JONAS (il principio responsabilit - PowerPoint PPT Presentation

About This Presentation
Title:

JONAS (il principio responsabilit

Description:

JONAS (il principio responsabilit ) Prof. Michele de Pasquale – PowerPoint PPT presentation

Number of Views:234
Avg rating:3.0/5.0
Slides: 17
Provided by: xxx247
Category:

less

Transcript and Presenter's Notes

Title: JONAS (il principio responsabilit


1
JONAS(il principio responsabilità)
  • Prof. Michele de Pasquale

2
  • "La responsabilità è la cura per un altro essere
    quando venga riconosciuta come dovere, diventando
    apprensione nel caso in cui venga minacciata la
    vulnerabilità di quellessere. Ma la paura è già
    racchiusa potenzialmente nella questione
    originaria da cui ci si può immaginare scaturisca
    ogni responsabilità attiva che cosa capiterà a
    quellessere, se io non mi prendo cura di lui?
    Quanto piú oscura risulta la risposta, tanto piú
    nitidamente delineata è la responsabilità. Quanto
    piú lontano nel futuro, quanto piú distante dalle
    proprie gioie e dai propri dolori, quanto meno
    familiare è nel suo manifestarsi ciò che va
    temuto, tanto piú la chiarezza dellimmaginazione
    e la sensibilità emotiva debbono essere
    mobilitate a quello scopo"
  • (Jonas, Il principio responsabilità)

3
  • di fronte alle minacce della contemporaneità (la
    catastrofe nucleare, il collasso ecologico, il
    rischio di una manipolazione genetica), è urgente
    la formulazione di una nuova teoria etica
  • perché l'etica valga universalmente deve fondarsi
    metafisicamente
  • si deve individuare nella struttura stessa
    dell'essere un bene, un valore che consenta di
    colmare il divario tra essere e dover essere
  • La fondazione di una tale etica, non più legata
    alla sfera direttamente interpersonale del
    presente, deve estendersi alla metafisica, a
    partire dalla quale soltanto si potrà porre la
    questione del perché gli uomini debbano esistere
    nel mondo, del perché quindi valga l'imperativo
    incondizionato di assicurare la loro esistenza
    futura. Nell'ambito dell'ontologia verranno
    risollevate le antiche questioni concernenti il
    rapporto fra essere dover essere, causa e scopo,
    natura e valore, per ancorare nell'essere, al di
    là del soggettivismo dei valori, il nuovo obbligo
    dell'uomo. (Jonas, Il principio responsabilità)
  • l'uomo deve adoperarsi per negare il non-essere,
    agendo in favore della vita e delle generazioni
    future

4
  • di fronte al Prometeo scatenato della odierna
    civiltà tecnologica è indispensabile elaborare
    una nuova etica della responsabilità
  • il Prometeo irresistibilmente scatenato, al
    quale la scienza conferisce forze senza
    precedenti e l'economia imprime un impulso
    incessante, esige un'etica che mediante
    auto-restrizioni impedisca alla sua potenza di
    diventare una sventura per l'uomo. La
    consapevolezza che le promesse della tecnica
    moderna si sono trasformate in minaccia, o che
    questa si è indissolubilmente congiunta a quelle,
    costituisce la tesi da cui prende le mosse questo
    volume. (Jonas, Il principio responsabilità)

5
  • la nuova etica è diversa dalle morali
    tradizionali

una morale che tenga conto del mondo extraumano e
delle generazioni future che medita sugli
effetti a lungo termine
morali antropocentriche che considerano solo il
presente
è insufficiente unetica dellintenzione o della
coscienza che ignori le conseguenze dei nostri
atti dobbiamo saper prevedere gli influssi che
le nostre azioni potranno avere sul futuro
6
  • al vecchio imperativo categorigo kantiano bisogna
    contrapporre il nuovo imperativo delletà
    tecnologica
  • Un imperativo adeguato al nuovo tipo di agire
    umano e orientato al nuovo tipo di soggetto
    agente, suonerebbe pressapoco così " Agisci in
    modo che le conseguenze della tua azione siano
    compatibili con la permanenza di unautentica
    vita umana sulla terra, oppure, tradotto in
    negativo Agisci in modo che le conseguenze
    della tua azione non distruggano la possibilità
    futura di tale vita, oppure, semplicemente Non
    mettere in pericolo le condizioni della
    sopravvivenza indefinita dell'umanità sulla
    terra, o ancora, tradotto nuovamente in
    positivo Includi nella tua scelta attuale
    lintegrità futura dell'uomo come oggetto della
    tua volontà" (Jonas, Il principio responsabilità)

