (q1M) che gli
    garantisce un profitto da monopolio pari a
    ?1M(q1M)
  • Se limpresa 1 è convinta che limpresa 2 entri
    nel mercato, allora dovrebbe scegliere un livello
    di produzione pari a q1S che gli garantisce un
    profitto ?1S(q1S)
  • ?1S(q1S) lt ?1M(q1M)
  • Visto che limpresa 1 muove per prima avrà due
    scelte

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2. Deterrenza allentrata (5)
  • Pre-definizione delloutput e deterrenza
    allentrata (Figura 1)
  • Scelta 1
  • Limpresa 1 decide di produrre la quantità di
    monopolio (q1M)
  • Limpresa 2 deciderà di entrare perché realizzerà
    profitti positivi pari a ?2(q1M) gt 0
  • Scegliendo un livello di produzione da monopolio,
    limpresa 1 incentiva lentrata dellimpresa 2
  • Inoltre, limpresa 1 dovrà accontentarsi di un
    profitto minore di quello da monopolio
  • ?1S(q1S) lt ?1M(q1M)

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2. Deterrenza allentrata (6)
  • Pre-definizione delloutput e deterrenza
    allentrata (Figura 1)
  • Scelta 2
  • Limpresa decide di produrre un livello di output
    superiore a quello di monopolio
  • q1 q1D
  • Per livelli di produzione q1 limpresa 2 fa
    profitti negativi
  • ?2(q1) lt 0
  • Per livelli di produzione q1D limpresa 2 fa
    profitti nulli
  • Con q1D limpresa 1 fa profitti pari a ?1M(q1D) e
    disincentiva limpresa 2 ad entrare nel mercato
  • Con questa scelta, limpresa 1 rinuncia a una
    parte di profitto
  • ?1M(q1M) - ?1M(q1D) (area A della figura)

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2. Deterrenza allentrata (7)
  • Pre-definizione delloutput e deterrenza
    allentrata (Figura 1)
  • Scelta 2
  • Ma questo sacrificio è minore di quello che
    limpresa 1 dovrebbe sostenere se lasciasse
    entrare limpresa 2
  • ?1M(q1M) - ?1S(q1S) (area A B della figura)
  • Accomodamento (Figura 2)
  • Non sempre la strategia ottimale per limpresa 1
    è quella di scoraggiare lentrata dellimpresa 2
  • Se il costo di entrata è basso, sarà meglio per
    limpresa 1 lasciare entrare limpresa 2
  • La motivazione risiede nel fatto che, quando i
    costi di entrata sono bassi, allora limpresa 2
    deciderà di non entrare solo se il livello di
    produzione dellimpresa 1 è molto elevato

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2. Deterrenza allentrata (8)
  • Accomodamento (Figura 2)
  • Solo in questo caso i profitti attesi
    dellimpresa 2 sarebbero così bassi da essere
    inferiori ai costi di entrata
  • Nella figura 2, rispetto alla figura 1, la
    quantità di produzione in eccesso dellimpresa 1
    (q1D) è molto più elevata
  • Questo significa che i profitti dellimpresa 1
    (?1M(q1D) sono molto più bassi di quelli in
    figura 1
  • ?1M(q1D) lt ?1S(q1S)
  • In definitiva, i profitti che otterrebbe
    limpresa 1 (scoraggiando lentrata dellimpresa
    2) sono inferiori ai profitti che limpresa 1
    ottiene lasciando limpresa 2 libera di entrare
  • La strategia migliore dellimpresa 1, con costi
    di entrata bassi, è di lasciar spazio allentrante

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2. Deterrenza allentrata (9)
  • Entrata bloccata (Figura 3)
  • Se invece i costi di entrata sono elevati,
    limpresa 1 può trascurare la minaccia di entrata
    e scegliere il livello di produzione di monopolio
  • In questo caso, allimpresa 2 non conviene
    entrare neanche se limpresa 1 sceglie un livello
    di produzione di monopolio (q1M) perché i suoi
    profitti sarebbero negativi

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2. Deterrenza allentrata (10)
  • La proliferazione dei prodotti
  • Esempio mercato USA dei cereali
  • Caratteristiche del mercato
  • - bassi costi di entrata
  • - bassa dinamica tecnologica
  • Date queste caratteristiche del mercato, dovrebbe
    essere facile entrare, tuttavia persiste alta
    concentrazione con 4 grandi imprese
  • Perché ci sono profitti elevati ma le imprese non
    entrano nel mercato dei cereali ?
  • Perché è aumentato il numero dei prodotti mentre
    il numero delle imprese è rimasto uguale ?
  • Perché aumentando il grado di varietà del
    prodotto si può scoraggiare lentrata ?

