Ciclo Bretone e Carolingio - PowerPoint PPT Presentation

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Ciclo Bretone e Carolingio

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Title: Ciclo Bretone e Carolingio


1
Ciclo Bretone e Carolingio
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  • Cicli Narrativi
  • Autori
  • Commenti
  • Lingua DOc
  • Lingua DOil
  • LOrlando Furioso Di L.Ariosto
  • LOrlando Innamorato Di M.Boiardo
  • La Gerusalemme Liberata Di T. Tasso

3
Cicli narrativi
  • Tutta la materia narrativa francese del medioevo
    si svolse in una serie di poemi e romanzi che si
    collegano all'uno o all'altro di tre così detti
    cicli carolingio, bretone e classico.
  • Al ciclo carolingio appartengono canti epici
    (chansons de geste) che trovieri o giullari
    recitavano nei castelli e nelle piazze, al suono
    della viola canti che esaltavano la figura di
    Carlo Magno e le imprese compiute dalla famiglia
    (gesta) dei suoi paladini.Il poema più antico
    (seconda metà del sec.XI) e più famoso è la
    Chanson de Roland, rimaneggiamento fantastico,
    non senza l'intento nazionale, dell'episodio di
    Roncisvalle (778).
  • Al ciclo bretone (o di Artù) appartengono molti
    romanzi lavorati sulle leggendarie avventure dei
    cavalieri di re Artù dei quali i più noti sono
    il Chevalier De Lion e il Lancelot di Chretien De
    Troyes.
  • Al ciclo classico appartengono narrazioni in
    prosa e in verso su talune tradizioni mitologiche
    e storiche dell'antichità classica, attinte a
    rifacimenti della decadenza tali sono il Roman
    de Troie di Benedetto Di Sante More, il Roman de
    Julies Cèsar di Giulio De Forest, il Roman
    d'Alexandre, in versi di quattordici sillabe
    (onde più tardi il nome di alessandrini),forse di
    Lamberto Le Tort.

4
Lingua D oc
  • La letteratura in lingua d'oc è composta
    prevalentemente di opere in poesia. Si sviluppa
    nelle zone della Francia meridionale ed avrà una
    profonda influenza sulla poesia lirica italiana.
    La lirica cortese ha prevalentemente carattere
    amoroso, e trae i modelli di comportamento e di
    linguaggio dall'ambiente feudale. Il poeta è un
    "vassallo" che si sottomette alla donna amata, la
    serve e attende da lei il beneficio. I suoi
    ideali sono la fedeltà, il coraggio, l'eroismo,
    ma altra diventa la loro destinazione il poeta
    si consacra alla dama, la onora e le è devoto
    fino al sacrificio. Lo stile della poesia
    trobadorica  (scritta cioè da trovatori), mostra
    un sorprendente livello di raffinatezza è
    evidente la capacità di dominare la materia
    narrata, ricorrendo alle più ardite
    sperimentazioni linguistiche e retoriche. La
    produzione cortese è ricchissima e non è
    esclusivamente maschile si contano infatti
    almeno diciassette poetesse in Lingua DOc.

5
Lingua D oil
  • La letteratura d'oil è costituita, per la gran
    parte, dalle chansons de geste ("canzone di
    gesta"), raccolte nei cicli carolingio e bretone.
    Nel ciclo carolingio spicca la Chanson de Roland
    (Canzone di Rolando), che risale alla prima metà
    dell'Xl secolo. Nel ciclo bretone si narrano
    invece le gesta dei cavalieri della Tavola
    Rotonda e del loro re, Artù. Fra le loro imprese
    leggendarie occupa un posto preminente la ricerca
    del Santo Graal, la coppa dove Giuseppe d'
    Arimatea raccolse il sangue di Gesù crocifisso.
    Le forme in cui sono raccontate le gesta dei
    cavalieri sono varie canti con accompagnamento
    musicale, poemetti, romanzi in prosa. Idealità
    cavalleresche, audacia e spirito di sacrificio
    ricorrono  nel ciclo bretone come in quello
    carolingio, con in più la presenza di altri
    elementi, tra i quali spiccano in particolare il
    soprannaturale e il magico. Ma, soprattutto, il
    ciclo bretone è contraddistinto da un fortissimo
    senso dell' avventura. I protagonisti s'
    impegneno in azioni nelle quali l' alto rischio
    personale permette di misurare le proprie
    capacità e di raggiungere la gloria individuale,
    per lo più con lo scopo di conquistare la donna
    amata. Nel ciclo bretone comincia a prendere
    forma il modello del cavaliere errante, che avrà
    una larga diffusione nelle letterature dei secoli
    successivi in tutta Europa. L'autore più noto del
    ciclo è Chrétien de Troyes, vissuto tra il 1135
    circa e il 1190 circa, cui sono attribuiti cinque
    romanzi cavallereschi, tra i quali 'Lancelot' e
    'Perceval', che hanno per protagonisti i due
    celeberrimi eroi della Tavola Rotonda. 

