IL TESTO POETICO - PowerPoint PPT Presentation

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IL TESTO POETICO

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... CANANA M. DI SOLITO I VERSI SONO RIUNITI IN STROFE distico 2 versi terzina 3 versi quartina 4 versi sestina 6 versi ottava 8 versi libera numero ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: IL TESTO POETICO


1
IL TESTO POETICO
  • La poesia è la ragione messa in musica
  • Il più sublime lavoro della poesia è quello di
    dare alle cose insensate un senso

2
A che cosa serve la poesia?
  • Serve
  • per nutrire
  • quel granello di
  • pazzia
  • che tutti portiamo dentro
  • e senza il quale
  • è imprudente
  • vivere...


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Che cosè la poesia
  • La parola poesia deriva dal greco poiein cioè
    fare, costruire, inventare.
  • Tale atto creativo coinvolge tutti gli elementi
    della comunicazione di Jakobson in quanto perché
    una poesia abbia un valore determinate variabili
    devono essere concordi e coordinate allinterno
    della comunicazione.

Messaggio Referente Contesto Canale Codice
emittente
ricevente
4
Le origini
  • La poesia è nata probabilmente dalla necessità
    di aggiungere un suono vocale al ritmo
    martellante delle musiche primitive. Solo molto
    tempo più tardi, a seguito dell'invenzione della
    scrittura,
  • parola e musica
  • poterono scriversi in qualche modo e
    differenziarsi. Fece dunque la sua comparsa, la
    poesia scritta. Tuttavia la comune parentela con
    la musica si fa ancora sentire."
  • (Eugenio Montale)

5
Quali funzioni ha la poesia
  • La poesia è un atto comunicativo che si realizza
    quando ad un determinato piano contenutistico
    corrisponde un determinato piano formale.
  • La poesia è una forma creativa di comunicazione
    tra individui lontani nello spazio e nel tempo ma
    ravvicinati da problematiche e contenuti che
    determinano forma e regole di tale comunicazione
    e ne sono a loro volta determinati.

6
Ma nello specifico che cosè un testo poetico?
  • Rispondere a questa domanda non è facile, sia
    perché si tratta di un testo assai vario e
    complesso, sia perché il modo di vivere la poesia
    è cambiato nel tempo e probabilmente è destinato
    a cambiare ancora.
  • Comunque per dare una definizione più rigorosa è
    opportuno riferirsi agli elementi riconosciuti
    dalla nostra tradizione letteraria come
    specifici.
  • Tali elementi sono
  • Un uso particolare del linguaggio
  • Una forte presenza di espressioni figurate
  • Una dimensione musicale.

7
Che cosa ci insegna la poesia?
  • Sicuramente fin dallantichità la poesia ha avuto
    un ruolo educativo-pedagogico-estetico.
  • Ma soprattutto la poesia è
  • Educazione linguistica e stilistica.
  • Educazione cognitiva
  • Educazione estetica
  • Educazione emotiva
  • Educazione alla creatività

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DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE
  • Il testo poetico è un testo in cui lautore
    esprime in versi e in forma soggettiva e
    suggestiva il suo mondo interiore e il suo
    particolare modo di vedere la realtà.
  • Esso infattiè ricco di contenuti, ma non si
    riduce mai al suo solo contenuto.
  • Lautore, infatti,esprime le sue esperienze ed
    emozioni, le sue idee e la sua concezione del
    mondo in modo originale, cioè attraverso una
    scelta sapiente e accurata delle parole e la loro
    studiata organizzazione e disposizione nel testo.

9
DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE
  • è dotato di una intrinseca musicalità, nel senso
    che lautore si preoccupa non solo del
    significato delle parole, ma anche del loro
    suono, del loro timbro e del ritmo che, messe le
    une accanto alle altre, esse producono,
    servendosi anche di questi elementi per
    comunicare il suo messaggio.
  • è un discorso fatto per immagini, volto cioè a
    rappresentare in immagini le emozioni e le idee
    dellautore, attraverso un processo di astrazione
    e di simbolismo dei dati reali è caratterizzato
    da un sensibile scarto dalla norma linguistica,
    nel senso che manipola liberamente il linguaggio
    usuale, spesso infrangendone o forzandone le
    regole sia sul piano lessicale-semantico sia sul
    piano sintattico pertanto, è caratterizzato da
    un proprio speciale codice linguistico, che non
    coincide mai perfettamente con il codice
    linguistico della comunicazione ordinaria.

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DEFINIZIONE E CARATTERISTICHE
  • è un testo polisemico, cioè ricco di significati
    e aperto a tutte le interpretazioni
  • ha un effetto di straniamento, nel senso che
    offre una visione inedita e originale della
    realtà, cogliendola e guardandola da punti di
    vista particolari e non ordinari e suggerendo al
    lettore nuove e inusuali interpretazioni delle
    cose in questo senso,
  • il testo poetico può svolgere anche una funzione
    conoscitiva, seppure secondo una logica e un
    approccio metodologico diversi (ma non
    inconciliabili) rispetto alla scienza.

