Title: Premessa al Progetto
1Premessa al Progetto Diamo un futuro al nostro
passato
2Diamo un futuro al nostro passato
- Insegnanti che hanno realizzato il progetto
- Cavallo Bianca
- Fuda Emanuela
- Taverniti Rosalba
- Veneto Caterina
- Sidoti Adele
- Ursino Caterina
- Pugliese Maria rosa
- Caruso Nicolina
- Orobello Maria
- Taliano Rosetta
- Laganà Teresa
- Tredici Maria teresa
- Mosca Benedetta
- Candido Giuseppina
- Coluccio Marisa
3 La Calabria,una lunga lingua di terra
circondata dal Mareun mare pescoso,profondo che
è stato culla di civiltà . Una lingua di terra
ricoperta al centro di boschi selvaggi,di
località impervie e misteriose come la Sila ,le
Serre e lAspromonte.
- La Calabria ,una lunga lingua di terra,circondata
dal Mare,un mare
4Un grande museo allaperto,i cui
affioramenti vanno dal buio della più antica
preistoria , al neolitico,alla civiltà dei
metalli,di cui perfino Omero ricorda i viaggi a
Temesa per bronzo,dei prodi guerrieri Micenei,
Megale Hellas per i greci di occidente.
5Una terra dove è nato il nome Italia ma
che della cultura greca,anche dopo la parentesi
romana,continuò a nutrirsi durante il periodo
bizantino. Una Calabria da popoli antichi
,colonizzata da Greci e Romani,conquistata da
Barbari,Arabi e Normanni.
6È come se in un grande crogiuolo si fossero
mescolate tutte questa culture,senza contare
quelle delle età successive che,comunque ,forse
non lasciarono tracce così importanti e profonde
come le prime.
7O,forse,perché le prime hanno lasciato dietro di
sé lalone del mitoun mito che veste le
pietreun mito che dà corpo anche ai castelli
vuoti,alle città distrutte,ai templi nudi ma
solenni,anche quando di essi non ci sono più le
colonne, che sono servite per costruire nuovi
templi di nuove religioni.
8Nellottavo secolo a.C. rotte del
Mediterraneo vengono percorse in un solo
sensodalla Grecia,travagliata da crisi
sociali,verso occidente.Le navi trasportavano
gruppi di coloni che speravano di rifarsi una
vita su una terra cheloracolo di Delfi
dimostrava di conoscere bene ed indirizzava
sapientemente le spedizioni delle varie cittÃ
mettendo a capo un ecista,una guida ,un
capo,perché su quelle navi simbarcavano greci
che conoscevano già la scrittura ed erano
portatori di conoscenze che le popolazioni della
penisola ancora non possedevano.
9Oggi quelle colonie fondate sulla soglia del
VII secolo a.C. rappresentano un prezioso
patrimonio che la società calabrese,ancora, non
ha imparato ad utilizzare in modo intelligente.
Parliamo di
Sibari,Laos,Crotone,Paulonia,Locri,Medma,Metauros,
Rhegion. Sono le Metropoli della Magna Greciadi
molte di esse non restano che un pugno di monete
e le tombe delle loro necropoli,o le basi e
qualche colonna di templi che,in antico,godettero
di grande fama.
10Di molte di esse non si conosce neanche
leffettiva localizzazione ma sopravvive ancor
oggi il mistero della loro grandezza. Ma basta un
reperto per caratterizzarle,come le statuette di
terracotta delle dee medmee con le pose
ieratiche,la Persefone che da Locri è finita a
Berlino,le tavolette bronzee dellarchivio del
tempio di Marasà dalla caratteristica colonna
spezzata,le mura di Reggio.
11Si tratta di elementi sparsi
in uno scenario che ancora oggi appare dai
contorni sfocati avvolti nel misteroun mistero
che solo a sprazzi,a squarci improvvisi,mostra
nuove visionila teca del tempio di Zeus di Locri
affiorata nellaia di un contadino,in contrada
Pirrettina,di cui non si è mai stabilito lesatto
contenuto e soprattutto le due meravigliose
statue dei bronzi di Riace,
12fatte emergere dalla curiosità di un sub e che
oggi da sole rappresentano tutto il mito della
Megale Hellas,la Magna Grecia. Ma un mistero
sono anche le antiche città ,spesso, coperte dai
moderni abitati,come Crotone,Rhegion,Hipponion o
le colonne che adornavano la cattedrale di Mileto
relitti dellantica Hipponiumo quelle degli
edifici sacri di Locri,che hanno contribuito a
creare un altro mito,quello della cattedrale di
Gerace.
