Principi di Oncologia Sperimentale - PowerPoint PPT Presentation

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Principi di Oncologia Sperimentale

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Principi di Oncologia Sperimentale IL PROCESSO METASTATICO 2 S. Beninati Metastasi Per met stasi si intende la disseminazione di un processo evolutivo dalla sua ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Principi di Oncologia Sperimentale


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Principi di Oncologia Sperimentale
  • IL PROCESSO METASTATICO

  • 2 S. Beninati

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Metastasi
  • Per metàstasi si intende la disseminazione di un
    processo evolutivo dalla sua sede di origine ad
    altri organi dell'individuo. Le metastasi possono
    avere natura infettiva (dunque, metastasi
    settiche), ma più spesso con questo termine si
    indicano le metastasi tumorali in questo caso,
    derivano dalla crescita di cellule tumorali
    individuabili da alcune caratteristiche tipiche
    del tessuto originario ma non del sito di
    impianto.

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  • La capacità di dare metastasi è la principale
    peculiarità che hanno i tumori maligni rispetto
    ai tumori benigni, e sono quasi sempre proprio le
    metastasi quelle che provocano la morte
    dell'organismo, raramente il tumore primitivo.
  • Ciò è dovuto anche al fatto che le metastasi sono
    formate da cellule molto più resistenti,
    aggressive ed efficienti di quelle presenti nel
    tumore primitivo.

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  • La gran parte delle neoplasie maligne si
    accresce, invade i tessuti circostanti e si
    dissemina nellorganismo ospite dando origine ad
    altre formazioni neoplastiche, separate e
    distanti dal tumore primario. Questo processo è
    noto come metastatizzazione, e le formazioni
    neoplastiche secondarie sono dette metastasi .

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Modalità di Diffusione
  • Un tumore diffonde per diffusione continua o
    locale oppure per propagazione a distanza.
    Entrambe le modalità possono coesistere, ma la
    seconda implica la presenza di discontinuità fra
    la sede primitiva e i focolai secondari. Quindi
    le neoplasie metastatizzano allorquando alcune
    cellule neoplastiche abbandonano il sito di
    origine e si diffondono nellorganismo attraverso
    i canali preesistenti (vasi ematici e linfatici),
    gli spazi connettivali e le grandi cavità.

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Disseminazione per via ematica
  • La disseminazione per via ematica è
    caratteristica di molti sarcomi, di qualche
    carcinoma, del corioepitelioma e di tumori che
    insorgono in distretti privi di vasi linfatici.
  • Per la crescita metastatica è fondamentale il
    contributo della rete vascolare formata da
    neoangiogenesi che circonda il tessuto
    neoplastico e si spinge al suo interno.
  • le pareti di questa rete vascolare sono
    strutturate male (sono povere di periciti e di
    cellule muscolari lisce) e relativamente
    permeabili, rappresentando quindi un facile
    accesso al circolo ematico per cellule che
    rilasciano enzimi proteolitici (metalloproteasi)
    in grado di lisare la membrana basale
    periendoteliale.

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Le pareti capillari, a differenza di quelle
venose ed arteriose, non sono costituite da tre
tonache concentriche, ma da un singolo strato di
cellule endoteliali appiattite che poggia su una
membrana basale la parete capillare è quindi
priva di fibre muscolari, elastiche e fibrose.
Questa peculiarità morfologica ha lo scopo di
facilitare lo scambio di sostanze con il liquido
interstiziale. Molti capillari sono associati a
cellule, dette periciti, che regolano la
permeabilità dell'endotelio, opponendosi a tali
passaggi tanto maggiore è il numero di periciti
e tanto minore è la permeabilità capillare.  
endotelio
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Tumore primario
Ingresso nel circolo
proliferazione
Cellule metastatiche
capillare
neutrofili
Migrazione transendoteliale
Tumore secondario
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Angiogenesi
  • La formazione di nuovi vasi comporta
    lattivazione di un processo proliferativo e
    differenziativo nelle cellule endoteliali dei
    capillari dellospite, dai quali originano
    gettoni cellulari solidi che successivamente si
    canalizzano e si strutturano in formazioni vasali
    più o meno regolari. Per linnesco e il
    mantenimento di questo processo è necessario che
    una sottopopolazione delle cellule neoplastiche
    del tumore primitivo assuma il fenotipo
    angiogenico.

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Angiogenesi
  • Le cellule tumorali con questo fenotipo possono
    attivare la secrezione di uno o più fattori
    positivi, oppure mobilizzarli dalla matrice
    extracellulare o, anche, reclutare cellule
    dellospite (come ad esempio i macrofagi, i quali
    producono proprie proteine angiogeniche).
  • I fattori angiogenici più comunemente presenti
    nei tumori sono il basic fibroblast growth factor
    (bFGF) e il vascular endotelial growth factor
    (VEGF).