7
  • su cosa è fondato il dovere di far sì che la vita
    continui indefinitamente?
  • È senz'altro evidente che nessuna
    contraddizione razionale è inerente alla
    violazione di questo tipo di imperativo. Io posso
    volere il bene attuale sacrificando quello
    futuro come posso volere la mia fine, posso
    volere anche la fine dell'umanità. Senza cadere
    in contraddizione con me stesso, posso preferire,
    per me come anche per l'umanità, il breve fuoco
    di artificio di un'estrema autorealizzazione alla
    noia di una continuazione infinita nella
    mediocrità.
  • Ma il nuovo imperativo afferma appunto che
    possiamo sì mettere a repentaglio la nostra vita,
    ma non quella dell'umanità e che Achille aveva
    sì il diritto di scegliere per sé una breve vita
    di imprese gloriose piuttosto che una lunga vita
    di sicurezza oscura (nell'assunto sottinteso che
    ci sarebbe stata una posterità a narrare le sue
    gesta) ma che noi non abbiamo il diritto di
    scegliere o anche solo rischiare il non-essere
    delle generazioni future in vista dell'essere di
    quelle attuali. Perché non abbiamo questo diritto
    e perché abbiamo invece un dovere rispetto a ciò
    che non esiste ancora né "in sé ha bisogno di
    esistere, e comunque in quanto non esistente non
    ne avanza la pretesa? Non è affatto facile dare
    una fondazione teorica a questi perché e forse
    è impossibile senza la religione. Il nostro
    imperativo lo assume per il momento, senza
    fondarlo, come assioma. (Jonas, Il principio
    responsabilità)

8
  • rifiutando la legge di Hume (divieto di passare
    dallessere al dover essere) dichiara il primato
    dellessere sul non-essere
  • esiste un dover essere intrinseco allessere che
    fa sì che la vita esiga la conservazione di se
    stessa
  • se il bene è quella cosa la cui possibilità
    include lesigenza della sua realtà diventando
    così un dover essere, ne segue che il dover
    essere dellumanità risulta deducibile dallidea
    delluomo
  • poiché lesistenza dellumanità futura risulta
    implicita nellidea di unautentica umanità, è
    lidea delluomo che va salvata prima ancora dei
    singoli individui

9
  • Il primo imperativo categorico e che ci sia
    un'umanità
  • Per me, lo confesso, questo imperativo è l'unico
    per il quale valga veramente la determinazione
    kantiana del categorico, ossia dell'assoluto
  • Ma poiché il suo principio non è, come per quello
    kantiano, l'autocoerenza della ragione che si dà
    leggi di condotta, cioè un'idea di azione ...
    Bensì lidea ... di possibili attori, e in quanto
    tale è un'idea ontologica, un'idea dell'essere, -
    ne consegue che il primo principio di un'etica
    del futuro non è insito nell'etica stessa in
    quanto dottrina dell'azione ... ma nella
    metafisica in quanto dottrina dell'essere (di cui
    lidea dell'uomo costituisce una parte)
  • (Jonas, Il principio responsabilità)

