Title: Modelli Finanziari nel Tempo Continuo
1Modelli Finanziari nel Tempo Continuo
Giovanni Della Lunga
- 2
- Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
2Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
-
- ProbabilitÃ
- Variabili Aleatorie
- Momenti
- Distribuzioni
- Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
- Dipendenza e Correlazione
- Processi Stocastici
- Dinamica del Prezzo di unAzione
3ProbabilitÃ
- Ogni tentativo di dare una definizione rigorosa
dei concetti probabilistici più elementari si
trova di fronte ad un problema infatti, non solo
esistono differenti formalizzazioni e
assiomatizzazioni della probabilità ma a queste
corrispondono, in generale, molteplici nozioni
intuitive di probabilità spesso assai diverse fra
loro. - Al di la delle differenze di carattere formale un
elemento comune posseduto da tutte le forme di
probabilità riguarda il suo significato intuitivo
di valutazione della possibilità che un dato
evento possa accadere o meno.
4ProbabilitÃ
- Sia nelle scienze naturali sia in quelle
economiche si è soliti assumere che un certo
evento sia il risultato di un ipotetico
esperimento intendendo con questo termine
linsieme di tutte le azioni e le condizioni
ambientali che conducono al determinarsi di un
fatto. - E un esperimento la misura di una grandezza
fisica, il lancio di un dado o di una moneta, il
verificarsi o meno di un particolare stato di
natura (es. lindice MIB30 supera il livello
50.000).
5ProbabilitÃ
- Indicheremo con
- ? un particolare stato di natura esito di un dato
esperimento - e con
- ? linsieme di tutti gli stati possibili (spazio
campione). - Il concetto di evento é associato al verificarsi
di uno o più stati di natura, esso verrà pertanto
rappresentato come sottoinsieme di ?. Lo spazio
degli eventi, A, è quindi una famiglia di
sottoinsiemi di ? caratterizzata dalle seguenti
proprietà - ? ? A
- se levento ? ? A allora anche il suo complemento
? - ? ? A - se ?n ? A, allora ?n ? A
6ProbabilitÃ
- Esempio consideriamo lesperimento aleatorio
per antonomasia il lancio di un dado. In questo
caso lo spazio campione è formato dallinsieme
dei sei numeri che possono risultare dal lancio
stesso - Â
- Â Vediamo il significato di alcuni elementi di A.
- Ad esempio lelemento
- corrisponde allevento il numero
risultante dal lancio è minore o uguale a 2. -
- Altri elementi sono
-
- vale a dire il numero risultante è dispari, e
- cioè il numero uscente è pari.
7ProbabilitÃ
- Definiamo funzione di probabilità una funzione P
a valori reali che soddisfa le seguenti
proprietà - Â
-
- Â
-
-
- se gli ?n sono a due a due disgiunti.
- Osserviamo che una funzione di probabilità così
definita è anche una misura. La terna (?, A , P)
viene detta spazio di probabilità .
8ProbabilitÃ
- Linterpretazione geometrica
Larea complessiva è uguale a 1
?1
?
Larea di un insieme di superfici che non si
sovrappongono è la somma delle aree delle singole
superfici
?3
Larea di ogni sottoinsieme è sicuramente positiva
?4
?2
9Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
-
- ProbabilitÃ
- Variabili Aleatorie
- Momenti
- Distribuzioni
- Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
- Dipendenza e Correlazione
- Processi Stocastici
- Dinamica del Prezzo di unAzione
10Variabili Aleatorie
- Dato uno spazio di probabilità , una variabile
aleatoria o casuale viene definita come una
funzione - Può esservi una certa confusione fra il concetto
di variabile stocastica e quello di evento. Se in
un determinato esperimento si è interessati
unicamente al valore che una determinata
grandezza può assumere allora effettivamente il
valore di questa grandezza descrive compiutamente
levento. - In questo caso il valore assunto dalla variabile
aleatoria, x, si chiama campione della
variabile aleatoria X e può essere pensato come
una sorta di etichetta dellevento e(x)
definito dalla relazione
11Variabili Aleatorie
- Potremmo poi pensare di definire la funzione
distribuzione di probabilità della variabile
aleatoria X come la probabilità corrispondente
allevento caratterizzato da un ben definito
valore di X - Se la funzione X può assumere solo valori
discreti, la definizione appena data è legittima,
tuttavia se X è una funzione a valori continui,
la probabilità di ottenere come risultato un
qualunque valore prefissato è nulla. - Levento a cui, in ogni caso, possiamo assegnare
probabilità non nulla è levento corrispondente
al caso in cui la variabile aleatoria X non
supera un livello prefissato - Abbiamo pertanto la seguente definizione di
variabile aleatoria
12Variabili aleatorie
- Dato uno spazio di probabilità , una variabile
aleatoria o casuale viene definita come una
funzione -
- tale che per ogni numero reale r si abbia
- La funzione
-
- definita sullinsieme dei numeri reali, viene
detta funzione di distribuzione cumulata o, più
semplicemente, funzione di distribuzione.
