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Problematiche macroeconomiche

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Capitolo 7. Problematiche macroeconomiche La descrizione dei principali obiettivi macroeconomici: crescita, disoccupazione, inflazione e bilancia dei pagamenti – PowerPoint PPT presentation

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Title: Problematiche macroeconomiche


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Capitolo 7. Problematiche macroeconomiche
  • La descrizione dei principali obiettivi
    macroeconomici crescita, disoccupazione,
    inflazione e bilancia dei pagamenti
  • Perché e in che modo la moneta circola dalle
    imprese alle famiglie e viceversa
  • La distinzione tra crescita effettiva e
    potenziale landamento della crescita effettiva
    il ciclo economico
  • Come si misura la disoccupazione la differenza
    tra disoccupazione di disequilibrio e di
    equilibrio
  • Le cause dellinflazione

Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
2
Gli obiettivi macroeconomici
  • Un tasso di crescita di lungo periodo elevato e
    stabile
  • Un basso tasso di disoccupazione
  • Uninflazione bassa e stabile
  • Equilibrio di bilancia dei pagamenti

Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
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Stock e flussi
  • Una grandezza stock è la quantità esistente di
    una variabile in un preciso istante di tempo
  • Un flusso è laumento o la diminuzione di una
    variabile in un dato intervallo di tempo

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2010Capitolo 7
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Perché la moneta circola dalle imprese alle
famiglie e viceversa?
La domanda aggregata Yd rappresenta la spesa
totale per lacquisto di beni e servizi
effettuata da uneconomia in un dato
periodo YdCIGX
  • Si compone di
  • Consumo (C)
  • Investimenti (I)
  • Spesa pubblica (G)
  • Esportazioni (X)

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2010Capitolo 7
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Il flusso ristretto di reddito
In realtà non tutto il reddito passa attraverso
il flusso ristretto
Vi sono immissioni e prelievi
Consumo di beni e servizi prodotti internamente
FLUSSO RISTRETTO
Pagamento dei fattori
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2010Capitolo 7
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I prelievi
  • Solo parte del reddito delle famiglie è speso
    per lacquisto di beni e servizi prodotti
    internamente. Il resto viene prelevato.
  • Vi sono tre principali forme di prelievo
  • Risparmio netto (S)
  • Imposte nette (T)
  • Importazioni (M)

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2010Capitolo 7
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Il risparmio netto
Il risparmio è il reddito che non viene speso, ma
conservato per il consumo futuro. Viene
depositato presso le istituzioni finanziarie (ad
es. le banche)
Si origina un flusso dalle famiglie alle banche,
che consideriamo al netto del flusso dalle banche
alle famiglie (per prestiti e mutui ottenuti)
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2010Capitolo 7
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Imposte nette
Sono rappresentate dai pagamenti dalle famiglie
allo stato per le tasse al netto dei
trasferimenti (sussidi di disoccupazione,
pensione ecc.)
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2010Capitolo 7
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Importazioni
Le famiglie spendono parte dei propri redditi per
acquistare beni prodotti allestero o che
contengono componenti prodotte allestero
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2010Capitolo 7
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Le immissioni
  • Solo parte della domanda per i beni prodotti
    dalle imprese proviene dalle famiglie. Il resto
    viene dalle immissioni.
  • Ve ne sono tre principali tipi
  • Investimenti (I)
  • Spesa pubblica (G)
  • Esportazioni (X)