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Comprensione e valutazione critica
  • Il testo poetico, dunque, è un tipo di testo
    particolarmente complesso e per comprenderlo a
    fondo bisogna considerarlo nella sua totalità. Di
    fatto, leggere e capire una poesia significa più
    cose. Innanzitutto
  • comprenderne il contenuto, cioè assumere chiara
    consapevolezza delle idee e dei concetti in essa
    espressi (analisi contenutistica).
  • A un livello più profondo significa analizzare e
    apprezzare il modo con cui il poeta ha scelto le
    parole e le ha organizzate per conseguire
    particolari effetti espressivi, ritmici e
    musicali.
  • Da ultimo, per giungere a una comprensione piena
    e totale di una poesia, è necessario anche
    rapportare il singolo testo nellambito del
    sistema letterario che lo ha prodotto, cioè
    confrontarlo con altri testi dello stesso autore
    o con testi di altri autori e inserirlo nel
    contesto storico-culturale in cui è stato
    composto.

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Come è fatto?
  • Il testo poetico presenta una ricchezza di
    elementi che riguardano la forma e il contenuto e
    che si intrecciano tra loro in una unità
    insostituibile di significato e musica.
  • Il verso
  • la strofa
  • la forma metrica
  • la rima
  • il ritmo
  • gli aspetti tematici e metaforici
  • Sono i principali elementi costitutivi del testo
    poetico.

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LA FORMA DEL TESTO POETICO
  • il carattere distintivo del testo poetico e che
    lo distingue da tutti gli altri tipi di testo non
    è il contenuto ma il modo in cui il contenuto è
    espresso, cioè la sua forma. In proposito, non
    è certo un caso se ognuno di noi, leggendo un
    testo come il seguente, può dire con certezza che
    non si tratta di un testo poetico
  • durante tutto il giorno ha piovuto violentemente,
    con fulmini e tuoni. Ora, però, il temporale è
    finito e la notte si preannuncia serena.
    Tuttintorno, nella campagna, si sentono
    gracidare le rane e una lieve brezza muove le
    foglie degli alberi. Durante la giornata il
    temporale è stato davvero violento, ma adesso la
    sera appare tranquilla.
  • E invece, leggendo il testo seguente può
    senzaltro affermare che è un testo poetico
  • Il giorno fu pieno di lampi
  • ma ora verranno le stelle,
  • le tacite stelle. Nei campi
  • cè un breve gre gre di ranelle.
  • Le tremule foglie dei pioppi
  • Trascorre una gioia leggera.
  • Nel giorno, che lampi! che scoppi!
  • Che pace, la sera!
  • Largomento dei due testi è il medesimo il
    ritorno del sereno dopo un violento temporale ed
    è espresso in entrambi attraverso gli stessi
    dati ciò che li rende diversi, quindi, non è il
    contenuto ma la forma, cioè il modo in cui il
    contenuto viene espresso. Nel primo testo
    largomento viene espresso utilizzando la
    funzione denotativo-referenziale della lingua
    lautore si propone di descrivere un fenomeno
    atmosferico e quindi fa ricorso alla prosa e usa
    una lingua semplice, chiara, lineare e oggettiva.
    Nel secondo testo, invece, lo stesso argomento
    viene espresso usando la funzione poetica della
    lingua lautore non vuole soltanto descrivere
    oggettivamente un fenomeno atmosferico, ma
    esprimere uno stato danimo e una personale
    esperienza emotiva, vale a dire il senso di pace
    e di serenità che è subentrato nel suo cuore,
    come nella natura, dopo la fine del temporale.

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  • Il verso
  • dal latino vertere che significa andare a
    capo
  • è ununità musicale caratterizzata da una
    determinata misura e da determinati accenti

Ogni verso ha
una lunghezza misurata sul numero delle sillabe
che lo compongono
un ritmo cioè una particolare organizzazione
degli elementi sonori
Il verso può essere caratterizzato da due
importanti elementi
La cesura (//) ossia un taglio che spezza il
verso in due
Lenjambement, ossia frattura dellunità di
significato
15
Il linguaggio poetico
  • Per capire veramente a fondo un testo poetico,
    perciò, bisogna capire, oltre al contenuto, la
    forma del testo, capire cioè come è fatto il
    linguaggio poetico. I principali aspetti del
    linguaggio poetico sono
  • le forme metriche, cioè i versi, le rime e le
    strofe
  • gli effetti fonico-musicali
  • le scelte lessicali
  • le figure retoriche
  • lorganizzazione sintattica.

