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Testimonianze dei nostri nonni

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Title: Testimonianze dei nostri nonni


1
La scuola di ieri
  • Testimonianze dei nostri nonni
  • sulla scuola e la vita del passato
  • Progetto Continuità
  • Classe 2C A.S. 2012/2013
  • I. C. Mazzini Castelfidardo

2
Presentazione dellattività Il diario dei
nostri nonnidallarticolo pubblicato sul
giornalino dIstituto
  • La professoressa di lettere aveva portato noi
    alunni della 2C in aula di informatica, per
    svolgere un lavoro al computer. Dovevamo
    utilizzare un documento Word per trascrivere
    un'intervista che avevamo precedentemente rivolto
    ai nostri nonni. Con le informazioni
    dell'intervista, dovevamo far finta di essere i
    nostri nonni e scrivere un loro immaginario
    diario, con una data di tanti anni fa. Con la
    fantasia si doveva andare indietro nel tempo e
    immaginare come potesse essere la vita cinquanta
    o addirittura sessanta anni fa, e aggiungerci poi
    delle informazioni vere.
  • Questo lavoro a me è piaciuto molto perché è
    stata una lezione diversa e più divertente,
    invece che stare sempre in classe, sopra i
    banchi. Però bisogna fare anche una riflessione
    comporre un testo così personale come il diario
    non è semplice infatti quel giorno, si poteva
    notare come qualcuno cercasse di immedesimarsi
    nel proprio nonno e cercasse di scrivere il
    diario di sua fantasia, ed altri, invece, erano
    intenti a capire come funzionasse il documento
    Word. Questo ci fa riflettere su come oggi il
    computer si utilizzi soprattutto per stare sui
    social network e chattare, non per esercitarsi e
    usare strumenti come la videoscrittura. È per
    questo che bisogna imparare a utilizzare di più
    il computer per lavori che potrebbero essere di
    scuola, piuttosto che passare la giornata su una
    chat.
  • Francesca Villani

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La scuola negli anni Quaranta e Cinquanta del
Novecentointervista a nonno Adelelmo
  • Mio nonno si chiama Adelelmo ed è nato a
    Recanati, nel 1939.
  • Oggi gli ho voluto fare qualche domanda su
    comera la scuola nel dopoguerra.
  • Quando hai cominciato ad andare a scuola?
  • Ho cominciato a sei anni, in prima elementare, e
    ho finito a dodici, in quinta. Però ho perso un
    anno, infatti ho ripetuto la 4 elementare.
  • Dove sei andato a scuola?
  • Dalla prima alla terza elementare sono andato a
    scuola a Sambucheto, poi ho fatto la quarta a
    Montefiore (MC) e, successivamente, io e la mia
    famiglia ci siamo trasferiti a Castelfidardo,
    dove ho frequentato per la seconda volta la
    quarta elementare e la quinta.

Come erano le tue maestre e i tuoi maestri? La
mia maestra preferita si chiamava Virginia e non
era molto severa. Prima di lei, invece, avevo
avuto un maestro, molto rigido e autoritario.
Quando si scriveva, le mani dovevano stare sopra
il banco, ma durante le spiegazioni, le mani si
dovevano mettere dietro la schiena e chi non ce
le teneva, veniva punito con una bacchettata
sulle mani. Come andavi vestito? E cosa portavi
con te? Portavo un grembiule nero, che era lungo
fino ai piedi ed era lo stesso per tutti i cinque
anni era uguale sia per i maschi che per le
femmine dato che la mia classe era mista sotto
il grembiule avevo i calzettoni che arrivavano
fino al ginocchio e di solito venivano portati
dai maschi. Avevo una cartella fatta di cartone e
per scrivere utilizzavo il pennino che veniva
intinto nellinchiostro del calamaio.
4
  • Le lezioni a che ora iniziavano? E quando
    finivano?
  • Si entrava a scuola alle 8 e spesso si finiva
    alle 11 infatti la maestra, a quellora, doveva
    andare a preparare il pranzo e perciò ci lasciava
    con il figlio, il quale, non sapendo come
    gestirci, ci faceva giocare con le biglie.