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2. Deterrenza allentrata (11)
  • La proliferazione dei prodotti
  • Analizziamo il mercato dei cereali utilizzando il
    modello di Hotelling
  • Il cereale si differenzia in termini di dolcezza
  • Possiamo rappresentare le varietà in uno spazio
  • 0 1/2 1
  • poco dolce molto dolce
  • Supponiamo che limpresa 1 muova per prima
  • Se limpresa 1 produce solo una varietà, cercherà
    di accontentare tutti, quindi si collocherà in
    mezzo
  • Supponiamo anche che non cè competizione di
    prezzo (p1p2p)

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2. Deterrenza allentrata (12)
  • Indichiamo con F il costo di produrre un nuovo
    tipo di cereale e supponiamo che F lt ½ p
  • 0 ½ 1
  • Lentrante (impresa 2) deciderà di entrare
    producendo una seconda varietà di cereali e si
    collocherà nel punto ½ con una quota di mercato
    del 50
  • ?2 ?1 ½ P F
  • Se limpresa 1 produce due varietà (una amara e
    una dolce), collocandosi in ¼ e ¾, la quota di
    mercato massima dellimpresa 2 sarà ¼
  • 0 ¼ ½
    ¾ 1

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2. Deterrenza allentrata (13)
  • Limpresa 2 si colloca al centro del segmento e
    venderà il suo prodotto a tutti i consumatori
    compresi nellintervallo tra 3/8 e 5/8
  • ?2 ¼ P F
  • se F gt ¼ P, allora limpresa 2 sta fuori dal
    mercato perché realizza profitti netti negativi
  • ?1 (½ P F) (½ P F) P - 2F 2(½ P F)
  • ricavi costo ricavi costo
    (var varietà)
  • var 1 var 1 var 2 var 2
  • se F lt ½ P cè incentivo alla proliferazione dei
    prodotti per limpresa 1
  • 2(½ P F) gt ½ P F
  • Ossia, i profitti con 2 varietà sono maggiori dei
    profitti con una sola varietà

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3. Prezzi predatori (1)
  • Adam Smith vedeva nellabbassamento dei prezzi,
    il più nobile effetto del processo
    concorrenziale
  • Secondo leconomista scozzese, infatti, mentre da
    un lato il prezzo del monopolio è da considerarsi
    come il più alto che possa essere ottenuto,
    dallaltro, il prezzo naturale o della libera
    concorrenza, è definibile come il più basso che
    i venditori possono comunemente permettersi di
    tenere, continuando costantemente nella propria
    attività
  • Da un punto di vista meramente teorico,
    labbassamento dei prezzi in un dato mercato può
    essere determinato da due diversi fattori

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3. Prezzi predatori (2)
  • Nel primo caso, la discesa dei prezzi può essere
    determinata da cause di tipo allocativo
  • Ciò si verifica quando un dato mercato risulti
    interessato dal continuo ingresso di nuove
    imprese e dal conseguente aumento della
    concorrenza effettiva
  • In questo caso, si assiste al raggiungimento di
    un punto astratto di equilibrio che può essere
    quello in cui
  • - il prezzo eguaglia il costo marginale
  • - il prezzo diventa sostenibile
  • In entrambi i casi, lefficienza allocativa delle
    risorse è massima

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3. Prezzi predatori (3)
  • Nel secondo caso, invece, la caduta dei prezzi
    risulta essere direttamente proporzionale al
    miglioramento delle strutture produttive
    dellazienda
  • Basti pensare, a mero titolo esemplificativo,
    allammodernamento degli impianti,
    allapplicazione di nuove tecnologie, alla
    formazione dei propri dipendenti ecc ecc
  • Chiaramente, questo tipo di efficienza
    produttiva/tecnica può avere, quale conseguenza
    diretta, un cambiamento notevole dei rapporti di
    forza tra le imprese concorrenti, mettendo alcune
    di esse in condizione di prevalere sulle altre
  • Si assiste, in pratica, ad una sorta di
    selezione naturale in cui le imprese più
    arretrate da un punto vista tecnologico sono
    costrette a soccombere nel confronto con le
    imprese concorrenti che, al contrario, investono
    in modernità

