Title: La famiglia e il disturbo mentale grave
1La famiglia e il disturbo mentale grave
- UniversitĂ degli Studi di Trieste
- FacoltĂ di Psicologia
- Corso di Psichiatria Sociale
- a.a. 2007/2008
2la famiglia costituisce uninsostituibile risorsa
sia per la persona sia per i servizi sanitari
3prima della legge 180 il manicomio è lunica
risposta al disturbo mentale. La persona affetta
da disturbo mentale è fonte di pericolo e di
vergogna e il suo isolamento è necessario per
proteggere la societĂ il ricovero manicomiale
perĂ² non allevia il carico familiare
4dopo la legge 180 nascono i servizi
territoriali con lobiettivo di prevenire,
curare e riabilitare. Le persone affette da
disturbo mentale e i loro familiari possono
accedere a percorsi terapeutici, riabilitativi,
emancipativi, nella pienezza del loro diritto,
nella concretezza della loro vita reale,
allinterno dei loro contesti familiari e
sociali. Il rapporto tra famiglia e servizi
diventa fondamentale
5Il carico oggettivo riguarda il costo diretto e
indiretto della malattia i costi economici, la
necessitĂ di cambiare spesso casa o di doverne
acquistare una nuova,le ore e le giornate di
lavoro perse e, soprattutto per le donne, la
rinuncia al lavoro o alla progressione di
carriera, il tempo impiegato nellassistenza, le
spese per la mancata autonomia del figlio che
resta in casa
6il carico soggettivo descrive il modo in cui le
singole persone vivono individualmente quel
particolare evento come quel particolare
problema risuona e si amplifica nella loro vita
affettiva e di relazione.il disturbo mentale,
soprattutto se di un/a figlio/a rimanda a
sentimenti di frustrazione, fallimento,
disperazione
7- carico soggettivo
- sviluppo di sintomi ansiosi, depressivi e/o
psicosomatici - sentimenti di colpa
- vergogna
- isolamento sociale
- disorientamento prodotto dalla disinformazione
sul disturbo mentale e attribuzioni causali
semplicistiche o irrazionali
8il carico soggettivo è piĂ¹ difficilmente
quantificabile, ma ha conseguenze di enorme
portata sullequilibrio dei familiari piĂ¹ vicini
alla persona e condiziona fortemente il percorso
di guarigione
9Alcuni genitori parlano con dolore di lutto
come se ogni giorno perdessero quel figlio ideale
tanto desiderato e che invece si presenta così
diverso nella realtĂ quotidiana.
10effetti emotivi del caricosenso di
colpasensazione di angosciapreoccupazione,
paureperdita di speranzaimpossibilitĂ di fare
programmi a lungo termineconfusione di
ruoliamplificazione dei conflitti
11effetti sociali del carico stigma e
pregiudizioisolamento sociale restringimento
delle attivitĂ sociali e del tempo libero
12Variabili che predicono alti livelli di carico
- Caratteristiche socio-demografiche dei familiari
(sesso femminile, basso livello di istruzione,
essere coniugi del paziente) - caratteristiche cliniche del disturbo mentale
(scarso funzionamento sociale, lunga durata del
disturbo, presenza di sintomi negativi come
appiattimento affettivo, afinalismo,
impoverimento ideativo) - rete sociale e risorse personali dei familiari
- (isolamento e scarso supporto della rete sociale,
ristretta gamma di strategie per fronteggiare la
situazione)
13risorse personalicaratteristiche proprie dei
vari componenti sistema di valoricapacitĂ di
adattamento emotivoabilitĂ sociali dei singoli
14risorse della rete socialela famiglia
estesagli amicii volontari
15risorse della rete dei servizi distrettomedico
di famigliaconsultorioospedalecentro di salute
mentale
16i problemi in piĂ¹ di una famiglia che deve
affrontare il disturbo mentale
- salute fisica, cure mediche
- passaggi difficili del ciclo di vita
- maggiori spese
- recupero delle energie nel tempo libero
- solitudine isolamento
- relazione
- educazione
- informazioni
- rapporto con i servizi formali
17Strategie adottate dai familiari, quando si
manifesta per la prima volta la sofferenza
psichica in un loro congiunto, prima di
rivolgersi al CSM
- tentano di superare le difficoltĂ da soli,
attingendo alle proprie risorse personali o
rivolgendosi a quelle della rete informale di