10
  • la manifestazione concreta dellimperativo
    categorico è il senso di responsabilità
  • Tuttavia il tema vero e proprio è costituito
    dalla comparsa stessa di questo nuovo obbligo,
    sintetizzato nel concetto di responsabilità. Pur
    non essendo certo un fenomeno nuovo in ambito
    morale, la responsabilità non ha mai avuto un
    tale oggetto e finora anche la teoria etica se
    n'è occupata poco. Sia il sapere che il potere
    erano troppo limitati per includere il futuro più
    lontano nelle previsioni e addirittura il globo
    terrestre nella coscienza della propria
    causalità. Anziché interrogarsi oziosamente sulle
    remote conseguenze in un destino ignoto, l'etica
    si è concentrata sulla qualità morale dell'atto
    momentaneo stesso, nel quale il diritto del
    prossimo che condivide la nostra sorte ha da
    essere rispettato. Nel segno della tecnologia,
    però, l'etica a che vedere con azioni (sia pure
    non più del soggetto singolo) che hanno una
    portata causale senza eguali, accompagnate da una
    conoscenza del futuro che, per quanto incompleta,
    va egualmente al di là di ogni sapere precedente.
    A ciò si aggiunge la scala delle conseguenze a
    lungo termine e spesso anche la loro
    irreversibilità. Tutto ciò pone la responsabilità
    al centro dell'etica, con orizzonti temporali
    spaziali corrispondenti appunto a quelli delle
    azioni. Per questo la teoria della
    responsabilità, a tutt'oggi una lacuna,
    costituisce il centro dell'opera. (Jonas, Il
    principio responsabilità)

11
  • la responsabilità trova il suo archetipo
    originario nelle cure dei genitori verso i figli
  • il neonato funge da paradigma ontico della
    coincidenza ontologica tra essere e dover essere
  • Ritorniamo ancora una volta all'archetipo
    atemporale di ogni responsabilità, quella dei
    genitori per il figlio. ... Il concetto di
    responsabilità implica quello del dover essere,
    anzitutto come normatività dell'essere di
    qualcosa e poi come normatività dell'agire di
    qualcuno in risposta a quella normatività
    dell'essere. Il diritto intrinseco dell'oggetto
    ha quindi la priorità. Soltanto una pretesa
    immanente all'essere può fondare oggettivamente
    un dovere di causalità transitiva dell'essere
    (che passa da un essere all'altro). L'oggettività
    deve provenire veramente dall'oggetto. ... tutte
    le prove della validità delle norme morali sono
    riconducibili in definitiva alla dimostrazione in
    qualche modo argomentabile di un dover essere
    ontologico. ... E' perciò necessario un paradigma
    ontico nel quale l'"è" semplice, fattuale,
    coincida immediatamente con un "dover essere"
    negando quindi anche la sola possibilità di un
    "mero è".

12
  • Esiste un simile paradigma? ... Sì, sarà la
    risposta ciò che è stato l'inizio di ognuno di
    noi, quando non eravamo in grado di saperlo, ma
    che si offre continuamente allo sguardo, se siamo
    capaci di guardare e di conoscere. Infatti, come
    risposta all'esortazione mostrateci un unico
    caso in cui abbia luogo quella coincidenza, si
    potrà indicare la cosa più familiare a tutti il
    neonato, il cui solo respiro rivolge
    inconfutabilmente un "devi" all'ambiente
    circostante affinché si prenda cura di lui.
    Guarda e saprai! Dico inconfutabilmente e non
    irresistibilmente, perché è naturalmente
    possibile resistere alla forza di questo come di
    ogni altro "devi" il suo appello può incontrare
    insensibilità oppure essere soverchiato da altri
    appelli,... ma questo non toglie nulla alla
    inconfutabilità dell'istanza stessa e della sua
    evidenza immediata. Vorrei precisare che non si
    tratta di implorazione dell'ambiente ("prendetevi
    cura di me"), posto che il lattante non è ancor
    in grado di implorare e soprattutto,
    un'implorazione, anche quella più commovente, non
    è ancora vincolante. E neppure si parla qui di
    compassione, pietà o di qualunque sentimento
    possa subentrare da parte nostra, e nemmeno di
    amore. Intendo sostenere davvero in senso stretto
    che qui l'essere di un ente, sul semplice piano
    ontico, postula in modo immanente ed evidente un
    dovere degli altri e lo postulerebbe anche se la
    natura non venisse in soccorso di questo dovere
    con la forza degli istinti e dei sentimenti.
  • (Jonas, Il principio responsabilità)