  • Davvero la maestra si assentava, lasciandovi
    nelle mani del figlio?
  • Sì, comunque la casa della maestra era al piano
    di sopra devi sapere, che, a quel tempo, tutte
    le scuole erano in campagna e avevano al piano
    terra laula e al primo piano cera labitazione
    dellinsegnante. Ogni classe era costituita da
    una sola sezione e ognuna era in una casa di
    campagna diversa.
  • Ti manca quelletà?
  • Sì, perchè ero spensierato e non avevo problemi
    in testa, nonostante la situazione di povertà che
    si viveva in quel periodo. Alle volte penso al
    benessere di oggi e poi do uno sguardo indietro
    da un lato era meglio prima perché la vita era
    più semplice, ma più sana e genuina, e dallaltro
    penso che quella vita era comunque molto povera.
    Per noi bambini giocare con una biglia, avere un
    banco per scrivere, poter mangiare un po di pane
    condito con lolio, era oro, mentre oggi le cose
    più semplici sono le meno apprezzate.
  • Grazie nonno per lintervista. Ciao!
  • Grazie a te. Ciao!
  • Nella scuola degli anni Quaranta e Cinquanta del
    secolo scorso, una maestra svolgeva tutte le
    materie e i voti venivano espressi, come oggi,
    con i numeri da uno a dieci.
  • Francesca Villani

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Il diario di nonno Albino
  • Ciao sono Albino Polverini, ho 77 anni, sono nato
    nel 1935 e vivo a Castelfidardo.
  • Io ho vissuto la mia infanzia a Montelupone, in
    provincia di Macerata, in una piccola casetta di
    campagna.
  • Ho incominciato ad andare a scuola alletà di
    sette anni perché prima non potevo a causa della
    Seconda Guerra Mondiale. Ho frequentato la scuola
    per tre anni. Terminata sono andato a lavorare
    nei campi con la mia famiglia come la maggior
    parte delle persone.

Alla mattina mi svegliavo alle 430, per prima
cosa con i due fratelli maggiori andavamo nella
stalla a dare il fieno alle mucche e accudire i
vitelli finito questo lavoro ritornavamo a casa
per fare colazione con una fetta di pane. Intorno
alle 700 iniziava la mia giornata lavorativa nei
campi. Quando il tempo non lo permetteva si
restava in casa o nella stalla a fare i cesti con
il vimini, si riparava gli oggetti rotti e gli
attrezzi per lavorare i campi. A pranzo si
mangiava sempre la polenta e gli ortaggi che ci
offriva il terreno. Destate nelle ore più
calde del giorno si faceva un pisolino perché era
troppo caldo per lavorare, mentre alla sera si
rientrava per la cena più tardi. Viceversa nella
stagione invernale si lavorava nel primo
pomeriggio e si rientrava a casa quando faceva
buio anche perché non cera la corrente elettrica
e si cenava con il lume e con la luce che
emetteva il focolare.
6
  • A me, che ero il più piccolo della famiglia mi
    era stato assegnato il compito di accudire gli
    animali da cortile. Quindi al pomeriggio non
    avevo del tempo libero per giocare studiare e
    divertirmi con gli amici. Con loro ci
    incontravamo la domenica alla messa anche perché
    abitavamo lontani gli uni dagli altri e non
    cerano mezzi di trasporto. La sera dopo aver
    cenato si stava riuniti intorno al camino e si
    andava a letto verso le ore 830.
  • Nei giorni di festa non si lavorava, ma gli
    animali venivano ugualmente accuditi. La
    differenza stava nei pasti che erano più ricchi
    ed abbondanti.
  • Il mio più bel ricordo dellinfanzia era quando
    nei giorni di festa ci si riuniva con i parenti a
    festeggiare. Mentre gli adulti giocavano a carte
    o a bocce, noi bambini ci divertivamo giocando a
    calcio con una palla di pezza . A me di quei
    tempi mi manca lamicizia vera, il rapporto che
    si creava con i vicini, la disponibilità che
    cera nell aiutarsi a vicenda anche nei lavori
    dei campi. Ma anche la cura nei confronti
    dellambiente.