13Ora la Calabria,grazie anche al lavoro della
Soprintendenza archeologica che da anni si
batte per la tutela e la valorizzazione di
questo immenso patrimonio,è pronta a mostrare al
mondo questi tesori.
14Oggi,infatti,la Calabria può contare su
una fitta rete di musei e di importanti parchi
che costituiscono da soli un suggestivo
itinerario archeologico. Questi musei,veri luoghi
della memoria,con i loro reperti unici e
irripetibili,testimoniano lincontro antico di
popolazioni diverse che hanno lasciato alle
civiltà successive un tesoro inestimabile,in cui
si ritrovano cristallizzati antichi saperi e
antiche storie avvolte in un guscio invisibile
che ha la suggestione del mito.
15Con il progetto Diamo un futuro al
nostro passato,noi docenti ci siamo posti come
obiettivi per gli alunni, proprio quello di
favorire lo sviluppo di un interesse nei
confronti del vasto patrimonio storico ed
artistico,cogliendo i rapporti tra cultura
attuale e quella del nostro passato e di
sviluppare la cultura della difesa e della tutela
del nostro patrimonio artistico, perché
come diceva S.DostoevskijUn popolo che non ha
lorgoglio del proprio passato non ha futuro.
16Marina di Gioiosa Ionica
- La Storia e i monumenti
- Secondo gli studiosi nellattuale sito del centro
civico di Marina di Gioiosa Ionica e nelle
immediate vicinanze,sorgeva anticamente un
abitato latino la cui vita ebbe inizio nel I-II
secolo d.C. e si spense nel x secolo d.C per poi
tornare allantico splendore in etÃ
rinascimentale. - denominato Costa dei Gelsomini. Oltre la metÃ
dei suoi abitanti sono sparsi per le campagne in
piccoli agglomerati agricolo,che si susseguono a
brevi intervalli,collegati da una fitta rete di
viottoli. Il nucleo principale della popolazione
ha costruito le sue case sulla via litoranea
della via Appia-Traianea Regium_Tarentum
(Reggio-Taranto) e sulla antica vestigia
Greco-Romana,lungo la strada consolare interna,a
circa 1 km dalla spiaggia che un tempo collegava
i paesi della LocrideSiderno,Grotteria,Roccella
e Caulonia. I monti di Marina di Gioiosa Ionica
sono pochissimi,visto che il territorio è quasi
completamente pianeggiante.A Nord ci sono le
montagne appenniniche che formano la catena delle
Serre ed il Monte della Limina,alle spalle di
Ligonia cè un monte detto Monte SantAndrea,esso
sorge su una collinetta a circa 250 m.di altezza
dal mare,da cui si può ammirare tutta la pianura
gioiosana. - Su altre collinette sparse sorgono le frazioni
diJunchi,SantAnna,Leggio,Camocelli,Drusù,Timpero
sse,Pantalogna,Galea,Possessione,Giardini,Scinuso,
Spilinga,Carri,Romanò,Cattolica. - Marina di Gioiosa Ionica,diversamente dalle
località costiere vicine,ha avuto le prerogative
ad accogliere a ridosso dei secoli XV e XVI esuli
dalmati che hanno costituito il primo agglomerato
autonomo moderno della cittadina e che ancora
oggi offrono attraverso la perpetuazione dei
cognomi la prova della continuità di quel nucleo. - Bisognerà attendere il 1948 perché quel nucleo di
gente di origine dalmata ormai ingrandito dalle
migrazioni dai paesi dellentroterra(Martone,Mammo
la,Grotteria,Gioiosa Ionica,San Giovanni di
Gerace)avesse autonomia amministrativa e si
proponesse quale Marina di Gioiosa oggi è centro
di culture diverse che nella tolleranza ha
fondato la sua storia.
