Title: Principi di Oncologia Sperimentale
1Principi di Oncologia Sperimentale
- IL PROCESSO METASTATICO
-
2 S. Beninati
2Metastasi
- Per metàstasi si intende la disseminazione di un
processo evolutivo dalla sua sede di origine ad
altri organi dell'individuo. Le metastasi possono
avere natura infettiva (dunque, metastasi
settiche), ma più spesso con questo termine si
indicano le metastasi tumorali in questo caso,
derivano dalla crescita di cellule tumorali
individuabili da alcune caratteristiche tipiche
del tessuto originario ma non del sito di
impianto.
3- La capacità di dare metastasi è la principale
peculiarità che hanno i tumori maligni rispetto
ai tumori benigni, e sono quasi sempre proprio le
metastasi quelle che provocano la morte
dell'organismo, raramente il tumore primitivo. - Ciò è dovuto anche al fatto che le metastasi sono
formate da cellule molto più resistenti,
aggressive ed efficienti di quelle presenti nel
tumore primitivo.
4- La gran parte delle neoplasie maligne si
accresce, invade i tessuti circostanti e si
dissemina nellorganismo ospite dando origine ad
altre formazioni neoplastiche, separate e
distanti dal tumore primario. Questo processo è
noto come metastatizzazione, e le formazioni
neoplastiche secondarie sono dette metastasi .
5Modalità di Diffusione
- Un tumore diffonde per diffusione continua o
locale oppure per propagazione a distanza.
Entrambe le modalità possono coesistere, ma la
seconda implica la presenza di discontinuità fra
la sede primitiva e i focolai secondari. Quindi
le neoplasie metastatizzano allorquando alcune
cellule neoplastiche abbandonano il sito di
origine e si diffondono nellorganismo attraverso
i canali preesistenti (vasi ematici e linfatici),
gli spazi connettivali e le grandi cavità.
6Disseminazione per via ematica
- La disseminazione per via ematica è
caratteristica di molti sarcomi, di qualche
carcinoma, del corioepitelioma e di tumori che
insorgono in distretti privi di vasi linfatici. - Per la crescita metastatica è fondamentale il
contributo della rete vascolare formata da
neoangiogenesi che circonda il tessuto
neoplastico e si spinge al suo interno. - le pareti di questa rete vascolare sono
strutturate male (sono povere di periciti e di
cellule muscolari lisce) e relativamente
permeabili, rappresentando quindi un facile
accesso al circolo ematico per cellule che
rilasciano enzimi proteolitici (metalloproteasi)
in grado di lisare la membrana basale
periendoteliale.
7Le pareti capillari, a differenza di quelle
venose ed arteriose, non sono costituite da tre
tonache concentriche, ma da un singolo strato di
cellule endoteliali appiattite che poggia su una
membrana basale la parete capillare è quindi
priva di fibre muscolari, elastiche e fibrose.
Questa peculiarità morfologica ha lo scopo di
facilitare lo scambio di sostanze con il liquido
interstiziale. Molti capillari sono associati a
cellule, dette periciti, che regolano la
permeabilità dell'endotelio, opponendosi a tali
passaggi tanto maggiore è il numero di periciti
e tanto minore è la permeabilità capillare.
endotelio
8Tumore primario
Ingresso nel circolo
proliferazione
Cellule metastatiche
capillare
neutrofili
Migrazione transendoteliale
Tumore secondario
9Angiogenesi
- La formazione di nuovi vasi comporta
lattivazione di un processo proliferativo e
differenziativo nelle cellule endoteliali dei
capillari dellospite, dai quali originano
gettoni cellulari solidi che successivamente si
canalizzano e si strutturano in formazioni vasali
più o meno regolari. Per linnesco e il
mantenimento di questo processo è necessario che
una sottopopolazione delle cellule neoplastiche
del tumore primitivo assuma il fenotipo
angiogenico.
10Angiogenesi
- Le cellule tumorali con questo fenotipo possono
attivare la secrezione di uno o più fattori
positivi, oppure mobilizzarli dalla matrice
extracellulare o, anche, reclutare cellule
dellospite (come ad esempio i macrofagi, i quali
producono proprie proteine angiogeniche). - I fattori angiogenici più comunemente presenti
nei tumori sono il basic fibroblast growth factor
(bFGF) e il vascular endotelial growth factor
(VEGF).
