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La Medicina del Lavoro

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Title: Fattori di rischio in ambiente sanitario Author: Ambra Provenzani Last modified by: Prof.re PICCIOTTO Created Date: 10/24/2003 9:07:56 PM Document presentation ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: La Medicina del Lavoro


1
La Medicina del Lavoro
  • E una disciplina a contenuto elettivamente di
    tipo preventivo
  • Finalità prevenzione dellinsorgenza di malattie
    professionali o tecnopatie
  • Seconda finalità promozione ed il mantenimento
    del più alto livello di benessere fisico, mentale
    e sociale dei lavoratori.

2
Definizioni
  • Pericolo caratteristica intrinseca di ambiente
    ed agenti chimici, fisici, biologici, nonché di
    attrezzature impianti ecc., che nel luogo di
    lavoro, hanno la possibilità di causare danni
    alla salute ed alla sicurezza delle persone.
  • Rischio possibilità di conseguenze dannose o
    negative, che alterano le funzioni psicofisiche
    del lavoratore allontanandolo dallo stato di
    benessere.

3
LA PREVENZIONE
  • Prevenzione primaria interventi di tipo tecnico
    ed organizzativo che, una volta individuati e
    valutati i fattori di rischio presenti
    nellambiente di lavoro, consentono di eliminarli
    o contenerli entro livelli accettabili, limitando
    lesposizione dei lavoratori
  • eliminazione dei fattori di rischio
    (prevenzione tecnico-ambientale e
  • personale)

4
LA PREVENZIONE
  • Prevenzione secondaria attività di tipo
    sanitario volta al controllo dello stato
    psicofisico del lavoratore, finalizzata alla
    diagnosi precoce di alterazioni dello stato di
    salute
  • individuazione effetti subclinici,
    presintomatici (sorveglianza sanitaria -
    monitoraggio biologico)
  • Prevenzione terziaria diagnosi di malattia
    professionale - terapia - riabilitazione

5
MALATTIA PROFESSIONALE
  • Definizione si intende per malattia
    professionale un evento che determina danno alla
    persona (morte o invalidità lavorativa permanente
    totale o parziale), che si verifica per ragioni
    di lavoro nellambiente di lavoro determinato da
    una causa lesiva diluita nel tempo.

6
INFORTUNIO SUL LAVORO
  • Evento morboso che insorge acutamente per causa
    violenta (esterna all'organismo) in occasione di
    lavoro e che provoca la morte o una invalidità al
    lavoro permanente (parziale o totale), oppure una
    inabilità temporanea che comporti l'astensione
    dal lavoro per più di 3 giorni.

7
DIFFERENZE TRA M.P E I.L.
  • Nella Malattia professionale
  •  
  •         - non sussiste laccidentalità
    imprevista
  •   - non sussiste la causa concentrata nel
    tempo
  •   - non esiste loccasione di lavoro
    infatti è legata
  • direttamente al lavoro stesso da un
    rischio specifico.
  • Esistono delle Tabelle di malattie
    professionali divise in
  •          Tabella delle Malattie Professionali
    dellindustria
  • Tabella delle Malattie Professionali
    dellagricoltura

8
(No Transcript)
9
Fattori di rischio in ambiente sanitario
  • Fattori di rischio fisico Rx ionizzanti, Rx non
    ionizzanti, Vibrazioni, Elettricità, Rumore
  • Fattori di rischio chimico Farmaci, Gas
    anestetici, Farmaci antiblastici, Ossido di
    etilene, Formaldeide, Sostanze sensibilizzanti ed
    allergizzanti
  • Fattori di rischio biologico Epatite virale,
    TBC, AIDS
  • Fattori di rischio legati allorganizzazione del
    lavoro Rischio infortunistico, Rischio
    ergonomico, Stress, VDT

10
Vibrazioni
Movimenti periodici di un corpo più o meno
elastico in direzioni alternate ed opposte
rispetto ad una posizione di equilibrio.
  • Caratteristiche
  • Frequenza
  • Ampiezza
  • Velocità
  • Accelerazione
  • Intensità

11
I movimenti oscillatori possono essere
  • Liberi
  • Forzati

Le vibrazioni si distinguono in
Vibrazioni a bassa frequenza Vibrazioni a media
frequenza Vibrazioni ad alta frequenza
12
Vibrazioni a bassa frequenza
0/2-3 Hz
Navi, autobus, aerei
Manifestazioni cliniche
Chinetosi o mal di mare o mal dei trasporti
(vertigini, prostrazione profonda, sudorazione,
pallore, scialorrea, nausea e vomito)
La durata varia da minuti a ore. Nelle forme
lievi cessa dopo qualche minuto nelle forme
severe persiste a lungo.
13
Vibrazioni a media frequenza
2-3/20-30 Hz
Es. grù, scavatrici, locomotive ferroviarie
Secondo la frequenza della v. sarà interessato un
apparato diverso ogni parte del corpo subisce
una influenza diversa della v. avendo una sua
frequenza di Risonanza.
  • Fenomeni sensoriali o psico-sensoriali (dolori
    addominali, dolore toracico, sconforto, turbe del
    carattere)
  • Modificazioni del tono muscolare
  • Turbe respiratorie (aumento del volume corrente,
    aumento della ventilazione polmonare, aumento del
    consumo di ossigeno)
  • Turbe cardiache (aumento della frequenza
    cardiaca, precordialgia)
  • Esagerazione o abolizione dei riflessi
  • Turbe visive ed uditive
  • Alterazioni del ciclo mestruale
  • Ipo-infertilità maschile
  • Alterazioni renali
  • Manifestazioni osteoarticolari a carico della
    colonna vertebrale

14
Le v. a bassa ed a media frequenza agiscono su
tutto il corpo, il quale risponde come una massa
unica ed omogenea in tal caso si parla di WHOLE
BODY VIBRATION.
Le v. ad alta frequenza agiscono sul sistema
spalla-braccio-mano in tal caso si parla di
SEGMENTAL VIBRATION.
15
Vibrazioni ad alta frequenza
gt 30 Hz
  • Strumenti vibranti
  • A percussione
  • A rotazione
  • Tipo misto

16
Disturbi circolatori
Fenomeno di Raynaud reversibile e monolaterale
Disturbi osteo-articolari
Azione diretta sulle ossa del cingolo scapolare e
dellarto superiore artrosi
Azione indiretta per insulto vascolare,
vasomotorio, ischemia limitata dellosso
osteomalacia, osteonecrosi (es. malattia di
Kienboeck o necrosi asettica del semilunare
malattia di Kholer o necrosi asettica dello
scafoide)
Disturbi neurologici
Disturbi tendinei
17
DIAGNOSI
Anamnesi, esame clinico
Rx
FPG basale e con prove caloriche
Velocimetria doppler
EMNG
18
Prevenzione
  • Guanti imbottiti e/o materiale ammortizzante tra
    la mano del lavoratore e limpugnatura dello
    strumento vibrante
  • Allungamento delle pause
  • Limitazione dei tempi di esposizione
  • Astensione dal fumo, alcool
  • Controllo del metabolismo glicidico
  • Sorveglianza sanitaria visite preventive e
    periodiche (annuali) ai sensi del D.Lgs. 81/2008,
    art. 199-205.