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2010Capitolo 7
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Investimenti
Costituiscono la spesa da parte delle imprese per
acquistare impianti e macchinari o per costituire
scorte di prodotti
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Spesa pubblica
Rappresenta la domanda di beni e servizi prodotti
internamente da parte dello stato
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Esportazioni
Rappresentano la domanda di beni e servizi da
parte dei residenti allestero
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Il flusso circolare del reddito
IMMISSIONI
Consumo di beni e servizi prodotti internamente
FLUSSO RISTRETTO
Pagamento dei fattori
Banche ecc.
Settore pubblico
Estero
PRELIEVI
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2010Capitolo 7
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La relazione tra prelievi e immissioni
Esistono legami indiretti tra risparmio e
investimento, imposte e spesa pubblica,
importazioni ed esportazioni Tali legami
tuttavia non garantiscono che SI, TG,
MX Uneconomia è in equilibrio quando le
decisioni complessive di prelievo e immissione
coincidono STMIGX
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2010Capitolo 7
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Il flusso circolare e gli obiettivi macroeconomici
Le decisioni di immissione e prelievo sono prese
da individui diversi. Può dunque accadere che le
immissioni programmate (ex ante) non uguaglino i
prelievi programmati (ex ante)
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2010Capitolo 7
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Il flusso circolare del reddito e gli obiettivi
macroeconomici
Le immissioni ex ante eccedono i prelievi ex ante
Il livello di spesa aumenta e aumenta anche la
domanda aggregata
  1. Ci sarà crescita economica
  2. Diminuisce la disoccupazione
  3. Linflazione tenderà ad aumentare
  4. La bilancia dei pagamenti tenderà ad andare in
    deficit

Il contrario avviene in caso di prelievi ex ante
maggiori delle immissioni ex ante
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2010Capitolo 7
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Il processo di aggiustamento
Se le immissioni ex ante sono diverse dai
prelievi ex ante si determina una situazione di
disequilibrio
  • Nel caso in cui le immissioni ex ante eccedano i
    prelievi ex ante
  • Aumenta il reddito nazionale
  • Le famiglie spendono di più per consumi di beni
    prodotti internamente, risparmieranno di più e
    importeranno una maggiore quantità di beni
    stranieri ? aumentano i prelievi
  • I prelievi raggiungono il livello delle
    immissioni
  • Si torna allo stato di equilibrio

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2010Capitolo 7
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Il reddito di uneconomia
Il prodotto (o reddito) di uneconomia è dato dal
valore di tutti i beni e servizi finali prodotti
dalleconomia considerata in un dato periodo di
tempo
  • I soggetti facenti parte di uneconomia possono
    essere individuati utilizzando due criteri
  • Territorialità ? PIL (prodotto interno lordo)
  • Nazionalità ? PNL (prodotto nazionale lordo)

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2010Capitolo 7
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Contabilità nazionale
Prodotto Interno Lordo (PIL)è una misura della
produzione aggregata
In Italia i dati di contabilità nazionale,
elaborati dallIstat (Istituto centrale di
statistica) e disponibili dal 1970, forniscono la
misura ufficiale del PIL. Per i periodi
precedenti al 1970 (a partire dallUnità
dItalia) sono disponibili stime alternative -
non ufficiali - ottenute da ricercatori applicati.
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Definizione e metodi di calcolo (1)
Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi
finali prodotti allinterno di un paese in un
dato periodo di tempo.Esso può essere
calcolato a) come somma del valore aggiunto
generato in uneconomia in un dato periodo di
tempo (metodo del valore aggiunto o reale) b)
come somma delle componenti della domanda finale
al netto delle importazioni (metodo del bilancio,
fondato sul conto delle risorse e degli impieghi
finali) c) come somma dei redditi dei fattori
produttivi in un dato periodo di tempo (al lordo
delle imposte indirette nette) (metodo personale).
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Ancora sulla definizione del PIL (1)
Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi
finali infatti, nel calcolarlo per escludere
duplicazioni nei conti si sottraggono alla
produzione totale i consumi intermedi, così da
contabilizzare solo il valore aggiunto a ciascuno
stadio della produzione. Nel PIL beni e servizi
sono valutati (generalmente) ai prezzi di
mercato. Il prezzo di mercato di molti beni
include imposte indirette, quali lIVA e le
imposte di fabbricazione, e pertanto differisce
da ciò che è percepito dal venditore.
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Ancora sulla definizione di PIL (2)
Consumi intermedi I consumi intermedi sono dati
dal valore dei beni e servizi consumati quali
input nel processo produttivo, escluso il
capitale fisso il cui consumo è registrato
separatamente come consumo di capitale fisso. Per
consumo nel processo produttivo sintende che i
beni o servizi sono trasformati oppure distrutti
nel processo stesso. Capitale fisso Il capitale
fisso consiste di beni materiali (abitazioni
fabbricati non residenziali magazzini e
stabilimenti, edifici commerciali, hotel e
ristoranti etc. ed opere dingegneria civile
impianti e macchinari mezzi di trasporto etc.) e
immateriali (software originali di opere
artistiche, letterarie o dintrattenimento
prospezioni minerarie etc.) ottenuti da
precedenti processi produttivi e che sono usati
ripetutamente in altri processi produttivi per
più di un anno.
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Ancora sulla definizione del PIL (3)
Il PIL è il valore di tutti i beni e servizi
finali prodotti allinterno del paese nel
calcolarlo , quindi, non si tiene conto della
residenza dei titolari dei fattori produttivi,
che sono in parte non residenti (lavoratori
stranieri temporaneamente occupati in imprese
italiane e capitale straniero investito in
Italia). Il PIL è lordo perché nel valore dei
beni e servizi finali sono compresi gli
ammortamenti, ossia il consumo di capitale fisso
nel periodo considerato. Nella produzione,
infatti, il capitale fisso si logora
continuamente a causa sia dellusura fisica, sia
dellinvecchiamento tecnologico (obsolescenza).
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Sempre sul PIL
  • PIL Ammortamenti PIN ai prezzi di mercato
  • PIN le imposte indirette i trasferimenti
    (sussidi) alle imprese PIN al costo dei fattori.