13Variabili Aleatorie
- Una variabile aleatoria è detta discreta se
linsieme dei valori che può assumere è
numerabile. Sia (?, A , P) uno spazio di
probabilità e X una variabile aleatoria discreta.
Definiamo la funzione di probabilità come -
- La funzione di probabilità e la funzione di
distribuzione sono legate dalla relazione - Il lancio di un
dado rappresenta una tipica variabile aleatoria
discreta -
14Variabili Aleatorie
- Una variabile aleatoria X è detta continua se
esiste una funzione reale fX tale che per ogni x
reale sia soddisfatta la relazione - Nei punti in cui la funzione di distribuzione è
derivabile vale anche la relazione inversa - La funzione f(x) in questo caso viene detta
funzione densità di probabilità (o semplicemente
funzione densità ).
15Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
-
- ProbabilitÃ
- Variabili Aleatorie
- Momenti
- Distribuzioni
- Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
- Dipendenza e Correlazione
- Processi Stocastici
- Dinamica del Prezzo di unAzione
16Momenti
- Il valor medio o valore di aspettazione di X, che
indicheremo con , è definito come -
- In generale si definisce momento dallorigine (o
momento grezzo) di ordine r, e si indica, la
media della variabile aleatoria Xr. - La definizione è naturalmente applicabile solo
nel caso in cui tale media sia finita.
17Momenti
- In pratica vengono comunemente utilizzati i primi
quattro momenti - media
- varianza
- skewness (o asimmetria)
- curtosi
18Momenti
- La varianza di X, indicata con , è la media degli
scarti quadratici rispetto alla media e
rappresenta una misura di dispersione di X. - La sua radice quadrata è detta deviazione
standard. - La varianza è definita da
- Da cui è immediato ricavare
- Uno stimatore della varianza è dato da
19Il significato della deviazione standard
- Due serie storiche di cui la seconda ha standard
deviation doppia dellaltra...
20Il significato della deviazione standard
- ... e le rispettive distribuzioni di probabilità !
21Momenti
- Il momento centrale di ordine 3 ci dÃ
informazioni sul grado di asimmetria di una
distribuzione attorno alla sua media ed è
comunemente indicato col termine skewness. - L'asimmetria positiva indica una distribuzione
con una coda asimmetrica che si estende verso i
valori più positivi. - L'asimmetria negativa indica una distribuzione
con una coda asimmetrica che si estende verso i
valori più negativi. - Uno stimatore di questa grandezza è dato da
-
- in cui s è lo stimatore della standard deviation
e è il valor medio.
22Momenti
- La relazione tra momento del terzo ordine e
coefficiente di asimmetria, solitamente indicato
con ?1/2, è data da - Valori positivi dellasimmetria indicano che la
distribuzione è asimmetrica per valori crescenti
della variabile x (a destra) mentre unasimmetria
negativa sta ad indicare una distribuzione
asimmetrica a sinistra.