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LA FORMA DEL TESTO POETICO IL VERSO
  • La caratteristica più evidente di un testo
    poetico è indubbiamente costituita dal fatto che
    esso è composto in versi. Il termine verso (dal
    latino vertere andare a capo) indica un
    segmento di scrittura delimitato da un a capo. I
    verso possono essere brevi, come in questa lirica
    di Aldo Palazzeschi
  • E giù,
  • nel cortile.
  • la povera
  • fontana
  • malata
  • che spasimo!
  • Sentirla
  • tossire.
  • Tossisce,
  • tossisce,
  • un poco
  • Si tace...
  • di nuovo
  • Mia povera
  • fontana,
  • il male
  • che hai
  • il cuore

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IL VERSO
  • Oppure molto lunghi, come in questa lirica di
    Guido Gozzano
  • Loreto impagliato ed il busto dAlfieri, di
    Napoleone
  • i fiori in cornice (le buone cose di pessimo
    gusto),
  • il caminetto un po tetro, le scatole senza
    confetti,
  • i frutti di marmo protetti dalle campane di
    vetro,
  • un qualche raro balocco, gli scrigni fatti di
    valve,
  • gli oggetti col monito salve, ricordo, le noci di
    cocco,
  • Venezia ritratta a musaici, gli acquerelli un po
    scialbi,
  • le stampe, i cofani, gli albi dipinti danemoni
    arcaici,
  • le tele di Massimo dAzeglio, le miniature,
  • i dagherrotipi figure sognanti in perplessità...
  • In entrambi i casi, brevi o lunghi che siano, i
    versi che formano le due liriche, con le loro
    righe che non raggiungono mai i margini laterali
    della pagina e lasciano sul foglio ampi spazi
    bianchi, producono un effetto ottico che colpisce
    anche il lettore più distratto.

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LA PARAFRASI
  • La parafrasi (parola prestata dal greco
    pa??f?as??, letto paràphrasis e traducibile con
    riformulazione) indica la transcodificazione di
    un testo scritto nella propria lingua ma in un
    registro linguistico distante (sia esso arcaico,
    elevato o poetico).
  • Il processo di parafrasi prevede dunque
    operazioni come la
  • ricostruzione sintattica, la sostituzione degli
    arcaismi,
  • l'esplicitazione delle figure retoriche e la
    riscrittura in prosa del testo poetico.
  • Possono anche essere operati dei chiarimenti di
    alcuni punti del testo. Una buona parafrasi
    include tutti i dettagli e rende il testo
    originale più semplice da comprendere dato che
    il testo risultante è normalmente più ampio del
    testo di partenza questa operazione si oppone a
    quella del riassunto.
  • Come necessaria effetto collaterale della
    parafrasi, finisce normalmente sacrificato il
    profondo rapporto tra significante e significato,
    tipico della comunicazione letteraria e fulcro
    dei testi poetici.

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SIGNIFICANTE
  • In linguistica con significante si indica il
    piano dell'espressione, correlato al significato,
    o piano del contenuto, all'interno di un segno.
    Il significante è la forma, che rinvia a un
    contenuto. L'unione di forma e contenuto, la
    relazione fra significante e significato,
    definisce il segno.
  • Significante e significato sono legati da un
    rapporto di presupposizione reciproca  la forma
    espressiva articola il contenuto il contenuto
    può essere manifestato solo attraverso una forma
    significante. Per questo si dice che significante
    e significato siano come i due lati di uno stesso
    foglio.

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Livello fonico musicalità e ritmo
  • Gli elementi sonori della poesia provocano un
    effetto di grande suggestione allinterno di un
    testo.
  • RIMA Luguaglianza di suoni terminali in parole
    collocate alla fine dei versi consecutivi si
    chiama RIMA.
  • La rima può stare alla fine di un verso o
    allinterno di versi successivi rima interna.
  • Assonanza quando alcuni versi presentano nelle
    ultime sillabe le stesse vocali. Oro\rosa\mimosa
  • Consonanza quando i versi finali presentano
    consonanti simili stelle\grilli\trilli

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IL SIGNIFICATO
  • In semantica il significato è un modo di indicare
    una porzione di realtà o di idea per mezzo di una
    o più espressioni linguistiche (significante).
  • Per quanto riguarda la porzione di realtà
    indicata, si distingue in genere tra
  • denotazione, ovvero ciò che una parola indica in
    quanto tale (uomo, e il suo significato di
    animale razionale)
  • Connotazione , ovvero ciò che una parola indica
    in una frase determinata (quell'uomo è alto).

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Le figure retoriche possonointeressare
Il significato delle parole
La disposizione delle parole
Il suono delle parole
Similitudine metafora Sinestesia sineddoche
analogia Ossimoro Antitesi Litote Iperbole
Personficazione
Asindeto Polisindeto Iperbato Chiasmo Anafora cli
max
Assonanza Consonanza Allitterazione Onomatopea
23
Figure di significato
  • Similitudine è un paragone istituito tra
    immagini, cose, persone e situazioni
  • Achille è forte come un
    leone
  • Metafora sostituzione di un termine con un
    altro che con il primo intrattiene un
  • rapporto di
    somiglianza Achille è un leone
  • Sinestesia associazione di termini che si
    riferiscono a dati provenienti da organi
  • sensoriali
    diversi profumi freschi come carni di bimbo,
    dolci come oboe,
  • verdi come prati
  • Sineddoche Indicazione di una parte di un
    oggetto, che viene scelta per indicare linsieme
  • a cui
    appartiene ma io deluse a voi le palme (le
    mani)tendo
  • Analogia accostamento di immagini
    apparentemente di significato logico
  • balaustrata di brezza
  • Ossimoro unione di due termini di
    significato opposto è lestate fredda dei morti
  • Iperbole esagerazione per eccesso o per
    difetto è un secolo che non ci vediamo
  • Personficazione raffigurazione di cose o entità
    astratte come fossero persone
  • viene
    adagio la sera camminando..e silenziosa preme le
    sue guance
  • fredde
    alle finestre, per spiare.

