Modelli Finanziari nel Tempo Continuo - PowerPoint PPT Presentation

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Modelli Finanziari nel Tempo Continuo

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Title: Finanza Computazionale Author: Giovanni Della Lunga Last modified by: gdellalunga Created Date: 1/7/2005 1:58:26 PM Document presentation format – PowerPoint PPT presentation

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Title: Modelli Finanziari nel Tempo Continuo


1
Modelli Finanziari nel Tempo Continuo
Giovanni Della Lunga
  • 2
  • Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
    Finanziari

2
Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
  • Probabilità
  • Variabili Aleatorie
  • Momenti
  • Distribuzioni
  • Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
  • Dipendenza e Correlazione
  • Processi Stocastici
  • Dinamica del Prezzo di unAzione

3
Probabilità
  • Ogni tentativo di dare una definizione rigorosa
    dei concetti probabilistici più elementari si
    trova di fronte ad un problema infatti, non solo
    esistono differenti formalizzazioni e
    assiomatizzazioni della probabilità ma a queste
    corrispondono, in generale, molteplici nozioni
    intuitive di probabilità spesso assai diverse fra
    loro.
  • Al di la delle differenze di carattere formale un
    elemento comune posseduto da tutte le forme di
    probabilità riguarda il suo significato intuitivo
    di valutazione della possibilità che un dato
    evento possa accadere o meno.

4
Probabilità
  • Sia nelle scienze naturali sia in quelle
    economiche si è soliti assumere che un certo
    evento sia il risultato di un ipotetico
    esperimento intendendo con questo termine
    linsieme di tutte le azioni e le condizioni
    ambientali che conducono al determinarsi di un
    fatto.
  • E un esperimento la misura di una grandezza
    fisica, il lancio di un dado o di una moneta, il
    verificarsi o meno di un particolare stato di
    natura (es. lindice MIB30 supera il livello
    50.000).

5
Probabilità
  • Indicheremo con
  • ? un particolare stato di natura esito di un dato
    esperimento
  • e con
  • ? linsieme di tutti gli stati possibili (spazio
    campione).
  • Il concetto di evento é associato al verificarsi
    di uno o più stati di natura, esso verrà pertanto
    rappresentato come sottoinsieme di ?. Lo spazio
    degli eventi, A, è quindi una famiglia di
    sottoinsiemi di ? caratterizzata dalle seguenti
    proprietà
  • ? ? A
  • se levento ? ? A allora anche il suo complemento
    ? - ? ? A
  • se ?n ? A, allora ?n ? A

6
Probabilità
  • Esempio consideriamo lesperimento aleatorio
    per antonomasia il lancio di un dado. In questo
    caso lo spazio campione è formato dallinsieme
    dei sei numeri che possono risultare dal lancio
    stesso
  •  
  •   Vediamo il significato di alcuni elementi di A.
  • Ad esempio lelemento
  • corrisponde allevento il numero
    risultante dal lancio è minore o uguale a 2.
  • Altri elementi sono
  • vale a dire il numero risultante è dispari, e
  • cioè il numero uscente è pari.

7
Probabilità
  • Definiamo funzione di probabilità una funzione P
    a valori reali che soddisfa le seguenti
    proprietà
  •  
  •  
  • se gli ?n sono a due a due disgiunti.
  • Osserviamo che una funzione di probabilità così
    definita è anche una misura. La terna (?, A , P)
    viene detta spazio di probabilità.

8
Probabilità
  • Linterpretazione geometrica

Larea complessiva è uguale a 1
?1
?
Larea di un insieme di superfici che non si
sovrappongono è la somma delle aree delle singole
superfici
?3
Larea di ogni sottoinsieme è sicuramente positiva
?4
?2
9
Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
  • Probabilità
  • Variabili Aleatorie
  • Momenti
  • Distribuzioni
  • Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
  • Dipendenza e Correlazione
  • Processi Stocastici
  • Dinamica del Prezzo di unAzione

10
Variabili Aleatorie
  • Dato uno spazio di probabilità, una variabile
    aleatoria o casuale viene definita come una
    funzione
  • Può esservi una certa confusione fra il concetto
    di variabile stocastica e quello di evento. Se in
    un determinato esperimento si è interessati
    unicamente al valore che una determinata
    grandezza può assumere allora effettivamente il
    valore di questa grandezza descrive compiutamente
    levento.
  • In questo caso il valore assunto dalla variabile
    aleatoria, x, si chiama campione della
    variabile aleatoria X e può essere pensato come
    una sorta di etichetta dellevento e(x)
    definito dalla relazione