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Angiogenesi
  • Dal punto di vista morfologico, la
    vascolarizzazione tumorale è composta da vasi di
    tipo capillare e precapillare che originano dalle
    venule dellospite.
  • può assumere un aspetto periferico (vasi di
    maggior calibro che circondano il focolaio e che
    inviano capillari verso il centro della
    neoplasia), oppure un aspetto centrale (vaso
    centrale maggiore al centro del tumore con
    ramificazioni alla periferia).
  • Una volta penetrate allinterno di un vaso
    ematico, le cellule neoplastiche circolano sotto
    forma di aggregati omotipici o eterotipici
    (emboli neoplastici) e vengono intrappolate nei
    principali distretti capillari, dove si
    arrestano, permeano gli endoteli e si riversano
    nei tessuti extravascolari dando luogo alla
    formazione di focolai metastatici.

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Globuli rossi
tumore
sezione di un vaso sanguigno che irrora un
melanoma
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  • Sebbene alcune cellule neoplastiche possano
    invadere i tessuti passivamente, cioè attraverso
    un meccanismo di crescita ed espansione
    cellulare, il ruolo principale dellinvasione
    locale è giocato dalla motilità cellulare alcune
    cellule tumorali secernono esse stesse fattori di
    motilità autocrini, ma in generale il movimento è
    stimolato da fattori esogeni paracrini solubili
    (chemiotattici) e insolubili (aptotattici).

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  • Il numero delle cellule neoplastiche che si
    riversano nel torrente circolatorio è di gran
    lunga superiore a quello delle cellule in grado
    di formare focolai metastatici.
  • La scarsa differenziazione (anaplasia) del tumore
    primario e la presenza di fenomeni necrotici al
    suo interno sono le caratteristiche che sembrano
    favorire maggiormente il passaggio in circolo di
    emboli neoplastici.
  • In ogni caso lindice di mortalità tra le
    cellule neoplastiche è molto elevato di tutti
    gli elementi neoplastici che penetrano nel
    torrente circolatorio, meno dello 0,01 è in
    grado di dare luogo allo sviluppo di focolai
    metastatici.

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Disseminazione per via linfatica
  • La disseminazione per via linfatica è
    caratteristica dei carcinomi, molti dei quali
    sintetizzano e secernono fattori, come il VEGF-C
    e il VEGF-D, che promuovono la formazione di
    nuovi capillari (linfangiogenesi), o incrementano
    il diametro di quelli esistenti, interagendo con
    specifici recettori (VEGF-R3). Le cellule
    neoplastiche penetrano nei vasi linfatici, ove
    assumono un aspetto a cordoni solidi
    (permeazione) o ad aggregati cellulari
    (embolizzazione), con meccanismi identici a
    quelli adoperati per lingresso nel circolo
    ematico.

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  • La diffusione sotto forma di emboli è la
    principale modalità di disseminazione dei tumori
    primari nei linfonodi regionali e, via via, lungo
    le altre stazioni linfatiche.
  • Una volta che le cellule neoplastiche siano
    giunte nei linfonodi regionali possono
    verificarsi varie evenienze

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Linfonodi Sentinella
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Disseminazione per via linfatica e/o
ematica
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Linfonodo regionale
  • 1. Le cellule tumorali proliferano e
    sostituiscono progressivamente le cellule
    linfoidi locali il flusso della linfa efferente
    viene quindi circuitato o convogliato
    allindietro trascinando con sé le cellule
    neoplastiche nate nel linfonodo, cellule che si
    vanno a depositare in stazioni linfatiche situate
    più a valle (il linfonodo regionale si comporta
    in pratica da sorgente di ulteriori metastasi, le
    metastasi secondarie)

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  • 2. le cellule neoplastiche muoiono in loco, o in
    seguito a qualche deficienza metabolica o per
    azione degli elementi immunocompetenti presenti
    nel linfonodo
  • 3. le cellule neoplastiche sopravvivono nel
    linfonodo, ma in uno stato di latenza, e non
    generano metastasi secondarie.

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Capsula linfonodale
  • La tendenza al superamento più o meno precoce
    della capsula linfonodale dipende essenzialmente
    dallistotipo, ma quando ladenopatia supera la
    dimensione di circa 5 cm la rottura capsulare con
    estrinsecazione delle cellule tumorali è
    praticamente costante per tutte le neoplasie.
  • La funzione barriera dei linfonodi regionali è
    quindi parziale e può essere ulteriormente
    compromessa in seguito a procedimenti diagnostici
    (linfoangiografia) o terapeutici (irradiazione
    locale, trattamento con steroidi).

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Disseminazione per contiguità
  • La disseminazione per contiguità o per cavità non
    è inconsueta
  • i carcinomi dello stomaco, del colon e
    dellovaio possono metastatizzare in cavità
    peritoneale
  • i carcinomi della mammella, del polmone e
    dellesofago diffondono nella cavità pleurica e/o
    pericardica
  • i tumori del plesso corioideo, gli ependimomi, i
    pinealomi e i medulloblastomi possono diffondere
    lungo la cavità cerebro-spinale, anche se la
    formazione di metastasi al di fuori del sistema
    nervoso centrale è di eccezionale riscontro.
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