23Momenti
- Vediamo infine la curtosi, indicata con ?2, di un
insieme di dati. - Essa è legata al momento centrale di ordine 4
dalla relazione - ed è caratteristica delle cosiddette code
grasse. - Gli stimatori comunemente utilizzati riportano in
realtà la cosiddetta curtosi in eccesso ovvero
la differenza fra e 3. - Questo è dovuto al fatto che la distribuzione
normale o gaussiana ha curtosi pari a 3 e questo
indicatore viene spesso utilizzato come indice
per comprendere quando la distribuzione di un
insieme di dati si allontani dalla normalità .
24Momenti
- La formula utilizzata per lo stimatore è
riportata sotto - s è lo stimatore della standard deviation e è il
valor medio. - Nellimmagine un esempio di distribuzione
empirica dei rendimenti di un titolo in cui si
evidenzia il fenomeno della leptocurtosi (code
grasse)
25Momenti
- Si possono facilmente generalizzare al caso
continuo i risultati per le distribuzioni
discrete. - Il valore di aspettazione sarà pertanto definito
come - In cui lintegrazione è estesa al dominio di
definizione della variabile che può variare a
seconda del tipo di distribuzione. - In maniera analoga si generalizzano le
definizioni di varianza e degli altri momenti.
26Cenni di Statistica dei Mercati Finanziari
- Come vedremo più avanti la grandezza di cui siamo
interessati a stimare le caratteristiche
statistiche non è il prezzo di un titolo ma la
sua variazione percentuale (rendimento) - In prima approssimazione possiamo ipotizzare che
il rendimento di un titolo azionario sia
distribuito in maniera normale - In realtà questassunzione è fortemente
criticabile anche se di impiego quasi universale
in pratica - La distribuzione effettiva dei rendimenti tende
ad essere leptocurtotica
27Dalla serie storica dei prezzi a quella dei
rendimenti
- Il primo calcolo che dobbiamo fare è quindi
quello di trasformare la serie storica dei prezzi
in serie storica dei rendimenti del titolo o
della generica attività finanziaria - sia
- n il numero di osservazioni
- Si il prezzo dellazione alla fine delli-esimo
intervallo (i 0,1,..,n) - ? la lunghezza dellintervallo in anni
- Indichiamo con ui il tasso di rendimento composto
continuamente non annualizzato relativo
allintervallo considerato
28La Stima della VolatilitÃ
- Una stima della deviazione standard è data da
- Questa è una stima della volatilità giornaliera,
per ottenere una stima della volatilitÃ
annualizzata occorre moltiplicare per la radice
quadrata del numero di giorni lavorativi in un
anno. - Scegliere un valore per n non è facile, in
generale più dati si usano e maggiore è
laccuratezza. Tuttavia ? cambia nel tempo e i
dati troppo vecchi possono non essere rilevanti
per prevedere il futuro. - Un compromesso che sembra funzionare abbastanza
bene è quello di utilizzare i prezzi di chiusura
giornalieri degli ultimi 90-180 giorni.
29Stima della volatilitÃ
- Si noti che la volatilità così stimata è una
volatilità che si riferisce al periodo della
serie storica - Es. se abbiamo una serie di rendimenti
giornalieri, la volatilità sarà la volatilitÃ
giornaliera del rendimento - Occorre riportare ad ununità di misura comune
- Es. per ricondurre tutto a volatilità annuali,
sotto opportune ipotesi statistiche, occore
moltiplicare per la radice del numero di giorni
lavorativi
Nr. Giorni Lavorativi in un Anno
Volatilità annuale
Volatilità giornaliera
30Esempio ProgrammazioneVBA
Distribuzione dei Rendimenti di un Indice
Azionario
31Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
-
- ProbabilitÃ
- Variabili Aleatorie
- Momenti
- Distribuzioni
- Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
- Dipendenza e Correlazione
- Processi Stocastici
- Dinamica del Prezzo di unAzione
32Distribuzioni Discrete
- Distribuzione Uniforme
- Sia X una variabile aleatoria che assume valori
nel dominio dei numeri naturali 1, 2, ... , n.