11
Variabili Aleatorie
  • Potremmo poi pensare di definire la funzione
    distribuzione di probabilità della variabile
    aleatoria X come la probabilità corrispondente
    allevento caratterizzato da un ben definito
    valore di X
  • Se la funzione X può assumere solo valori
    discreti, la definizione appena data è legittima,
    tuttavia se X è una funzione a valori continui,
    la probabilità di ottenere come risultato un
    qualunque valore prefissato è nulla.
  • Levento a cui, in ogni caso, possiamo assegnare
    probabilità non nulla è levento corrispondente
    al caso in cui la variabile aleatoria X non
    supera un livello prefissato
  • Abbiamo pertanto la seguente definizione di
    variabile aleatoria

12
Variabili aleatorie
  • Dato uno spazio di probabilità, una variabile
    aleatoria o casuale viene definita come una
    funzione
  • tale che per ogni numero reale r si abbia
  • La funzione
  • definita sullinsieme dei numeri reali, viene
    detta funzione di distribuzione cumulata o, più
    semplicemente, funzione di distribuzione.

13
Variabili Aleatorie
  • Una variabile aleatoria è detta discreta se
    linsieme dei valori che può assumere è
    numerabile. Sia (?, A , P) uno spazio di
    probabilità e X una variabile aleatoria discreta.
    Definiamo la funzione di probabilità come
  • La funzione di probabilità e la funzione di
    distribuzione sono legate dalla relazione
  • Il lancio di un
    dado rappresenta una tipica variabile aleatoria
    discreta

14
Variabili Aleatorie
  • Una variabile aleatoria X è detta continua se
    esiste una funzione reale fX tale che per ogni x
    reale sia soddisfatta la relazione
  • Nei punti in cui la funzione di distribuzione è
    derivabile vale anche la relazione inversa
  • La funzione f(x) in questo caso viene detta
    funzione densità di probabilità (o semplicemente
    funzione densità).

15
Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
  • Probabilità
  • Variabili Aleatorie
  • Momenti
  • Distribuzioni
  • Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
  • Dipendenza e Correlazione
  • Processi Stocastici
  • Dinamica del Prezzo di unAzione

16
Momenti
  • Il valor medio o valore di aspettazione di X, che
    indicheremo con , è definito come
  • In generale si definisce momento dallorigine (o
    momento grezzo) di ordine r, e si indica, la
    media della variabile aleatoria Xr.
  • La definizione è naturalmente applicabile solo
    nel caso in cui tale media sia finita.

17
Momenti
  • In pratica vengono comunemente utilizzati i primi
    quattro momenti
  • media
  • varianza
  • skewness (o asimmetria)
  • curtosi

18
Momenti
  • La varianza di X, indicata con , è la media degli
    scarti quadratici rispetto alla media e
    rappresenta una misura di dispersione di X.
  • La sua radice quadrata è detta deviazione
    standard.
  • La varianza è definita da
  • Da cui è immediato ricavare
  • Uno stimatore della varianza è dato da

19
Il significato della deviazione standard
  • Due serie storiche di cui la seconda ha standard
    deviation doppia dellaltra...

20
Il significato della deviazione standard
  • ... e le rispettive distribuzioni di probabilità!

21
Momenti
  • Il momento centrale di ordine 3 ci dà
    informazioni sul grado di asimmetria di una
    distribuzione attorno alla sua media ed è
    comunemente indicato col termine skewness.
  • L'asimmetria positiva indica una distribuzione
    con una coda asimmetrica che si estende verso i
    valori più positivi.
  • L'asimmetria negativa indica una distribuzione
    con una coda asimmetrica che si estende verso i
    valori più negativi.
  • Uno stimatore di questa grandezza è dato da
  • in cui s è lo stimatore della standard deviation
    e è il valor medio.

22
Momenti
  • La relazione tra momento del terzo ordine e
    coefficiente di asimmetria, solitamente indicato
    con ?1/2, è data da
  • Valori positivi dellasimmetria indicano che la
    distribuzione è asimmetrica per valori crescenti
    della variabile x (a destra) mentre unasimmetria
    negativa sta ad indicare una distribuzione
    asimmetrica a sinistra.