6
LOrlando Furioso Di Ludovico Ariosto
  • 1
  • Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,le
    cortesie, l'audaci imprese io canto,che furo al
    tempo che passaro i Morid'Africa il mare, e in
    Francia nocquer tanto,seguendo l'ire e i
    giovenil furorid'Agramante lor re, che si diè
    vantodi vendicar la morte di Troianosopra re
    Carlo imperator romano.
  • 2Dirò d'Orlando in un medesmo trattocosa non
    detta in prosa mai, né in rimache per amor
    venne in furore e matto,d'uom che sì saggio era
    stimato primase da colei che tal quasi m'ha
    fatto,che 'l poco ingegno ad or ad or mi
    lima,me ne sarà però tanto concesso,che mi
    basti a finir quanto ho promesso.

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LORLANDO FURIOSO DI LUDOVICO ARIOSTO
  • 3Piacciavi, generosa Erculea prole,ornamento e
    splendor del secol nostro,Ippolito, aggradir
    questo che vuolee darvi sol può l'umil servo
    vostro.Quel ch'io vi debbo, posso di
    parolepagare in parte e d'opera d'inchiostroné
    che poco io vi dia da imputar sono,che quanto io
    posso dar, tutto vi dono.
  • 4Voi sentirete fra i più degni eroi,che nominar
    con laude m'apparecchio,ricordar quel Ruggier,
    che fu di voie de' vostri avi illustri il ceppo
    vecchio.L'alto valore e' chiari gesti suoivi
    farò udir, se voi mi date orecchio,e vostri alti
    pensieri cedino un poco,sì che tra lor miei
    versi abbiano loco.

8
LORLANDO FURIOSO DI LUDOVICO ARIOSTO
  • 5Orlando, che gran tempo innamoratofu de la
    bella Angelica, e per leiin India, in Media, in
    Tartaria lasciatoavea infiniti ed immortal
    trofei,in Ponente con essa era tornato,dove
    sotto i gran monti Pireneicon la gente di
    Francia e de Lamagnare Carlo era attendato alla
    campagna,
  • 6per far al re Marsilio e al re
    Agramantebattersi ancor del folle ardir la
    guancia,d'aver condotto, l'un, d'Africa
    quantegenti erano atte a portar spada e
    lancial'altro, d'aver spinta la Spagna inantea
    destruzion del bel regno di Francia.E così
    Orlando arrivò quivi a puntoma tosto si pentì
    d'esservi giunto

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LORLANDO FURIOSO DI LUDOVICO ARIOSTO
  • 7Che vi fu tolta la sua donna poiecco il
    giudicio uman come spesso erra!Quella che dagli
    esperi ai liti eoiavea difesa con sì lunga
    guerra,or tolta gli è fra tanti amici
    suoi,senza spada adoprar, ne la sua terra.Il
    savio imperator, ch'estinguer volseun grave
    incendio, fu che gli la tolse

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Autori
  • Ludovico Ariosto
  • Torquato Tasso
  • Matteo Boiardo