Diremo che tale variabile ha una distribuzione
uniforme se risulta -
- Valor medio e varianza sono dati da
-
-
33Distribuzioni Discrete
- Distribuzione Binomiale
- Dati n eventi indipendenti, tutti con uguale
probabilità p, sia X la variabile casuale che
conta il numero totale di eventi che si
verificano fra quelli possibili. - X ha una distribuzione binomiale con parametri n
e p. La funzione di probabilità è - per i 0, 1, 2, ..., n
- valor medio e varianza sono dati da
Funzione di Probabilità e Distribuzione Cumulata
Binomiale per il caso n 6 e p 0.5
34Distribuzioni Discrete
- Distribuzione di Poisson
- Esistono numerosi eventi che accadono nel tempo
con cadenza del tutto irregolare. - Indichiamo con ? il numero medio di occorrenze
nellunità di tempo e supponiamo che siano
soddisfatte le seguenti proprietà - La probabilità di avere esattamente unoccorrenza
in un intervallo di tempo dt di ampiezza
trascurabile è ? dt a meno di infinitesimi di
ordine superiore mentre la probabilità di avere
più di unoccorrenza è trascurabile - I numeri di occorrenze in intervalli temporali
disgiunti sono indipendenti. - Consideriamo la variabile aleatoria X che
rappresenta il numero di occorrenze in un dato
intervallo . Dividiamo lintervallo in n
sotto-intervalli di ampiezza t / n. La
probabilità di avere esattamente una occorrenza
allinterno di uno di questi sotto-intervalli è
per le ipotesi fatte pari a ? t / n per la
proprietà dellindipendenza, e ricordando la
definizione della distribuzione binomiale,
otteniamo che la probabilità di k occorrenze è
data da (a meno di infinitesimi di ordine
superiore)
35Distribuzioni Discrete
- Supponiamo ora che n tenda allinfinito, per le
ipotesi fatte la probabilità di occorrenza
allinterno di un intervallo ? dt tende a zero ma
il prodotto n? dt è pari ad una costante ? ? t,
otteniamo così la cosiddetta distribuzione di
Poisson -
- con x 0, 1, 2, ...
- La media e la varianza di una distribuzione di
Poisson coincidono e sono entrambe pari al
parametro ?.
Funzione di Probabilità e Distribuzione Cumulata
di Poisson per ? 9
36Distribuzioni Continue
- Distribuzione Uniforme
- Diremo che una variabile aleatoria X è
uniformemente distribuita nellintervallo reale
a, b se la sua funzione di distribuzione
cumulata è data da -
-
- a cui corrisponde una funzione densità di
probabilità data da -
- La distribuzione uniforme gioca un ruolo
particolarmente importante nei metodi di
simulazione in quando per generare le diverse
distribuzioni si parte usualmente da generatori
di variabili casuali uniformi.
37Distribuzioni Continue
- Distribuzione Normale
- Una delle funzioni più importanti, sia nella
teoria sia nella pratica, è la distribuzione
normale o gaussiana la cui funzione densità è
data da -
- dove i parametri ? e ? sono rispettivamente la
media e la deviazione standard. - Una variabile aleatoria viene detta distribuita
secondo una normale standard se la media è 0 e la
standard deviation è 1. - Durante il corso utilizzeremo anche una notazione
abbastanza diffusa tramite la quale si indica che
una generica variabile aleatoria X è distribuita
come una normale con media ? e varianza ?2 X
N(? , ?).
38Rapporto fra distribuzioni e istogramma
- Non dimenticate che la densità di probabilitÃ
rappresenta la frazione di valori che cadono
allinterno di un certo intervallo della
variabile aleatoria
39Distribuzioni Continue
- Distribuzione LogNormale
- Sia X una variabile aleatoria con distribuzione
normale, allora la variabile z eX definisce una
variabile aleatoria con distribuita in maniera
log-normale. - Se la variabile X ha media ? e standard
deviation ?, allora la funzione densità di
probabilità di z è data da -
-
- con z gt 0. La media e la varianza della
variabile Z possono essere espresse in funzione
dei corrispondenti momenti di X tramite le
relazioni -
- avendo posto .