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3. Prezzi predatori (4)
  • La caduta dei prezzi in un dato mercato non trova
    fondamento solamente nellingresso di nuove
    imprese o nei maggiori investimenti volti
    allammodernamento degli impianti
  • Talvolta, labbassamento dei prezzi posto in
    essere da unimpresa dominante sul mercato, ha
    come scopo unico quello di eliminare i
    concorrenti dal mercato
  • La fattispecie dei prezzi predatori rappresenta,
    infatti, una tipica condotta abusiva escludente
  • Si è in presenza di predatori pricing quando
    unimpresa detentrice di una posizione dominante
    sul mercato, ponga in essere una strategia di
    vendita sottocosto non giustificata da ragioni
    di efficienza economica

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3. Prezzi predatori (5)
  • Essa viene posta in essere in attuazione di un
    disegno deliberatamente teso ad escludere dal
    mercato i concorrenti più deboli, privi di
    risorse finanziare adeguate per sopportare una
    prolungata e pregiudizievole guerra dei prezzi
  • Laccertamento della condotta abusiva dipende dal
    riscontro di alcune caratteristiche del mercato e
    dellimpresa che pone in essere la pratica
    escludente
  • - significative barriere allingresso
  • - disponibilità in capo allimpresa dominante di
    risorse finanziare ingenti
  • - capacità produttive sufficienti a soddisfare
    lintera domanda una volta che i concorrenti
    siano stati estromessi dal mercato

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3. Prezzi predatori (6)
  • Scopo ridurre i prezzi per far uscire dal
    mercato i concorrenti
  • In una prima fase limpresa già operante nel
    mercato riduce il proprio prezzo ad un livello
    molto basso per scoraggiare lentrata di un nuovo
    concorrente o per costringerlo alluscita
    dallindustria
  • In una seconda fase, se la sua azione ha avuto
    successo, limpresa già attiva aumenta il prezzo
    e si trasforma in monopolista
  • In definitiva, limpresa abbassa il prezzo al di
    sotto di una misura di costo, cioè limpresa
    incorre in perdite di breve periodo per
    garantirsi profitti di lungo periodo

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3. Prezzi predatori (7)
  • Limpresa già attiva deve convincere i rivali che
    è disposta a far scendere il prezzo al di sotto
    dei costi e di mantenere questo prezzo per un
    periodo di tempo sufficientemente lungo a
    scoraggiare i rivali
  • Affinché la politica predatoria del prezzo sia
    efficace, è necessario che le imprese rivali
    siano convinte che tale politica può essere
    sostenuta per un periodo sufficientemente lungo e
    ripetuta in caso di nuove pressioni allentrata
  • Gli entranti potenziali devono ritenere non
    profittevole lentrata
  • Controllo degli assets dei concorrenti

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3. Prezzi predatori (8)
  • Oltre a cercare di scoraggiare lentrante (2),
    limpresa già attiva (1) può cercare di indurre
    luscita dal mercato, praticando prezzi molto
    bassi (prezzi predatori) L lt MC (perdita)
  • Supponiamo di avere 2 periodi t0 e t1
  • In t0 1 decide se praticare prezzi bassi oppure
    alti (P lt MC o P gt MC)
  • Se 1 pratica prezzi bassi, allora sia 1 che 2
    realizzano delle perdite (L)
  • Se 1 pratica prezzi alti, sia 1 che 2 realizzano
    profitti da duopolio (?D)

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3. Prezzi predatori (9)
  • In t1 se 2 decide di rimanere nel mercato, per 1
    non è conveniente praticare prezzi predatori in
    quanto 2 è già entrato
  • 1 dovrà scegliere solo tra un profitto positivo
    da duopolio e perdite pari a L
  • Se in t1 1 applica prezzi predatori allora 2
    realizza delle perdite (L)
  • Se 2 non può sopportare perdite nel breve periodo
    (prendendo a prestito) è costretta a uscire
  • Quindi, se cè incertezza sulla possibilità di
    prendere a prestito, può essere razionale per 1
    praticare prezzi predatori