23
Momenti
  • Vediamo infine la curtosi, indicata con ?2, di un
    insieme di dati.
  • Essa è legata al momento centrale di ordine 4
    dalla relazione
  • ed è caratteristica delle cosiddette code
    grasse.
  • Gli stimatori comunemente utilizzati riportano in
    realtà la cosiddetta curtosi in eccesso ovvero
    la differenza fra e 3.
  • Questo è dovuto al fatto che la distribuzione
    normale o gaussiana ha curtosi pari a 3 e questo
    indicatore viene spesso utilizzato come indice
    per comprendere quando la distribuzione di un
    insieme di dati si allontani dalla normalità.

24
Momenti
  • La formula utilizzata per lo stimatore è
    riportata sotto
  • s è lo stimatore della standard deviation e è il
    valor medio.
  • Nellimmagine un esempio di distribuzione
    empirica dei rendimenti di un titolo in cui si
    evidenzia il fenomeno della leptocurtosi (code
    grasse)

25
Momenti
  • Si possono facilmente generalizzare al caso
    continuo i risultati per le distribuzioni
    discrete.
  • Il valore di aspettazione sarà pertanto definito
    come
  • In cui lintegrazione è estesa al dominio di
    definizione della variabile che può variare a
    seconda del tipo di distribuzione.
  • In maniera analoga si generalizzano le
    definizioni di varianza e degli altri momenti.

26
Cenni di Statistica dei Mercati Finanziari
  • Come vedremo più avanti la grandezza di cui siamo
    interessati a stimare le caratteristiche
    statistiche non è il prezzo di un titolo ma la
    sua variazione percentuale (rendimento)
  • In prima approssimazione possiamo ipotizzare che
    il rendimento di un titolo azionario sia
    distribuito in maniera normale
  • In realtà questassunzione è fortemente
    criticabile anche se di impiego quasi universale
    in pratica
  • La distribuzione effettiva dei rendimenti tende
    ad essere leptocurtotica

27
Dalla serie storica dei prezzi a quella dei
rendimenti
  • Il primo calcolo che dobbiamo fare è quindi
    quello di trasformare la serie storica dei prezzi
    in serie storica dei rendimenti del titolo o
    della generica attività finanziaria
  • sia
  • n il numero di osservazioni
  • Si il prezzo dellazione alla fine delli-esimo
    intervallo (i 0,1,..,n)
  • ? la lunghezza dellintervallo in anni
  • Indichiamo con ui il tasso di rendimento composto
    continuamente non annualizzato relativo
    allintervallo considerato

28
La Stima della Volatilità
  • Una stima della deviazione standard è data da
  • Questa è una stima della volatilità giornaliera,
    per ottenere una stima della volatilità
    annualizzata occorre moltiplicare per la radice
    quadrata del numero di giorni lavorativi in un
    anno.
  • Scegliere un valore per n non è facile, in
    generale più dati si usano e maggiore è
    laccuratezza. Tuttavia ? cambia nel tempo e i
    dati troppo vecchi possono non essere rilevanti
    per prevedere il futuro.
  • Un compromesso che sembra funzionare abbastanza
    bene è quello di utilizzare i prezzi di chiusura
    giornalieri degli ultimi 90-180 giorni.

29
Stima della volatilità
  • Si noti che la volatilità così stimata è una
    volatilità che si riferisce al periodo della
    serie storica
  • Es. se abbiamo una serie di rendimenti
    giornalieri, la volatilità sarà la volatilità
    giornaliera del rendimento
  • Occorre riportare ad ununità di misura comune
  • Es. per ricondurre tutto a volatilità annuali,
    sotto opportune ipotesi statistiche, occore
    moltiplicare per la radice del numero di giorni
    lavorativi

Nr. Giorni Lavorativi in un Anno
Volatilità annuale
Volatilità giornaliera
30
Esempio ProgrammazioneVBA
Distribuzione dei Rendimenti di un Indice
Azionario
31
Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
  • Probabilità
  • Variabili Aleatorie
  • Momenti
  • Distribuzioni
  • Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
  • Dipendenza e Correlazione
  • Processi Stocastici
  • Dinamica del Prezzo di unAzione

32
Distribuzioni Discrete
  • Distribuzione Uniforme
  • Sia X una variabile aleatoria che assume valori
    nel dominio dei numeri naturali 1, 2, ... , n.
    Diremo che tale variabile ha una distribuzione
    uniforme se risulta
  • Valor medio e varianza sono dati da

