Title: CMOS Monolithic Active Pixel Sensors (CMOS MAPS)
1CMOS Monolithic Active Pixel Sensors (CMOS MAPS)
- Breve introduzione allultima generazione di
rivelatori al silicio a pixel sfruttanti
unelettronica CMOS
Emanuele Biolcati Laboratorio di Fisica Nucleare
e Subnucleare II A.A. 2005 / 2006 Prof. Marco
Costa
2Ma cosa sono questi MAPS?
Nei rivelatori a pixel lelettronica è
strutturata in una matrice che viene poi saldata
ai pixel stessi attraverso bump bonds
Nei CMOS MAPS lelettronica è impiantata
direttamente sul pixel mediante una tecnologia
CMOS
3I MAPS crescono
- Anni 90 ? proposta lidea di rivelatori a pixel
CMOS come alternativa ai CCD - Nascono due tipi di rivelatori
- PPS (passive pixel sensor)
- APS (active pixel sensor)
-
- ? Problema scarso fill factor (20)
- Da unidea di R. Turchetta, si riescono a
confinare in un unico strato di Si ? vengono
quindi detti monolitici
Monolithic Active Pixel Sensor
4Struttura e CMOS
Potenza dissipata di circa 100mW per qualche
milione di pixel!
Matrice di pixel
- Su ogni pixel sono impiantati 3 transistor
- reset
- source follower input
- row select
5Processo di rivelazione
Lelemento che raccoglie la carica è un diodo
n-well (n) sullo strato epitassiale (80 coppie
elettrone-lacuna per µm)
I tre transistor sono integrati nel p-well (p)
A causa della differenza di drogaggio, di qualche
ordine di grandezza, gli strati p-well e p
agiscono da barriere riflettenti
6Quali sono i parametri in gioco?
- La carica si allarga molto più velocemente e
svanisce più lentamente nella zona epitassiale
che in quella sottostante - Il contributo della regione p al segnale totale
cresce al diminuire dello spessore del p- - Per piccoli spessori dello strato epitassiale, il
tempo di raccolta dipende fortemente da tale
spessore
Nasce l'esigenza di studiare tali comportamenti
su un prototipo di rivelatore CMOS MAPS
7Un rivelatore floreale
- Il prototipo realizzato e MIMOSA (Minimum
Ionising particle MOS Active pixel sensor) - 4 matrici da 64 x 64 pixel (20 x 20 µm)
- Sono stati fatti test con due diverse sorgenti
- raggi X emessi da 55Fe, 5.9 keV (1640 elettroni
per fotone) - pioni da 15 GeV/c al CERN PS
8Risultati della simulazione
La carica raccolta dipende fortemente dallo
spessore dei due strati epitassiale e p
La carica presente sul pixel centrale aumenta al
crescere dello spessore del p-, per poi saturare
intorno a 650 elettroni una volta superati i 15 µm
Per grandi spessori, il tempo di raccolta e la
carica sono molto più elevati per i 3-by-3 pixels
cluster
9Rumori
- Reset durante il reset, il transistor M3 si
spegne mandando una tensione positiva al gate di
M1. Questo per un breve intervallo di tempo di
satura andando sotto soglia - Integrazione dovuto alla corrente di fondo del
diodo, ma risulta essere trascurabile - Readout somma in quadratura dei rumori
caratteristici di ogni transistor
10Rumori
- Risultati sul prototipo MIMOSA, 11-04-2000
- T 27C
- VDD 5 V
- W / L 0.8 / 0.6 (reset transistor)
- Cl 300 fF
ENC ? Equivalent Noise Charge kTC ? fonte
dominante di rumore
11Uno o quattro diodi?
Quattro diodi ? peggiorano rumore e guadagno, ma
si riduce la dispersione di carica
? da 5.9 keV
Un solo diodo ? basso rumore, alto guadagno
? da 15 GeV/c
12MAPS nelle Alte Energie
Sensazionali risultati pubblicati dallo stesso R.
Turchetta
13Dove sono i vantaggi?
- Basso costo
- Nessun problema legato alle bump-bonding
- Basso consumo energetico
- Velocità e CMOS
- Risoluzione spaziale ( 1 µm)
- Basissimo scattering multiplo
- Tolleranza alle radiazioni
14Possibili applicazioni
- Fisica delle particelle
- Rivelatori per tracciamento
- Rivelatori al vertice (alta granularità)
- Altri ambiti
- Imaging in campo medico
- Astronomia
- Fotografia (sensibile anche alla luce visibile)
- Microscopia
15Concludendo
- Tempo di raccolta relativamente basso (100 ns)
- Carica confinata in pochi pixel
- La diffusione della carica dipende dalla
geometria dei pixel - S/N 30
- Più di 1000 elettroni raccolti in un pixel 3x3