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3. Prezzi predatori (10)
  • Si può concludere che 1 non adotterà prezzi
    predatori neanche nel primo periodo in quanto
    realizzerà delle perdite invece che profitti da
    duopolio
  • In definitiva, non conviene per un monopolista
    adottare un comportamento predatorio (conclusioni
    sviluppate dalla scuola di Chicago)
  • I ricercatori della scuola sostenevano che se un
    monopolista reagisce allentrata di un
    concorrente riducendo il suo prezzo, questo è
    dovuto alleffetto competitivo della diminuzione
    del suo potere di mercato (che quindi porta ad
    abbassare i prezzi)
  • La debolezza della tesi della scuola di Chicago
    risiede nel fatto che si basa su ipotesi di
    razionalità e di perfetta informazione

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3. Prezzi predatori (11)
  • In precedenza abbiamo visto che nel caso
    limpresa 2 subisca perdite nel primo periodo può
    sempre chiedere un prestito alle banche
  • Tuttavia, lipotesi più realistica è che non
    sempre ci sia un finanziatore disposto a prestare
    denaro
  • In questi termini, è più realistico osservare un
    comportamento predatorio da parte di un
    monopolista

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4. Identificazione del comportamento predatorio
(1)
  • Ai fini dellaccertamento della pratica
    anti-concorrenziale, risulta necessario definire
    un parametro di costi al di sotto dei quali il
    prezzo può essere definito come predatorio
  • La letteratura economica in materia definisce i
    prezzi predatori come quei prezzi praticati al di
    sotto dei costi marginali
  • Ne consegue che, ogni vendita effettuata a tale
    prezzo costituisce una vendita in perdita e,
    come, tale, priva di giustificazione economica
  • La più nota tecnica di individuazione dei prezzi
    predatori è il cosiddetto criterio di Areeda e
    Turner, dal nome degli studiosi che lo hanno
    elaborato

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4. Identificazione del comportamento predatorio
(2)
  • Il criterio di Areeda e Turner si basa su due
    presupposti fondamentali
  • - il diritto antitrust deve mirare a colpire
    solo ed esclusivamente le politiche di prezzo con
    intenti escludenti
  • - latteggiamento per lindividuazione dei
    prezzi predatori deve essere assolutamente
    prudenziale per evitare di confondere la libera
    concorrenza con la messa in pratica di condotte
    abusive
  • Partendo da tale premessa metodologica, Areeda e
    Turner concentrano la loro analisi su due tipi di
    costo differenti, il costo medio e il costo
    marginale, definendo predatori solo i prezzi
    inferiori alla seconda misura di costo
  • In tale ultima ipotesi, infatti, limpresa
    produrrebbe in perdita in quanto i costi
    sostenuti per la produzione di un dato bene
    risulterebbero inferiori al valore assegnato al
    bene medesimo
  • In altre parole, quando unimpresa scende sotto
    il prezzo che un mercato perfettamente
    concorrenziale le imporrebbe, si concreta una
    condotta abusiva volta ad eliminare i concorrenti
    più deboli dal mercato

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (1)
  • Fino agli anni 50 il pensiero economico e la
    Politica Antitrust degli Stati Uniti hanno
    considerato i prezzi predatori come una pratica
    abbastanza diffusa fra le imprese ed in numerosi
    casi, in quel periodo, vi sono state condanne
    (StandardOil, American Tabacco, Du Pont, etc.)
  • Negli anni 50 iniziò un dibattito teorico
    (Leeman, 1956 MgGee, 1958 Telser, 1966) volto a
    negare che una politica dei prezzi predatori
    potesse essere razionale
  • Tale dibattito non ebbe rilevanti effetti sul
    comportamento degli organi giudicanti degli Stati
    Uniti fino alla metà degli anni 70 e le Corti
    continuarono ad avere un atteggiamento abbastanza
    rigido per quanto riguardava le politiche di
    abbassamento dei prezzi da parte delle imprese
    dominanti, senza però che emergesse un criterio
    di giudizio unico