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Figure di suono o fonetiche
  • Assonanza somiglianza di suono tra le
    ultime sillabe di due parole che
  • hanno identiche
    vocali una bianca pollastra in terra raspa
  • Consonanza somiglianza di suono tra le ultime
    sillabe di due parole che
  • hanno identiche
    consonantiparlotta la maretta
  • Allitterazione ripetizione della stessa lettera
    allinizio o allinterno di due o
  • più parole
    successive m illumino d immenso
  • Onomatopea vocabolo o frase che suggerisce il
    suono o il rumore della cosa o
  • dellanimale che si
    vuole indicare cè un breve gre gre di ranelle

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Figure dellordine
  • Asindeto associazione di frasi senza luso di
    congiunzioni canta, suona, balla
  • Polisindeto associazione di frasi con largo uso
    di congiunzioni
  • e mangia e
    beve e dorme e veste panni
  • Iperbato inversione dellordine normale delle
    parole in un verso
  • mille di fior
    al ciel mandano incensi
  • Chiasmo disposizione incrociata di diversi
    elementi
  • le donne, i
    cavalier, larmi, gli onori
  • Anafora ripetizione di una o più parole
    allinizio di versi
  • per me si va
    nella città dolente
  • per me si va
    nelleterno dolore
  • per me si va
    tra la perduta gente
  • Climax disposizione di parole o frasi in una
    gradazione ascendente discendente
  • il rombo cresce, mi
    percote, massorda.

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Il ritmo
  • La musicalità oltre dalla presenza di rime
    dipende anche dal ritmo del verso connesso con
    gli accenti delle parole.
  • Le scelte ritmiche non sono mai casuali, il poeta
    crea un sistema ritmico in cui le cadenze , le
    rime e i versi cadono secondo alcune regole che
    solo nel 900 con il verso libero verranno
    alterate.

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METRICA
  • disciplina che studia le regole che
    caratterizzano la struttura del verso e della
    strofa.
  • latina quantitativa
  • Tìtyre, tù patulaè recubàns sub tègmine fàgi
  • sìlvestrèm tenuì Musàm meditàris avèna.
  • italiana Accentuativa

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I PIÙ IMPORTANTI VERSI DELLA POESIA ITALIANA
verso sillabe accento esempi
Bisillabo 2 1 Dìe-tro/qùal-che/vè-tro
Trisillabo 3 2 Fon-tà-na/ma-là-ta
Quadrisillabo 4 3 Da-mi-gèl-la/tut-ta-bèl-la
Quinario 5 1o 2-4 Gòb-ba a-po-nèn-te
Senario 6 2 - 5 Se-rè-sto sul-lì-do
Settenario 7 4 - 6 Me-ra-vi-gliò-sa-mèn-te
Ottonario 8 1-3-5-7 Bàt-te il-so-le a/mèz-zo-giòr-no
Novenario 9 2 - 5 - 8 E-sà-pro-no i-fiò-ri-not-tùr-ni
Decasillabo 10 3 - 6 - 9 So-de a-dè-stra u-no-squìl-lo-di-tròm-ba
Endecasillabo 11 6 - 8- 10 Nel-mez-zo-del-cam-mìn /di-nò-stra-vì-ta

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DI SOLITO I VERSI SONO RIUNITI IN STROFE
SULLA BASE DELNUMERO DEI VERSI CHE LA COMPONGONO
LA STROFA PUÒ ESSERE DEFINITA
  • distico 2 versi
  • terzina 3 versi
  • quartina 4 versi
  • sestina 6 versi
  • ottava 8 versi
  • libera numero variabile