  • Luca Polverini

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I ricordi di mia nonna Gioconda
  • Io ho vissuto la mia infanzia in una piccola
    frazione di Osimo, Campocavallo. Ho iniziato la
    scuola a sei anni ed ho finito a 11 anni, in
    quinta elementare. Durante lanno scolastico mi
    svegliavo alle 730 per andare a scuola per
    colazione bevevo una grande tazza di latte con
    una fetta di pane. Fortunatamente avevo la
    scuola di fronte casa mia ed andavo a scuola a
    piedi, da sola. Finite le lezioni, verso le
    1230, arrivavo a casa per pranzare con la mia
    famiglia . Dopo pranzo aiutavo la mia mamma a
    pulire la cucina per guadagnarmi un gelato, che
    costava 10 lire, da comprare la domenica. Dopo
    aver aiutato la mamma, iniziavo a fare i compiti
    per il giorno seguente finiti i compiti andavo a
    giocare in un grande prato con le mie due
    sorelline e le mie amiche di solito giocavamo
    con la corda. Quando faceva buio si rientrava a
    casa e giocavo un po con le mie sorelline al
    gioco della mamma. Quando ritornava mio padre
    dal lavoro la mia mamma preparava la cena e
    cenavamo verso le 2000 con verdura casalinga,
    uova e salsicce. Verso le nove si giocava a carte
    davanti al fuoco e si andava a dormire verso le
    2200.Nel giorno di Natale ci svegliavamo, io e
    le mie sorelle, e trovavamo un albero che i miei
    genitori avevano addobbato la sera prima con
    caramelle, cioccolatini e mandarini per noi era
    una grande festa! Vicino all'albero cera anche
    il presepe, che nostro padre aveva fatto nei
    giorni precedenti. Per colazione la mia mamma
    aveva preparato un bel "ciambellone", cioè un
    dolce. Verso le 1100 ci preparavamo per andare
    dalla nonna con lautobus lì ci aspettavano i
    nostri nonni e gli zii per pranzare insieme e per
    conversare tra di noi. Verso le 1630 tornavamo a
    casa sempre con lautobus e alle 1800 si andava
    a messa. Tornati a casa si cenava con poco,
    perché avevamo mangiato molto a pranzo poi, sul
    tardi, si andava a letto . Finiti gli studi sono
    andata per qualche anno da una sarta, per
    imparare il mestiere. Dopo sono andata a lavorare
    in una fabbrica che tesseva le maglie. Il ricordo
    più bello della mia infanzia è il sentimento di
    unione che provavo nella mia famiglia. Di
    quell'età mi mancano molto i miei genitori.
  • Mattia Maggiori

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Il diario di mia nonna Gina
12/02/1955 Caro diario, questa mattina mi sono
svegliata presto e ho visto che fuori cera la
neve. Ho fatto una colazione veloce, con pane e
caffè dorzo e poi mi sono preparata per andare a
scuola. Sono passata davanti alle case delle
mie amiche e ho sentito il buon profumo del
ciambellone fumante. Ho posato la mia cartella di
pelle e ho preso le scarpe buone che nascondo
tutti i giorni in un canneto sulla salita di casa
mia. Sono arrivata a scuola in orario, alle ore 8
e poi alle 12 sono uscita dalla classe per
ritornare a casa, dove mi aspettava la pasta al
pomodoro. Dopo pranzo, avevo il compito di
asciugare le forchette, ma io furbetta, per non
lavorare, sono andata a nascondermi nella vigna
di un nostro vicino. Successivamente, ho svolto
i compiti, poi ho aiutato mia madre a prendere
lacqua dalla fonte vicino casa. Solo dopo aver
svolto i diversi lavori domestici, ho giocato
con la terra e l acqua a fare le torte, e poi
le ho lasciate asciugare al sole. Questa sera, ho
cenato presto, come al solito, e adesso sto
andando a dormire. Ovviamente, dormo nel letto
dei miei genitori perché gli unici letti, sono
già stati assegnati alle mie sorelle maggiori.