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (2)
  • Solo nel 1975 apparve limportante contributo di
    AreedaTurner
  • Il criterio proposto da Areeda e Turner (1975) è
    basato sul confronto dei prezzi con i costi medi
    variabili
  • Secondo questi autori un prezzo al di sotto del
    costo medio variabile è presumibilmente dettato
    da intenti predatori, mentre un prezzo superiore
    al costo medio variabile, ma inferiore al costo
    medio totale, è presumibilmente lecito

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (3)
  • Williamson (1977) invece propose come indicatore
    di comportamento predatorio un aumento della
    quantità prodotta da parte dellimpresa
    dominante, nel periodo immediatamente successivo
    allentrata dellimpresa rivale
  • Tali criteri furono criticati in quanto potevano
    risultare nello stesso tempo troppo rigidi e
    troppo permissivi
  • Troppo rigidi in quanto vi sono varie circostanze
    in cui un prezzo inferiore al costo marginale o
    un aumento della quantità non costituiscono un
    segnale di intenti anticompetitivi
  • Troppo permissivi in quanto lintento predatorio
    può esservi anche con prezzi superiori al costo
    medio totale o aumenti della quantità prodotta

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (4)
  • Un ulteriore problema con i due criteri in
    precedenza indicati è che essi sono statici e non
    tengono conto del comportamento dellimpresa
    dominante nella fase successiva allabbassamento
    del prezzo o allaumento della quantità prodotta
  • Nel 1979 Joskow-Klevorick proposero un test a due
    stadi che teneva conto di alcune di tali critiche
  • Secondo i due autori per provare che una politica
    di riduzione di prezzi è un comportamento
    predatorio, non è sufficiente che i costi medi e
    marginali siano al disopra del prezzo
  • Secondo i due autori, infatti, è anche necessario
    che la riduzione dei prezzi sia realizzata con
    lobiettivo di eliminare i propri concorrenti dal
    mercato per poi successivamente aumentare i prezzi

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (5)
  • Il test di Joskow-Klevorick (1979) prevede un
    primo stadio nel quale si esamina se la struttura
    dellindustria è tale da permettere che una
    strategia di prezzi predatori abbia successo
  • Ad esempio, se le barriere all'entrata sono
    basse, una siffatta strategia difficilmente potrà
    avere successo
  • In un secondo stadio si esamina la relazione fra
    prezzi e costi in unottica dinamica così da
    tenere conto del trade-off fra il sacrificio del
    profitto corrente ed il guadagno derivante dalla
    situazione di monopolio

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (6)
  • Secondo questo test la strategia dei prezzi
    predatori non può essere provata solo sulla base
    di un confronto fra prezzi e costi in un dato
    istante ma deve tenere conto di vari elementi fra
    cui unanalisi della dinamica del prezzo
  • Questo approccio è stato recepito negli anni 80
    dai tribunali degli Stati Uniti in modo
    restrittivo, che ha reso molto più difficile,
    rispetto al passato, una condanna per prezzi
    predatori
  • Linterpretazione della Suprema Corte è che un
    prezzo inferiore al costo medio variabile è una
    condizione necessaria ma non sufficiente per una
    politica di prezzi predatori
  • Occorre infatti tenere conto anche dei profitti
    derivanti da uneventuale situazione di monopolio

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (7)
  • Due recenti casi sembrano, però, dopo la politica
    antitrust prevalentemente orientata al
    laissez-faire del periodo Reagan, evidenziare
    strategie più interventiste in materia di prezzi
    predatori da parte del Dipartimento di Giustizia
  • Il primo caso riguarda il trasporto aereo e la
    recente condanna, per prezzi predatori, da parte
    del Dipartimento di Giustizia della American
    Airlines nel giugno del 1999, per la sua
    strategia tariffaria da e per laeroporto
    internazionale di Dallas/Forth Worth a danno di
    tre compagnie minori

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (8)
  • LAmerican Airlines è stata accusata di avere
    scatenato una guerra dei prezzi dopo lentrata
    del concorrente su una data rotta e di aver
    mantenuto tali prezzi per tutto il tempo in cui
    il concorrente ha operato su quella rotta, e di
    aver aumentato i prezzi, dopo luscita del
    concorrente, in modo sostanziale rispetto al
    periodo precedente linizio la guerra dei prezzi
  • Il Dipartimento di Giustizia in questo caso non
    ha basato la propria decisione sul fatto che i
    prezzi erano inferiori al costo marginale quanto
    sulla dinamica dei prezzi dellimpresa dominante
    prima dellentrata, durante lentrata, e dopo
    luscita delle imprese rivali
  • Il secondo caso, ancora più interessante, è
    quello di Microsoft