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Commenti
  • Quali sono le caratteristiche dell'ottava
    dell'Innamorato?Il Boiardo riorganizza la
    struttura del tradizionale poema in ottava rima
    nel costante tentativo di far coincidere
    l'aspetto metrico-fonico e quello semantico. Si
    tratta di una riforma di un certo rilievo se si
    pensa allo schema rigido e monotono dei cantari,
    la cui ottava presenta un procedere di tipo
    oppositivo scandito per distici, ciascuno dei
    quali fornisce notizie diverse e autonome. Lo
    schema astratto dell'ottava trova nell'Innamorato
    diverse possibilità di realizzazione, che vanno
    dalla più solida struttura 62 al verso frase. La
    prima tipologia, che sarà sfruttata maggiormente
    dall'Ariosto, supera il frammentismo
    dell'arcimodello definendosi in una struttura
    dalla straordinaria solidità, che conserva spesso
    al distico finale uno stacco anche tematico, sede
    di proverbi e iperboli funzionali al
    distanziamento ironico. Più ricorrente è lo
    schema 44, con cui il Boiardo porta a un massimo
    di fusione la frammentazione interna dei cantari.
    Poco frequente è, invece, l'articolazione in
    versi frase, che oppone alla forma aurea in due
    quartine l'autonomia sintattica e semantica dei
    singoli versi, che possono assumere funzione di
    commento, valore anaforico (sintesi di ciò che è
    già stato detto) o cataforico (anticipazione di
    ciò che verrà detto). Anche in quest'ultima
    tipologia, nonostante le apparenze, l'ottava
    risulta fortemente coesa attraverso legami
    retorici, logici, sintattici e semantici.

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Commenti
  • Che rapporto lega l'Orlando Furioso di Ariosto
    all'Innamorato di Matteo Maria Boiardo?Ariosto
    si dichiara esplicitamente continuatore
    dell'opera del Boiardo in una lettera del 1512 a
    Francesco Gonzaga, marchese di Mantova, che gli
    chiedeva notizie sul testo che si diceva lo
    scrittore stesse componendo. L'incompiutezza
    narrativa (le storie vengono costantemente
    annunciate e poi troncate) e strutturale (l'opera
    è mutila) dell'Innamorato, che termina
    bruscamente con il canto IX del III libro,
    innesca un meccanismo di serialità, diventando
    per alcuni letterati un invito a proseguire la
    storia con nuovi sviluppi. Le gionte
    dell'Orlando Innamorato sono sei, per mano di
    quattro autori diversi, di cui l'Ariosto è
    appunto l'ultimo. La sovrapposizione delle
    successive aggiunte genera, almeno all'inizio,
    una certa vischiosità, come afferma Cesare
    Segre, nel senso che il Furioso per un certo
    periodo trascina con sé il pacchetto di opere
    precedenti, spesso confuso con l'Innamorato, e
    percepito come opera autonoma solo dopo la
    seconda edizione (1521), per diventare
    successivamente prototipo unico del genere
    cavalleresco.

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Commenti
  • Nel rinnovare il genere cavalleresco col suo
    Orlando Boiardo tiene conto delle esigenze del
    pubblico cortigiano a cui si rivolgeva?Venire
    incontro al gusto dei suoi lettori era
    naturalmente fondamentale per Boiardo, anche per
    il ruolo sociale che occupava nella vita
    politica. Le novità che egli introduce nel genere
    di cavalleria, riformandolo profondamente, sono
    quindi motivate anche dalle aspettative del
    pubblico la commistione dei cicli bretone (le
    gesta di Artù e dei cavalieri della tavola
    rotonda) e carolingio (Carlo Magno e i suoi
    paladini) l'importanza assegnata agli ideali
    cortesi e all'amore accanto alla forza delle
    armi il nuovo valore della letteratura classica
    riscoperta dall'Umanesimo il racconto
    dell'epopea dei cavalieri come fondamento degli
    eventi storici l'agilità nel volgere in parodia
    alcuni aspetti della tradizione cavalleresca.
    Negli ideali e nei comportamenti che la
    narrazione suggerisce devono rispecchiarsi i
    lettori della corte perciò Boiardo, oltre a
    rappresentare personaggi e imprese che sappiano
    intrattenere il lettore e, insieme, siano modelli
    di riferimento civile, inserisce il suo pubblico
    nel poema attraverso la costruzione di una
    cornice che avvolge la storia e l'accompagna.
    L'effetto è quello d'uno specchio che riflette
    un'immagine ideale della civiltà della corte
    quattrocentesca, permettendo al poeta di
    trasmettere valori e codici di comportamento e al
    pubblico di riconoscersi in quegli stessi valori
    cavallereschi.