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PNL e PIL
  • Il PIL è il valore dei beni e servizi prodotti
    allinterno del paese considerato, quindi ad es.
    per lItalia comprende anche il valore della
    produzione di cittadini stranieri residenti nel
    nostro paese), mentre il valore dei beni e
    servizi prodotti da italiani residenti allestero
    rientra nel PNL.

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REDDITO NAZIONALE
  • Il reddito nazionale è la somma di tutte le
    remunerazioni erogate ai fattori produttivi
    impiegati nella produzione del PNL.
  • Il RN corrisponde alla somma dei valori aggiunti
    ai vari stadi di produzione.
  • Quindi il Reddito Nazionale è uguale al Prodotto
    Nazionale Lordo (meno i trasferimenti da e verso
    lestero)

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REDDITO DISPONIBILE
  • Il Reddito Disponibile (cioè il reddito
    utilizzabile per consumi e risparmi) è uguale al
    Prodotto Nazionale Netto meno le imposte dirette
    (che devono essere pagate allo Stato e che quindi
    riducono il reddito distribuito ai proprietari
    dei fattori di produzione) più i trasferimenti
    dallo Stato ai cittadini a cui non corrisponde
    unattività produttiva (come i sussidi e le
    pensioni).

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Il reddito di uneconomia
  • Una sua variazione può essere dovuta
  • A una variazione dei prezzi
  • A una variazione delle quantità prodotte

Il reddito può essere misurato
a prezzi costanti ? permette di valutare gli
incrementi di reddito dovuti alla variazione
della quantità prodotta e pertanto variazioni
reali del reddito
a prezzi correnti
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2010Capitolo 7
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PIL nominale e PIL reale (1)
Il PIL nominale è la somma delle quantità dei
beni e servizi finali valutati al loro prezzo
corrente. La crescita del PIL nominale dipende da
due fattori - crescita della produzione fisica
nel tempo - aumento dei prezzi dei beni nel
tempo.
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Alcune definizioni
Yt PIL nominale al tempo t Yt PIL reale al
tempo t Crescita del PIL al tempo t tasso di
crescita del PIL reale al tempo t. Tasso di
crescita del PIL al tempo t Espansione
periodo di crescita positiva. Recessione periodi
di crescita negativa (almeno due trimestri
consecutivi).
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La crescita economica
  • È importante distinguere tra
  • Crescita effettiva
  • misurata dal tasso di incremento percentuale del
    reddito nazionale
  • Crescita potenziale
  • misurata dal tasso di incremento percentuale del
    prodotto potenziale