17- Sono oggi testimonianze di ciò le zone
archeologiche che comprendono i ruderi del Teatro
Romano,i resti del portus (venuti alla luce tra
i Torrenti Romanò e Lordo nel 1971 in seguito ad
una mareggiata,ma poi riseppelliti),le torri. - Il paese si estende dolcemente su unarea di 15
kmq che va dalle colline appenniniche sino alle
sponde luminose del mar Ionio,abbracciando le
verdi vallate dei torrenti Torbido e Romanòed
è situata quasi al centro del litorale
denominato Costa dei Gelsomini .
18Oltre la metà dei suoi abitanti sono sparsi per
le campagne in piccoli agglomerati agricolo,che
si susseguono a brevi intervalli,collegati da una
fitta rete di viottoli. Il nucleo principale
della popolazione ha costruito le sue case sulla
via litoranea della via Appia-Traianea
Regium_Tarentum (Reggio-Taranto) e sulla antica
vestigia Greco-Romana,lungo la strada consolare
interna,a circa 1 km dalla spiaggia che un tempo
collegava i paesi della LocrideSiderno,Grotteria,
Roccella e Caulonia. I monti di Marina di Gioiosa
Ionica sono pochissimi,visto che il territorio è
quasi completamente pianeggiante .
19A Nord ci sono le montagne appenniniche che
formano la catena delle Serre ed il Monte della
Limina,alle spalle di Ligonia cè un monte detto
Monte SantAndrea,esso sorge su una collinetta a
circa 250 m.di altezza dal mare,da cui si può
ammirare tutta la pianura gioiosana. Su altre
collinette sparse sorgono le frazioni
diJunchi,SantAnna,Leggio,Camocelli,Drusù,Timpe R
osse,Pantalogna,Galea,Possessione,Giardini,Scinuso
, Spilinga,Carri,Romanò,Cattolica.
20Marina di Gioiosa Ionica,diversamente dalle
località costiere vicine,ha avuto le prerogative
ad accogliere a ridosso dei secoli XV e XVI esuli
dalmati che hanno costituito il primo agglomerato
autonomo moderno della cittadina e che ancora
oggi offrono attraverso la perpetuazione dei
cognomi la prova della continuità di quel nucleo.
21- Bisognerà attendere il 1948 perché quel nucleo di
gente di origine dalmata ormai ingrandito dalle
migrazioni dai paesi dellentroterra(Martone,Mammo
la,Grotteria,Gioiosa Ionica,San Giovanni di
Gerace)avesse autonomia amministrativa e si
proponesse quale Marina di Gioiosa oggi è centro
di culture diverse che nella tolleranza ha
fondato la sua storia.
22Il teatro
- Il teatro di Marina di Gioiosa Jonica costituisce
un esempio intermedio del passaggio dal teatro
greco a quello romano,i cui estremi evolutivi
sono costituiti ,secondo la catalogazione
classica,dal teatro greco addossato e dal teatro
romano costruito. Il pendio rinforzato presente a
Gioiosa Marina costituisce dunque una tipologia
intermedia, il teatro di Pompeo,il cui anno di
costruzione,il 55 a.C., può essere
considerato,con quello di Marina di Gioiosa
Jonica,lo spartiacque tra il tipo greco e quello
romano.
23- Diviso in 5 settori,4 scale,doveva avere 20 file
di posti. Delle 20 file se ne sono conservate
solo 10.È stata calcolata così una capienza di
ca. 1200 persone. Nella prima fase la cavea era
perfettamente semicircolare,come gli edifici
teatrali di Metapontion e di Rhegion. - Il teatro fu scoperto nellagosto del 1883
dallarcheologo Canonico Antonio Maria De
24- Lorenzo e la sua data di costruzione risale al
II-III secolo d.C. - I lavori per lesumazione sono stati lunghi e
svolti ad intervalli. Iniziarono nel 1906-1907
per opera del barone Fortunato Lupis
Crisafi,ispettore onorario alle antichità e
ripresero per opera di Silvio Ferri nel
1925-1926.Il De Francis poi,nel 1959-1960 fece
apportare alcuni restauri.