A presto, Gina. Francesca
Villani
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Il diario di zio Elio
24/10/1935 Caro diario, questa mattina mi sono
svegliato allalba e, nonostante il freddo, sono
andato a lavorare nei campi. Ho sistemato per
bene tutte le verdure e ho annaffiato le rose,
che ancora fioriscono. Il fico sta crescendo,
anche se impiegherà ancora diverso tempo
stamattina poi ho dovuto anche prendere dei
rametti di rosmarino, che servivano a mamma.
Però, per colpa dei crisantemi (che devono
assolutamente essere pronti per portarli da zio
al cimitero, per la festa dei morti) si è fatto
tardi, e quindi invece di camminare con calma
questa mattina ho solo corso. E la maestra mi ha
sgridato più di una volta questa mattina. Sia per
il ritardo (infatti, anche se avevo corso non
avevo risolto molto) che per la lezione, che non
avevo neanche studiato, come al solito. Ho un po
di tristezza in queste parole, ma siccome tra
poco sarà inverno e bisognerà aver piantato tutte
le piante, non ho più tanto tempo per studiare,
anche se babbo mi dice che devo farlo lo stesso.
Però ho anche bisogno almeno di riposare un po,
altrimenti a scuola crollo! Quindi oggi ho
portato a casa unaltra insufficienza, ma babbo
non sè arrabbiato poi così tanto. Credo ,
almeno. Però mi ha detto che se continuo così mi
darà una punizione che non mi scorderò più.
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Quindi è meglio studiare. Ho mangiato velocemente
e in silenzio e, appena finito pranzo, visto che
pioveva a dirotto, sono andato a studiare.
Sinceramente pensavo ad altro, mentre studiavo
pensavo a come sarebbe stato bello andare a fare
una passeggiata al mare e, anche se un po
noioso, andare a messa a Loreto, ma purtroppo
mancano ancora diversi giorni alla
domenica...uffa! Appena finito di piovere, però,
mi sono precipitato di fuori a zappare la terra e
a piantare. Sono stanchissimo, non mi reggo in
piedi tra laltro stasera ho dovuto rifiutare
linvito di Vitangelo, che mi aveva chiesto di
andare a giocare a campana con lui. Ho cenato,
mangiando verdure e un tozzo di pane, lunica
cosa che avevamo nella dispensa, purtroppo. Per
quattro persone non è molto, però ci
accontentiamo e poi lorto ci tira un po su,
almeno! Ora vado a dormire, spero di meritarmelo!
Buonanotte! Elio. Elisa Borghetti
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Il diario di mia nonna Margherita
10/05/1955 Caro diario, oggi è domenica, cioè il
giorno più bello di tutta la settimana perché
durante la mattinata si va a messa con tutta la
famiglia e in seguito facciamo un grande pranzo
tutti assieme, anche se non ci sono molti
soldi. Infatti,ogni componente della famiglia
porta qualcosa da mangiare o da bere e stiamo
tutti insieme in compagnia. Di solito,come primo
piatto, si mangiano le lasagne fatte in casa da
mia nonna come secondo, la carne di maiale
selvatico (cacciato da mio nonno) ed il pesce
(pescato da me). Sai, devi sapere che oltre ad
essere una brava figlia, sono anche unottima
pescatrice. Per finire il pranzo in bellezza cè
il famoso dolce di mia zia Anna ... che buono! Mi
viene lacquolina in bocca solo a pensarci
... Infine, facciamo il gioco più tradizionale,
ovvero la tombola credo proprio di vincere oggi,
mi sento molto fortunata. Chiara
Pierdominici
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Il diario di mia nonna Rosalba
19/10/1955 Caro diario, questa mattina mi sono
alzata alle 5.00 per dare da mangiare agli
animali da cortile, subito dopo mi sono recata in
cucina a preparare con mia madre la colazione per
me e per i miei fratelli, con il latte delle
mucche appena munto, pane e marmellata più tardi
ho indossato le scarpe, ho preso la cartellina
fatta da mio nonno (dato che è falegname lha