33
Distribuzioni Discrete
  • Distribuzione Binomiale
  • Dati n eventi indipendenti, tutti con uguale
    probabilità p, sia X la variabile casuale che
    conta il numero totale di eventi che si
    verificano fra quelli possibili.
  • X ha una distribuzione binomiale con parametri n
    e p. La funzione di probabilità è
  • per i 0, 1, 2, ..., n
  • valor medio e varianza sono dati da


Funzione di Probabilità e Distribuzione Cumulata
Binomiale per il caso n 6 e p 0.5
34
Distribuzioni Discrete
  • Distribuzione di Poisson
  • Esistono numerosi eventi che accadono nel tempo
    con cadenza del tutto irregolare.
  • Indichiamo con ? il numero medio di occorrenze
    nellunità di tempo e supponiamo che siano
    soddisfatte le seguenti proprietà
  • La probabilità di avere esattamente unoccorrenza
    in un intervallo di tempo dt di ampiezza
    trascurabile è ? dt a meno di infinitesimi di
    ordine superiore mentre la probabilità di avere
    più di unoccorrenza è trascurabile
  • I numeri di occorrenze in intervalli temporali
    disgiunti sono indipendenti.
  • Consideriamo la variabile aleatoria X che
    rappresenta il numero di occorrenze in un dato
    intervallo . Dividiamo lintervallo in n
    sotto-intervalli di ampiezza t / n. La
    probabilità di avere esattamente una occorrenza
    allinterno di uno di questi sotto-intervalli è
    per le ipotesi fatte pari a ? t / n per la
    proprietà dellindipendenza, e ricordando la
    definizione della distribuzione binomiale,
    otteniamo che la probabilità di k occorrenze è
    data da (a meno di infinitesimi di ordine
    superiore)

35
Distribuzioni Discrete
  • Supponiamo ora che n tenda allinfinito, per le
    ipotesi fatte la probabilità di occorrenza
    allinterno di un intervallo ? dt tende a zero ma
    il prodotto n? dt è pari ad una costante ? ? t,
    otteniamo così la cosiddetta distribuzione di
    Poisson
  • con x 0, 1, 2, ...
  • La media e la varianza di una distribuzione di
    Poisson coincidono e sono entrambe pari al
    parametro ?.

Funzione di Probabilità e Distribuzione Cumulata
di Poisson per ? 9
36
Distribuzioni Continue
  • Distribuzione Uniforme
  • Diremo che una variabile aleatoria X è
    uniformemente distribuita nellintervallo reale
    a, b se la sua funzione di distribuzione
    cumulata è data da
  • a cui corrisponde una funzione densità di
    probabilità data da
  • La distribuzione uniforme gioca un ruolo
    particolarmente importante nei metodi di
    simulazione in quando per generare le diverse
    distribuzioni si parte usualmente da generatori
    di variabili casuali uniformi.

37
Distribuzioni Continue
  • Distribuzione Normale
  • Una delle funzioni più importanti, sia nella
    teoria sia nella pratica, è la distribuzione
    normale o gaussiana la cui funzione densità è
    data da
  • dove i parametri ? e ? sono rispettivamente la
    media e la deviazione standard.
  • Una variabile aleatoria viene detta distribuita
    secondo una normale standard se la media è 0 e la
    standard deviation è 1.
  • Durante il corso utilizzeremo anche una notazione
    abbastanza diffusa tramite la quale si indica che
    una generica variabile aleatoria X è distribuita
    come una normale con media ? e varianza ?2 X
    N(? , ?).

38
Rapporto fra distribuzioni e istogramma
  • Non dimenticate che la densità di probabilità
    rappresenta la frazione di valori che cadono
    allinterno di un certo intervallo della
    variabile aleatoria

39
Distribuzioni Continue
  • Distribuzione LogNormale
  • Sia X una variabile aleatoria con distribuzione
    normale, allora la variabile z eX definisce una
    variabile aleatoria con distribuita in maniera
    log-normale.
  • Se la variabile X ha media ? e standard
    deviation ?, allora la funzione densità di
    probabilità di z è data da
  • con z gt 0. La media e la varianza della
    variabile Z possono essere espresse in funzione
    dei corrispondenti momenti di X tramite le
    relazioni
  • avendo posto .