25- Il teatro di Marina di Gioiosa Ionica rappresenta
una tappa fondamentale dellevoluzione del teatro
da greco ,che generalmente è disposto su costa a
pendio naturale, a quello romano con la
caratteristica cavea in muratura.
26(No Transcript)
27Torre Spina del Cavallaro
- Nelle adiacenze del teatro si trova la Torre
Borraca o Torre Spina,detta anche del
Cavallaro. - Di forma cilindrica,con base a scarpata,coronament
o merlato,monofora,oblunga con arco a tutto
sesto, è stata costruita intorno alla metà del
500 utilizzando le pietre del vicino teatro. - Veniva utilizzata come dispositivo di
avvistamento,segnalazione e difesa contro le
incursioni nemiche(saracene,turche,corsare,barbare
) che venivano dal mare.
28- Da varie fonti si può desumere che accanto alla
torre vi fosse un piccolo insediamento umano.
Assieme a Torre Galea e ad altre torri (Torre
Vecchia,Torre dei Giardini) di cui oggi non
rimane traccia che nelle vie che portano ancora i
loro nomi,Torre Spina rientra in un progetto
unitario di un più complesso sistema di
avvistamento.
29(No Transcript)
30Torre Galea
- La bellissima Torre Galea che si trova in
contrada Galea,a circa 2 km dal centro del
paese,rappresenta una monumentale costruzione
(maniero con trittico di torri) che, secondo gli
studiosi,risale al periodo vicereale spagnolo
(metà secolo XVI), ma le cui strutture
architettoniche e la tipologia stilistica non
lasciano dubbi sulla sua appartenenza allo stile
aragonese. Doveva essere destinata alla difesa
contro le incursioni nemiche,ma da varie fonti si
desume che la sua funzione principale fu quella di
31- residenza,sia pure secondaria e rurale,del
signore del luogo. Alta ed elegante,la torre ha
pianta quadrata ed è affiancata da due torrioni
cilindrici angolari coronati da mensole litiche.
È fornita di un cortile daccesso ed al suo
interno vi sono stanze abitabili. Attorno alla
torre vi sono ancora resti di case stalle e
magazzini per il servizio della tenuta.
32(No Transcript)
33Geracela rupe dove si posò lo sparviero
- Deriva dal greco jerax, "sparviero", in ricordo
del rapace che, secondo la leggenda, avrebbe
indicato agli abitanti di Locri il luogo in cui
rifondare la città , al riparo dalle incursioni
saracene. - Per altri il toponimo trova la sua spiegazione
nell'antico nome bizantino Aghia (Santa) Ciriaca,
o in jerà akis, "vetta sacra".
34- La Storia
- VIII-VII sec. a.C., s'ipotizza che i coloni
greci provenienti dalla Locride, fondata sulla
costa ionica la polis di Locri Epizephiri (che
raggiungerà il suo massimo splendore nel V sec.
a.C.), abbiano, con un piccolo insediamento,
anche la rupe su cui in seguito sorgerà la cittÃ
di Gerace. - VII-VIII sec. d.C., l'abbandono di Locri da
parte dei suoi abitanti comporta la fondazione,
da parte degli stessi, di un insediamento in un
luogo più elevato e sicuro, chiamato dai
Bizantini Santa Ciriaca. Il nome del kà stron
compare per la prima volta nel 787.
35- X sec., la fortezza bizantina resiste ai
ripetuti assalti degli Arabi, nelle cui mani cade
soltanto nel 986. - 1045, viene consacrata la Cattedrale di rito
greco. Nel 1059, con la conquista di Roberto il
Guiscardo, Gerace passa ai Normanni, sotto i
quali conosce un periodo di grande prosperità .
Nonostante la politica filo-latina dei Normanni,
il rito greco sarà abolito soltanto nel 1480. - XII-XVII sec., dai Normanni la città passa agli
Angioini e in seguito agli Aragonesi. Sede di una
delle più antiche diocesi della Calabria, Gerace
è in questo periodo un centro di forte
spiritualità e cultura, ma sempre sottoposto a
feudatari.