fatta per tutti i miei fratelli ) e sono partita
per il mio solito sentiero per arrivare a scuola
in orario. Uff...! Per fortuna sono arrivata in
tempo! Alle 8.00, entrata in classe con il
fiatone, comincia subito la lezione, con la
maestra che effettua la correzione dei compiti
io per fortuna li avevo fatti tutti, come al
solito, ma alcuni miei amici non li avevano fatti
e la maestra li ha messi in punizione dietro la
lavagna, mentre io me ne stavo tutta impaurita
nel mio banco. Al termine delle lezioni sono
corsa a casa a preparare il pranzo insieme a mia
madre. Abbiamo cucinato la polenta, preso i
gobbi freschi dallorto e lacqua dal pozzo
vicino casa, raccolto dagli alberi (che
condividiamo con i vicini) la frutta. Abbiamo
pranzato tutti insieme e io, subito dopo, mi
sono recata nella mia stanza, che condivido con i
miei quattro fratelli, per fare i compiti. Nel
tardo pomeriggio ho giocato con i miei fratelli,
poi ho ripassato le materie da studiare
ripetendole a mia nonna, mentre preparavamo la
cena infine ho cenato e sono subito andata a
dormire. Noemi Mangiaterra
13
Intervista a mio nonno Fabio
Dove hai vissuto la tua infanzia? Ho vissuto la
mia infanzia in Ancona, nel Rione di Capodimonte,
ma sono nato a Camerano il 2 Novembre 1944,
perché in Ancona cera stato il bombardamento
sulla città. A che età hai cominciato ad andare a
scuola e quando hai smesso? Ho cominciato a 6
anni ad andare a scuola e ho smesso a 14 anni, in
seconda media, perché sono stato bocciato un
anno. Avevamo i banchi da tre e le classi erano o
tutte maschili o tutte femminili solo alle medie
le classi erano miste. Come si svolgeva una
giornata di festa? Una giornata di festa si
svolgeva in questo modo la mattina mi alzavo,
facevo colazione con latte e un po di pane, in
seguito andavo in chiesa per la messa poi andavo
in oratorio a giocare e infine andavo a pranzo.
Nel pomeriggio andavo a giocare a pallone o con
le biglie, facevo la pista con i miei amici,
oppure andavo al cinema e ci stavo quasi tutto il
pomeriggio, finché mia madre mi portava la
cena. Quali attività in particolare svolgevi il
pomeriggio? Il pomeriggio facevo i compiti, poi
andavo a giocare con i miei amici insieme ci
divertivamo a prendere le bici di un nostro amico
e i suoi genitori non ci dicevano niente, perché
il loro figlio era con noi.
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Avevi degli amici? Cosa facevi con loro? Sì,
avevo degli amici e finiti i compiti uscivo con
loro e andavamo a divertirci o con la fionda o
con il pallone mi divertivo molto perché era
lunico divertimento che avevamo. Terminati gli
studi, sei entrato facilmente nel mondo del
lavoro? Sì, finiti gli studi sono entrato
facilmente nel mondo del lavoro, quando avevo 14
anni. Il mio primo lavoro è stato il meccanico
nellofficina riparazioni di moto e
biciclette. Qual è il più bel ricordo della tua
infanzia? Noi non avevamo problemi, perché quelli
li avevano solo i grandi che non coinvolgevano i
propri figli, infatti eravamo spensierati e
sempre divertiti, mai una volta che uscissimo di
casa arrabbiati. I due ricordi più belli sono
stati le scarpe da calcio, che mi ha regalato un
mio vecchio amico erano mezze rotte ma a me non
importava, per me era quello lessenziale poi un
pallone che mi aveva regalato mia mamma, quello è
stato il regalo più bello della mia
vita. Gabriele Freddoni
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I ricordi di mia nonna Angela
Mia nonna ha vissuto in paese. Ha cominciato la
scuola a 6 anni fino al primo magistrale. Durante
la settimana mia nonna si alzava presto, puliva
casa e si lavava per poi andare a scuola.
Ritornata da scuola mangiava e lavava i piatti,
poi faceva i compiti e si giocava fino a sera.