19
Il rischio rumore
20
Il rischio rumore
  • Definizione
  • - il rumore è prodotto da onde di compressione
    e rarefazione dellaria provocate dalle
    vibrazioni di un corpo sul suo asse che vengono
    recepite
  • dallorecchio come sensazione sonora.
  •   La differenza tra rumore e suono sta nella
    periodicità e regolarità delle onde sonore,
    essendo quelle del rumore assolutamente
    irregolari e non
  • sinusoidali.
  • Le caratteristiche fisiche del rumore sono
    la frequenza (da 16 Hz a 20.000 Hz), la lunghezza
    donda, la potenza sonora, la potenza sonora, la
    pressione acustica.

21
Il rischio rumore
  • Unità di misura lunità di misura della
    pressione acustica sullorecchio è il decibel
    (dB). La misura dellintensità del rumore viene
    effettuata mediante apparecchiature di
    precisione, costruite secondo norme
    internazionali dette fonometri in grado di poter
    analizzare lo spettro di frequenza del rumore. 
  • Tipologia del rumore
  • continuo quando le variazioni della pressione
    acustica istantanea si mantengono entro il range
    che non supera i 5 dB
  • intermittente se tale variabilità è superiore ai
    5 dB
  • impulsivo caratterizzato da una rapida
    variazione du pressione superiore ai 40 dB per un
    tempo inferiore ad 1 secondo (prodotto da presse,
    mazze, martelli, mulini a palle).

22
Il rischio rumore
  Sensibilità dellorecchio umano ha una
possibilità uditiva tra 0 dB e   130 dB.      

23
DANNI DA RUMORE
  • Effetti uditivi
  • - Un rumore molto forte (es. scoppio) può
    provocare dolore e
  • talvolta lacerazione del timpano trauma
    acustico acuto.
  • - Un rumore meno forte, ma gt a 80-85 dB può
    determinare una
  • riduzione delludito che si sviluppa in 4
    fasi
  •   a)  ridotta capacità uditiva
    temporanea(sensazione di orecchie ovattate)
  • b)  apparente stato di benessere
  • c)   difficoltà nella percezione dei toni
    acuti
  • d)   difficoltà a percepire la
    conversazione
  • ? Ipoacusia da rumore

24
DANNI DA RUMORE
  • - A livelli superiori ai 70 dB, tramite i centri
    di integrazione cerebrale, determina linsorgenza
    di una reazione neurovegetativa aspecifica,
    predisponente a malattie cardiovascolari e
    gastro-enteriche.
  • Disturbi
  • a) aumento dellacidità gastrica
  • b) aumento della peristalsi intestinale (colon
    irritabile)
  • c) riduzione del battito cardiaco
  • d) aumento della pressione arteriosa
  • e) riduzione del campo visivo
  • f) riduzione dei riflessi
  • g) sensazione di disagio e noia
  • h) senso di affaticamento

25
Prevenzione dellipoacusia da rumore
  • ? conoscendo il livello di rumorosità si devono
    attuare misure di prevenzione adeguate 
  •   Il datore di lavoro procede alla valutazione
    del livello di emissione sonora durante
    lattività lavorativa tramite misure eseguite con
    fonometri rapportate al tempo di esposizione
    quotidiana per stabilire se lesposizione
    personale quotidiana in media è gt di 80 dB.
  • In base al valore di rumorosità misurato si
    applicano diverse misure di prevenzione previste
    dal D.Lgs. 81/2008.

26
Prevenzione dellipoacusia da rumore
  •  
  • 1)   riduzione del rischio alla fonte
  • 2)   riduzione della possibilità di propagazione
    nellambiente
  • 3)   isolamento dei lavoratori in cabine silenti
    o riduzione del tempo di permanenza
  • 4) informazione e formazione dei lavoratori

27
Prevenzione dellipoacusia da rumore
  • 5)   utilizzazione dei mezzi personali di
    protezione (DPI)
  • Vanno utilizzati quando non è possibile evitare
    in altro modo unesposizione dannosa
  • - inserti auricolari (sagomati, non
    sagomati e selettivi attenuano il passaggio
    delle alte frequenze non alterando la
    comprensione dei messaggi verbali) per
    esposizioni lt di 90 dB abbattimento di 8-30 dB
  • - cuffie per esposizioni prolungate,
    permettono di ascoltare la voce parlata
    abbattimento di 25-40 dB
  • - caschi per attività molto rumorose,
    impediscono di ascoltare la voce parlata
    abbattimento di 45-50 dB

28
Prevenzione dellipoacusia da rumore
  • D.Lgs. 81/2008 art. 187-188

29
  • I valori limite di esposizione e i valori di
    azione sono fissati a
  • a) valori limite di esposizione rispettivamente
  • LEX 87 dB(A)
  • b) valori superiori di azione rispettivamente
  • LEX 85 dB(A)
  • c) valori inferiori di azione rispettivamente
  • LEX 80 dB(A).

30
  • Il datore di lavoro sottopone a sorveglianza
    sanitaria i lavoratori la cui esposizione al
    rumore eccede i valori superiori di azione.
  • La sorveglianza viene effettuata periodicamente,
    di norma una volta l'anno o con periodicità
    diversa decisa dal medico competente, con
    adeguata motivazione riportata nel documento di
    valutazione dei rischi e resa nota ai
    rappresentanti per la sicurezza di lavoratori in
    funzione della valutazione del rischio.
  • L'organo di vigilanza, con provvedimento
    motivato, può disporre contenuti e periodicità
    della sorveglianza diversi rispetto a quelli
    forniti dal medico competente.
  • La sorveglianza sanitaria è estesa ai lavoratori
    esposti a livelli superiori ai valori inferiori
    di azione, su loro richiesta e qualora il medico
    competente ne confermi lopportunità.

31
DANNI DA RUMORE
  • Effetti extrauditivi
  • - A livelli superiori ai 70 dB, tramite i
    centri di integrazione cerebrale determina
    linsorgenza di una reazione neurovegetativa
    aspecifica, predisponente a malattie
    cardiovascolari e gastro-enteriche. 
  • -         Disturbi
  • a) aumento dellacidità gastrica
  • b) aumento della peristalsi intestinale (colon
    irritabile)
  • c) riduzione del battito cardiaco
  • d) aumento della pressione arteriosa
  • e) riduzione del campo visivo
  • f) riduzione dei riflessi
  • g) sensazione di disagio e noia
  • h) senso di affaticamento

32
IL RISCHIO ELETTRICO
33
Patogenesi
  • Causa diretta quando le lesioni riportate sono
    dovute allazione della sola corrente
    elettrica per contatto diretto con elementi
    normalmente in tensione (turbe del ritmo, ustione
    ecc.)
  • Causa semidiretta quando le lesioni riportate
    sono dovute a fenomeni che la corrente elettrica
    determina e che agiscono sulluomo (es. caduta
    dallalto perché respinti da conduttore)
  •  
  • Causa indiretta quando le lesioni riportate sono
    dovute a fenomeni che la corrente elettrica
    determina intorno alluomo e che agiscono
    sulluomo (cortocircuiti in vicinanza di
    materiale infiammabile o di miscele esplosive)

34
Effetti sul corpo umano
  • 1)    Tipologia della corrente
  •  
  • 2)    Intensità della corrente elettrica
  • 3) Resistenza elettrica del corpo umano
  •  
  • 4)    Tensione della corrente elettrica
  •  
  • 5)    Frequenza della corrente elettrica
  •  
  • 6)    Tempo di contatto
  •  
  • 7)    Tragitto della corrente elettrica