40
Distribuzioni Continue
  • I fattori di asimmetria e curtosi sono dati
    rispettivamente da
  • Notate che per valori di ? non nulli, sia
    lasimmetria è sempre maggiore di zero e la
    curtosi è sempre maggiore di 3. Questo vuol dire
    che la distribuzione log-normale è sempre
    asimmetrica a destra e leptocurtica.

41
Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
  • Probabilità
  • Variabili Aleatorie
  • Momenti
  • Distribuzioni
  • Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
  • Dipendenza e Correlazione
  • Processi Stocastici
  • Dinamica del Prezzo di unAzione

42
Esistono numeri casuali ?
  • Come può un elaboratore, macchina totalmente
    deterministica, generare numeri casuali e quindi
    per loro natura non deterministici?
  • La risposta è molto semplice non può!
  • I numeri sono generati per mezzo di qualche
    algoritmo per cui non si può parlare di casualità
    essendo la sequenza predeterminata
  • In compenso con un computer si possono generare
    sequenze di numeri che sembrino aleatorie

43
Generatori di Numeri Pseudocasuali
  • Virtualmente tutti i generatori di numeri pseudo
    casuali impiegati in pratica sono basati sul
    generatore lineare congruente
  • I parametri a, c ed m determinano la qualità del
    generatore. a viene detto moltiplicatore, c
    incremento ed m è il cosiddetto modulo.
  • Il generatore appena visto genera numeri interi
    compresi fra 0 ed m. Usualmente si utilizzano
    generatori di numeri casuali uniformemente
    distribuiti fra 0 ed 1, per questo è sufficiente
    scegliere

44
Generatore Lineare Congruente
  • La sequenza di numeri casuali si ripeterà dopo un
    ciclo che, al più, potrà essere di lunghezza m.
  • Il massimo intero rappresentabile su un computer
    la cui lunghezza di parola è di L bit è 2L .
  • Usualmente si sceglie

45
Generatore Lineare Congruente
  • Vantaggi
  • E molto veloce richiedendo pochissime operazioni
    per chiamata, questo lo rende di uso universale
  • Svantaggi
  • Il più grosso svantaggio è rappresentato dalla
    presenza di correlazione sequenziale
  • Può produrre risultati inaspettati quando viene
    usato per la generazione di distribuzioni non
    uniformi.

46
Generatore Lineare Congruente
  • Se si generano n coppie di numeri casuali e
    si associano ad esse n punti in un piano, i punti
    non si distribuiscono uniformemente ma tendono ad
    allinearsi lungo segmenti di retta.

47
Generatore Lineare Congruente
  • La correlazione sequenziale può essere facilmente
    rimossa con tecniche di mescolamento
    (shuffling)
  • Il numero prodotto allo step j non costituisce
    loutput j-esimo ma viene utilizzato per loutput
    ad uno step successivo scelto in maniera casuale

48
Generazione di distribuzioni UniformiMicrosoft
Excel
  • La funzione Rnd() restituisce un valore numerico
    di tipo Single che contiene un numero casuale.
  • La sintassi è la seguente
  •  
  • Rnd(num)
  •  
  • L'argomento facoltativo num può essere un valore
    Single o una qualsiasi espressione numerica
    valida.
  • I valori restituiti dalla funzione dipendono dal
    valore passato come argomento.
  • Per ogni base iniziale specificata, viene
    generata la stessa sequenza di numeri, in quanto
    ogni successiva chiamata alla funzione Rnd()
    utilizza il numero casuale precedente come base
    per il numero successivo nella sequenza. In
    particolare
  • se il parametro num è minore di zero Rnd() genera
    sempre lo stesso numero, utilizzando num come
    base
  • se num è maggiore di zero viene restituito il
    successivo numero casuale nella sequenza
  • se num è uguale a zero viene restituito il numero
    generato per ultimo
  • infine se il parametro in input viene omesso,
    Rnd() restituirà il successivo numero casuale
    nella sequenza.