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Torquato Tasso
aUTORI
  • Torquato Tasso,nato l'11 marzo 1544 a Sorrento da
    famiglia principesca, il padre Bernardo, anche
    lui insigne poeta, apparteneva ai Della Torre
    mentre la madre, Porzia De Rossi, bella e
    virtuosa, era di nobile stirpe. Le doti di
    Bernardo si trasferirono copiose e ancor più
    potenziate in Torquato il quale a diciotto anni
    esordì con il poema "Rinaldo", splendida opera
    dedicata al cardinale Luigi D'Este. La sua vita
    tuttavia può considerarsi distinta in due
    periodi quello che va dalla nascita fino al 1575
    e quello successivo dal 1575 in poi.Dagli otto
    ai dieci anni dovette assistere all'esilio del
    padre, alle persecuzioni politiche, alla
    cupidigia dei parenti ed all'allontanamento
    dell'amata madre che non rivedrà più. Studiò a
    Napoli e Roma per poi seguire il padre grazie al
    quale conobbe letterati insigni fu questo il
    periodo più felice della sua vita durante il
    quale compose quel capolavoro che è la
    "Gerusalemme liberata".Nella seconda metà del
    1574 è colpito da una violenta febbre e dal 1575
    compie una serie di azioni che possono trovare
    spiegazione solo nella sua ossessione di essere
    perseguitato e nella sua sensibilità morbosa uno
    stato d'animo che lo getterà nella solitudine più
    estrema e vicino allo squilibrio mentale totale
    (il duca Alfonso lo fece rinchiudere
    nell'ospedale di S. Anna, dove rimase per sette
    anni).Negli ultimi anni vagò così di corte in
    corte, di città in città ritornando, nel 1577,
    vestito da pastore a Sorrento presso la sorella
    Cornelia. Alla fine del suo pellegrinare, durante
    il quale continuò a comporre, si trovò a Roma
    dove accolse l'invito del Papa di recarsi al
    Campidoglio per ricevere l'alloro solenne. Morirà
    il 25 aprile 1595 alla vigilia dell'incoronazione
    che avverrà postuma.

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Ludovico Ariosto
aUTORI
  • Primo di dieci figli, Ludovico Ariosto nasce a
    Reggio Emilia l'8 settembre 1474 da Daria
    Malaguzzi Valeri e dal conte Niccolò Ariosto,
    capitano della rocca di quella città. La famiglia
    si trasferisce prima, nel 1481, a Rovigo, dove
    Niccolò è stato inviato dal duca I d'Este con
    l'incarico di comandante della guarnigione poi,
    a seguito della guerra scoppiata tra Ferrara e
    Venezia, a Reggio, infine nel 1484, a Ferrara. E
    ferrarese, poi l'Ariosto amò sempre dirsi, tanto
    che, oramai vecchio, dichiarava che avrebbe
    ucciso chi gli avesse impedito di passeggiare
    ogni giorno sulla piazza di Ferrara, tra la
    facciata del duomo e le due statue dei marchesi
    Niccolò e Borso. In mezzo a quellItalia
    sconvolta dalle guerre tra Spagna e Francia,
    Ferrara rappresentava per lui la stabilità.
  • Tra il 1489 e il 1494, contro voglia, per volere
    del padre, e con esiti piuttosto modesti, studia
    diritto presso l'Università di Ferrara. Ma
    intanto partecipa alla vivace vita della corte di
    Ercole I, dove entra in contatto con vari e
    prestigiosi letterati e umanisti (Ercole Strozzi,
    Pietro Bembo e molti altri). Lasciato finalmente
    libero dal padre di dedicarsi ai prediletti studi
    letterari, abbandona la giurisprudenza e
    intraprende lo studio della letteratura latina,
    impegnandosi anche in una produzione poetica sia
    latina (liriche amorose, elegie, De diversis
    amoribus, De laudibus Sophiae ad Herculem
    Ferrariae ducem primum, Epithalamium, epitaffi ed
    epigrammi) sia volgare, le Rime (pubblicate
    postume 1546).