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2010Capitolo 7
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Crescita reale
Nel considerare un aumento del prodotto
nazionale occorre essere cauti il valore
registrato dalla crescita può essere il risultato
di un aumento del livello dei prezzi
Occorre considerare la crescita reale la
crescita corretta per linflazione
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2010Capitolo 7
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Il prodotto potenziale
  • È il livello di output realizzato quando
    leconomia opera impiegando la propria capacità
    produttiva a un livello normale (mantenendo
    quindi un margine di capacità in eccesso)
  • È di poco inferiore al prodotto di piena
    occupazione

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2010Capitolo 7
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Loutput gap
È dato dalla differenza tra prodotto effettivo e
prodotto potenziale
  • Se loutput gap è positivo leconomia sta
    operando a un regime superiore a quello della
    normale capacità produttiva
  • Se loutput gap è negativo leconomia impiega la
    propria capacità produttiva al di sotto del
    livello normale

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2010Capitolo 7
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Crescita effettiva e potenziale
  • NEL BREVE PERIODO
  • Se il tasso di crescita potenziale è maggiore di
    quello effettivo ci sarà capacità produttiva
    inutilizzata
  • La crescita effettiva può essere temporaneamente
    maggiore di quella potenziale
  • NEL LUNGO PERIODO
  • Il tasso di crescita effettiva è limitato dal
    tasso di crescita potenziale

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2010Capitolo 7
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Il ciclo economico
La crescita effettiva tende a essere fluttuante
e descrive un ciclo di espansioni e contrazioni
  • Il ciclo economico è caratterizzato da varie fasi
  • Ripresa
  • Espansione
  • Rallentamento
  • Recessione

Reddito nazionale
3
2
4
1
Tempo
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CICLI ECONOMICI
  • Nella realtà landamento dei cicli non è così
    regolare e non esiste alcuna legge che permetta
    di prevedere con esattezza linizio e la fine di
    ciascuna fase e in genere nessun ciclo si
    presenta uguale ad un altro. Ad es. in Italia tra
    il 1983 e il 1993 dopo cinque anni di espansione
    sono seguiti cinque anni di recessione, mentre
    tra il 1975 e il 1978 ad una recessione molto
    profonda con un tasso di crescita del PIL
    negativo seguì un ripresa altrettanto rapida.

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SPIEGAZIONI DEL CICLO ECONOMICO
  • Teorie esogene (dovuto ad accadimenti esterni di
    varia natura)
  • Teorie endogene (meccanismo di autoregolazione)
  • Teorie monetarie (cattiva gestione della politica
    monetaria)
  • Teorie reali (interazione tra il moltiplicatore e
    lacceleratore
  • Teorie politiche (collegamento con le vicende
    elettorali).

40
Politiche di stabilizzazione del ciclo
  • Per la teoria classica le crisi possono essere
    solo temporanee e le forze di mercato portano il
    sistema al reiquilibrio.
  • Per i keynesiani possono esserci dei prolungati
    periodi di instabilità a causa della vischiosità
    dei salari e dei prezzi e lo stato deve
    intervenire con un mix appropriato di politica
    monetaria e politica fiscale,

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La crescita effettiva
Le determinanti della crescita effettiva sono
  • NEL BREVE PERIODO
  • La crescita della domanda aggregata
  • NEL LUNGO PERIODO
  • La crescita della domanda aggregata
  • La crescita del prodotto potenziale

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2010Capitolo 7
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La crescita potenziale
  • Le determinanti della crescita potenziale sono
  • Un aumento delle risorse
  • Un aumento della loro produttività

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43
Aumento delle risorse
  • Capitale
  • Lavoro
  • Terra e altre materie prime

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44
Aumento del capitale
  • Un aumento dello stock di capitale (attraverso
    linvestimento) fa aumentare la produzione
  • Quanto maggiore è il tasso di investimento, tanto
    più veloce è laumento dello stock di capitale
  • La crescita del prodotto che risulta da tale
    aumento dipende anche dalla produttività del
    capitale
  • Nel lungo periodo linvestimento dipende anche
    dalla proporzione di reddito nazionale risparmiata