36- Nel 1348 diventa contea con gli Angioini (suo
primo conte è Enrico Caracciolo), poi marchesato
con gli Aragonesi (primo marchese è Tommaso
Caracciolo nel 1502 passa a Consalvo de Aragona)
e nel 1609 assurge al rango di Principato con
Giovan Francesco Grimaldi. - 1806, con l'abolizione della feudalità da parte
dei Francesi, Gerace diventa capoluogo di
circondario e tale rimane con i Borboni. - 1847, sono eseguite le condanne a morte di
cinque giovani capi carbonari che avevano
cospirato contro il potere borbonico.
37GeraceIl castello
38Cenni storici sulla Cattedrale
39Cenni storici sulla Cattedrale
- La primitiva costruzione dell'edificio, tra i più
antichi e imponenti della regione, risalirebbe
alla fine dellXI secolo, aggiunte e
ricostruzioni a seguito di vari terremoti si sono
poi stratificate nel tempo, sino ai più recenti
restauri avviati nel 1930. Costituita da una
chiesa inferiore e cripta e dalla basilica
superiore a tre navate con transetto, cupola alla
crociera e absidi orientate secondo lo stile
bizantino, la Cattedrale di epoca normanna
presenta elementi costruttivi e decorativi di
notevole interesse artistico. - All'interno l'altare maggiore settecentesco in
marmi
40- policromi, opera di maestranze siciliane
(Palazzotto e Amato), voluto dal Vescovo Mons.
Del Tufo nel 1731 e dotato dallo stesso di 12
candelieri in bronzo fusi a Napoli. Notevole la
Cappella quattrocentesca intitolata al S.S.
Sacramento di patronato dei feudatari Caracciolo
e per conto degli stessi realizzata e abbellita,
nel corso del XVI sec,, con rivestimento a tarsie
marmoree e arco trionfale. Stucchi tardo
ottocenteschi sostituiscono gli affreschi
originari. Nella stessa cappella è il dipinto,
recentemente restaurato, raffigurante l'ultima
Cena, di scuola settecentesca napoletana.
41(No Transcript)
42Portale gotico della chiesa diSan Francesco
43CHIESA DI S. FRANCESCO - Cenni storici
- La bella chiesa di S. Francesco d'Assisi fu
edificata a Gerace nel 1252 sui resti di un
preesistente edificio romanico a navata unica.
L'imponente struttura gotica era affiancata su un
lato da un suggestivo chiostro e dall'omonimo
convento, e sull'altro dalla cappella di Santa
Maria de Jesu. La facciata9 sulla quale si apre
un pregevole portale- gotico ad arco acuto, con
triplice archivolto intagliato in stile
arabo-normanno, è inoltre decorata da una
modanatura, da diversi capitelli e da un'immagine
raffigurante il sole. L'interno della chiesa,
44- sobrio e disadorno. custodisce il magnifico
altare maggiore del XVI secolo, e il bellissimo
Arco trionfale, entrambi in stile barocco e
decorati da intarsi in marmo policromo, e il
sarcofago di Nicola Ruffo del XIV secolo.
Dell'antica cappella annessa alla chiesa
rimangono solo un sarcofago e frammenti di due
colonne in stile gotico dopo il restauro è
invece tornata alla luce un'ala del chiostro, e
parti di quello che età il ricchissimo monastero
dei padri Conventuali, adibito dal 1806 al 1897 a
prigione. L'intero complesso architettonico,
abbandonato e manomesso dalla fine del secolo
scorso, è stato recuperato grazie a ripetuti
interventi di restauro iniziati fin dal 195 1.
45Stilo Cenni storici
- Stilo, il cui nome deriva dal greco
Stylos,in latino Stilume significa colonna,
sorge alle radici del monte Consolino.Le origini
di questa cittadina risalgono probabilmente alla
distruzione di Caulonia da parte di Dionigi di
Siracusa ed al conseguente esodo dei suoi
abitanti. Nel luglio del 962, sarebbe avvenuta la
battaglia tra Ottone II di Baviera contro i
Bizantini, affiancati dai Saraceni di Sicilia,
timorosi dell'arrivo dei Germanici. Già nel X
secolo, Stilo veniva considerato il più noto
centro Bizantino della Calabria. Nel secolo XI fu
dominio dei Normanni che eressero e rinforzarono
il castello sulla vetta del monte Consolino ed in
seguito con gli Angioini, Stilo divenne "cittÃ
Regia", con privilegi. La cittadina conserva sia.
nella conformazione urbana che nell'
architettura, uno stampo medievale, ad eccezione
del monumento bronzeo di Tommaso Campanella,
(opera del nostro secolo) illustre filosofo ed
autore de 'La città - del Sole".