35
1) Tipologia della corrente
  • Corrente continua passaggio di cariche
    elettriche nei conduttori costante ed uniforme.
  • Corrente alternata il passaggio delle cariche
    elettriche nei conduttori è alternativo, in un
    senso o nellaltro opposto, ma ad intervalli di
    tempo regolari e costanti.ù
  • Corrente ad impulso deriva da un corpo caricato
    elettrostaticamente o da un condensatore (non dà
    tetanizzazione)
  • La pericolosità della corrente alternata è 2
    volte superiore a quella della corrente continua

36
2) Intensità della corrente
  • E il numero di cariche elettriche che attraversa
    la sezione di un conduttore nellunità di tempo.
  • Unità di misura Ampère (A)
  • I V/R (legge di Ohm)
  • Aforisma di Arsonval non sono i volt che
    uccidono ma gli amperes.
  • ? è pericolosa la corrente alternata gt 30 mA
  • la corrente
    continua gt 60 mA
  • ? è mortale la corrente alternata gt 60 mA
  • la corrente continua
    gt 120 mA
  • A parità di voltaggio la corrente alternata ha
    una pericolosità doppia di quella continua

37
3) Resistenza elettrica del corpo umano (R)
  • Dipende da
  • a) Fattore biologico la resistenza globale e
    determinata dalla resistenza del mezzo interno
    (600-800 Ohm) e della cute (molto variabile).
  • - zona di contatto zone a bassa resistenza
    (fronte e giugulo), ad alta resistenza (dorso
    delle mani e dei piedi, superficie estensoria
    dellavambraccio)
  • - condizioni cutanee ispessimenti cutanei,
    abrasioni, ferite.
  • - temperatura tessutale laumento determina una
    riduzione della resistenza, a causa della
    produzione di sudore.
  • - età del soggettolaumento causa un aumento
    della resistenza attribuibile alla riduzione
    della perfusione ematica ed alla disidratazione.
  • b)      Fattore fisico è legato allestensione,
    alla pressione ed alla durata del contatto, alla
    tensione della corrente ed alla frequenza.
  • c)      Natura del contatto con la terra dipende
    dalle condizioni del suolo (asciutto, bagnato),
    del tipo di calzatura.

38
 
Resistenza di alcuni tessuti (tratto da Gobbato,
1976)
39
4) Tensione della corrente elettrica (V)
  • Per lalta tensione si ha la probabilità di
    essere respinti violentemente dal conduttore
  • Per la bassa tensione la contrazione muscolare
    può impedire i movimenti ed aumentare il tempo di
    contatto

40
5) Frequenza della corrente elettrica
  • Gli effetti diminuiscono con laumentare della
    frequenza.
  • A frequenze inferiori a 50 Hz si hanno danni
    evidenti.
  •  
  • Con frequenze tra 50 e 105 Hz si hanno lievi
    danni
  •  
  • A frequenze maggiori di 105 Hz non si hanno
    danni.
  •  
  • Da 20.000 Hz rimane solo leffetto termico
    (diatermia)

41
6) Tempo di contatto
  • Se il tempo di contatto è breve si ha solo
    fibrillazione muscolare.
  •  
  • Se il tempo di contatto è lungo si ha
    tetanizzazione dei muscoli respiratori ed
    ustione.

42
7) Tragitto della corrente elettrica
  • Il più pericoloso è quello che interessa il cuore
    ed i centri bulbari.
  • mano destra mano sinistra
  • mano - piede
  •   testa piede
  •  
  • La corrente elettrica percorre il corpo
    attraverso le vie a minore resistenza come
    muscoli, nervi e vasi tessuto osseo e adiposo
    oppongono maggiore resistenza.

43
Patogenesi del danno elettrico
  • Soglia di sensazione o percezione intensità di
    corrente elettrica al di sotto della quale il
    passaggio di questa è impercettibile
  • Reobase intensità minima di corrente capace di
    provocare la stimolazione muscolare ( 2 mA)
  • Soglia di tetanizzazione intensità minima di
    corrente capace di provocare la tetanizzazione
    muscolare
  • Soglia di rilascio o liberazione dal contatto
    (let go current) massima intensità di corrente
    che ancora permette ad un soggetto normale di
    lasciare la presa del conduttore (10 mA M 17 mA,
    F 12 mA)
  • Tetanic Ratio rapporto tra lintensità della
    soglia tetanizzante e quella minima efficace
    (reobase), va da 7 a 13.
  • Corrente di asfissia entità di corrente che
    determina asfissia per tetanizzazione dei muscoli
    respiratori (18-20 mA)

44
Meccanismi fisiopatologici della corrente
elettrica
  • effetto elettrochimico si realizza una
    migrazione di ioni nel tessuto attraversato
    verso il polo di segno opposto, con
    conseguenti variazioni del pH e del
    grado di polarizzazione delle membrane
  • effetto termico (effetto Joule) quando una
    corrente di intensità I passa per un
    tempo T in un circuito con resistenza R, viene
    prodotto calore secondo la legge di
    Joule
  • effetto meccanico i flussi di liquidi possono
    alterare gravemente le strutture
    endocellulari sovvertimento strutturale degli
    organi interni attraversati
  • effetto eccitatorio stimolazione di tessuti
    specializzati,come muscoli e nervi la CE
    provoca fenomeni di eccitazione neuromuscolare
    che si manifestano con scosse
    muscolari violente o tetano generalizzato
  • effetto elettromagnetico (effetto Oersted) la CE
    crea un campo magnetico attorno al
    conduttore che attraversa

45
ORGANI BERSAGLIO
  • Apparato cardiovascolare
  • Muscoli
  • Sangue
  • Apparato respiratorio
  • Sistema nervoso centrale e periferico
  • Organi di senso
  • Cute

46
Apparato cardiovascolare
  • Soglia di fibrillazione ventricolare
  • intensità della corrente
  • aumenta con laumentare del peso (30 mA nella
    cavia 250 mA nel montone)
  • diminuisce con laumentare della durata del
    contatto se la durata scende al di sotto di un
    valore critico, la FV insorge solo se limpulso
    elettrico cade in un tempuscolo della
    ripolarizzazione ventricolare (periodo
    vulnerabile di Wiggers e Wegria) della durata di
    30 msec. Iscriventesi nella branca discendente
    dellonda T.
  • per la corrente continua è più elevata
  • è influenzata dal tipo di contatto e quindi dal
    tragitto mano-mano, mano-piede risultano più
    pericolosi
  • - è influenzata dal sistema neurovegetativo le
    situazioni ipersimpaticotoniche

47
Apparato cardiovascolare
  • Blocchi atrio-ventricolari
  • intensa stimolazione vagale
  • fenomeni di claudicatio A-V
  • ad origine asfittica
  • Lesioni miocardiche di tipo ischemico
  • angiospastica (vasospasmo delle coronarie)
  • trombogena
  • - effetto Joule diretto sul muscolo cardiaco
  • Vasi
  • vasospasmo sia per azione diretta sulla
    muscolatura liscia dei vasi, sia per stimolazione
    del simpatico
  • azione trombogena per alterazioni delle pareti
    vasali
  • - coagulazione intravasale massiva

48
Apparato cardiovascolare
  • Alterazioni cardiache
  • ipertensione arteriosa (contrazione spasmodica
    dei vasi)
  • turbe del ritmo di tipo ipercinetico (flutter e
    fibrillazione atriale, fibrillazione
    ventricolare) ed ipocinetico (BAV di vario grado)
  • sindromi anginose
  • - infarto del miocardio

49
Morte elettrica
  • Morte cardiaca
  • Arresto primitivo del cuore, determinato o
    dalla paralisi dei centri circolatori bulbari
    oppure dalla fibrillazione ventricolare. Secondo
    altri AA. secondaria a insufficienza coronarica
    acuta.