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2010Capitolo 7
45
CRESCITA POTENZIALE
  • Il tasso di crescita del prodotto potenziale
    dipende dal rapporto capitale/prodotto (k). Se
    tale rapporto è costante, lo è anche il suo
    rapporto incrementale e si può scrivere ?K/?Y.
  • Il tasso di crescita del prodotto potenziale
    dipende anche dalla proporzione di reddito
    nazionale che viene investita (i I/Y), la
    quale, in equilibrio è uguale alla proporzione
    che viene risparmiata (s S/Y).
  • La formula per il tasso di crescita diventa
    quindi
  • g i/k s/k

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DISPONIBILITA DI CAPITALI
  • In questa definizione sono compresi non solo
    linsieme di impianti e macchinari, ma anche le
    infrastrutture pubbliche (come strade, aeroporti,
    collegamenti ferroviari, acquedotti, etc.) per lo
    svolgimento dellattività economica delle
    imprese. E facile capire che la produttività dei
    lavoratori è maggiore dove è maggiore anche la
    disponibilità del fattore capitale.

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PROGRESSO TECNICO
  • Il miglioramento nelle conoscenze e nelle
    tecniche di produzione rappresenta un fattore
    essenziale per la crescita.
  • Può trattarsi di grandi invenzioni (come quelle
    nel settore elettronico o dei computer), o di
    picole innovazioni che migliorano lefficienza
    della produzione.

48
TEORIA NEOCLASSICA DELLA CRESCITA
  • Il premio Nobel 1987 R. Solow ha dimostrato,
    usando la funzione di produzione aggregata che
    mentre la semplice accumulazione di capitale
    produce spostamenti lungo la curva sino ad un
    punto massimo per poi fermarsi,il progresso
    tecnologico gioca un ruolo determinante nel
    processo di crescita perché produce uno
    spostamento dellintera curva di produzione verso
    lalto.

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Aumento del lavoro
  • Un aumento della popolazione attiva ,dovuto
  • a un aumento del tasso di partecipazione e/o
    a un aumento della popolazione totale, determina
    un incremento della produzione potenziale
  • Le risorse umane costituiscono inoltre il c.d.
    capitale umano, cioè il patrimonio di abilità e
    conoscenze di cui dispone la popolazione
    lavorativa di un paese e che può essere aumentato
    nel tempo attraverso un livello di istruzione
    migliore, le esperienze acquisite sul lavoro
    (learning by doing), la formazione
    continua,determinando un aumento della
    produttività e quindi della produzione

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2010Capitolo 7
50
Aumento della terra e di altre materie prime
  • La scoperta di nuove materie prime genera solo
    crescita di breve periodo
  • La terra è disponibile in quantità fisse e la
    disponibilità di nuovi terreni in uneconomia
    sviluppata è una causa trascurabile dellaumento
    della produzione
  • Il dibattito attuale si è oggi spostato
    prevalentemente sul problema delle relazioni tra
    crescita ed ambiente e i danni che possono
    derivare da uno sfruttamento indiscriminato delle
    risorse (sviluppo sostenibile)

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2010Capitolo 7
51
La legge della produttività marginale decrescente
Se aumenta luso di un solo fattore produttivo, a
parità di tutti gli altri, si manifesta la legge
della produttività marginale decrescente per quel
fattore
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2010Capitolo 7
52
Aumento della produttività marginale dei fattori
Lo spostamento della curva della produttività
marginale di un fattore rappresenta un modo
attraverso cui è possibile evitare di incorrere
nella legge della produttività marginale
decrescente
Il progresso tecnologico ha consentito di
ottenere aumenti della produttività marginale del
capitale Una migliore istruzione e formazione dei
lavoratori ha consentito un miglioramento della
loro produttività
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2010Capitolo 7
53
Politiche a favore della crescita
  • Politiche della domanda
  • mirano a favorire un aumento della crescita
    effettiva per farle raggiungere il livello della
    crescita potenziale
  • Politiche dellofferta
  • cercano di ottenere un aumento della produzione
    potenziale

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2010Capitolo 7
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POLITICHE PER LA CRESCITA
  • Per i liberisti lo Stato deve intervenire solo
    per ridurre la regolamentazione al fine di
    rendere i mercati più flessibili ed aumentare la
    concorrenza.
  • Per gli economisti keynesiani lo stato ha un
    ruolo determinante sia attraverso gli
    investimenti pubblici, sia attraverso incentivi
    fiscali e agevolazioni creditizie per stimolare
    gli investimenti privati.