amici, parenti, conoscenti - si rivolgono a quelle persone che forniscono un
consiglio autorevole, come autoritĂ religiose,
insegnanti, persone ritenute particolarmente
sagge - cercano conforto nella magia
- utilizzano forme di medicina alternativa
- affidano al medico di fiducia o alla struttura
ospedaliera locale la decisione su chi si debba
consultare o da chi si debba essere curati
18Psichiatria , famiglia e modelli psichiatrici
- modello medico biologico
- la malattia mentale viene vista ed interpretata
in termini anatomo-fisiologici. Ad essa è
attribuita una causa organica. La malattia è
considerata ereditabile. Questo determina nella
famiglia senso di colpa e vergogna - modello psicoanalitico
- prende in considerazione la famiglia del paziente
ma non la coinvolge fisicamente nella terapia. La
cura resta incentrata sul rapporto
medico-paziente
19Psichiatria , famiglia e modelli psichiatrici
modello sistemico relazionale la famiglia è vista
come un sistema i cui membri si influenzano a
vicenda.La malattia è causata, secondo questo
approccio, da disturbi relazionali modello
antipsichiatrico la famiglia è colpevole del
disturbo mentale esattamente come il manicomio e
il carcere dato che elimina la libertĂ
dellindividuo modello psicoeducativo fornisce
alla famiglia strumenti semplici per migliorare
la convivenza con la persona affetta da un
disturbo mentale
20gruppi di self-help
- 1)identificare i bisogni delle famiglie, fornire
sostegno sia dando informazioni sia dando aiuto
concreto - 2)chiarire il rapporto tra famiglie e Sevizi e
migliorare la collaborazione - 3)dare informazioni sul disturbo, sulle leggi, su
possibili finanziamenti - 4)ridurre lo stigma associato alla malattia
mentale attraverso corsi di educazione sanitaria
ed il coinvolgimento sia della comunitĂ sia dei
mass-media - 5)dare la possibilitĂ alle famiglie di avere
momenti di pausa in cui altri servizi si occupano
del loro familiare
21modelli psicoeducativi ed emotivitĂ espressa
- Obiettivo dei modelli psicoeducativi è diminuire
il numero e lintensitĂ delle ricadute agendo
sullambiente familiare, ossia riducendo i
livelli di EmotivitĂ Espressa
22valutazione dellEmotivitĂ Espressa (EE)
- critica
- commenti sfavorevoli verso il soggetto
- ostilitĂ
- rifiuto o sentimento negativo rivolto conto la
persona e nono contro un suo specifico
comportamento - ipercoinvolgimento emotivo
- eccessivo coinvolgimento dei familiari verso la
malattia del congiunto - calore affettivo
- sentimenti positivi verso il paziente
- commenti positivi
- approvazione verso il comportamento della persona
che sta male
23Famiglie ad alta EmotivitĂ Espressa
- ipercritiche
- ostili
- eccessivo ipercoinvolgimento emotivo
- Tutti questi fattori costituiscono un ostacolo al
decorso del disturbo
24Famiglie a bassa EmotivitĂ Espressa
- calore affettivo
- commenti positivi
- comunicazioni chiare
- buona capacita di ascolto
- Sono fondamentali per il decorso favorevole del
disturbo
25Studi del 1970 di Vaughn e Leff hanno chiarito
che
- terapia farmacologica
- i farmaci non prevengono le ricadute come invece
sembra fare un ambiente familiare a bassa
emotivitĂ espressa - frequenza dei contatti tra il paziente e i suoi
familiari - sono in stretto legame con le ricadute. Le
recidive di un soggetto affetto da disturbo
mentale a contatto con una famiglia ad alta EE
diminuiscono se diminuisce il contatto con la
famiglia
26rete sociale
- reti primarie
- relazioni di natura familiare, parentale amicale
e di vicinato
- reti secondarie
- relazioni con strutture che hanno il compito di
fornire assistenza
27Supporto sociale ed eventi stressanti
- le persone che possiedono una buona rete sociale
e quindi dispongono di un elevato supporto
sociale riescono ad affrontare meglio gli eventi
della vita. Le persone che invece non hanno una
buona rete sociale hanno meno difese nei
confronti dello stress
28Rete sociale e famiglie di persone affette da un
disturbo mentale
- la rete sociale è ridotta le persone coinvolte
sono poche rispetto alla norma e la qualitĂ delle
relazioni è scarsa