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Ludovico Ariosto
  • Nel 1500 si chiude bruscamente il periodo degli
    studi tranquilli e dell'ozio letterario e si
    colloca la prima e traumatica svolta nella vita
    dell'Ariosto. Muore il padre, lasciando a lui che
    è il primogenito, oltre a una non floridissima
    situazione economica, la tutela delle cinque
    sorelle e dei quattro fratelli (tre dei quali
    minorenni e il maggiore Gabriele paralitico, che
    rimane con lui tutta la vita). Per provvedere
    alle necessità familiari, è costretto, pertanto,
    ad assumere i più diversi incarichi pubblici e
    privati, che a malincuore vengono continuamente a
    distrarlo dall'attività letteraria, l'unica a lui
    congeniale. E proprio a causa delle condizioni
    economiche e materiali imposte dalla vita
    cortigiana, l'Ariosto, a differenza del Boiardo,
    avverte una forte contraddizione tra la sua
    passione letteraria e il legame con la corte
    estense.
  • Nel 1502 ottiene il capitanato della rocca di
    Canossa. Intorno al 1503 ha un figlio,
    Giambattista, dalla domestica Maria (più tardi
    avrà un altro figlio, Virginio, da Olimpia
    Sassomarino). Sempre nello stesso anno entra al
    servizio del cardinale Ippolito d'Este, figlio di
    Ercole I e fratello del duca Alfonso. Sotto il
    giogo del Cardinal da Este, uomo gretto, avaro
    e insensibile alla cultura e alla poesia, svolge
    svariati, faticosi, mal retribuiti e ingrati
    compiti dalle incombenze pratiche, quali aiutare
    il signore a spogliarsi, alle faccende
    amministrative, dalle funzioni di intrattenimento
    e di rappresentanza alle delicate e rischiose
    missioni politiche e diplomatiche. Tra il 1507 e
    il 1515, periodo assai ricco di incidenti
    diplomatici, è spesso costretto a fare viaggi a
    cavallo per recarsi ad Urbino, a Venezia, a
    Firenze, a Bologna, a Modena, a Mantova e a Roma.

17
Ludovico Ariosto
  • E così, mentre attende alla stesura dellOrlando
    furioso, e si impegna nell'ambito del teatro di
    corte, scrivendo e mettendo in scena i primi
    importanti esperimenti del nuovo teatro volgare,
    le commedie Cassaria e I Suppositi, l'Ariosto è
    protagonista di una delle fasi più aspre delle
    guerre d'Italia.
  • Nel 1509 segue il cardinale nella guerra contro
    Venezia. Nel 1510 si reca a Roma per ottenere la
    revoca della scomunica inflitta da papa Giulio II
    al cardinale, ma viene minacciato di essere
    gettato ai pesci. Nel 1512, insieme al duca
    Alfonso, vive una romanzesca fuga attraverso gli
    Appennini, per sottrarsi alle ire del pontefice,
    deciso a non riconciliarsi con gli Estensi,
    alleatisi con i francesi nella guerra della Lega
    Santa
  • Nel 1513, alla morte di Giulio II, si reca
    nuovamente a Roma per felicitarsi con il nuovo
    papa Leone X, sperando, tuttavia invano, di
    ottenere un beneficio generoso che gli permetta
    una sistemazione più tranquilla. In quello stesso
    anno torna a Firenze, dove dichiara il suo amore
    alla donna della sua vita, Alessandra Benucci,
    una fiorentina sposata con il ferrarese Tito
    Strozzi. Morto il marito, nel 1515, la Benucci
    verrà ad abitare a Ferrara, ma non vivrà mai con
    lui, neppure dopo il matrimonio, celebrato in
    gran segreto nel 1527 affinché lei non perda i
    diritti all'eredità del marito e lui i suoi
    benefici ecclesiastici.
  • Nel 1516 esce la prima edizione dell'Orlando
    furioso, dedicata al cardinale Ippolito d'Este,
    che tuttavia non dimostra alcuna gratitudine. E
    quando, nel 1517, questi, eletto vescovo di Buda,
    pretende che il poeta lo segua in Ungheria, egli
    si rifiuta, rompendo ogni legame.