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (9)
  • Il Dipartimento di Giustizia ha ritenuto
    predatoria la pratica seguita dalla Microsoft di
    cedere gratuitamente il suo browser Explorer,
    garantendo che sarebbe stato sempre gratuito
  • Secondo il Dipartimento di Giustizia il prezzo
    applicato da Microsoft per il suo browser non
    massimizza il profitto se non in quanto preserva
    il monopolio di Microsoft nei sistemi operativi
    (ed eventualmente procura alti profitti dal
    monopolio del mercato del browser
  • La fissazione del prezzo del browser di Microsoft
    è quindi un altro elemento del suo comportamento
    anticoncorrenziale (Bishop, 1999)

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (10)
  • È importante notare che il comportamento
    predatorio della Microsoft non può essere provato
    alla luce dei criteri in precedenza visti
  • Il fatto di avere fissato un prezzo del browser
    uguale a zero non permette di utilizzare il
    criterio di Areeda-Turner, tenuto conto che il
    costo marginale del software è nullo
  • Inoltre, giacché la Netscape, principale
    concorrente, non è uscita dal mercato, e quindi
    non vi è stato un recupero del minor guadagno,
    non è possibile utilizzare nemmeno il criterio di
    Joskow-Klevorick
  • Gli elementi su cui si è basato il Dipartimento
    di Giustizia per aprire listruttoria sono
    diversi

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (11)
  • La struttura del mercato - La Microsoft è
    unimpresa dominante sia nel mercato del software
    operativo che applicativo
  • Il prezzo del browser al di sotto del costo medio
    totale - Giacché le spese per lo sviluppo di un
    software sono molte elevate, il costo medio
    totale è certamente positivo e maggiore di zero
  • Lintento predatorio - La Corte ha presentato
    documentazione e testimonianze da cui risulta che
    Microsoft ha avuto intenti predatori nei
    confronti dei concorrenti. La Microsoft grazie
    alla sua politica, avendo abbondanti risorse
    finanziarie, è stata in grado di danneggiare un
    rivale come Netscape che era altrettanto
    efficiente. La conseguenza di questa azione è
    stata lacquisto di Netscape da parte di AOL,
    anche se il browser della Netscape è sempre
    presente sul mercato, per cui lintento
    predatorio ad oggi non è stato raggiunto

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5. Antitrust USA e comportamento predatorio (12)
  • Lintento predatorio - Non vi è dubbio che la
    pratica seguita da Microsoft di offrire
    gratuitamente il software che altre imprese
    cercano di vendere, in modo da conquistare
    mercati collegati a quel software possa avere
    intenti predatori, ma ciò deve essere provato
    individuando altre pratiche di natura
    anticompetitiva quali lintegrazione in Windows
    95 di una serie di pacchetti applicativi, i
    contratti in esclusiva fatti per favorire il
    proprio prodotto rispetto a quello dei
    concorrenti, le minacce a distributori,
    consumatori, produttori di software di usare la
    tecnologia dellimpresa concorrente, etc.
  • Laspetto che viene messo sotto accusa da parte
    del Dipartimento della Giustizia riguarda
    lintegrazione fra una serie di pacchetti
    applicativi fra i quali lInternet Explorer ed il
    sistema operativo Windows 95 che è utilizzato da
    circa il 90 dei PC e quindi permette a Microsoft
    di avere una posizione dominante

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6. Antitrust UE e comportamento predatorio (1)
  • La strategia dei prezzi predatori è una
    fattispecie specifica, che rientra nella classe
    più generale di comportamenti ritenuti abuso di
    posizione dominante e condannati in base
    allarticolo 86 del Trattato dellUnione Europea
  • Lapproccio delle Commissioni Antitrust europee
    per quanto riguarda i prezzi predatori, ha come
    riferimento quanto stabilito dalla Corte di
    Giustizia il 3 luglio 1991 con riferimento al
    caso AZKO
  • In sintesi le conclusioni della Corte sono le
    seguenti
  • prezzi al disotto dei costi medi variabili (AVC)
    sono predatori salvo circostanze eccezionali
  • un prezzo compreso fra il costo medio totale
    (ATC) e il costo medio variabile (AVC) è indice
    di comportamento predatorio se fa parte di un
    piano per eliminare la concorrenza