11Angiogenesi
- Dal punto di vista morfologico, la
vascolarizzazione tumorale è composta da vasi di
tipo capillare e precapillare che originano dalle
venule dellospite. - può assumere un aspetto periferico (vasi di
maggior calibro che circondano il focolaio e che
inviano capillari verso il centro della
neoplasia), oppure un aspetto centrale (vaso
centrale maggiore al centro del tumore con
ramificazioni alla periferia). - Una volta penetrate allinterno di un vaso
ematico, le cellule neoplastiche circolano sotto
forma di aggregati omotipici o eterotipici
(emboli neoplastici) e vengono intrappolate nei
principali distretti capillari, dove si
arrestano, permeano gli endoteli e si riversano
nei tessuti extravascolari dando luogo alla
formazione di focolai metastatici.
12Globuli rossi
tumore
sezione di un vaso sanguigno che irrora un
melanoma
13- Sebbene alcune cellule neoplastiche possano
invadere i tessuti passivamente, cioè attraverso
un meccanismo di crescita ed espansione
cellulare, il ruolo principale dellinvasione
locale è giocato dalla motilità cellulare alcune
cellule tumorali secernono esse stesse fattori di
motilità autocrini, ma in generale il movimento è
stimolato da fattori esogeni paracrini solubili
(chemiotattici) e insolubili (aptotattici).
14- Il numero delle cellule neoplastiche che si
riversano nel torrente circolatorio è di gran
lunga superiore a quello delle cellule in grado
di formare focolai metastatici. - La scarsa differenziazione (anaplasia) del tumore
primario e la presenza di fenomeni necrotici al
suo interno sono le caratteristiche che sembrano
favorire maggiormente il passaggio in circolo di
emboli neoplastici. - In ogni caso lindice di mortalità tra le
cellule neoplastiche è molto elevato di tutti
gli elementi neoplastici che penetrano nel
torrente circolatorio, meno dello 0,01 è in
grado di dare luogo allo sviluppo di focolai
metastatici.
15Disseminazione per via linfatica
- La disseminazione per via linfatica è
caratteristica dei carcinomi, molti dei quali
sintetizzano e secernono fattori, come il VEGF-C
e il VEGF-D, che promuovono la formazione di
nuovi capillari (linfangiogenesi), o incrementano
il diametro di quelli esistenti, interagendo con
specifici recettori (VEGF-R3). Le cellule
neoplastiche penetrano nei vasi linfatici, ove
assumono un aspetto a cordoni solidi
(permeazione) o ad aggregati cellulari
(embolizzazione), con meccanismi identici a
quelli adoperati per lingresso nel circolo
ematico.
16- La diffusione sotto forma di emboli è la
principale modalità di disseminazione dei tumori
primari nei linfonodi regionali e, via via, lungo
le altre stazioni linfatiche. - Una volta che le cellule neoplastiche siano
giunte nei linfonodi regionali possono
verificarsi varie evenienze
17Linfonodi Sentinella
18 Disseminazione per via linfatica e/o
ematica
19Linfonodo regionale
- 1. Le cellule tumorali proliferano e
sostituiscono progressivamente le cellule
linfoidi locali il flusso della linfa efferente
viene quindi circuitato o convogliato
allindietro trascinando con sé le cellule
neoplastiche nate nel linfonodo, cellule che si
vanno a depositare in stazioni linfatiche situate
più a valle (il linfonodo regionale si comporta
in pratica da sorgente di ulteriori metastasi, le
metastasi secondarie)
20- 2. le cellule neoplastiche muoiono in loco, o in
seguito a qualche deficienza metabolica o per
azione degli elementi immunocompetenti presenti
nel linfonodo - 3. le cellule neoplastiche sopravvivono nel
linfonodo, ma in uno stato di latenza, e non
generano metastasi secondarie.
21Capsula linfonodale
- La tendenza al superamento più o meno precoce
della capsula linfonodale dipende essenzialmente
dallistotipo, ma quando ladenopatia supera la
dimensione di circa 5 cm la rottura capsulare con
estrinsecazione delle cellule tumorali è
praticamente costante per tutte le neoplasie. - La funzione barriera dei linfonodi regionali è
quindi parziale e può essere ulteriormente
compromessa in seguito a procedimenti diagnostici
(linfoangiografia) o terapeutici (irradiazione
locale, trattamento con steroidi).
22Disseminazione per contiguità
- La disseminazione per contiguità o per cavità non
è inconsueta - i carcinomi dello stomaco, del colon e
dellovaio possono metastatizzare in cavità
peritoneale - i carcinomi della mammella, del polmone e
dellesofago diffondono nella cavità pleurica e/o
pericardica - i tumori del plesso corioideo, gli ependimomi, i
pinealomi e i medulloblastomi possono diffondere
lungo la cavità cerebro-spinale, anche se la
formazione di metastasi al di fuori del sistema
nervoso centrale è di eccezionale riscontro.