La strofa è costituita da un gruppo di versi
(variabile per numero di solito da due a otto)
che formano ununità metrica caratterizzata dalla
presenza di rime o di assonanze o consonanze
30
La Rima
E luguaglianza dei suoni finali di parole poste
alla fine di verso

rime esempi
Baciate (AA) Meriggiare pallido e assorto /presso un rovente muro dorto
Alternate (ABAB) Dovera la luna? Chè il cielo / notava in unalba di perla ed ergersi il mandorlo e il melo/ sembravano a meglio vederla
Incrociate (ABBA) Tanto gentile e tanto onesta pare /la donna mia quandella altrui saluta Che ogne lingua deven tramando muta /e gli occhi no lardiscon di guardare
Incatenate (ABA BCB CDC) Nel mezzo del cammin di nostra vita/ mi ritrovai per una selva oscura/chè la dritta via era smarrita/Ahi quanto a dir era cosa dura/esta selva selvaggia ed aspra e forte/che nel pensier rinnova la paura
Invertite (ABC ACB) Mostrasi s piacente a chi la mira/che dà per gli occhi una dolcezza al core/che intender non la può chi non la prova/ e par che de la sua labbia si mova /uno spirito soave e pien damore che va dicendo aallanima sospira
Interne Le stelle lucevano rare/ sentivo il cullare del mare
Equivoche Per altra via per altri porti Più lieve legno convien che ti porti
31
LE FIGURE METRICHE
  • Le figure metriche
  • Sinalefe
  • Dialefe
  • Sineresi
  • Dieresi

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SINALEFE
  • Consiste nel computare come una sola sillaba
    metrica la vocale finale di una parola e la
    vocale iniziale della successiva
  • Dol-ce e-chia-ra è-la-not-te e-sen-za-ven-to
  • 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

33
dialefe
  • Consiste nel considerare due vocali di parole
    contigue come sillabe metriche separate
  • Che-la-di-rit-ta-via-e-ra-smar-ri-ta
  • 1 2 3 4 5 6 / 7 8 9 10 11

34
Sineresi
  • Consiste nel computare come ununica sillaba
    due o tre vocali contigue allinterno della
    stessa parola che avrebbero pronuncia separata
  • Ed-er-ra-lar-mo-nia-per-que-sta-val-le
  • 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

35
dieresi
  • Consiste nel computare come due sillabe
    metriche diverse due vocali che allinterno della
    stessa parola avrebbero pronuncia unita
    solitamente la dieresi è segnata da (due
    puntini) sulla vocale interessata
  • For-se-per-ché-del-la-fa-tal-quï-e-te
  • 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

36
Laccento metrico
  • Laccento metrico determina il ritmo del verso
    e mette in rilievo alcune parole rispetto ad
    altre
  • Dìn su la vétta della tórre antìca,
  • pàssero solitàrio, alla campàgna
  • cantàndo vài finché non mòre il giórno

37
Laccento e il computo delle sillabe
  • Laccento metrico normalmente ha posizioni
    fisse, ma non sempre.
  • Laccento che occorre sempre calcolare per il
    computo delle sillabe è quello sulla penultima
    sillaba
  • Din-su-la-vet-ta-del-la-tor-re an-tì-ca
  • 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11

38
LACCENTO RITMICO
  • Se il verso finisce con una parola tronca e
    quindi laccento
  • cade sullultima sillaba, occorre aggiungere una
    sillaba
  • La-ter-ra al-nun-zio-stà
  • 1 2 3 4 5 6 1 7
  • Se il verso finisce con una parola sdrucciola e
    quindi laccento cade sulla terzultima sillaba,
    occorre togliere una sillaba
  • Stet-te-la-spo-glia im-mè-mo-re
  • 1 2 3 4 5 6 7 8 - 1 7

39
PAUSA O CESURA
  • La pausa, o cesura, si ha quando allinterno di
    un verso si trova un segno di punteggiatura forte
    (. ! ?)
  • Negli azzurri mattini
  • le file svelte e nere
  • dei collegiali. Chini
  • sui libri poi. Bandiere
  • di nostalgia campestre
  • gli alberi alle finestre

40
RIMA
  • Si definisce Rima la presenza di suoni uguali a
    partire dallaccento tonico.
  • La rima ha la funzione di

Mettere in relazione significante e significato
Scandire il ritmo
Stabilire rapporti fonici
41
RIMA
  • Rima semantica somiglianza di vocaboli in rima
    esempio- lasciato e commiato
  • Opposizione semantica quando il poeta inserisce
    termini in opposizione
  • Lo schema delle rime allinizio di ogni poesia
    prevede
  • Lettere maiuscole AB,C,D con versi
    dallottonario allendecasillabo.
  • Lettere minuscole a,b,c,d, con versi dal
    bisillabo al settenario

42
Tipi di rima
  • I tipi di rima più frequenti sono i seguenti
  • rima baciata AA, BB, CC...
  • rima alternata ABAB, CDCD...
  • rima incrociata o chiusa ABBA, CDDC...
  • rima incatenata o terza rima ABA, BCB, CDC...
  • rima ripetuta ABC, ABC...
  • Rima invertita ABC-ACB
  • Rima ipermetra quando una parola piana rima con
    una sdrucciola e la sillaba in più viene
    computata nel verso seguente.
  • Versi sciolti sono versi non legati a nessun
    schema metrico
  • Tipi particolari di rima sono
  • rima interna, che si ha quando la rima si trova
    non alla fine ma allinterno di un verso se
  • la rima interna coincide con la cesura principale
    del verso, prende il nome di rima al
  • mezzo, come nei seguenti versi de La quiete dopo
    la tempesta di Giacomo Leopardi