55
La disoccupazione
  • Può essere espressa
  • dal numero di persone disoccupate
  • dal tasso di disoccupazione (il rapporto
    percentuale tra individui disoccupati e totale
    della forza lavoro, costituito dalla somma di
    occupati e disoccupati)

Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
56
Chi è disoccupato?
Sono da considerarsi disoccupati coloro che sono
in età lavorativa (maggiori di 15 anni), sono
senza lavoro, ma vorrebbero lavorare agli attuali
salari e stipendi di mercato e stanno cercando
attivamente un lavoro
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2010Capitolo 7
57
Tasso di attività
  • Un indicatore a cui si fa frequentemente
    riferimento nel mercato del lavoro è il tasso di
    attività, cioè il rapporto tra la forza lavoro
    (occupati più disoccupati) e la popolazione in
    età lavorativa (tra 15 e 65 anni). Tale tasso
    dipende da molti fattori di natura demografica,
    sociale e culturale (come linvecchiamento della
    popolazione, il prolungamento degli studi, la
    crescita delloccupazione femminile e le
    immigrazioni).

58
Il mercato del lavoro
  • Offerta di lavoro (SL)
  • è costituita dal numero di lavoratori disposti
    ad accettare un lavoro per un dato salario reale.
    È rappresentata da una curva relativamente
    anelastica
  • Domanda di lavoro (DL)
  • è data dal numero di lavoratori che le imprese
    sono disposte ad assumere a un dato salario
    reale. È rappresentata da una curva decrescente

SL
Salario reale medio
EQUILIBRIO SUL MERCATO DEL LAVORO
we
DL
le
N. di lavoratori
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59
Disoccupazione di disequilibrio o involontaria
In corrispondenza del livello di salario reale w1
cè eccesso di offerta di lavoro
DISOCCUPAZIONE DI DISEQUILIBRIO
SL
Salario reale medio
w1
we
Si ha disoccupazione di disequilibrio
DL
le
N. di lavoratori
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60
Condizioni affinché vi sia disoccupazione di
disequilibrio
  • Lofferta di lavoro deve essere superiore alla
    domanda di lavoro
  • Il salario deve essere rigido non è possibile un
    rapido aggiustamento al livello del salario reale
    di equilibrio

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2010Capitolo 7
61
Disoccupazione di equilibrio o volontaria
Anche in corrispondenza dellequilibrio non tutti
i lavoratori saranno disposti a lavorare al
salario corrente e resteranno disoccupati in
attesa di un posto migliore
Salario reale medio
SL
N
DISOCCUPAZIONE DI EQUILIBRIO
we
La disoccupazione di equilibrio è data dalla
differenza tra forza lavoro totale (N) e offerta
di lavoro
DL
le
N. di lavoratori
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Cause della disoccupazione di disequilibrio
  • Disoccupazione da salario reale
  • Disoccupazione da carenza di domanda
  • Crescita dellofferta di lavoro

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Cause della disoccupazione di equilibrio
  • Disoccupazione frizionale
  • Disoccupazione strutturale
  • dovuta a variazioni della domanda
  • disoccupazione tecnologica (o labour saving)
  • Disoccupazione stagionale o congiunturale(legge
    di Okun)

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2010Capitolo 7
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DISOCCUPAZIONE E TEORIE ECONOMICHE
  • Per la teoria classica la disoccupazione può
    essere solo volontaria perché il mercato del
    lavoro è sempre in equilibrio dato che i salari
    sono flessibili.
  • Per i Keynesiani la disoccupazione è del tutto
    involontaria perché i salari sono rigidi verso il
    basso e quindi non cè un meccanismodei prezzi
    che garantisce lequilibrio.