18
Ludovico Ariosto
  • Siamo a un'altra svolta nella vita dell'Ariosto.
    Inizia un tormentato periodo di crisi non solo
    per il poeta, in gravi difficoltà economiche,
    familiari e giudiziarie (per certe proprietà
    terriere della sua famiglia), ma anche per il
    ducato Estense in lotta con il papato e per
    l'Italia intera. Nel 1518, dunque, passa al
    servizio o servitù del duca Alfonso, pur
    senza migliorare la situazione economica.
    Intanto, tra il 1517 e il 1525, attende alla
    composizione delle sette Satire (pubblicate solo
    nel 1534) realistica e amara meditazione sugli
    ambienti cortigiani e sulla sorte degli uomini di
    lettere. Questi sono probabilmente anche gli anni
    a cui risale la stesura dei Cinque Canti,
    composti in vista di un inserimento nel Furioso,
    ma poi lasciati da parte a causa dei toni cupi e
    perciò dissonanti rispetto al resto del poema.
    Tra il 1519 e il 1520 prosegue la composizione
    delle rime in volgare e compone, inoltre, due
    commedie Il Negromante e I studenti (incompiuta).
  • Dopo aver ristampato nel 1521 il Furioso,
    essendogli stato sospeso lo stipendio di
    cortigiano, nel 1522 l'Ariosto è costretto,
    seppur malvolentieri, ad accettare l'incarico
    affidatogli dal duca Alfonso il commissariato
    della regione montuosa e selvatica della
    Garfagnana. Le Lettere, scritte per dovere
    d'ufficio al duca, rivelano la grande fermezza,
    serietà e sagacia amministrativa e politica con
    cui l'Ariosto cercò di ricondurre la legge e
    l'ordine in quel territorio di confine, infestato
    dai banditi e dalle violenza delle fazioni
    rivali.

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Ludovico Ariosto
  • Lasciata la Garfagnana, nel 1525 si apre un
    periodo più sereno e per il poeta e per il suo
    ducato. Tornato a Ferrara, il duca gli affida
    varie cariche amministrative ma anche incarichi a
    lui più congeniali. Viene chiamato, infatti, a
    far parte del Maestrato dei savi e viene nominato
    sovrintendente agli spettacoli di corte. Riscrive
    in versi la Cassaria e I Suppositi, rielabora Il
    Negromante e nel 1528 scrive una nuova commedia,
    la Lena. Nel 1532, tra l'altro, dirige le recite
    di una compagnia padovana inviata a Ferrara dal
    Ruzzante. Pochi sono i viaggi di questi anni. Nel
    1528 è a Modena con il duca per scortare
    l'imperatore Carlo V di passaggio nello Stato
    estense. Nel 1531, dopo essere stato a Firenze,
    ad Abano e a Venezia, il marchese del Vasto,
    Alfonso d'Avalos, condottiero dell'esercito
    imperiale, gli assegna, a Correggio, una pensione
    di cento ducati d'oro.
  • L'Ariosto trascorre gli ultimi anni della sua
    vita nell'amata casetta in contrada Mirasole, tra
    l'affetto di Alessandra e del figlio Virginio e
    la revisione del Furioso, la cui edizione
    definitiva esce nel 1532.
  • Ammalatosi di enterite, muore il 6 luglio 1533.
    Dal 1801 il suo corpo è tumulato nella sala
    maggiore della Biblioteca Ariostea di Ferrara.

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Matteo Maria Boiardo
aUTORI
  • Matteo Maria Boiardo nacque nel 1441 a Scandiano
    (nellodierna Emilia) nel castello del nonno
    paterno, feudatario degli Estensi. Trascorsa
    linfanzia a Ferrara, alla morte del padre (1451)
    Boiardo rientrò a Scandiano, dove proseguì gli
    studi. Ereditato il titolo feudale, allattività
    di amministrazione del feudo Matteo affiancò
    presto lassidua frequentazione delle corti degli
    Este, a Ferrara (dove, dal 1461, volle avere una
    stabile residenza), a Modena e a Reggio
    Emilia.Le prime opere in latino. La vita di
    corte stimolò ben presto la vena poetica del
    giovane Boiardo, di cui ci rimangono come
    documento più antico i Carmina de laudibus
    Estensium (Poesie in lode degli Estensi, composte
    tra il 1462 e il 1474), quindici eleganti
    componimenti latini in vario metro. Gli Amorum
    libri, un canzoniere in volgare. Fin dalla
    giovinezza Boiardo si esercitò anche nella poesia
    volgare e loccasione per dare forma unitaria
    alle sue prove venne nel 1469, quando si innamorò
    della gentildonna reggiana Antonia Caprara.
    Intorno alla figura di questa giovinetta,
    descritta come bellissima e volubile, venne
    aggregandosi il canzoniere di Boiardo, gli Amorum
    libri tres (I tre libri degli amori).

