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MEDIA E SPORT

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MEDIA E SPORT Lo sport del Novecento un prodotto della modernit , che si sviluppa in radicale discontinuit rispetto ai precedenti modelli [ ] – PowerPoint PPT presentation

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Title: MEDIA E SPORT


1
MEDIA E SPORT
2
  • Lo sport del Novecento è un prodotto della
    modernità, che si sviluppa in radicale
    discontinuità rispetto ai precedenti modelli
    Chi ha cercato di ricostruire la catena genetica
    del fenomeno risalendo allantichità classica, al
    mito di fondazione olimpico, alleredità
    campionistica cavalleresca, alle pratiche
    devozionali del medioevo cristiano o ai giochi di
    villaggio rurali ha compiuto, seppure in perfetta
    buona fede, unopera di autentica invenzione
    della tradizione.
  • Nicola Porro

3
  • La metamorfosi dello sport
  • Lo sport - come afferma N. Porro - si configura
    come un fenomeno socialmente ingombrante e
    sociologicamente sommerso1 nel senso che,
    nonostante le sue vaste e molteplici dimensioni
    sociali, esso non ha ricevuto lattenzione che
    avrebbe meritato da parte della ricerca sociale,
    per la quale ha rappresentato a lungo una sorta
    di continente sommerso.
  • (1) Porro N., (2001), Lineamenti di sociologia
    dello sport, Carocci, Roma, p. 11.

4
  • Tuttavia, nonostante la ricerca sociale abbia
    storicamente trascurato o sottovalutato il
    potenziale euristico della sportivizzazione
    moderna, alcuni autori di diverso orientamento ne
    hanno indagato le ragioni e le dinamiche.

5
  • Tra gli studi più importanti sullo sport nella
    modernità si possono menzionare
  • gli studi configurazionali
  • gli studi critici
  • lo studio di H. Risse
  • gli studi di confine
  • lo studio di A. Guttmann.

6
  • Gli studi configurazionali
  • Secondo la teoria configurazionale, lo sport è
    un fenomeno sociale capace di evidenziare con
    straordinaria efficacia quella rete sotterranea
    di relazioni tra individui e gruppi umani che
    connota il processo di civilizzazione moderna
    dando vita a un mutevole reticolo di gesti e di
    significati che alludono a credenze collettive e
    valori condivisi, tale fenomeno può rivelare
    quale sia la peculiare configurazione della
    società moderna meglio delle tradizionali
    interpretazioni strutturali, basate su dati
    economici o demografici.

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  • Tuttavia, sulla scia di una visione del mondo
    dominata dai propri tabù, tale fenomeno è stato
    consapevolmente rimosso dalle scienze sociali1,
    per almeno due ragioni
  • lo sport chiama in causa la corporeità
    esorcizzata da unetica religiosa come quella
    giudaico-cristiana, che vi ha individuato a lungo
    la prigione dello spirito o il luogo della
    tentazione e della colpa2
  • la materia dello sport è fatta di emozioni in
    potenziale rotta di collisione con un modello
    pedagogico, che ha imposto come fattori portanti
    della relazione individuo-società la repressione,
    la regolazione, il controllo.
  • (1) Elias N., Dunning E., (1986), Quest for
    Excitement Sport and Leisure in the Civilizing
    Process, Blackwell, Oxford (trad. it. Sport e
    aggressività, Il Mulino, Bologna, 1989).
  • (2) Gehlen A., (1965), Sport und Gesellschaft,
    in AA.VV., Das Grosse Spiel-Aspekte des Sports in
    unserer Zeit, Fischer Bucherei, Frankfurt am
    Main.

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  • Secondo la teoria configurazionale, ogni
    contesto sociale assume una sua specifica
    configurazione, che può essere colta e
    rappresentata sociologicamente osservando i nessi
    dinterdipendenza tra cooperazione e conflitto,
    due dinamiche sempre presenti nelle relazioni tra
    individui.
  • Attenta al mutamento sociale, questa teoria si è
    prevalentemente concentrata sullanalisi della
    civilizzazione moderna, la quale non opera solo
    attraverso il rafforzamento e il perfezionamento
    di strumenti coercitivi di controllo sociale, ma
    costruisce e propone anche paradigmi di
    comportamento, regole, stili di vita distintivi
    la cui elaborazione, acquisizione e trasmissione
    serve a rendere visibili le gerarchie sociali1.
  • (1) Veblen T., (1899), The Theory of the Leisure
    Class, MacMillan, London (trad. it. La teoria
    della classe agitata, Edizioni di Comunità,
    Milano, 1999).