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Rimedi alla disoccupazione
  • Per i classici bisogna liberalizzare il mercato
    del lavoro e cercare di renderlo più flessibile
    in modo da ristabilire la piena occupazione.
  • La ricetta keynesiana è di incrementare
    direttamente la domanda aggregata attraverso un
    aumento della spesa pubblica o indirettamente con
    agevolazioni fiscali e creditizie.

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Domanda e offerta aggregata
Il livello di produzione e i prezzi in
uneconomia sono determinati dallinterazione tra
domanda aggregata e offerta aggregata
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Domanda aggregata
È data dal livello totale di spesa per lacquisto
di prodotti nazionali
  • È rappresentata da una curva decrescente nel
    piano (Y, p)
  • Con un aumento dei prezzi si avrà incentivo a
    consumare meno beni nazionali e a importare di
    più diminuiranno anche le esportazioni (effetto
    di sostituzione internazionale)
  • Se aumentano i prezzi, a parità di domanda, gli
    individui avranno bisogno di più denaro. Con
    unofferta di moneta data si determina un aumento
    dei tassi di interesse che provoca una
    diminuzione degli investimenti (effetto di
    sostituzione intertemporale)
  • Un aumento del prezzo provoca una riduzione del
    potere di acquisto dei consumatori che si
    sentiranno più poveri e consumeranno di meno
    (effetto dei saldi reali)

Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
68
Offerta aggregata
È data dalla produzione totale nelleconomia
È rappresentata da una curva crescente nel piano
(Y, p) I prezzi dei fattori produttivi
(particolarmente il lavoro) non crescono
rapidamente quanto i prezzi dei beni
allaumentare dei prezzi, diminuisce il salario
reale pagato dalle imprese e pertanto aumenta la
loro redditività. Ciò le induce a espandere la
produzione
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
69
Lequilibrio macroeconomico
Si ha nel punto di intersezione tra domanda e
offerta aggregata
Livello dei prezzi, p
Yo
  • Variazioni nel livello dei prezzi provocano
    movimenti lungo le curve di domanda e di offerta
    aggregata
  • Variazioni delle componenti della domanda e
    dellofferta aggregata provocano spostamenti
    delle rispettive curve

E
Yd
Prodotto nazionale, Y
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
70
Il tasso di inflazione
Il tasso di inflazione misura laumento
percentuale annuo del livello medio dei prezzi
Di solito vengono considerati i prezzi al
consumo, ma è possibile calcolare il tasso di
inflazione con riferimento anche ad altri tipi di
prezzo
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
71
Linflazione e le sue distorsioni
  • Linflazione determina una variazione della
    distribuzione del reddito.
  • Unelevata inflazione crea un clima di
    incertezza.
  • Linflazione determina variazioni dei prezzi
    relativi.
  • Il sistema fiscale interagisce con linflazione
    accentuando le distorsioni.

72
Misure del livello dei prezzi
  • Esistono diverse misure del livello dei prezzi
  • deflatore del PIL
  • indice dei prezzi al consumo (IPC)
  • indice dei prezzi alla produzione (IPP) misura
    il costo di un particolare paniere di beni alcuni
    dei quali intermedi, rilevando i prezzi ad uno
    stadio precedente la commercializzazione -
    perciò è talora usato come indicatore in grado di
    anticipare le variazioni dellIPC.