21
Matteo Maria Boiardo
  • Il definitivo trasferimento a Ferrara. I doveri
    di feudatario e di uomo di corte degli Estensi
    impegnavano Boiardo in missioni diplomatiche e di
    rappresentanza che gli impedivano di dedicarsi
    integralmente allattività letteraria. Anche
    occuparsi dei beni feudali richiedeva una vigile
    attenzione e ciò indusse Boiardo ad allentare i
    legami con il feudo di Scandiano e a trasferirsi
    (dal 1476) a Ferrara, a stabile servizio presso
    la corte di Ercole con la generica qualifica di
    comes (compagno) del duca.LOrlando
    innamorato. Il gusto per i romanzi cortesi e i
    poemi epici era quasi un compiaciuto contrassegno
    dellambiente estense e si traduceva in una ricca
    biblioteca di codici dei cicli di poemi arturiani
    e carolingi. Fu in questo clima che avvenne
    lincontro del Boiardo con la materia narrativa a
    lui più congeniale, e sono questi gli anni in
    cui, con notevole celerità, prese forma il suo
    capolavoro, l Orlando innamorato .Chiaro
    riflesso della vita di corte, anche se di incerta
    datazione, sono pure i Capitoli del gioco dei
    tarocchi, settantotto terzine e due sonetti
    composti per illustrare un mazzo di ottanta carte
    ispirate a temi e simboli amorosi.

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Matteo Maria Boiardo
  • Linterruzione del poema e la morte. Gravi
    urgenze politiche, però, intervennero a
    sconvolgere la vita della corte ferrarese e nel
    1480, nel corso della guerra contro Venezia,
    Boiardo venne nominato da Ercole governatore di
    Modena. La pace del 1484 non riuscì a sancire un
    ritorno del conte agli ozi letterari della vita
    cortigiana, perché appena due anni dopo venne
    nominato governatore di Reggio. Tra gli impegni
    di governo, Boiardo tentò di proseguire con un
    terzo libro le vicende dellInnamorato,
    definitivamente interrotto dagli eventi che
    seguirono la discesa in Italia del re di Francia
    Carlo VIII (settembre 1494). Boiardo morì a
    Reggio il 19 dicembre 1494.

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LOrlando Innamorato Di M.Boiardo
1.Signori e cavallier che ve adunatiPer odir
cose dilettose e nove,Stati attenti e quïeti, ed
ascoltatiLa bella istoria che 'l mio canto
muoveE vedereti i gesti smisurati,L'alta
fatica e le mirabil proveChe fece il franco
Orlando per amoreNel tempo del re Carlo
imperatore.2.Non vi par già, signor,
meravigliosoOdir cantar de Orlando
inamorato,Ché qualunche nel mondo è più
orgoglioso,È da Amor vinto, al tutto
subiugatoNé forte braccio, né ardire
animoso,Né scudo o maglia, né brando
affilato,Né altra possanza può mai far
diffesa,Che al fin non sia da Amor battuta e
presa.
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LOrlando Innamorato Di M.Boiardo
  • 3.Questa novella è nota a poca gente,Perché
    Turpino istesso la nascose,Credendo forse a quel
    conte valenteEsser le sue scritture
    dispettose,Poi che contra ad Amor pur fu
    perdenteColui che vinse tutte l'altre coseDico
    di Orlando, il cavalliero adatto.Non più parole
    ormai, veniamo al fatto.4.La vera istoria di
    Turpin ragionaChe regnava in la terra de
    orïente,Di là da l'India, un gran re di
    corona,Di stato e de ricchezze sì potenteE sì
    gagliardo de la sua persona,Che tutto il mondo
    stimava nïenteGradasso nome avea quello
    amirante,Che ha cor di drago e membra di
    gigante.

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LOrlando Innamorato Di M.Boiardo
  • 5.E sì come egli avviene a' gran signori,Che
    pur quel voglion che non ponno avere,E quanto
    son difficultà maggioriLa desïata cosa ad
    ottenere,Pongono il regno spesso in grandi
    errori,Né posson quel che voglion
    possedereCosì bramava quel pagan gagliardoSol
    Durindana e 'l bon destrier Baiardo.
  • 6.Unde per tutto il suo gran tenitoroFece la
    gente ne l'arme asembrare,Ché ben sapeva lui che
    per tesoroNé il brando, né il corsier puote
    acquistareDuo mercadanti erano coloroChe
    vendean le sue merce troppo carePerò destina di
    passare in FranzaEd acquistarle con sua gran
    possanza.

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LOrlando Innamorato Di M.Boiardo
  • 7.Cento cinquanta millia cavallieriElesse di
    sua gente tutta quantaNé questi adoperar facea
    pensieri,Perché lui solo a combatter se
    avantaContra al re Carlo ed a tutti guerreriChe
    son credenti in nostra fede santaE lui soletto
    vincere e disfareQuanto il sol vede e quanto
    cinge il mare.