40Distribuzioni Continue
- I fattori di asimmetria e curtosi sono dati
rispettivamente da - Notate che per valori di ? non nulli, sia
lasimmetria è sempre maggiore di zero e la
curtosi è sempre maggiore di 3. Questo vuol dire
che la distribuzione log-normale è sempre
asimmetrica a destra e leptocurtica.
41Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
-
- ProbabilitÃ
- Variabili Aleatorie
- Momenti
- Distribuzioni
- Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
- Dipendenza e Correlazione
- Processi Stocastici
- Dinamica del Prezzo di unAzione
42Esistono numeri casuali ?
- Come può un elaboratore, macchina totalmente
deterministica, generare numeri casuali e quindi
per loro natura non deterministici? - La risposta è molto semplice non può!
- I numeri sono generati per mezzo di qualche
algoritmo per cui non si può parlare di casualitÃ
essendo la sequenza predeterminata - In compenso con un computer si possono generare
sequenze di numeri che sembrino aleatorie
43Generatori di Numeri Pseudocasuali
- Virtualmente tutti i generatori di numeri pseudo
casuali impiegati in pratica sono basati sul
generatore lineare congruente - I parametri a, c ed m determinano la qualità del
generatore. a viene detto moltiplicatore, c
incremento ed m è il cosiddetto modulo. - Il generatore appena visto genera numeri interi
compresi fra 0 ed m. Usualmente si utilizzano
generatori di numeri casuali uniformemente
distribuiti fra 0 ed 1, per questo è sufficiente
scegliere
44Generatore Lineare Congruente
- La sequenza di numeri casuali si ripeterà dopo un
ciclo che, al più, potrà essere di lunghezza m. - Il massimo intero rappresentabile su un computer
la cui lunghezza di parola è di L bit è 2L . - Usualmente si sceglie
45Generatore Lineare Congruente
- Vantaggi
- E molto veloce richiedendo pochissime operazioni
per chiamata, questo lo rende di uso universale - Svantaggi
- Il più grosso svantaggio è rappresentato dalla
presenza di correlazione sequenziale - Può produrre risultati inaspettati quando viene
usato per la generazione di distribuzioni non
uniformi.
46Generatore Lineare Congruente
- Se si generano n coppie di numeri casuali e
si associano ad esse n punti in un piano, i punti
non si distribuiscono uniformemente ma tendono ad
allinearsi lungo segmenti di retta.
47Generatore Lineare Congruente
- La correlazione sequenziale può essere facilmente
rimossa con tecniche di mescolamento
(shuffling) - Il numero prodotto allo step j non costituisce
loutput j-esimo ma viene utilizzato per loutput
ad uno step successivo scelto in maniera casuale
48Generazione di distribuzioni UniformiMicrosoft
Excel
- La funzione Rnd() restituisce un valore numerico
di tipo Single che contiene un numero casuale. - La sintassi è la seguente
- Â
- Rnd(num)
- Â
- L'argomento facoltativo num può essere un valore
Single o una qualsiasi espressione numerica
valida. - I valori restituiti dalla funzione dipendono dal
valore passato come argomento. - Per ogni base iniziale specificata, viene
generata la stessa sequenza di numeri, in quanto
ogni successiva chiamata alla funzione Rnd()
utilizza il numero casuale precedente come base
per il numero successivo nella sequenza. In
particolare - se il parametro num è minore di zero Rnd() genera
sempre lo stesso numero, utilizzando num come
base - se num è maggiore di zero viene restituito il
successivo numero casuale nella sequenza - se num è uguale a zero viene restituito il numero
generato per ultimo - infine se il parametro in input viene omesso,
Rnd() restituirà il successivo numero casuale
nella sequenza.
49Generazione di distribuzioni Uniformi Microsoft
Excel
- Prima di richiamare Rnd(), è consigliabile
utilizzare l'istruzione Randomize senza argomento
per inizializzare il generatore di numeri casuali
con una base connessa al timer del sistema con la
seguente sintassi - Â
- Randomize(numero)
- Â
- Randomize utilizza il parametro numero per
inizializzare il generatore di numeri casuali
della funzione Rnd() assegnandogli un nuovo
valore base. Se numero viene omesso, il valore
restituito dal timer di sistema verrà utilizzato
come nuova base. - Â
- Ricordate che la funzione Rnd() restituisce un
valore minore di 1 ma maggiore o uguale a zero.