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6. Antitrust UE e comportamento predatorio (2)
  • Alla fine degli anni settanta in Irlanda e in
    Inghilterra, il mercato degli additivi per farina
    alimentare era caratterizzato dalla presenza di
    due grosse aziende chimiche la AKZO e la ECS
  • ECS era un piccolo produttore inglese di sostanza
    chimiche che venivano utilizzate sia nel mercato
    della farina alimentare, sia nel processo di
    produzione dei polimeri
  • AKZO era, invece, unindustria chimica
    multinazionale, dominante in entrambi i mercati
  • Fino al 1789 la AKZO agiva sostanzialmente da
    price leader mentre ECS seguiva gli aumenti
    mantenendo i prezzi più bassi del 10 rispetto
    alla rivale

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6. Antitrust UE e comportamento predatorio (3)
  • Da quella data in poi, ECS che fino ad allora
    aveva acquistato il perossido di benzoile
    (additivo per farina) da AKZO, cominciò a
    produrlo in proprio e a venderlo direttamente
    alla BASF (uno dei principali clienti di AKZO), a
    prezzi più bassi del 15-20 rispetto alla
    concorrente
  • Di fronte al tentativo di ECS di mutare tali
    equilibri precostituiti, insediando la propria
    posizione dominante, AKZO minacciò di eliminare
    ECS dal mercato a meno che questultima non
    decidesse di ritirarsi definitivamente dal
    mercato dei polimeri
  • A questo scopo, AKZO mise in atto una politica di
    sconti anormalmente bassi a tutti i clienti di
    ECS fino al 1983

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6. Antitrust UE e comportamento predatorio (4)
  • Le grandi dimensioni di AKZO nonché le ampie
    soglie di fatturato di questultima, le
    consentirono, infatti, di intraprendere una vera
    e propria guerra dei prezzi con ECS che, non
    potendo disporre delle risorse finanziare della
    grande multinazionale, non aveva altra scelta se
    non quella di rivolgersi alla Commissione Europea

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6. LAGCOM e il comportamento predatorio (1)
  • LAutorità Garante della Concorrenza e del
    Mercato (AGCM) ha avuto modo di occuparsi, per la
    prima volta, del concetto di predatorietà dei
    prezzi esaminando il caso Tekal/Italcementi
  • Allepoca dei fatti, Italcementi era il più
    importante produttore di cemento in Italia ed in
    Europa nonché una società attiva nel mercato del
    calcestruzzo preconfezionato
  • Tuttavia, nellanno 1993, gli equilibri di
    mercato fino ad allora vigenti, iniziarono a
    mutare a causa dellingresso di imprese
    concorrenti provenienti da Grecia ed ex
    Jugloslavia
  • Nonostante i mutati scenari di mercato,
    Italcementi non abbassò immediatamente i prezzi,
    preferendo investire nellacquisto di nuovi
    impianti per la produzione del cemento

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6. LAGCOM e il comportamento predatorio (2)
  • Solo successivamente limpresa italiana iniziò a
    mettere in atto una vera e propria guerra dei
    prezzi, vendendo i suoi prodotti al di sotto dei
    costi variabili ( e raddoppiando in pochissimo
    tempo la propria quota di mercato)
  • Nellesaminare il caso in questione, lAGCM si
    trovava, dunque, di fronte la situazione di
    unimpresa che
  • - praticava prezzi inferiori ai costi variabili
  • - aveva rafforzato la propria dominanza in
    pochissimo tempo
  • - il comportamento dellazienda lasciava
    intendere un chiaro fine predatorio

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6. LAGCOM e il comportamento predatorio (3)
  • Secondo lAGCM, i comportamenti tenuti da
    Italcementi, con particolare riferimento alla
    vendita di calcestruzzo a prezzi inferiori ai
    costi variabili e all'applicazione del sistema di
    sconti previsto nei contratti di fornitura
    conclusi con la società TEKAL costituivano abuso
    di posizione dominante ai sensi della legge n.
    287/90
  • Per tale ragione, ha imposto alla Italcementi la
    sanzione amministrativa pecuniaria di 3 miliardi
    e 750 milioni di lire

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