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La Gerusalemme Liberata Di T. Tasso
  • 1 Canto l'arme pietose e 'l capitanoche 'l gran
    sepolcro liberò di Cristo.Molto egli oprò co 'l
    senno e con la mano,molto soffrí nel glorioso
    acquistoe in van l'Inferno vi s'oppose, e in
    vanos'armò d'Asia e di Libia il popol misto.Il
    Ciel gli diè favore, e sotto a i santisegni
    ridusse i suoi compagni erranti.
  • 2 O Musa, tu che di caduchi allorinon circondi
    la fronte in Elicona,ma su nel cielo infra i
    beati corihai di stelle immortali aurea
    corona,tu spira al petto mio celesti ardori,tu
    rischiara il mio canto, e tu perdonas'intesso
    fregi al ver, s'adorno in parted'altri diletti,
    che de' tuoi, le carte.
  • 3 Sai che là corre il mondo ove piú versidi sue
    dolcezze il lusinghier Parnaso,e che 'l vero,
    condito in molli versi,i piú schivi allettando
    ha persuaso.Cosí a l'egro fanciul porgiamo
    aspersidi soavi licor gli orli del vasosucchi
    amari ingannato intanto ei beve,e da l'inganno
    suo vita riceve.

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La Gerusalemme Liberata Di T. Tasso
  • 4 Tu, magnanimo Alfonso, il quale ritoglial
    furor di fortuna e guidi in portome peregrino
    errante, e fra gli scoglie fra l'onde agitato e
    quasi absorto,queste mie carte in lieta fronte
    accogli,che quasi in voto a te sacrate i'
    porto.Forse un dí fia che la presaga pennaosi
    scriver di te quel ch'or n'accenna.
  • 5 È ben ragion, s'egli averrà ch'in paceil buon
    popol di Cristo unqua si veda,e con navi e
    cavalli al fero Tracecerchi ritòr la grande
    ingiusta preda,ch'a te lo scettro in terra o, se
    ti piace,l'alto imperio de' mari a te
    conceda.Emulo di Goffredo, i nostri
    carmiintanto ascolta, e t'apparecchia a l'armi.
  • 6 Già 'l sesto anno volgea, ch'in orientepassò
    il campo cristiano a l'alta impresae Nicea per
    assalto, e la potenteAntiochia con arte avea già
    presa.L'avea poscia in battaglia incontra
    gentedi Persia innumerabile difesa,e Tortosa
    espugnata indi a la reastagion diè loco, e 'l
    novo anno attendea.

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La Gerusalemme Liberata Di T. Tasso
  • 7 E 'l fine omai di quel piovoso inverno,che fea
    l'arme cessar, lunge non eraquando da l'alto
    soglio il Padre eterno,ch'è ne la parte piú del
    ciel sincera,e quanto è da le stelle al basso
    inferno,tanto è piú in su de la stellata
    spera,gli occhi in giú volse, e in un sol punto
    e in unavista mirò ciò ch'in sé il mondo aduna.
  • 8 Mirò tutte le cose, ed in Sorias'affisò poi
    ne' principi cristianie con quel guardo suo
    ch'a dentro spianel piú secreto lor gli affetti
    umani,vide Goffredo che scacciar desiade la
    santa città gli empi pagani,e pien di fé, di
    zelo, ogni mortalegloria, imperio, tesor mette
    in non cale.
  • 9 Ma vede in Baldovin cupido ingegno,ch'a
    l'umane grandezze intento aspiravede Tancredi
    aver la vita a sdegno,tanto un suo vano amor
    l'ange e martirae fondar Boemondo al novo
    regnosuo d'Antiochia alti princípi mira,e leggi
    imporre, ed introdur costumeed arti e culto di
    verace nume

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La Gerusalemme Liberata Di T. Tasso
  • 10 e cotanto internarsi in tal pensiero,ch'altra
    impresa non par che piú rammentiscorge in
    Rinaldo e animo guerrieroe spirti di riposo
    impazientinon cupidigia in lui d'oro o
    d'impero,ma d'onor brame immoderate,
    ardentiscorge che da la bocca intento pendedi
    Guelfo, e i chiari antichi essempi apprende.
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