43
ESEMPIO DI RIME
  • Passata è la tempesta
  • odo augelli far festa, e la gallina
  • rima equivoca, che si ha quando rimano tra loro
    due parole che hanno stesso suono ma
  • diverso significato
  • Scendea tra gli olmi il sole
  • in fasce polverose
  • erano in cielo due sole
  • nuvole, tenere, rose
  • rima ipèrmetra, che si ha quando una parola
    piana rima con una parola sdrucciola e la
  • sillaba eccedente viene computata tra le sillabe
    del verso successivo. Così nei versi
  • seguenti resta(no) rima con tempesta e la sillaba
    -no viene computata nel verso
  • successivo
  • E quella infinita tempesta
  • finita in un rivo canoro.
  • Dei fulmini fragili restano
  • cirri di porpora e doro
  • Citiamo,

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LE POESIE
  • Un'aria d'oro
  • mite e senza fretta
  • s'intrattiene in quel regno
  • d'ingranaggi inservibili fra cui
  • il seme della noia
  • schiude i suoi fiori arcignamente arguti
  • e come per scommessa
  • un carnevale di pietra
  • simula in mille guise l'infinito.
  • Vittorio bodini

45
La musica e la poesia Il rapporto fra poesia e
musica è un rapporto damore fortemente
contrastato.
Il loro destino è cercarsi, ritrovarsi,
colloquiare, confondersi, come due amanti si
fondono alla luce del giorno o nel buio delle
notti per vivere poi vite separate.
La musica è il fuoco del mondo, la poesia vive
nellaria, alimenta il fuoco rendendolo unico
agli occhi del tempo sempre desideroso
demozioni.
46
LA CITTÀ VECCHIA F. De Andrè
  • Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà
    i suoi raggi,ha già troppi impegni per scaldar
    la gente d'altri paraggi.Una bimba canta la
    canzone antica della donnaccia,quel che ancor
    non sai tu lo imparerai solo qui fra le mie
    braccia.E se alla sua età le difetterà la
    competenzapresto affinerà le capacità con
    l'esperienza.Dove sono andati i tempi d'una
    volta, oh, per Giunone!quando ci voleva per fare
    il mestiere anche un po' di vocazione?
  • Una gamba qua, una gamba là gonfi di vinoquattro
    pensionati mezzo avvelenati al tavolino.Li
    troverai là col tempo che fa estate e inverno,a
    stratracannare, a stramaledir le donne, il tempo
    ed il governo.Loro cercan là la felicità dentro
    a un bicchiereper dimenticare d'esser stati
    presi per il sedere.Ci sarà allegria anche in
    agonia col vino forte,porteran sul viso l'ombra
    d'un sorriso fra le braccia della morte.
  • Vecchio professore cosa vai cercando in quel
    portoneforse quella che sola ti può dare una
    lezione.Quella che di giorno chiami con
    disprezzo pubblica moglie,quella che di notte
    stabilisce il prezzo alle tue voglie.Tu la
    cercherai, tu la invocherai più di una notte,ti
    alzerai disfatto rimandando tutto al
    ventisette.Quando incasserai, dilapiderai mezza
    pensionediecimila lire per sentirti dire micio
    bello e bamboccione.Se t'inoltrerai lungo le
    calate dei vecchi moliin quell'aria spessa
    carica di sale, gonfia di odori,Lì ci troverai i
    ladri, gli assassini e il tipo strano,quello che
    ha venduto per tremila lire sua madre a un
    nano.Se tu penserai e giudicherai da buon
    borgheseli condannerai a cinquemila anni più le
    spese.Ma se capirai, se ricercherai fino in
    fondose non sono gigli son pur sempre figli
    vittime di questo mondo.

47
CITTÀ VECCHIAdi Umberto Saba
  • Spesso, per ritornare alla mia casaprendo
    un'oscura via di città vecchia.Giallo in qualche
    pozzanghera si specchia qualche fanale ,
  • e affollata è la strada.
  • Qui tra la gente che viene e che vadall'osteria
    alla casa o al lupanare,dove son merci ed uomini
    il detritodi un gran porto di mare,io ritrovo,
    passando, l'infinitonell'umiltà.Qui prostituta
    e marinaio, il vecchioche bestemmia, la femmina
    che bega,il dragone che siede alla bottegadel
    friggitore,la tumultuante giovane
    impazzitad'amore,sono tutte creature della
    vitae del dolores'agita in esse, come in me,
    il Signore.Qui degli umili sento in compagniail
    mio pensiero farsipiù puro dove più turpe è la
    via.

48
da La luna dei Borboni
Un paese che si chiama Cocumola è come avere le
mani sporche di farina e un portoncino verde
color limone. Uomini con camicie silenziose fanno
un nodo al fazzoletto per ricordarsi del cuore

Vittorio Bodini
49
Quando tornai al mio paese nel Sud, dove ogni
cosa, ogni attimo del passato somiglia a quei
terribili polsi dei morti che ogni volta
rispuntano dalle zolle e stancano le pale
eternamente implacati, compresi allora perché ti
dovevo perdere qui s'era fatto il mio volto,
lontano da te, e il tuo, in altri paesi a cui
non posso pensare.