50
Morte elettrica
  • Morte respiratoria
  • Subentra alla paralisi dei centri respiratori
    bulbari o la tetanizzazione dei muscoli
    respiratori

51
Alterazioni neuro-psichiche
  • Patogenesi
  • Ischemia o anossia anossica secondaria a paralisi
    respiratoria e/o deficit circolatori
  • Azione diretta sulle cellule nervose con
    conseguente disorganizzazione dellattività
    elettrica dei neuroni
  • - Azione angiospastica a livello dei distretti
    circolatori cerebrali

52
Alterazioni neuro-psichiche
  • Disturbi motori (contratture, crampi, rigidità
    muscolare, convulsioni, tremori, tremori,
    paralisi)
  • Disturbi della sensibilità (anestesia,
    iperestesia)
  • Disturbi su base psicogena o neurovegetativa
    (paura della corrente)

53
Alterazioni neuro-psichiche
  • Anche a distanza di tempo dallevento acuto, è
    possibile osservare semplice obnubilamento del
    sensorio o paralisi transitorie con disturbi
    della parola.
  • E da segnalare che anche in assenza di
    sintomatologia è possibile il reperto di
    alterazioni elettroencefalografiche, a volte di
    tipo epilettico.

54
Altre alterazioni
  • Apparato uropoietico alterazioni della
    funzionalità renale legate alla natura della
    lesione (presenza di mioglobina, proteinuria
    marcata con ematuria, batteriuria, presenza di
    muco-pus)
  • Apparato visivo (unilaterali)
  • quadri precoci opacità corneale, emorragie ed
    edema della retina, trombosi della vena centrale.
  • quadri tardivi sindrome di Behcet
    (uveonevrassite), alterazioni della funzionalità
    pupillare, turbe dei muscoli extraoculari,
    degenerazione del nervo ottico, cataratta
  • Apparato uditivo la sintomatologia è
    rappresentata da deficit uditivo che è di tipo
    percettivo, da turbe dellequilibrio e da
    vertigini.

55
Principi di prevenzione
  • Manutenzione periodica delle apparecchiature
    elettriche
  • Non effettuare mai riparazioni se non in possesso
    delle caratteristiche di professionalità previste
    dalla legislazione vigente
  • Non utilizzare componenti non conformi alle norme
  • Non utilizzare componenti elettrici o macchine
    per scopi non previsti dal costruttore
  • Non utilizzare apparecchiature elettriche in
    condizioni di rischio elettrico accresciuto (mni
    bagnate, piedi immersi in acqua o in ambienti
    umidi
  • Non lasciare apparecchiature elettriche (cavi,
    prolunghe, trapani, ecc.) abbandonate sulle vie
    di transito.

56
Legislazione sulla prevenzione degli infortuni di
origine elettrica
  • D.P.R. 27 Aprile 1955 n. 547 Norme generali per
    la prevenzione sugli infortuni sul lavoro
  • Legge 1 Marzo 1968 n. 186 Disposizione
    concernenti la produzione di materiali,
    apparecchiature, macchinari, installazioni ed
    impianti elettrici ed elettronici
  • Legge 5 Marzo 1990 n. 46 Norme per la sicurezza
    degli impianti

57
RADIAZIONI IONIZZANTI
  • Determinanti ionizzazione della materia
  • Corpuscolate (alfa, beta, neutroni, protoni)
  • Elettromagnetiche (raggi X e gamma)
  • Esposizione professionale applicazioni
    radiodiagnostiche, controllo industriali,
    sterilizzazione.
  • Organi bersaglio tessuti in attiva replicazione
    (midollo osseo, cute, intestino tenue, gonadi) e
    cristallino (cataratta)

58
RADIAZIONI IONIZZANTI
  • Clinica
  • leucemie e tumori solidi
  • Radiodermite
  • Infertilità
  • Cataratta
  • Mutazioni geniche e cromosomiche

59
RADIAZIONI NON IONIZZANTI
  • n ELF ( Estremely Low Frequency) 30 - 300 Hz
  • n RF (Radiofrequenze) e MW (Microonde) 300 MHz -
    300 GHz
  • n UV-A e UV-B (Radiazioni ultraviolette)
  • n Radiazioni infrarosse
  • nLuce visibile

60
Esposizione professionale
  • Industria alimentare (forni a microonde,
    sterilizzatori, precottura, distruzione di
    insetti, e larve nei cereali e nel tabacco ecc.)
  • Industria elettronica (raffinazione
    semiconduttori, fibre ottiche, saldatura)
  • Industria della carta (essiccamento)
  • Industria del legno (incollaggio, stagionatura,
    fabbricazione dl legno compensato)
  • Industria siderurgica (tempera superficiale,
    stampaggio a caldo e saldatura)
  • Industria delle materie plastiche (riscaldamento
    delle resine termoindurenti)
  • Radiotelecomunicazioni
  • Applicazioni mediche e di ricerca

61
Danni da esposizione a Rx non ionizzanti (effetti
termici)
  • Opacità del cristallino. Cataratta
    sottocapsulare anteriore o posteriore.
  • Opacità corneali, congiuntivite, lesioni
    retiniche, aumento della pressione endoculare.
  • Necrosi, atrofia e fibrosi testicolare con
    quadri di dispermia.
  • Alterazioni dellEEG
  • Aumento del corticosterone plasmatico, riduzione
    del TSH e diminuzione della montata lattea,
  • Bradicardia e labilità pressoria, alterazione
    dellECG (allungamento del tratto P-Q e del
    complesso QRS), acrocianosi.
  • Cefalea, nausea, vertigini, insonnia,
    irritabilità, astenia, diminuzione della libido,
    riduzione dellattività sessuale, dolori
    toracici, malessere generale, disturbi della
    memoria, riduzione dei processi di ideazione.

62
Danni da esposizione a Rx non ionizzanti (effetti
non termici)
  • Sindrome astenica (sintomatologia astenica,
    modificazioni vascolari a tendenza vagotonica,
    modificazioni EEG, reversibilità) 
  • Sindrome astenico-vegetativa-vascolare
    (dermografismo, iperidrosi, ipertensione
    arteriosa, iperreattività vascolare periferica,
    reversibilità)
  •   Sindrome diencefalica (alterata funzionalità
    del SNV simpatico, diffusi fenomeni
    angiospastici, ipertensione arteriosa di origine
    centrale, crisi simpatico-adrenergiche,
    alterazioni dellEEG, andamento talora
    irreversibile)

63
Esposizione professionale
  • Industria alimentare (forni a microonde,
    sterilizzatori, precottura, distruzione di
    insetti, e larve nei cereali e nel tabacco ecc.)
  • Industria elettronica (raffinazione
    semiconduttori, fibre ottiche, saldatura)
  • Industria della carta (essiccamento)
  • Industria del legno (incollaggio, stagionatura,
    fabbricazione dl legno compensato)
  • Industria siderurgica (tempera superficiale,
    stampaggio a caldo e saldatura)
  • Industria delle materie plastiche (riscaldamento
    delle resine termoindurenti)
  • Radiotelecomunicazioni
  • Applicazioni mediche e di ricerca

64
Danni da esposizione a Rx non ionizzanti (effetti
termici)
  • Opacità del cristallino. Cataratta
    sottocapsulare anteriore o posteriore.
  • Opacità corneali, congiuntivite, lesioni
    retiniche, aumento della pressione endoculare.
  • Necrosi, atrofia e fibrosi testicolare con
    quadri di dispermia.
  • Alterazioni dellEEG
  • Aumento del corticosterone plasmatico, riduzione
    del TSH e diminuzione della montata lattea,
  • Bradicardia e labilità pressoria, alterazione
    dellECG (allungamento del tratto P-Q e del
    complesso QRS), acrocianosi.
  • Cefalea, nausea, vertigini, insonnia,
    irritabilità, astenia, diminuzione della libido,
    riduzione dellattività sessuale, dolori
    toracici, malessere generale, disturbi della
    memoria, riduzione dei processi di ideazione.