Per generare interi casuali in un dato
intervallo, utilizzare la seguente formula - Â
- Int((limitesup - limiteinf 1) Rnd
limiteinf) - Â
- dove limitesup indica il numero maggiore
presente nell'intervallo, mentre limiteinf indica
il numero minore.
50Esempio ProgrammazioneVBA
Il Generatore Lineare Congruente
51Metodo della trasformazione inversa
- Da un generatore di numeri distribuiti
uniformemente si possono ricavare numeri
distribuiti secondo una densità di probabilitÃ
prefissata. - SCOPO generare un campione di numeri Z
distribuiti in accordo ad una funzione di
distribuzione assegnata F(z). - INPUT deve essere possibile valutare la funzione
inversa di F(z). - OUTPUT Z.
- METODO Generare un set di numeri casuali U
uniformemente distribuiti fra 0 ed 1 e per
ciascuno di questi calcolare Z F-1(U)
Z
52Variabili Normali Univariate Microsoft Excel
- INV.NORM(). Restituisce l'inversa della
distribuzione normale cumulativa per la media e
la deviazione standard specificate. La sintassi é - Â
- INV.NORM(probabilità mediadev_standard)
- Â
- dove
- probabilità   è la probabilità corrispondente
alla distribuzione normale, media è la media
aritmetica della distribuzione, - dev_standard è la deviazione standard della
distribuzione. - INV.NORM utilizza una tecnica iterativa per il
calcolo della funzione. Dato un valore di
probabilità , INV.NORM applica il metodo delle
iterazioni fino a quando la precisione del
risultato non rientra in 3x10-7. Se il
risultato di INV.NORM non converge dopo 100
iterazioni, la funzione restituirà il valore di
errore N/D.
53Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
-
- ProbabilitÃ
- Variabili Aleatorie
- Momenti
- Distribuzioni
- Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
- Dipendenza e Correlazione
- Processi Stocastici
- Dinamica del Prezzo di unAzione
54Covarianza
- Date due variabili aleatorie X ed Y con varianza
finita, si definisce covarianza la quantitÃ
definita da -
-
-
- Se la covarianza è nulla le due variabili si
dicono non correlate. Solitamente viene
introdotto un coefficiente di correlazione
definito come -
-
- I cui valori massimi e minimi dipendono dal tipo
di distribuzione considerata. - uno stimatore della covarianza è dato da
55Dipendenza
- Due variabili si dicono indipendenti se la
funzione di distribuzione congiunta FXY(x, y) è
fattorizzabile nel prodotto delle marginali
FX(x)FY(Y). - Due variabili indipendendi con varianza finita
sono anche non correlate ma non è vero il
viceversa.
56Correlazione positiva
57Correlazione negativa
58Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
-
- ProbabilitÃ
- Variabili Aleatorie
- Momenti
- Distribuzioni
- Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
- Dipendenza e Correlazione
- Processi Stocastici
- Dinamica del Prezzo di unAzione
59Processi stocastici
- Consideriamo una successione discreta di istanti
di tempo - t1, t2, , tn.
- In generale possiamo descrivere il comportamento
di un sistema che evolve nel tempo in maniera
imprevedibile tramite una corrispondente
sequenza di variabili aleatorie - X1, X2, ..., Xn.
- Parleremo in questo caso di processo stocastico
discreto. - Naturalmente possiamo anche definire processi
stocastici nel tempo continuo sia su un dominio
finito, come ad esempio 0, 1, sia su un dominio
infinito, ad esempio 0, ?).
60Processi stocastici
- Da un punto di vista formale consideriamo uno
spazio di probabilità (?, A , P) e un insieme non
vuoto, T, i cui elementi sono gli istanti che
vengono presi in considerazione. - Definiamo processo stocastico una funzione di due
variabili -
- tale che
-
- è una variabile aleatoria per ogni t. La
funzione -
- viene chiamata realizzazione o traiettoria del
processo stocastico considerato. - Ogni realizzazione in pratica non è altro che
unosservazione dellevoluzione temporale della
quantità descritta dal processo.