73
Il deflatore del PIL Il deflatore del PIL (Pt)
permette di calcolare il prezzo medio dei beni
finali prodotti in una economia. Esso è dato dal
rapporto tra il PIL nominale di un dato anno ed
il corrispondente PIL reale Il deflatore del
PIL è un numero indice il suo livello è scelto
arbitrariamente. Il tasso di variazione del
deflatore del PIL rappresenta il tasso di
inflazione.
74
LIPC e il deflatore del PIL
  • LIPC misura il costo dacquisto di un
    determinato paniere di beni rappresentativo dei
    consumi di una famiglia urbana media.
  • Differenze col deflatore del PIL
  • il deflatore del PIL riflette le variazioni di
    prezzo di un insieme di beni molto più ampio che
    lIPC
  • il paniere di beni dellIPC resta immutato per un
    certo numero di anni, mentre linsieme di beni al
    quale si riferisce il deflatore del PIL cambia a
    seconda di ciò che si produce nel sistema
    economico in ciascun anno
  • l'IPC include i prezzi di alcuni beni importati,
    il deflatore del PIL include solo i prezzi dei
    beni prodotti allinterno.

75
Il deflatore del PIL e lIPC a confronto
Lindice dei prezzi al consumo e il deflatore del
PIL mostrano trend molto simili nel tempo. Vi
sono state però evidenti eccezioni, in
particolare nel 1974 e nel 1979-1980. Infatti,
quando il prezzo dei beni importati aumenta
rispetto al prezzo dei beni prodotti allinterno,
lIPC aumenta più velocemente del deflatore del
PIL (questo è esattamente ciò che è accaduto
durante le crisi petrolifere del 1974 e del
1979-80).
76
Intensità dellinflazione
  • Inflazione strisciante (quando laumento è
    relativamente modesto)
  • Inflazione galoppante (forti aumenti a due o tre
    cifre)
  • Iperinflazione con aumenti incontrollabili, come
    la Germania nel 1922/24 e lArgentina e il
    Brasile negli anni 90.

77
Cause dellinflazione
  • Inflazione da domanda
  • Inflazione da costi
  • Inflazione strutturale

Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
78
Inflazione da domanda
È causata da aumenti continui della domanda
aggregata
p
Yo
Tali aumenti determinano sia aumenti dei prezzi
che della produzione. Quanto minore è la
capacità produttiva inutilizzata (quanto più si è
vicini alla produzione potenziale) tanto più
aumenti del reddito si riflettono in aumenti dei
prezzi
p2
p1
Yd2
Yd1
Y
Y1
Y2
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
79
Inflazione da costi
È associata a aumenti continui dei costi per
produrre una data quantità di prodotto
p
Yo2
Yo1
Tali aumenti determinano sia aumenti dei prezzi
che diminuzioni della produzione. Quanto più è
anelastica la domanda aggregata tanto più le
imprese saranno in grado di scaricare i maggiori
costi sui consumatori
p2
p1
Yd
Y
Y1
Y2
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
80
Limportanza del ruolo delle aspettative
Nel prendere le decisioni gli individui tengono
conto del tasso di inflazione atteso
Quanto maggiore è il tasso di inflazione atteso
tanto maggiori saranno gli aumenti di salari e
prezzi e quindi il tasso effettivo di inflazione
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
81
STAGFLAZIONE
  • Una situazione apparentemente paradossale in cui
    vi è disoccupazione, anche molto elevata, perché
    leconomia è in una fase di ristagno, ma vi è
    anche una forte e persistente inflazione (anni
    70).
  • La principale causa è rappresentata dalle
    aspettative degli agenti economici sulla dinamica
    futura dei prezzi.

82
Tasso di interesse nominale e reale
  • Il tasso di interesse nominale è il tasso di
    interesse in termini monetari
  • Il tasso di interesse reale è il tasso di
    interesse in termini di beni

Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
83
Lequazione di Fisher
È una relazione che collega il tasso di interesse
nominale e quello reale attraverso il tasso di
inflazione atteso tasso di interesse reale
tasso di interesse nominale tasso di inflazione
atteso
Sloman, Elementi di economia, Il Mulino,
2010Capitolo 7
84
La curva di Phillips
Descrive una relazione tra inflazione e
disoccupazione È una curva decrescente e
convessa Un aumento della domanda aggregata è
soddisfatto dallofferta di lavoro in eccesso
senza bisogno di aumentare i salari e, di
conseguenza, i prezzi. Mano a mano che il lavoro
scarseggia le imprese devono pagare salari più
elevati
Tasso di inflazione
Disoccupazione
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