65
Danni da esposizione a Rx non ionizzanti (effetti
non termici)
  • Sindrome astenica (sintomatologia astenica,
    modificazioni vascolari a tendenza vagotonica,
    modificazioni EEG, reversibilità) 
  • Sindrome astenico-vegetativa-vascolare
    (dermografismo, iperidrosi, ipertensione
    arteriosa, iperreattività vascolare periferica,
    reversibilità)
  •   Sindrome diencefalica (alterata funzionalità
    del SNV simpatico, diffusi fenomeni
    angiospastici, ipertensione arteriosa di origine
    centrale, crisi simpatico-adrenergiche,
    alterazioni dellEEG, andamento talora
    irreversibile)

66
SORVEGLIANZA SANITARIA
  • Lavoratori esposti a radiazioni ionizzanti
  • (ai sensi del DPR 185/64, D.L. 230/95, D.L.
    241/2000)
  • Medico autorizzato visita preventiva e periodica
    (semestrale per i lavoratori di Gruppo A)
  • M.A. o M.C. visita preventiva e periodica
    (annuale per i lavoratori di Gruppo B)
  • emocromo con formula, glicemia, azotemia,
    creatinina, elettroforesi proteica, transaminasi,
    GGT, es. urine, ECG, visita oculistica
    (biomicroscopia del cristallino)

67
RISCHIO BIOLOGICO IN AMBIENTE SANITARIO
  • Epatite B
  • Epatite C
  • Tubercolosi
  • Infezione da HIV
  • Antropozoonosi (Brucellosi, Rickettsiosi,
    Leishmaniosi ecc.)

68
RISCHIO BIOLOGICO
  • Trasmissione diretta dallinfetto (cute, mucose,
    contatto sessuale)
  • Trasmissione indiretta (flugge, vomito, feci,
    urine, sangue, pus)
  • Trasmissione tramite vettore (zanzare, zecche,
    ecc.)
  • Fattori favorenti
  • Cute lesa
  • Immunodeficienze congenite
  • Immunodeficienze secondarie (leucemie, linfomi,
    terapie antiblastiche, cortisoniche, radianti,
    immunosoppressive, insufficienza epatica e renale)

69
Epatite B
  • Principale rischio infettivo in ambiente
    ospedaliero
  • Virus a DNA di 42 nm
  • Riproduzione virale a livello epatocitario
  • Risposta immunitaria
  • Co-infezione con virus D o delta

70
Clinica dellinfezione con HBV
  • Tempo di incubazione 6 sett.- 6 mesi
  • Epatite acuta febbre, astenia, dispepsia,
    ittero, feci ipocromiche, urine ipercromiche)
    sindrome influenzale asintomatica.
  • Epatite acuta fulminante esito infausto
  • Guarigione nel 95 dei casi
  • Cronicizzazione in Epatite cronica persistente o
    in Epatite cronica attiva (cirrosi ed
    epatocarcinoma)

71
Epidemiologia dellinfezione HBV
  • Elevata frequenza in Africa Centrale, Sud-Est
    asiatico, bacino amazzonico e Cina (70-90)
  • Europa Meridionale, Giappone, America latina,
    Nordafrica 20-55
  • Nordamerica, Australia, Europa Occidentale e
    Settentrionale 5
  • Italia Meridionale gt Settentrionale
  • Personale sanitario 25-50

72
Trasmissione dellinfezione HBV
  • Trasmissione con sangue e suoi derivati
  • Trasmissione con sperma, secrezioni vaginali,
    saliva, lacrime, sudore
  • Trasmissione verticale da madre a feto e da
    madre a neonato
  • Modalità più frequenti puntura con ago infetto,
    tagli accidentali

73
Prevenzione nellinfezione HBV
  • Prevenzione generica per malattie a trasmissione
    parenterale
  • Prevenzione specifica immunizzazione attiva
  • Vaccinazione antiepatite
  • Vaccino a DNA ricombinante
  • Vaccinazione gratuita per personale sanitario
  • Schema vaccinale0-1-6 mesi

74
Epatite C
  • Virus a RNA
  • Meccanismo diretto di citotossicità
  • Minore potere infettante
  • Trasmissione parenterale ( trasfusione di sangue
    ed emoderivati)
  • Epatite acuta frequentemente cronicizzantesi
    (50-60) cirrosi epatica e carcinoma epatico

75
Tubercolosi (TBC)
  • Mycobacterium tubercolosis
  • Infezione polmonare o extrapolmonare (reni, cute,
    ossa)
  • Primo contatto complesso primario asintomatico
  • Periodo silente
  • Formazione di ascessi freddi ad andamento torpido
    (polmoni, reni, ossa) colliquantesi in condizioni
    di immunosoppressione

76
Rischio TBC per il personale sanitario
  • Pazienti con tubercolosi polmonare aperta
    (ascesso aperto che scarica nellalbero
    respiratorio) colpi di tosse, starnuti
  • Reparti a rischio pneumologia, malattie
    infettive, laboratori

77
Prevenzione del rischio TBC
  • Maschera facciale
  • Test tubercolinico Tine test o
    intradermoreazione di Mantoux
  • Se cutinegativi obbligo di vaccinazione (Legge
    1088 del 14/12/1970)

78
Infezione da HIV
  • Retrovirus a RNA
  • Clinica deperimento organico, linfoadenopatia,
    infezione opportuniste, neuropatie
  • Categorie a rischio tossicodipendenti,
    omosessuali, bisessuali, emofilici
  • Non esiste né prevenzione specifica, né terapia
  • Minore resistenza ed infettività rispetto allHBV
  • Numero limitato di infezioni a carico del
    personale sanitario inoculazione di sangue
    infetto, contaminazione di membrane mucose o
    lesioni cutanee

79
Note di prevenzione
  • Lavaggio delle mani (accurato, frequente,
    prolungato)
  • Uso di guanti
  • Camici protettivi
  • Maschere, occhiali e coprifaccia protettivi

80
RISCHIO CHIMICO
  • Farmaci antiblastici
  • Anestetici
  • Ossido di etilene
  • Formaldeide e glutaraldeide
  • Dermatiti da contatto

81
Ossido di etilene
  • Gas incolore, di odore dolciastro, infiammabile,
    altamente esplosivo
  • Tendenza a disperdersi nellambiente
  • Utilizzato per la sterilizzazione di materiali e
    strumenti che non possono essere trattati con il
    calore (endoscopi, raccordi in gomma, tubi di
    drenaggio, suturatrici meccaniche)

82
Ossido di etilene
  • Sterilizzazione in tre fasi
  • Esposizione degli strumenti ad elevate
    concentrazioni di ossido di etilene
  • Desorbimento allontanamento del gas che rimane
    sul materiale sterilizzato
  • Impacchettamento degli strumenti in polietilene o
    altro materiale

83
Effetti biologici dellEtO
  • Effetti aspecifici nausea e vomito
  • Irritazione su cute e mucose respiratorie
  • Effetti sul SNC narcosi, incoordinazione motoria
    (dosi massicce)
  • Effetti sul SNP neuropatia sensitivo-motoria
    (rara)
  • Effetto cancerogeno leucemie, K gastrico e K
    pancreas (Gruppo 2A IARC)