61Processi stocastici
62Processi stocastici
- Se assumiamo che un processo stocastico soddisfi
le tre condizioni - esso è definito diffusivo.
- I parametri ? e ?, che possono essere costanti o
funzioni di Y e t, sono definiti drift e
parametro di diffusione (diffusion) del processo. - La terza condizione esclude la presenza di salti
nel processo.
63Processi stocastici
- Un particolare tipo di processo diffusivo che
utilizziamo per costruire i processi stocastici è
il processo di Wiener w(t). - Tale processo è definito dalla seguente
proprietà - lincremento w(t h) w(t), condizionale
allinformazione disponibile in t (?t), ha
distribuzione di probabilità normale con media
zero e varianza pari ad h. - Lutilità di questo strumento per la costruzione
di processi stocastici è immediata. Un processo
con drift e diffusione costanti e con Y(0) 0
può essere rappresentato come...
64Processi stocastici
- ...o, nella notazione equivalente più usuale
- nota come equazione differenziale stocastica.
Questultima notazione è puramente simbolica e
serve ad esprimere la precedente relazione in
maniera più compatta.
65Processi stocastici
- Dalla definizione del processo di Wiener è
immediato ottenere che al tempo t h la
posizione di Y sarà descritta da una
distribuzione normale con media pari a Y(t) ?h
e varianza pari a ?2h. - Notiamo che questo è dovuto al fatto che il
processo di Wiener è moltiplicato per un
parametro di diffusione costante.
66Processi di Wiener
- In particolare i modelli di comportamento dei
prezzi azionari sono espressi spesso ricorrendo
ai cosiddetti processi di Wiener - Il comportamento di una variabile z che segue un
processo di Wiener può essere compreso se si
esaminano le sue variazioni di valore in un
piccolo intervallo di tempo dt. - Proprietà 1
- dz è legata a dt dalla relazione
- dove epsilon è una variabile aleatoria
N(0,1) - Proprietà 2
- I valori di dz in due qualsiasi intervalli di
tempo dt diversi fra loro sono indipendenti -
67Processi di Wiener Generalizzati
- Un processo di Wiener generalizzato per una
variabile x può essere così definito in funzione
di dz - dove a e b sono costanti
- Ricordando la prima proprietà dei processi di
Wiener possiamo scrivere
68LIntegrale di Ito
- Nello studio dei flussi dinformazione nei
mercati finanziari, i tradizionali strumenti
forniti dallanalisi matematica risultano
insufficienti. - In particolare la nozione di integrale di
Riemann-Stieltjes risulta inadeguata in un
contesto stocastico. - Supponiamo infatti di voler calcolare
- Se la variabile S è una variabile deterministica
il risultato dellintegrazione comè noto è
Consideriamo la somma...
Si noti che questo risultato si ottiene facendo
tendere N allinfinito nella somma sopra
riportata qualunque sia la scelta di
!
69LIntegrale di Ito
- Se invece S è una variabile aleatoria lo stesso
procedimento non può essere utilizzato! - Infatti la quantitÃ
- non è conosciuta al tempo ti-1.
- Inoltre non è possibile effettuare un passaggio
al limite nel senso classico del termine sempre
per il fatto che abbiamo a che fare con variabili
aleatorie per le quali vanno definiti opportuni
criteri di convergenza. - Nella definizione di Integrale di Ito, come
vedremo, si usa il criterio della convergenza in
media quadratica e il risultato finale è diverso
da quello che ci aspetteremmo nel caso classico
deterministico - Anche il concetto di differenziale classico
risulta inadeguato in campo stocastico.