50
da Foglie di tabacco
  • Viviamo in un incantesimo,
  • tra palazzi di tufo,
  • in una grande pianura.
  • Sulle rive del nulla
  • mostriamo le caverne di noi stessi
  • qualche palmizio, un santo
  • lordo di sangue nei tramonti, un libro
  • lento, di pochi fatti che rileggiamo
  • più volte, nell'attesa che ci dia
  • tutte assieme la vita
  • le cose che crediamo di meritare.
  •  

Vittorio Bodini
51
Conosco appena le mani (da Metamor) Conosco
appena le mani, le scarpe che metto ai piedi.
Conosco il giorno e la notte e i terrori del
vento. Ma gli anni? Dove son gli anni, e tutti
i libri che ho letto? I volti amati si sfrondano
delle loro vicende, non restano che i nomi.
Tutto nella memoria cade a pezzi, sprofonda
senza rumore nelle botole dei morti. Ah, dove
sono le acute presenze del passato, le sue calde
forme, la cera su cui incidevano i miei
sentimenti? Dove si nasconde il senso delle
cose che ho vissuto, e i brividi lucenti e i
cieli dell'avventura?
Vittorio Bodini
52
da La luna dei Borboni
  • Qui non vorrei morire dove vivere
  • mi tocca, mio paese,
  • così sgradito da doverti amare
  • lento piano dove la luce pare
  • di carne cruda
  • e il nespolo va e viene fra noi e l'inverno.
  • Pigro
  • come una mezzaluna nel sole di maggio,
  • la tazza di caffè, le parole perdute,
  • vivo ormai nelle cose che i miei occhi guardano
  • divento ulivo e ruota d'un lento carro,
  • siepe di fichi d'India, terra amara
  • dove cresce il tabacco.
  • Ma tu, mortale e torbida, così mia,
  • così sola,
  • dici che non è vero, che non è tutto.
  • Triste invidia di vivere,
  • in tutta questa pianura
  • non c'è un ramo su cui tu voglia posarti.

Vittorio Bodini
53
ANCORA A SUD
  • Tu non conosci il Sud,
  • le case di calce
  • da cui uscivamo al sole
  • come numeri
  • dalla faccia d'un dado.

Vittorio Bodini
54
LE POESIE
  • Immagine del Salento

Numeri, figure e libri, simboli di una
Misura Silenziosa e sicura,fanno che io riposi o
vibri vivo di sobri equilibri nellossame della
Natura. Cristalli di luce varia spaccano lozio
dei suoli per fecondarli di voli di cantici,
daromi e daria, e perché lansia del
dire sincanti delle matrici rocciose delle
radici nel loro sordo rifiorire
  • Girolamo Comi

55
POETI DEL SALENTO
GIROLAMO COMI
VITTORIO BODINI
56
VITTORIO BODINI
  • Vittorio Bodini è nato da genitori salentini il 6
    gennaio del 1914 a Bari, ma ancora in fasce viene
    portato a Lecce. A diciotto anni fonda un gruppo
    futurista. Nel 1937 si iscrive alla Facoltà di
    Filosofia di Firenze, dove si laurea nel 1940.
    Qui diventa amico tra gli altri di Mario Luzi,
    Alessandro Parronchi e Piero Bigongiari. Tornato
    a Lecce, con Oreste Macrì, cura la terza pagina
    di "Vedetta Mediterranea", storico periodico
    fondato da Ernesto Alvino, poi collabora a
    "Letteratura", pubblicando le prime poesie,
    aderisce al movimento "Giustizia e Libertà" e si
    inserisce in "Libera Voce".
  • Nel 1946 si trasferisce in Spagna come lettore
    ditaliano e poi antiquario. Nel 1950 rientra a
    Lecce e dopo due anni ha la cattedra di
    Letteratura Spagnola presso lUniversità di Bari.
    Nel 1954 fonda "Esperienza Poetica" che vive due
    anni. Continua ad avere rapporti stabili con il
    Salento, anche se negli ultimi dieci anni si è
    trasferito a Roma, dove muore il 19 dicembre
    1970.
  • Studioso del barocco, di Luis de Góngora e dei
    surrealisti spagnoli, Bodini ha dato vita ad
    eccellenti traduzioni del Don Chisciotte della
    Mancia di Cervantes, del Teatro di Garcia Lorca,
    uscite presso Einaudi, oltre che di riuscite
    pagine di Francisco de Quevedo, Rafael Alberti,
    Pedro Salinas ecc.
  • È autore di numerosi scritti in prosa, via via
    dimenticati, ma oggi riscoperti grazie
    allattento lavoro della casa editrice Besa e del
    docente dell'Università di Lecce Lucio Antonio
    Giannone, ma soprattutto Bodini è autore di
    pochi, ma preziosi libri di poesia.
  • Da ricordare La luna dei Borboni (1952), Dopo la
    luna (1956), Metamor (1967) e Poesie (1972,
    raccolta postuma uscita per Arnoldo Mondadori
    Editore e negli ultimi anni ripubblicata da
    Besa). Una corretta interpretazione della poetica
    di Bodini si può effettuare considerando la
    continua attrazione tematica del Sud. Questo è
    dimostrato dalle tante poesie in cui sono
    menzionate diverse località del Salento, quali
    Lecce, Torchiarolo, Cocumola ecc.
  • Bodini è poeta dalla sensibilità estrema, supremo
    cantore di un sud mitico, ancestrale, ma, nel
    contempo, limitante e castrante. I suoi versi
    sono tra i migliori prodotti della poesia
    meridionale del Novecento e si spera che la
    critica letteraria presto renda merito ad una
    voce che il peso del tempo ha seppellito senza
    giusta ragione.