Durante la domenica si alzava sempre presto,
andava a messa, poi faceva una passeggiata con le
amiche e la sera andava a dormire. Il pomeriggio
faceva il corso duncinetto o maglia o ricamo che
durava 1-2 ore. Aveva molti amici e giocavano a
tombola, giochi di strada, nascondino. Mia nonna
non ha trovato lavoro dopo la scuola perché a
quel tempo non si voleva lavorare e si restava in
casa. Il ricordo della sua infanzia più bello è
stato il giorno della sua comunione e di quella
età le manca la felicità. Angelo Augello
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Intervista a mia nonna Aldina
Dove hai vissuto la tua infanzia? Ho vissuto la
mia infanzia a Casenuove di Monte Torto. A che
età hai incominciato ad andare a scuola e quando
hai smesso? Ho incominciato ad andare a scuola a
6 anni e ho finito la 5 elementare a 10 anni.
Come si svolgeva una tua giornata di scuola da
quando ti svegliavi fino a sera?
Mi svegliavo alle 700, andavo a scuola e verso
luna andavo a casa e mangiavo il pancotto come
al solito poi si andava a guardare i polli poi
giù per il campo a raccogliere lerba medica per
i conigli poi i compiti, alle 1700 cena e alle
1900 a dormire. Come si svolgeva una giornata di
festa? La domenica ci si incontrava alla messa
poi si andava a giocare alla sera si partecipava
alla benedizione e poi tutti a casa
propria. Avevi degli amici? Se sì, con loro cosa
facevi? Sì, avevo delle amiche e con loro facevo
giochi come campana, nascondino, santì. Terminati
gli studi, sei entrata facilmente nel mondo del
lavoro? Dopo gli studi non ho mai lavorato in
unazienda ma ho sempre aiutato i miei genitori
in casa. Qual è il ricordo più bello della tua
infanzia? Che cosa ti manca di quella età? Il mio
ricordo più bello di quella età è quando si
batteva il grano che si stava tutti insieme mi
manca solo questo, che per noi era un
festa. Mario Del Vicario
17
Il diario di mia nonna Assunta
01/02/1960 Caro diario , mi chiamo Assunta
Sansone, sono nata il 21 Marzo 1959, ho 7 anni e
faccio la prima elementare. Vivo a Cancello ad
Arnone, un paese in provincia di
Caserta. Questanno ho cominciato la prima
elementare dopo 3 anni di asilo. Questa mattina,
come al solito, mi sono svegliata verso le 7 30
del mattino, ho fatto colazione con latte fresco
di mucca, che mi ha portato papà, e biscotti. Mi
sono vestita molto bene, con un abito nuovo fatto
da mamma, perché oggi è domenica e devo andare a
messa. Sotto casa mi aspettavano le mie amiche,
Angela e Maria. Dopo la messa delle 1100 sono
ritornata a casa a piedi e sul tavolo mi
aspettava un bel piatto di pastasciutta. Dopo
aver pranzato ho aiutato mamma nelle pulizie e
poi ci siamo messi a giocare tutti insieme a
tombola. A cena poi ho mangiato il pollo. Ora
sono qui a scriverti, ma devo andare a letto,
domani ho un altro giorno di scuola! Ciao da
Assunta. Erika Paolo
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Il diario di mio nonno Leonardo
20/02/1953 Caro diario, questa mattina mi sono
svegliato molto presto per aiutare i miei
genitori in campagna poi ho fatto colazione con
pane e marmellata fatta in casa, mi sono vestito
e, come tutte le sante mattine, sono andato a
scuola a piedi. A scuola ho molti amici e, anche
se in questi tempi è difficile averli, io sono
stato sempre un tipo socievole. La scuola non è
molto sviluppata a causa della mancanza di soldi
e, di conseguenza, manca anche il materiale.