84
Formaldeide
  • Gas incolore, infiammabile, di odore pungente,
    molto solubile in acqua ed alcol
  • Sotto forma di monomero, tende ad aggregarsi in
    polimeri paraformaldeide
  • In soluzione acquosa è definita formalina o
    formolo

85
Formaldeide
  • Usi della formaldeide
  • Disinfezione di pavimenti e superfici lavabili
  • Disinfezione di ambienti tramite vaporizzazione
    di formalina
  • Disinfezione di strumenti chirurgici e medicali
  • Conservazione di campioni biologici

86
Formaldeide
  • Esposizione professionale
  • laboratori di anatomia patologica
  • servizi di medicina legale
  • produzione di plastiche (resine urea-formaldeide,
    melamino-formaldeide)
  • Esposizione extraprofessionale
  • derivante da da processi industriali (combustione
    incompleta degli idrocarburi)
  • mobili e accessori per la casa

87
Formaldeide
  • Bassa soglia di percezione
  • A basse concentrazioni
  • Forte irritante
  • Occhi bruciore, lacrimazione ed iperemia
    congiuntivale
  • Naso e gola rinorrea, tosse con espettorazione

88
Formaldeide
  • Ad alte concentrazioni
  • broncospasmo
  • laringospasmo
  • dolore toracico in sede retrosternale
  • Edema polmonare acuto
  • Polmonite chimica
  • Asma da formaldeide

89
Formaldeide
  • In caso di ingestione
  • necrosi dei tessuti del tubo digerente, nefrite
    emorragica con insufficienza renale.
  • In caso di contatto cutaneo
  • irritazione e sensibilizzazione allergica
  • Sospetto cancerogeno per la IARC

90
Formaldeide
  • Prevenzione
  • preferenza della sterilizzazione termica (vapore
    ad alta temperatura)
  • aerazione adeguata dellambiente
  • chiusura immediata dei contenitori di formalina
    dopo lutilizzo
  • utilizzo dei guanti in gomma

91
RISCHIO DA MANIPOLAZIONE DI FARMACI
ANTIBLASTICI
92
   Sono un gruppo eterogeneo di sostanze che
inibiscono la proliferazione delle cellule
tumorali con meccanismi diversi, prevalentemente
genotossici. Sono molecole di sintesi
(chemioterapici), prodotti naturali (antibiotici,
alcaloidi, enzimi) o loro derivati semisintetici
che, interferendo con la sintesi o la funzione di
macromolecole biologicamente rilevanti,
determinano uninibizione della replicazione
cellulare e della crescita neoplastica. Oltre
che per i tessuti neoplastici sono anche lesivi
per alcuni tessuti normali, soprattutto i tessuti
ad alto turnover cellulare, come il midollo osseo
e le mucose del tubo digerente.  Agenti
alchilanti  Antimetaboliti  Alcaloidi
vegetali alcaloidi della vinca,
epipodofillotossine, taxani,
camptotecine  Antibiotici antitumorali 
Complessi di coordinazione del platino 
Miscellanei
Farmaci Antineoplastici
93
Classi professionali maggiormente esposte al
rischio
  • operatori incaricati del ricevimento e dello
    stoccaggio
  • (nelle farmacie e nei luoghi di deposito
    delle confezioni di farmaci antineoplastici non
    integre)
  • ? personale medico ed infermieristico (addetti
    alla preparazione ed alla somministrazione dei
    farmaci)
  • ? personale addetto alla pulizia dei locali e
    degli strumenti adibiti alla preparazione e
    somministrazione dei farmaci (cappe, filtri,
    piani di lavoro, pavimenti, ecc), dei servizi
    igienici e degli effetti letterecci dei pazienti
    ai quali tali farmaci vengono somministrati
    (lenzuola, materassi, indumenti, ecc.)
  • personale addetto allo smaltimento del materiale
    usato per
  • la preparazione e somministrazione dei
    farmaci antiblastici (fiale, siringhe, camici,
    guanti, filtri per cappe, deflussori, ecc).

94
Effetti sugli operatori sanitari
Acuti irritazione della cute, occhi e mucose,
arrossamento del volto, alopecia, perdita
di peli, tosse, cefalea, vertigini, stordimenti,
dolori addominali, nausea e vomito, dermatiti
(fino a episodi di necrosi cutanea correlati
allutilizzo delladriamicina), flebiti,
allergie, shock.   Cronici effetti mutageni,
teratogeni e cancerogeni. Esposizione del
personale sanitario rispetto a quella dei pz in
trattamento è molto diversa ? la dose assorbita
è più modesta sebbene la durata dellesposizione
sia potenzialmente molto più prolungata.  
95
 
96
 
97
Protocollo di esami ematochimici
  • Emocromo con formula leucocitaria
  • Piastrine
  • Elettroliti sierici (Na, K)
  • Colesterolemia
  • Trigliceridemia
  • Azotemia
  • Creatininemia
  • Transaminasi
  • gammaGT
  • Fosfatasi alcalina
  • LDH
  • CPK
  • Pches
  • Bilirubinemia totale e diretta
  • Glicemia
  • Proteine totali ed elettroforesi
  • Amilasemia, lipasemia
  • Striscio periferico
  • IL-2 e IL-6

98
ICC N dosi manipolate e/o somministrate N
ore di lavorazioneIndice di contatto citostatico
VALUTAZIONE DEL RISCHIO
99
I.C.C.lt 1Rischio casuale ed infrequente3Ris
chio probabilegt 3Rischio intenso e routinario
100
DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
  • Doppio paio di guanti in latex
  • Camici monouso di tipo chirurgico
  • Maschere a conchiglia
  • Cuffie
  • Occhiali dotati di protezione laterale
  • Calzari

101
GAS ANESTETICI
102
Definizione
  • si definiscono anestetici quei farmaci che
    determinano abolizione dello stato di coscienza e
    temporanea inibizione della sensibilità
    dolorifica, per il periodo di somministrazione.

103
Classificazione degli anestetici per inalazione
  • 1) Gassosi
  • N2O
  • Etilene
  • Acetilene
  • Ciclopropano
  • Sono sostanze che a pressione e a temperatura
    ambiente si trovano allo stato gassoso

104
Classificazione degli anestetici per inalazione
  • 2) Volatili
  • Enflurano (o etrano) Isoflurano (o
    forano)
  • Alotano (o fluotano) Etere etilico
  • Cloroformio Tricloroetilene
  • Metossifluorano Cloruro di etilene
  • sono alcuni composti alogenati che, a
    pressione e a temperatura ambiente, si
    trovano allo stato liquido e vengono poi
    vaporizzati in apparecchi termocompensati, ove si
    miscelano al momento dellimpiego con una
    corrente gassosa proveniente da un impianto
    centralizzato

105
Miscela di anestesia
  • 60 protossido dazoto
  • 40 ossigeno
  • 4-5 eteri alogenati

106
Assorbimento degli anestetici inalatori
  • 1) concentrazione dellanestetico nel gas
    inspirato
  • 2) durata della somministrazione
  • 3) superficie corporea
  • 4) ventilazione polmonare
  • 5) gittata cardiaca
  • 6) perfusione tissutale
  • 7) gradiente di concentrazione tra aria alveolare
    e sangue
  • 8) coefficiente di diffusione dellanestetico
    attraverso la membrana alveolo-capillare
  • 9) solubilità dellanestetico nel sangue e nei
    tessuti
  • 10) clearance metabolica