57
GIROLAMO COMI
  • Girolamo Comi di nobili origini (era Barone di
    Lucugnano, in provincia di Lecce), dopo aver
    compiuto studi irregolari in Svizzera dal 1908 al
    1912, esordì a Losanna con la raccolta Il
    Lampadario (1912) e si trasferì a Parigi, dove
    venne a contatto coi principali esponenti della
    poesia simbolista del primo Novecento. Tornato in
    Italia per il richiamo alle armi nel 1915, fu
    presto riformato e dichiarato inabile alla guerra
    grazie all'intercessione del potente zio Antonio
    De Viti De Marco. Sposatosi nel 1918 con Erminia
    De Marco, dimorò dal 1920 al 1946 a Roma, dove
    entrò a far parte dei cenacoli poetici
    orfico-misteriosofici che esistevano negli anni
    venti nella Capitale, frequentando tra gli altri
    Julius Evola e, in seguito, Nicola Moscardelli ed
    Ernesto Buonaiuti.
  • Dapprima frequentò il salotto romano della
    baronessa Emmelina De Renzis dove entrò in
    contatto con le idee steineriane, rimanendone
    influenzato, e dove conobbe Arturo Onofri
    stringendo con lui un sodalizio poetico. In
    seguito fece parte del sodalizio magico-esoterico
    noto come Gruppo di Ur, pubblicando sulla rivista
    del gruppo alcune parti della poesia Cantico del
    tempo e del seme (oggi in Krur 1929. Roma,
    Tilopa, 1981, pp. 274-276.). In seguito collaborò
    con lo stesso Evola scrivendo per la rivista La
    Torre e per Diorama Filosofico (inserto di Regime
    fascista, diretto da Roberto Farinacci)1.
  • Dal 1920 aveva ripreso l'attività poetica, e al
    1933 è databile la sua conversione al
    cattolicesimo. Successivamente, il poeta sviluppò
    un particolare concetto di "cattolicesimo
    aristocratico" e si avvicinò all'ortodossia
    fascista, alternando il prosieguo della scrittura
    poetica a prose di carattere politico-filosofico-m
    orale (Aristocrazia del cattolicesimo, 1937). Nel
    1946, separatosi dalla moglie, tornò stabilmente
    nella sua tenuta di Lucugnano, dove diede vita
    all'Accademia Salentina e alla rivista letteraria
    L'Albero, oltre al particolare esperimento
    economico dell'Oleificio Salentino, un tentativo
    di imprenditoria solidale che portò in breve
    tempo il poeta alla rovina finanziaria,
    nonostante la raccolta poetica Spirito d'Armonia
    (1954) gli avesse conferito un discreto successo
    di pubblico.
  • Oppresso da problemi economici, nel 1961 vendette
    il palazzo avito alla Provincia di Lecce per
    destinarlo a pubblica biblioteca, rimanendovi in
    qualità di custode e bibliotecario, e nel 1965
    sposò la sua domestica Tina Lambrini, al suo
    servizio dal 1948 che col passare degli anni era
    divenuta anche un affettuoso sostegno morale.
    Morì confortato dall'affetto dei suoi paesani,
    che lo avevano spiritualmente e materialmente
    sostenuto durante gli ultimi poveri anni di vita.
  • Personalità minore ma complessa, nell'ambito
    della letteratura italiana del Novecento, Comi
    seppe soprattutto in gioventù recepire le più
    vive istanze culturali europee, ma il
    provincialismo della propria educazione gli
    impedì di giungere a delle elaborazioni poetiche
    realmente originali. Successivamente
    l'architettura di una pretesa razionalità spesso
    esasperata, la tendenza a una metafisica
    eccessivamente complessa e, dopo ancora,
    l'elaborazione concettuale di un cattolicesimo
    elitario e sostanzialmente lontano dal moderno
    evangelismo, costituirono altrettanti limiti
    poetici di un autore che, tuttavia, non manca di
    improvvise aperture a un lirismo d'immediata
    efficacia, particolarmente quando la poesia offre
    un richiamo alla radice culturale e naturale del
    Salento.
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