Finita la scuola, cioè alle 1230, torno a casa,
pranzo con tutta la mia famiglia, poi faccio i
compiti prima di andare a giocare fuori. Se i
genitori mi permettono di andare a giocare fuori
io e i miei amici giochiamo a rincorrerci,
nascondino, il gioco del fazzoletto e saltare con
la corda. Finito il divertimento, torno a casa a
cenare insieme alla mia famiglia con gli avanzi
del giorno oppure, se non è rimasto niente, si
mangia pane e olio accompagnato con acqua o
vino. Verso le 2100 vado a dormire perché i miei
genitori sono molto autoritari e, soprattutto,
domani mi aspetta una lunga giornata. Aurora
Carancini
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I ricordi di mio padre Fabio
Mio padre Fabio ha vissuto la sua infanzia in
campagna, nella periferia di Castelfidardo.
Cominciò ad andare a scuola alletà di sei anni,
in prima elementare, e smise in terza media. Si
svegliava la mattina presto per fare colazione,
poi si preparava e andava a scuola a piedi
quando ritornava a casa sua madre gli lasciava il
pranzo al caldo. Come finiva di mangiare andava a
lavorare nel campo con suo fratello, dei suoi
cugini e dei suoi amici. Durante una giornata
festiva o anche la domenica si riunivano tutti i
familiari e mangiavano insieme facendo un pranzo
più lungo del solito. Durante il pomeriggio
giocava con i suoi amici o andava a pesca. Aveva
degli amici con i quali giocava e andava a fare
passeggiate in paese. Ai suoi tempi i soldi in
casa erano pochi, quindi smise di andare a scuola
per lavorare. Uno dei suoi ricordi di infanzia è
quando andava a giocare con i suoi amici una
delle cose che gli manca è la scuola. Daniele
Schiavoni
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Intervista a mia nonna Violetta
Dove hai vissuto la tua infanzia? La mia infanzia
lho vissuta a casa imparando le faccende
domestiche. A che età hai cominciato ad andare a
scuola e quando hai smesso? Io ho incominciato ad
andare a scuola alletà di otto anni ed ho smesso
alletà di sedici anni. Come si svolgeva una tua
giornata feriale dal momento in cui ti svegliavi
fino alla sera? Dopo la scuola, stavo in casa ad
aiutare la mia mamma a preparare il pranzo per il
mio papà, poi uscivo a farmi una passeggiata con
la mia mamma appena tornavamo, poiché era tardi,
preparavo la cena insieme alla mia mamma per
papà che tornava dal lavoro. Quali attività
svolgevi il pomeriggio? Il pomeriggio lo passavo
con le mie compagne di scuola e giocavamo con le
trottole, poi andavamo a guardare le capre e le
pecore e discutevamo con i contadini e gli
allevatori di mucche. Cosa ti è rimasto di
quellinfanzia? A me dellinfanzia è rimasto il
ricordo di quei giochi che facevo con le mie
compagne di scuola. E poi non mi manca più niente
di quellinfanzia. Riccardo Litrico
21
Intervista a mia nonna Marisa
Dove hai vissuto la tua infanzia? Ho vissuto in
campagna. A che età hai cominciato ad andare a
scuola e quando hai smesso? Ho iniziato ad andare
a scuola a 6 anni ed ho finito a 7, in seconda
elementare. Come si svolgeva una tua giornata
feriale dal momento in cui ti svegliavi fino alla
sera? Alla mattina custodivo gli animali come
maiali, galline, poi facevo colazione e andavo
in campagna a coltivare la terra. Di pomeriggio
qualche volta giocavo con la corda o con le
bambole di pezza che mia madre mi faceva. A sera
si cenava con la polenta e poi si pregava
attorno al caminetto. La domenica invece si
andava alla messa e nel pomeriggio si giocava con
le amiche, quindi si lavorava meno. Quali
attività svolgevi il pomeriggio? Al pomeriggio da
bambina studiavo e, quando sono stata più grande,
lavoravo nei campi. Con gli amici andavamo a
pascolare le mucche e le pecore e alcune volte
giocavamo a nascondino. Terminati gli studi, sei
entrata facilmente nel mondo del lavoro? Sì,
perché io ho lavorato fino a 35 anni e poi ho
fatto la casalinga. Cosa ti è rimasto di
quellinfanzia? Di quei tempi mi manca la
tranquillità, l'allegria che cera. Marco
Serenelli
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