107
PROTOSSIDO DAZOTO
  • gas incolore, inodore, insapore
  • bassa tossicità acuta, elevata stabilità, non
    irritabilità, non infiammabilità
  • basso coefficiente di ripartizione sangue/gas
  • scarsa solubilità nel sangue e nei tessuti
  • rapida eliminazione per via urinaria e
    respiratoria
  • trasformazione riduttiva con formazione di
    radicali liberi (lt 38 mm di Hg di O2)
  • trasformazione ossidativa a ossido nitrico e ione
    nitrito (alchilnitrosamine e diazoalcani)

108
PROTOSSIDO DAZOTO
  • Meccanismi patogenetici
  • (in corso di esposizione
    cronica)

1) formazione di radicali liberi
2) inattivazione della vitamina B12
109
PROTOSSIDO DAZOTO
  • Organi bersaglio
  •  
  • ? SNC - cefalea
  • - astenia
  • - insonnia o sonnolenza
  • - ansia o depressione
  • - riduzione delle performance
    audio-visive,
  • motorie, di vigilanza e di memoria (gt100
    ppm)
  •  
  • ? SNP - polineuropatia sensitivo-motoria
  • (? sintesi mielinica)
  •  

110
PROTOSSIDO DAZOTO
  • Organi bersaglio
  • ? App. riproduttivo - infertilità maschile
  • - aborti
    spontanei
  •  ? Sist. emopoietico - anemia megaloblastica

  • -
    leucopenia periferica

111
ANESTETICI VOLATILI
  • Meccanismo patogenetici degli anestetici
    volatili
  • formazione di fluoro ionico
  • formazione di bromo ionico
  • meccanismo immunoallergico
  • induzione enzimatica

112
ANESTETICI VOLATILI
  • formazione di fluoro ionico
  • blocco della crescita cellulare
  • inibizione della sintesi proteica e del DNA
  • degradazione dellATP
  • inibizione di sistemi enzimatici (enolasi,
    creatinchinasi, fosfoglucosidasi)
  • inibizione a livello renale del riassorbimento di
    acqua e soluti (ipotensione)

113
ANESTETICI VOLATILI
  • formazione di bromo ionico
  • sintomi neuropsichici
  • ipotiroidismo
  • blocco della spermatogenesi (danno sulle cellule
    del Sertoli)

114
ALOTANO
  • Epatite acuta fulminante autoimmune
  • Cefalea, anoressia, malessere
  • Febbre, ittero, letargia
  • Epatomegalia
  • Ipertransaminasemia, iperbilirubinemia, riduzione
    del tempo di protrombina

115
ALOTANO
  • metabolismo
    metabolismo
  • ossidativo
    riduttivo
  • Metabolita alchilante
    Radicale libero
  • ?
    ?
  • risposta immunotossica
    lesione diretta
  • (mecc. idiosincrasico)
    (mecc. intrinseco)
  • ?
    ?
  • EPATITE
    EPATOPATIA
  • FULMINANTE
    SUBAC. E CRONICA

116
ENFLUORANO
  • - Liquido trasparente, incolore
  • - Non infiammabile, non irritante
  • - Odore dolciastro
  • - Eliminazione 80 per via respiratoria
  • 15 per via
    urinaria
  • 5 metabolismo
    epatico
  • - Metaboliti ac. metossidifluoroacetico
  • ac. Ossalico
  • Fluoruri
  • Cloruri

117
ISOFLUORANO
  • - Eliminazione per via respiratoria
  • per via urinaria
  • - Metaboliti ac. trifluoroacetico
  • cloruri, fluoruri

118
DESFLUORANO
  • derivato dellisofluorano
  • basso coefficiente di ripartizione sangue/gas
  • metabolismo ossidativo
  • acido trifluoroacetico

119
SEVOFLUORANO
  • alogenato fluorato metiliisopropilico
  • trasparente, non infiammabile, non irritante,
    stabile
  • metabolismo (1-4) ossidativo e
    glucuronoconiugazione
  • basso coefficiente di ripartizione
  • rapida eliminazione (ac. Trifluoroacetico,
    fluorinati)

120
ORGANI BERSAGLIO DEGLI ALOGENATI
  • Fegato
  • Epatite acuta e cirrosi (alotano)
  • aumento della ?GT
  • aumento delle transaminasi

121
ORGANI BERSAGLIO DEGLI ALOGENATI
  • Rene
  • Alterazione del meccanismo di riassorbimento
    tubulare (ipotensione)

122
ORGANI BERSAGLIO DEGLI ALOGENATI
  • Apparato cardiovascolare
  • Aritmie (bradicardia sinusale, ritmo nodale)
  • Alterazioni elettrocardiografiche
    (allungamento del tratto P-R, del tratto
    Q-T)

123
INQUINAMENTO AMBIENTALE
124
APPARECCHIATURE DI ANESTESIA
  • - sistema di rifornimento dei gas
  • - sistema di misura dei gas
  • - sistema di vaporizzazione

125
CONCENTRAZIONE DEI GAS ANESTETICI NEI REPARTI
OPERATORI
  • 1) Fattori strutturali
  •                  forma
  •                        cubatura
  •                        sistema di ventilazione
  •  2) Modalità di erogazione
  •                  - qualità e quantità
    degli anestetici
  •                        - concentrazione degli
    anestetici nei gas
  •                        - tecnica di anestesia
    impiegata (entità dei flussi gassosi,
  • - percentuali di
    vaporizzazione, adozione di valvole
  • deviatrici)
  •                         - tipo di apparecchiatura
    di erogazione
  •                       - caratteristiche
    dellapparato di smaltimento
  • - tipo e durata
    dellintervento

126
FONTI DI INQUINAMENTO AMBIENTALE
  •  
  •  Imperfetta adesione della maschera facciale
  •  Diffusione dalla gomma delle apparecchiature
  •  Scarsa manutenzione dellimpianto di
    condizionamento
  •  Estubazione del paziente
  •  Espirio del paziente
  • Perdite da tubi, raccordi, flussometri, valvole

127
PREVENZIONE
128
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
  •     DPR 303 del 19/03/1956 Norme generali per
    ligiene del lavoro
  • Art. 20 Difesa dellaria dagli inquinanti
    con prodotti nocivi obbligo di predisporre
    sistemi di aspirazione.
  •   Circolare del Ministero della Sanità n 403
  • del 14/03/1989
  • Esposizione professionale ad anestetici in
    sala operatoria .
  • D.Lgs. 81/2008 art. 221-232

129
VALORI LIMITE AMBIENTALI
  • Nel III paragrafo della C.M. 403/89 sono
    indicati i TLV-TWA raccomandati dallACGIH per
    gli anestetici più utilizzati
  • Alotano 50 ppm pari a 400 mg/mc
  • Enflurano 75 ppm pari a 575 mg/mc
  • Isoflurano 75 ppm (2 ppm se associato a N2O)
  • N2O 50 ppm pari a 91 mg/mc per le
    sale operatorie di
  • nuova costruzione o
    ristrutturate
  • 100 ppm per le sale operatorie
    esistenti
  • VALORI LIMITE RACCOMANDATI DAL NIOSH
  • N2O 25 ppm
  • Alogenati 2 ppm (TLV-C se usati da
    soli)
  • 0,5 ppm (se
    associati a N2O)