46- Nella zona più elevata si possono osservare
diversi palazzi seicenteschi, con balconi in
ferro che sembrano ricamati e portali con
finiture sottili che confermano una grande
tradizione artigianale, famosa dal tempo dei
Normanni per la ricchezza delle miniere.
                                                 Â
                                     - Famose sono le "Laure", scavate nella montagna,
rifugio di eremiti. A Stilo possiamo ammirare la
Chiesa di San Biagio, la Chiesa dei Domenicani,la
Porta Stefanina, San Giovanni fuori le mura, il
castello Normanno sul monte Consolino,la chiesa
di San Francesco. Il Duomo è una costruzione
rifatta conserva ancora il portale Gotico di
epoca Angioina e l'orientamento est-ovest di
tipologia Normanna. Vicino al portale sono
visibili due piedi che secondo alcune credenza
dovrebbero simboleggiare la vittoria del
Cristianesimo sul Paganesimo. All'interno si nota
un tabernacolo in marmo, un interessante altare
del 1700 e vari arredi sacri. Vi è anche
custodita una pala d'altare del '600, il famoso
Paradiso di G.B. Caracciolo, detto il
Battistello. Ma Stilo è soprattutto importanteÂ
per la Cattolica e anche per le "Porte" e "La
Cinta Muraria".
47Stiloveduta panoramica dalla Cattolica
48Chiesa di San Francesco - Cenni storici
-
- La Chiesa di Stilo consacrata a San Francesco,
con l'annesso Convento e la possente torre
campanaria, fu edificata nel corso del XV secolo.
La facciata, su cui si apre un elegante Portale,
è stata ricostruita agli inizi del XVIII secolo e
rappresenta uno dei più alti esempi di barocco
calabrese del '700. L'edificio, sovrastato da una
cupola, conserva al suo interno pregevoli opere,
tra cui diversi affreschi del pittore stilese
Francesco Cozza, un altare ligneo in stile
barocco abilmente intagliato da artigiani locali,
un coro anch'esso in legno e una bella statua
marmorea dell'Immacolata risalente al XVIII
secolo. Adiacente alla Chiesa è il convento dei
Frati Minori, che conserva in parte il bel
chiostro in stile toscano, con archi granitici
realizzati da un abile scalpellino.
49Fontana dei Delfini - Cenni storici
- È comunemente chiamata "Fontana Gebbia" ma
conosciuta anche come "Fontana dei Delfini". In
tale esempio, si può storicamente affermare che
Stilo subì anche l'influsso arabo nell'arte, per
l'incursione dello stesso popolo, soprattutto
durante la battaglia del 982 che vide sconfitto
l'Imperatore Ottone II dai Bizantini alleati agli
Arabi. Così, oltre al nome, che vuole indicare il
luogo da dove sgorgava l'acqua, (il Consolino),
anche il nucleo scultorio centrale in pietra, che
rappresenta appunto due delfini attorcigliati,
sono di puro stampo arabo. Invece tutto il
complesso architettonico restante, costituito da
tre archi coronati a loro volta da un cornicione
ben sagomato, è del classico stile barocco
proprio del '700. Narra la tradizione, che fino a
qualche anno addietro esisteva, non molto lontano
dalla ubicazione di tale fontana, un masso in
granito locale, spianato e a foggia di sedile,
che sarebbe servito come trono a qualche
"Califfo" arabo di passaggio, nelle trattazioni
con i suoi dipendenti. Era conosciuta appunto
come "Pietra del Califfo" e di essa non rimane
più nulla.