49
Generazione di distribuzioni Uniformi Microsoft
Excel
  • Prima di richiamare Rnd(), è consigliabile
    utilizzare l'istruzione Randomize senza argomento
    per inizializzare il generatore di numeri casuali
    con una base connessa al timer del sistema con la
    seguente sintassi
  •  
  • Randomize(numero)
  •  
  • Randomize utilizza il parametro numero per
    inizializzare il generatore di numeri casuali
    della funzione Rnd() assegnandogli un nuovo
    valore base. Se numero viene omesso, il valore
    restituito dal timer di sistema verrà utilizzato
    come nuova base.
  •  
  • Ricordate che la funzione Rnd() restituisce un
    valore minore di 1 ma maggiore o uguale a zero.
    Per generare interi casuali in un dato
    intervallo, utilizzare la seguente formula
  •  
  • Int((limitesup - limiteinf 1) Rnd
    limiteinf)
  •  
  • dove limitesup indica il numero maggiore
    presente nell'intervallo, mentre limiteinf indica
    il numero minore.

50
Esempio ProgrammazioneVBA
Il Generatore Lineare Congruente
51
Metodo della trasformazione inversa
  • Da un generatore di numeri distribuiti
    uniformemente si possono ricavare numeri
    distribuiti secondo una densità di probabilità
    prefissata.
  • SCOPO generare un campione di numeri Z
    distribuiti in accordo ad una funzione di
    distribuzione assegnata F(z).
  • INPUT deve essere possibile valutare la funzione
    inversa di F(z).
  • OUTPUT Z.
  • METODO Generare un set di numeri casuali U
    uniformemente distribuiti fra 0 ed 1 e per
    ciascuno di questi calcolare Z F-1(U)

Z
52
Variabili Normali Univariate Microsoft Excel
  • INV.NORM(). Restituisce l'inversa della
    distribuzione normale cumulativa per la media e
    la deviazione standard specificate. La sintassi é
  •  
  • INV.NORM(probabilitàmediadev_standard)
  •  
  • dove
  • probabilità   è la probabilità corrispondente
    alla distribuzione normale, media è la media
    aritmetica della distribuzione,
  • dev_standard è la deviazione standard della
    distribuzione.
  • INV.NORM utilizza una tecnica iterativa per il
    calcolo della funzione. Dato un valore di
    probabilità, INV.NORM applica il metodo delle
    iterazioni fino a quando la precisione del
    risultato non rientra in 3x10-7. Se il
    risultato di INV.NORM non converge dopo 100
    iterazioni, la funzione restituirà il valore di
    errore N/D.

53
Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
  • Probabilità
  • Variabili Aleatorie
  • Momenti
  • Distribuzioni
  • Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
  • Dipendenza e Correlazione
  • Processi Stocastici
  • Dinamica del Prezzo di unAzione

54
Covarianza
  • Date due variabili aleatorie X ed Y con varianza
    finita, si definisce covarianza la quantità
    definita da
  • Se la covarianza è nulla le due variabili si
    dicono non correlate. Solitamente viene
    introdotto un coefficiente di correlazione
    definito come
  • I cui valori massimi e minimi dipendono dal tipo
    di distribuzione considerata.
  • uno stimatore della covarianza è dato da

55
Dipendenza
  • Due variabili si dicono indipendenti se la
    funzione di distribuzione congiunta FXY(x, y) è
    fattorizzabile nel prodotto delle marginali
    FX(x)FY(Y).
  • Due variabili indipendendi con varianza finita
    sono anche non correlate ma non è vero il
    viceversa.

56
Correlazione positiva
57
Correlazione negativa
58
Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
  • Probabilità
  • Variabili Aleatorie
  • Momenti
  • Distribuzioni
  • Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
  • Dipendenza e Correlazione
  • Processi Stocastici
  • Dinamica del Prezzo di unAzione

59
Processi stocastici
  • Consideriamo una successione discreta di istanti
    di tempo
  • t1, t2, , tn.
  • In generale possiamo descrivere il comportamento
    di un sistema che evolve nel tempo in maniera
    imprevedibile tramite una corrispondente
    sequenza di variabili aleatorie
  • X1, X2, ..., Xn.
  • Parleremo in questo caso di processo stocastico
    discreto.
  • Naturalmente possiamo anche definire processi
    stocastici nel tempo continuo sia su un dominio
    finito, come ad esempio 0, 1, sia su un dominio
    infinito, ad esempio 0, ?).

60
Processi stocastici
  • Da un punto di vista formale consideriamo uno
    spazio di probabilità (?, A , P) e un insieme non
    vuoto, T, i cui elementi sono gli istanti che
    vengono presi in considerazione.
  • Definiamo processo stocastico una funzione di due
    variabili
  • tale che
  • è una variabile aleatoria per ogni t. La
    funzione
  • viene chiamata realizzazione o traiettoria del
    processo stocastico considerato.
  • Ogni realizzazione in pratica non è altro che
    unosservazione dellevoluzione temporale della
    quantità descritta dal processo.