130
MONITORAGGIO AMBIENTALE
  • 1) Campionamento in posizione fissa
  • a) istantanei ambientali o di area
  • - flusso di aria 200-300 ml/min
  • - fialette con carbone attivo
  • - eseguite ad altezza di 1,5 metri

131
MONITORAGGIO AMBIENTALE
  • 1) Campionamento in posizione fissa
  • b) campionamenti in continuo
  • - analizzatori in continuo
    (spettrofotometria allinfrarosso)
  • - valutazione di dispersioni zonali,
    concentrazioni punta e variabilità
  • intraoperatoria

132
MONITORAGGIO AMBIENTALE
  • 2) Campionamento di tipo personale
  • (flusso di captazione 130-150 ml/min)

133
Linee di prevenzione ambientale
  • Adeguata cubatura delle sale operatorie
  • Efficiente impianto di condizionamento
    centralizzato, completo di sistema di
    ventilazione forzata e di sistema di aspirazione
    allesterno
  • Adeguato numero di ricambi orari daria
  • -   10 (C.M.LL.PP. n 13011 del 22/11/1974 e
    norme tecniche UNI 5104)
  • -   17 per sale chirurgiche, 10 per camere di
    induzione (NIOSH)
  • Sistema di umidificazione e deumidificazione, di
    filtraggio e di regolazione del flusso
    dariaSistemi di evacuazione dei gas espirati dal
    paziente (attivi e passivi)
  • Controlli periodici dello stato di efficienza
    delle macchine (semestrali o più frequenti in
    caso di elevato inquinamento)

134
Linee di prevenzione ambientale
  • Istituzione di protocolli di comportamento per il
    personale esposto ad opera dei responsabili delle
    unità operative (V paragrafo della C.M. 403/89)
  • Informazioni sul funzionamento dei sistemi di
    ventilazione ed evacuazione, sul tipo di
    anestetici utilizzati e sulla loro frequenza
    duso
  • Non impiegare anestetici inalatori prima
    dellintubazione orotracheale
  • Assicurare la massima aderenza della maschera sul
    viso
  • Caricamento dei vaporizzatori allesterno della
    sala operatoria
  • Verificare prima dellinduzione dellanestesia
    che siano attivati e ben raccordati i dispositivi
    di allontanamento dei gas
  • Non aprire i flussometri prima dellinduzione
    dellanestesia
  • Utilizzare flussi di gas più bassi possibili
  • Ossigenare a lungo il paziente prima
    dellestubazione.

135
Patologia allergica ed irritativa del personale
ospedaliero
  • Prevalenza nel personale ospedaliero tra il 10 ed
    il 15,3
  • Classificazione
  • Dermatite da contatto irritativa
  • Dermatite da contatto allergica
  • Orticaria da contatto
  • Asma professionale

136
Dermatite da contatto irritativa
  • Affezione cutanea prodotta da agenti chimici,
    fisici e biologici, i quali ledono la cute nella
    sede di contatto con meccanismo diretto
  • Elevata frequenza (70-80 delle dermopatie
    professionali)
  • Reazioni cutanee di tipo infiammatorio insorgenti
    o entro pochi minuti o a qualche ora dal contatto
  • Fattori favorenti condizioni cutanee, uso di
    detergenti, macerazione, disidratazione

137
Fattori causali
  • Agenti irritanti forti
  • Acido solforico
  • Acido cloridrico
  • Idrossido di sodio
  • Ossido di etilene
  • Ipoclorito di sodio
  • Ammoniaca
  • Agenti irritanti deboli
  • Solventi (acetone, etere etilico)
  • Saponi
  • Disinfettanti (composti di ammonio quaternario)
  • Contatto prolungato con acqua

138
Lavorazioni a rischio
  • Personale ausiliario addetto alle pulizie
  • Personale addetto ai servizi
  • Sanificazione ambientale
  • Disinfezione
  • Lavoratori domestici

139
Quadri clinici
  • Lesioni localizzate alle sole sedi di contatto
    (mani)
  • Lesioni nella stessa fase clinico-evolutiva
  • Frequenti sintomi bruciore e dolore (manca il
    prurito)

140
Quadri clinici
  • Dermatite eritemato-vescicolare
  • - secchezza e fissurazione della cute
  • eritema, vescicolazione, essudazione e formazione
    di croste
  • Dermatite ipercheratosica
  • aumento di spessore dello strato corneo
  • in sede palmare

141
Quadri clinici
  • Dermatite eritemato-vescicolo-bollosa
  • da irritanti forti
  • eritema
  • edema
  • bolle
  • Ulcere da contatto
  • - da irritanti primari forti

142
Dermatite da contatto allergica
  • Insorge con meccanismo allergico di tipo
    ritardato, mediato dallimmunità cellulare, in
    seguito a contatto con agenti chimici,
    chimico-fisici o biologici
  • Fattori patogenetici
  • tipo e struttura chimica dellagente
    sensibilizzante
  • concentrazione della sostanza
  • tempo di esposizione, sede, estensione del
    contatto
  • fattori genetici
  • condizioni della cute

143
Fattori causali
  • Metalli contenuti nei detersivi (nichel, cromo)
  • Lattice (guanti in gomma)
  • Sostanze disinfettanti e detergenti
    (sanificazione ambientale)
  • Farmaci

144
Lavorazioni a rischio
Chirurgia Guanti in gomma, sulfamidici, penicilline, antisettici, anestetici locali, metalli
Ortopedia Stessi allergeni, metilmetacrilato monomero
Anestesiologia Propanilide
Medicina Antibiotici, antistaminici, anestetici locali, antisettici
Pneumologia Antitubercolari (streptomicina, isoniazide)
Psichiatria Neurolettici, stimolanti
Oftalmologia Antibiotici, anestetici locali
ORL Guanti in gomma, anestetici locali
Odontostomatologia Anestetici locali, materie plastiche, metalli
145
Quadri clinici
  • Polimorfismo delle lesioni
  • Andamento ciclico
  • Sintomo principale prurito

146
Quadri clinici
  • Fase acuta
  • eritema della cute
  • edema
  • vescicole
  • rottura delle vescicole
  • Fase subacuta
  • croste
  • squame
  • Fase cronica
  • cute ispessita, ipoelastica
  • ipercheratosi, fissurazioni e ragadi

147
Orticaria da contatto
  • Manifestazioni eritemato-pomfoidi con prurito e/o
    dolore ad insorgenza rapida di durata variabile
  • Meccanismi immunologici (orticaria allergica) o
    non immunologici
  • Sostanze causanti Orticaria da contatto
  • Polveri
  • Acari
  • Detersivi con sali di nichel
  • Alcol etilico
  • Formaldeide
  • Ammoniaca
  • Farmaci

148
Orticaria allergica
  • Comparsa dopo ripetuti contatti
  • Inreressa solo pochi individui esposti
  • Interessamento della cute esposta al contatto
  • Successiva propagazione su cute non esposta e su
    altri organi ed apparati

149
Orticaria non immunologica
  • Comparsa al primo contatto
  • Circoscritta alla cute sede di contatto
  • Lesioni prevalentemente eritematose
  • Rapida risoluzione
  • Reazione dipendente dalla concentrazione
    dellagente, tempo di contatto, sfregamento,
    grattamento

150
Cenni di diagnosi della patologia allergica e
irritativa
  • Anamnesi
  • Esame clinico
  • Diagnosi differenziale tra DIC e DAC
  • Prove allergologiche
  • Patch test (serie fisse di allergeni)
  • Open test
  • Prick test (test intradermico)
  • Test interruzione-ripresa
  • Dosaggi immunologici (RIA, ELISA, IgE tot
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