29Rete sociale e carico familiare
- una buona rete sociale è collegata alla riduzione
del carico sia oggettivo che soggettivo dei
familiari ed a un miglioramento globale delle
loro condizioni di vita
30Potenziamento della rete sociale
- associazioni
- gruppi multifamiliari
- self-help
31- Presentazione di un progetto di lavoro con le
famiglie ad alto carico promosso e sperimentato
da oltre 10 anni dal DSM di Trieste
32- ModalitĂ
- 1.non si pone come finalitĂ immediata la terapia
familiare, anche se infine risulta terapeutico - 2.prevede incontri con gruppi multifamiliari (da
5 a 20 famiglie) - 3.intende dare massima rilevanza al familiare in
quanto tale, in quanto soggetto interlocutore del
servizio, in quanto soggetto esso stesso
bisognoso di ascolto e di aiuto - 4.non prevede pertanto la presenza del paziente e
presuppone che negli incontri non si parli di
lui ma di noi (familiari)
33- lavoro in gruppo
- presenza degli altri familiari utile ad aumentare
competenza ed autonomia di ciascun partecipante. - latmosfera di solidarietĂ che viene a crearsi
attenua il senso di isolamento e permette di
confrontarsi su problemi ed esperienze simili,
aiutarsi reciprocamente suggerendo diversi punti
di vista e strategie, giungendo spesso a trovare
nuove soluzioni che realmente permettono di
migliorare la qualitĂ della vita dei familiari e
del paziente
34permettere ai familiari di sviluppare la loro
autonomia ed autostima, evidenziando che loro
stessi sono degli esperti nella gestione dei
comportamenti disturbati del parente nella vita
quotidiana. riconoscere il sapere incondizionato
dei familiari ovvero quel sapere che non deriva
dai libri ma dalle conoscenze sviluppate
nellesperire concreto
35- lavorare con le famiglie significa instaurare
innanzitutto un rapporto paritetico tra operatori
e familiari. - Il polo professionale deve in primo luogo
abbandonare la propria tradizionale posizione di
dominio
36rinunciare a teorie sul ruolo giocato dai
familiari nellinsorgere e nel persistere del
disturbo psichiatrico, o almeno ammettere che si
tratta soltanto di ipotesi(decolpevolizzazione)
37riconoscere ai familiari le loro competenze, cui
va dato il giusto risalto favorendo la loro
partecipazione attiva (protagonismo)
38evitare atteggiamenti da consulente esperto,
valorizzando invece leperienza dei familiari
39destinatari
- i familiari che convivono quotidianamente con il
paziente (in primo luogo i genitori, ma
eventualmente anche fratelli e sorelle) e quindi
con un forte carico. - Il gruppo multifamiliare, una volta costituitosi,
è in linea di massima chiuso al fine di
permettere una certa continuitĂ nel percorso
formativo e nel rafforzamento delle relazioni fra
i partecipanti
40obiettivi
- -psicoeducativi-informativi (oggettivi)
- -terapeutici (soggettivi)
- -di rete
- -associativi
41obiettivi
- psicoeducativi-informativi (oggettivi) conoscenza
della schizofrenia, informazioni su cause,
decorso, cure, esiti e riabilitazione, ma anche
comprensione del senso sottostante la malattia
del figlio e del proprio vissuto di genitore
stimolazione di nuovi punti di vista e di
approccio nei confronti del paziente,
ristrutturazione di schemi concettuali e
comportamentali che coinvolgono tutta la famiglia
42obiettivi
- terapeutici (soggettivi)
- che si configura come momento di scarico emotivo
in un ambiente accettante ed incoraggiante al di
fuori delle mura domestiche e di confronto e
scambio di esperienze con persone che vivono una
situazione analoga
43obiettivi
- di rete
- rafforzamento della rete sociale (solidarietĂ )
attraverso la promozione dellaiuto reciproco, ma
anche di momenti di tempo libero autorganizzati
dai familiari
44obiettivi
- associativi
- attivazione dei familiari al lavoro delle
associazioni di auto-aiuto al fine di
sensibilizzare lopinione pubblica e le
amministrazioni per ottenere nuove risorse e
strumenti per la cura e la riabilitazione
45Carico oggettivo
risultati
46Carico soggettivo
risultati
47Percezione di aiuto ricevuto
risultati
48Atteggiamenti positivi
risultati
49Criticismo
risultati