61
Processi stocastici
62
Processi stocastici
  • Se assumiamo che un processo stocastico soddisfi
    le tre condizioni
  • esso è definito diffusivo.
  • I parametri ? e ?, che possono essere costanti o
    funzioni di Y e t, sono definiti drift e
    parametro di diffusione (diffusion) del processo.
  • La terza condizione esclude la presenza di salti
    nel processo.

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Processi stocastici
  • Un particolare tipo di processo diffusivo che
    utilizziamo per costruire i processi stocastici è
    il processo di Wiener w(t).
  • Tale processo è definito dalla seguente
    proprietà
  • lincremento w(t h) w(t), condizionale
    allinformazione disponibile in t (?t), ha
    distribuzione di probabilità normale con media
    zero e varianza pari ad h.
  • Lutilità di questo strumento per la costruzione
    di processi stocastici è immediata. Un processo
    con drift e diffusione costanti e con Y(0) 0
    può essere rappresentato come...

64
Processi stocastici
  • ...o, nella notazione equivalente più usuale
  • nota come equazione differenziale stocastica.
    Questultima notazione è puramente simbolica e
    serve ad esprimere la precedente relazione in
    maniera più compatta.

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Processi stocastici
  • Dalla definizione del processo di Wiener è
    immediato ottenere che al tempo t h la
    posizione di Y sarà descritta da una
    distribuzione normale con media pari a Y(t) ?h
    e varianza pari a ?2h.
  • Notiamo che questo è dovuto al fatto che il
    processo di Wiener è moltiplicato per un
    parametro di diffusione costante.

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Processi di Wiener
  • In particolare i modelli di comportamento dei
    prezzi azionari sono espressi spesso ricorrendo
    ai cosiddetti processi di Wiener
  • Il comportamento di una variabile z che segue un
    processo di Wiener può essere compreso se si
    esaminano le sue variazioni di valore in un
    piccolo intervallo di tempo dt.
  • Proprietà 1
  • dz è legata a dt dalla relazione
  • dove epsilon è una variabile aleatoria
    N(0,1)
  • Proprietà 2
  • I valori di dz in due qualsiasi intervalli di
    tempo dt diversi fra loro sono indipendenti

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Processi di Wiener Generalizzati
  • Un processo di Wiener generalizzato per una
    variabile x può essere così definito in funzione
    di dz
  • dove a e b sono costanti
  • Ricordando la prima proprietà dei processi di
    Wiener possiamo scrivere

68
LIntegrale di Ito
  • Nello studio dei flussi dinformazione nei
    mercati finanziari, i tradizionali strumenti
    forniti dallanalisi matematica risultano
    insufficienti.
  • In particolare la nozione di integrale di
    Riemann-Stieltjes risulta inadeguata in un
    contesto stocastico.
  • Supponiamo infatti di voler calcolare
  • Se la variabile S è una variabile deterministica
    il risultato dellintegrazione comè noto è

Consideriamo la somma...
Si noti che questo risultato si ottiene facendo
tendere N allinfinito nella somma sopra
riportata qualunque sia la scelta di
!
69
LIntegrale di Ito
  • Se invece S è una variabile aleatoria lo stesso
    procedimento non può essere utilizzato!
  • Infatti la quantità
  • non è conosciuta al tempo ti-1.
  • Inoltre non è possibile effettuare un passaggio
    al limite nel senso classico del termine sempre
    per il fatto che abbiamo a che fare con variabili
    aleatorie per le quali vanno definiti opportuni
    criteri di convergenza.
  • Nella definizione di Integrale di Ito, come
    vedremo, si usa il criterio della convergenza in
    media quadratica e il risultato finale è diverso
    da quello che ci aspetteremmo nel caso classico
    deterministico
  • Anche il concetto di differenziale classico
    risulta inadeguato in campo stocastico.