70LIntegrale di Ito
- Infatti, ad esempio, il moto browniano non è
differenziabile in alcun punto e quindi non è
derivabile rispetto al tempo - Il punto cruciale è che nel calcolo differenziale
classico gli incrementi del secondo ordine come
(?S)2 sono trascurabili rispetto a quelli del
primo ordine quando ?S tende a zero e il
differenziale di una funzione composta, al primo
ordine risulta semplicemente dato da - Possiamo estendere questo semplice risultato al
caso stocastico? NO! - Il motivo è il seguente se S è una variabile
casuale, assumere che in media (?S)2 sia
trascurabile equivale a supporre che la varianza
di S sia nulla, ovvero a ritenere S una variabile
deterministica!
71LIntegrale di Ito
- Per chiarire meglio questo concetto, supponiamo
che St segua un processo browniano, - Supponiamo poi di voler analizzare landamento
nel tempo di una generica funzione di S e t,
anticipando i concetti di convergenza in media
quadratica possiamo dire che simbolicamente - Pertanto i termini del secondo ordine in S non
possono essere trascurati in unapprossimazione
del primo ordine in quanto risultato essere
analoghi a termini al primo ordine nel tempo!
72Lemma di Ito
- Per valutare lincremento di una funzione
trascurando i termini di ordine superiore al
primo nel tempo dobbiamo pertanto scrivere - Si noti che cè un termine aggiuntivo in più
rispetto al differenziale del calcolo classico - Tale termine scompare se ? 0 ovvero se la
variabile non è aleatoria! - Il calcolo differenziale stocastico nasce con lo
scopo di dare significato alle equazioni
differenziali contenenti termini differenziali
stocastici
73Lemma di Ito...se fosse valido il calcolo
differenziale classico
?
74Lemma di Ito
- Se il valore di S segue un processo di Ito
- Allora il valore di una generica funzione di S
segue la dinamica descritta da
75Lemma di Ito
76Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
-
- ProbabilitÃ
- Variabili Aleatorie
- Momenti
- Distribuzioni
- Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
- Dipendenza e Correlazione
- Processi Stocastici
- Dinamica del Prezzo di unAzione
77Un processo per i prezzi azionari
- Come abbiamo visto i rendimenti di un titolo
possono, in prima approssimazione, essere
considerati normalmente distribuiti - Da un punto di vista formale questo equivale ad
ipotizzare la seguente relazione
MEDIA
VARIABILE ALEATORIA N(0,1)
STANDARD DEVIATION
78Un processo per i prezzi azionari
- Vediamo quali sono le proprieta di scalabilitÃ
temporale della media e della varianza - Se la varianza del prezzo fosse sempre nulla
detto ? il tasso di rendimento istantaneo atteso,
quello che ci si aspetta è - S S0e?t
- in quanto il possesso del titolo equivale in
questo caso ad un deposito bancario (volatilitÃ
nulla risk free) - Ma questa relazione è soluzione dellequazione
differenziale - dS/S ?dt
- Quindi possiamo porre
-
79Un processo per i prezzi azionari
- Quindi possiamo porre
- La volatilità quindi varia come la radice
quadrata del tempo, questo è equivalente ad
assumere che la componente stocastica sia
descritta da un processo di Wiener.
80Un processo per i prezzi azionari
- Riassumendo
-
- dove ?S è la variazione di prezzo nellintervallo
?t e z è un numero casuale estratto da una
distribuzione normale standard. - Un processo descritto da unequazione del genere
è detto MOTO GEOMETRICO BROWNIANO
81Un processo per i prezzi azionari
Lemma di Ito
82Un processo per i prezzi azionari
83Esempio ProgrammazioneVBA
Generazione di Scenari
84Bibliografia
- S. Benninga Modelli Finanziari La finanza con
Excel McGraw-Hill (2001) - U. Cherubini, G. Della Lunga Matematica
Finanziaria Applicazioni con VBA per Excel
McGraw-Hill (2001) - U. Cherubini, G. Della Lunga Il Rischio
Finanziario McGraw-Hill (2000) - E. Gaarder Haug The Complete Guide to Option
Pricing Formulas McGraw-Hill (1998) - M. Jackson, M. Staunton Advanced Modelling in
Finance using Excel and VBA Wiley Finance (2001)
85(No Transcript)