50Bivongi
- Bivongi sorge in una vallata a 270 mt. s.l.m.,
sulla sponda destra del fiume Stilaro, con un
territorio di 25.3 kmq.,circondata dal monte
Consolino e dai rilievi delle Serre Calabre. La
sua storia ha inizio nellanno 1000 ed è legata
al convento degli Apostoli, frangia del monastero
greco dellArsafia (i ruderi sono visibili e
posizionati nell'odierno comune di Monasterace,
sul fiume Assi) che Ruggero il Normanno concesse
alla Certosa di Serra S. Bruno. I ruderi si
possono scorgere ancora in alto, su di una
collina oltre il fiume. Recenti lavori di
restauro della chiesa matrice hanno riportato
alla luce i resti di una primitiva chiesa con un
altare del 1300. Di essa risulta che nel 1325 il
cappellano pagasse alla Diocesi la decima di un
tarì. La chiesa attuale del secolo XVII,
completata dopo il terremoto del 1783, è
intitolata a San Giovanni Decollato. Nel 1985 è
stata elevata a Santuario di Maria SS. Mamma
Nostra, Madonna alla quale si attribuiscono
diversi miracoli, venerata da tutti i bivongesi,
anche da quelli emigrati allestero. Rinomati
sono i prodotti agricoli, ed il vino che possiede
la Denominazione dorigine controllata, è
commercializzato dalla Cantina Sociale di
Bivongi.
51- Illustre cittadino di Bivongi è stato
Tommaso Martini, pittore del 700 discepolo del
Solimena, le cui opere arricchiscono il
patrimonio iconografico di varie chiese della
Calabria e dellItalia centrale. Nel territorio,
a circa due km. dallabitato, sulla dorsale tra i
fiumi Stilaro e Assi, si trova la Basilica
bizantino-normanna di San Giovanni Théristis (XI
sec.). Oggi, dopo novecento anni, il Monastero è
ridivenuto sede di monaci greco-ortodossi
esicasti del monte Athos, allontanatesi da questi
luoghi a seguito dello scisma del 1054. In epoca
basiliana il monastero è stato il più importante
della Calabria meridionale, con una scuola di
emanuensi ed una grande biblioteca che
Chalckeopulos, nel 1551, censiva consistente in
dieci casse contenenti 820 documenti. Possedeva
inoltre molte rendite, giacché in Calabria non
vigeva il diritto bizantino di divieto ai
monasteri di possedere beni immobili. San
Giovanni, vissuto nella prima metà dellXI
secolo, fu detto Thèrestis (mietitore) per un
miracolo riguardante la mietitura avvenuto in
zona Marone di Monasterace, situata verso la
marina. Il monastero può essere visitato con la
guida dei religiosi che vi dimorano. Il corso
medio-alto dello Stilaro offre uno scenario
incomparabile in tutte le stagioni, dalla
fioritura di ginestre in primavera ai contrasti
di colore nellautunno. Molti laghetti naturali,
contornati da bianchi e levigati scogli
granitici, offrono nelle calde ore estive
loccasione di un tuffo rinfrescante in acque
limpide. Area picnic è il Parco Vignali,
attraversato da un ruscello ed attrezzato per il
gioco, lo sport e la cottura allaperto.
Piacevole è la risalita del fiume fino alla
cascata del Marmarico, alta 105 mt. raggiungibile
a piedi attraverso un sentiero che si inoltra nel
bosco.
52BivongiIl Monastero di San Giovanni Theristys
- Il Cenobio, l'unico in Italia fondato dai monaci
del monte Athos (in Grecia) e di cui rimangono
soltanto i ruderi, si trova ai piedi del monte
Consolino nelle Serre (tra le valli delle fiumare
Assi e Stilaro) ed è dedicato a San Giovanni
Theristys (il Mietitore).L'architettura normanna
si nota all'interno nei pilastri angolari
collegati dai quattro archi che sorreggono la
cupola. Quelli della navata e del presbiterio
sono a sesto acuto (stile gotico). La cupola
poggia su una base cubica che, all'altezza delle
quattro finestrelle, diventa ottagonale. Sulle
pareti rimangono tracce di affreschi. Lo stile
bizantino si nota, invece, nei muri perimetrali
esterni costruiti con pietra concia e cotto. Le
lesene (pilastro ornamentale lievemente sporgente
da un muro) all'esterno dell'abside formano archi
ogivali e rappresentano i più antichi elementi
architettonici squisitamente arabi in chiese
bizantine.