70
LIntegrale di Ito
  • Infatti, ad esempio, il moto browniano non è
    differenziabile in alcun punto e quindi non è
    derivabile rispetto al tempo
  • Il punto cruciale è che nel calcolo differenziale
    classico gli incrementi del secondo ordine come
    (?S)2 sono trascurabili rispetto a quelli del
    primo ordine quando ?S tende a zero e il
    differenziale di una funzione composta, al primo
    ordine risulta semplicemente dato da
  • Possiamo estendere questo semplice risultato al
    caso stocastico? NO!
  • Il motivo è il seguente se S è una variabile
    casuale, assumere che in media (?S)2 sia
    trascurabile equivale a supporre che la varianza
    di S sia nulla, ovvero a ritenere S una variabile
    deterministica!

71
LIntegrale di Ito
  • Per chiarire meglio questo concetto, supponiamo
    che St segua un processo browniano,
  • Supponiamo poi di voler analizzare landamento
    nel tempo di una generica funzione di S e t,
    anticipando i concetti di convergenza in media
    quadratica possiamo dire che simbolicamente
  • Pertanto i termini del secondo ordine in S non
    possono essere trascurati in unapprossimazione
    del primo ordine in quanto risultato essere
    analoghi a termini al primo ordine nel tempo!

72
Lemma di Ito
  • Per valutare lincremento di una funzione
    trascurando i termini di ordine superiore al
    primo nel tempo dobbiamo pertanto scrivere
  • Si noti che cè un termine aggiuntivo in più
    rispetto al differenziale del calcolo classico
  • Tale termine scompare se ? 0 ovvero se la
    variabile non è aleatoria!
  • Il calcolo differenziale stocastico nasce con lo
    scopo di dare significato alle equazioni
    differenziali contenenti termini differenziali
    stocastici

73
Lemma di Ito...se fosse valido il calcolo
differenziale classico
?
74
Lemma di Ito
  • Se il valore di S segue un processo di Ito
  • Allora il valore di una generica funzione di S
    segue la dinamica descritta da

75
Lemma di Ito
  • Un caso speciale

76
Richiami di Probabilità e Statistica dei Mercati
Finanziari
  • Probabilità
  • Variabili Aleatorie
  • Momenti
  • Distribuzioni
  • Generazione di Numeri Pseudo-Casuali
  • Dipendenza e Correlazione
  • Processi Stocastici
  • Dinamica del Prezzo di unAzione

77
Un processo per i prezzi azionari
  • Come abbiamo visto i rendimenti di un titolo
    possono, in prima approssimazione, essere
    considerati normalmente distribuiti
  • Da un punto di vista formale questo equivale ad
    ipotizzare la seguente relazione

MEDIA
VARIABILE ALEATORIA N(0,1)
STANDARD DEVIATION
78
Un processo per i prezzi azionari
  • Vediamo quali sono le proprieta di scalabilità
    temporale della media e della varianza
  • Se la varianza del prezzo fosse sempre nulla
    detto ? il tasso di rendimento istantaneo atteso,
    quello che ci si aspetta è
  • S S0e?t
  • in quanto il possesso del titolo equivale in
    questo caso ad un deposito bancario (volatilità
    nulla risk free)
  • Ma questa relazione è soluzione dellequazione
    differenziale
  • dS/S ?dt
  • Quindi possiamo porre

79
Un processo per i prezzi azionari
  • Quindi possiamo porre
  • La volatilità quindi varia come la radice
    quadrata del tempo, questo è equivalente ad
    assumere che la componente stocastica sia
    descritta da un processo di Wiener.

80
Un processo per i prezzi azionari
  • Riassumendo
  • dove ?S è la variazione di prezzo nellintervallo
    ?t e z è un numero casuale estratto da una
    distribuzione normale standard.
  • Un processo descritto da unequazione del genere
    è detto MOTO GEOMETRICO BROWNIANO

81
Un processo per i prezzi azionari
Lemma di Ito
82
Un processo per i prezzi azionari
83
Esempio ProgrammazioneVBA
Generazione di Scenari
84
Bibliografia
  • S. Benninga Modelli Finanziari La finanza con
    Excel McGraw-Hill (2001)
  • U. Cherubini, G. Della Lunga Matematica
    Finanziaria Applicazioni con VBA per Excel
    McGraw-Hill (2001)
  • U. Cherubini, G. Della Lunga Il Rischio
    Finanziario McGraw-Hill (2000)
  • E. Gaarder Haug The Complete Guide to Option
    Pricing Formulas McGraw-Hill (1998)
  • M. Jackson, M. Staunton Advanced Modelling in
    Finance using Excel and VBA Wiley Finance (2001)

85
(No Transcript)
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