13
  • limperativo etico si realizza attraverso un
    minimalismo programmatico
  • bisogna salvaguardare la sopravvivenza più che
    tendere alla perfezione
  • unetica dellemergenza che rifiuti lutopismo
    prometeico dellOccidente per il più modesto
    imperativo della sopravvivenza

14
  • alla pericolosa euforia delle utopie (baconiana e
    marxista) che si sono trasformate in programmi di
    stravolgimento del mondo si oppone lelogio della
    cautela che si nutre di speranza e paura
  • Dall'ampliamento della dimensione futura della
    responsabilità attuale consegue il tema
    conclusivo l'utopia. La dinamica del progresso
    tecnologico mondiale in quanto tale racchiude in
    sé, tendenzialmente se non programmaticamente,
    un'utopismo implicito. E la sola etica
    caratterizzata da una visione globale del futuro
    che già esista, il marxismo, ha elevato appunto,
    nel suo legame con la tecnica, l'utopia a fine
    esplicito. Questo impone una critica approfondita
    dell'ideale utopico. Poiché esso ha dalla sua i
    più antichi sogni dell'umanità e ora sembra
    trovare nella tecnica anche i mezzi per tradurre
    in pratica il sogno, l'utopismo un tempo innocuo
    è diventato la tentazione più pericolosa -
    proprio perché idealistica - per l'umanità
    odierna. All'immodestia dei suoi obiettivi, che
    mancano il bersaglio sotto il profilo sia
    ecologico che antropologico il principio
    responsabilità che contrappone il compito più
    modesto, dettato dalla paura e dal rispetto, di
    preservare all'uomo, nella residua ambiguità
    della sua libertà, che nessun mutamento delle
    circostanze può mai sopprimere, l'integrità del
    suo mondo e del suo essere contro gli abusi del
    suo potere. (Jonas, Il principio responsabilità)

15
  • alla paura viene affidata la scoperta dei nuovi
    principi etici che devono ispirare i nuovi doveri
    dellindividuo tecnologico per tutelare luomo da
    scelte irresponsabili
  • euristica della paura
  • La sottomissione della natura finalizzata alla
    felicità umana ha lanciato con il suo smisurato
    successo, che coinvolge ora anche la natura
    stessa dell'uomo, la più grande sfida che sia mai
    venuta all'essere umano dal suo stesso agire.
    Tutto è qui nuovo, dissimile dal passato sia nel
    genere che nelle dimensioni ciò che l'uomo è
    oggi in grado di fare e, nell'irresistibile
    esercizio di tale facoltà, è costretto a
    continuare a fare, non ha eguali nell'esperienza
    passata, alla quale tutta la saggezza
    tradizionale sul comportamento giusto era
    improntata. Nessuna etica tradizionale ci
    ammaestra quindi sulle norme del bene e del male
    alle quali vanno subordinate le modalità
    interamente nuove del potere e delle sue
    possibili creazioni.

16
  • La terra vergine della prassi collettiva, in cui
    ci siamo addentrati con l'alta tecnologia, è per
    la teoria etica ancora terra di nessuno. In
    questo vuoto si colloca l'indagine qui
    presentata. Che cosa può fornire un criterio? Lo
    stesso pericolo prefigurato dal pensiero! In
    questo suo balenarci incontro dal futuro, nella
    prefigurazione delle sue estensioni planetarie e
    delle sue durevoli conseguenze sull'uomo, è
    possibile scoprire alfine i principi etici da cui
    sono desumibili i nuovi doveri del nuovo potere.
    Definisco ciò euristica della paura. Soltanto il
    previsto stravolgimento dell'uomo ci aiuta a
    cogliere il concetto di umanità che va preservato
    da quel pericolo. Sappiamo ciò che è in gioco
    soltanto se sappiamo che esso è in gioco. Poiché
    qui non si tratta soltanto del destino umano, ma
    anche dell'immagine dell'uomo, non soltanto di
    sopravvivenza fisica, ma anche di integrità
    dell'essere, l'etica che ha la funzione di
    salvaguardarle entrambe deve essere, al di là
    della dimensione della prudenza, quella del
    rispetto.
  • (Jonas, Il principio responsabilità)
Write a Comment
User Comments (0)
About PowerShow.com