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  • Un esempio illuminante in questa direzione è
    rappresentato dalla trasformazione in attività
    sportive di quelli che erano stati i passatempi
    oziosi (loisir) della vecchia aristocrazia
    britannica da parte della borghesia industriale
    dellOttocento, la quale, come ogni classe
    dominante emergente, adotta e adatta pratiche
    sociali, comportamenti e stili di vita
    appartenenti alle classi dirigenti del passato,
    infondendovi propri valori e significati la
    nuova borghesia, rivisitando gran parte dei gesti
    espressivi dellantica aristocrazia - quali il
    cacciare, il cavalcare, il duellare - ne produce
    una rielaborazione culturale coerente con i nuovi
    valori della società moderna e, così, gli
    antichi gesti cavallereschi, rielaborati e
    stilizzati nella forma del confronto agonistico,
    conferiscono un potente surplus simbolico ai
    valori emergenti dellindustrialismo, del
    produttivismo e della competitività.

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  • Per i fautori della teoria configurazionale, lo
    sport moderno si sviluppa neglinterstizi della
    civilizzazione moderna, fino a darne una
    produzione di significato del tutto inedita, e a
    diventarne una delle manifestazioni più esemplari
    e coerenti situandosi al crocevia tra natura e
    cultura e maturando per passaggi progressivi, lo
    sport moderno si differenzia, infatti, sia dalla
    tradizione competitiva classica sia dai giochi
    cavallereschi e dalle pratiche di villaggio
    caratteristiche delle società rurali (folkgame).

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  • Il processo della sportivizzazione moderna
    avviene in tre ondate1
  • La prima, situabile attorno al Settecento, è
    caratterizzata dalla trasformazione in pratica
    sportiva dei giochi tradizionali britannici
    (cricket), dallincorporazione dei vecchi
    passatempi aristocratici (caccia alla volpe,
    corse di cavalli) e dalla rielaborazione,
    regolata e disciplinata tecnicamente, di forme di
    combattimento individuale a bassa strutturazione
    (boxe).
  • La seconda, coincidente con letà vittoriana, è
    caratterizzata dallo sviluppo di una fitta rete
    di associazioni volontarie, club e società
    sportive, che si sviluppano prevalentemente
    nellambiente culturale dei giochi di squadra,
    dove è più facile attivare dinamiche di coesione
    e didentificazione sociale anche se, in questo
    periodo, oltre al calcio e al rugby, si
    costituiscono anche pratiche individuali a
    notevole caratura tecnica, come latletica
    leggera e il tennis.
  • La terza, situabile tra la fine dellOttocento e
    il Novecento, è caratterizzata dalla
    mondializzazione dello sport è in questa fase,
    sviluppatasi in rapporto al colonialismo
    britannico e alla sportivizzazione dellEuropa
    occidentale (prima) e degli USA (dopo), che
    prendono corpo le prime istituzioni e i primi
    eventi sportivi internazionali.
  • (1) Elias N., Dunning E., (1986), op. cit.

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  • Un limite non trascurabile, insito negli studi
    configurazionali, consiste nel rischio di
    produrre indebite generalizzazioni essi,
    infatti, tendono a trascurare esperienze non
    riconducibili al modello dellagonismo
    britannico1, a ricostruire sommariamente la
    variegata mappa delle esperienze
    associazionistiche impropriamente omologate al
    modello dei club britannici2, e dunque a
    sottovalutare che nella stessa Europa occidentale
    il processo di sportivizzazione ha seguito
    percorsi molto diversi.
  • (1) Ci si riferisce a quelle pratiche sportive
    che si sono prodotte nel corso degli anni Ottanta
    quali, ad esempio, gli sport open air
    californiani, il fenomeno del no limits, le
    attività fisico-motorie a finalità non agonistica
    come il fitness di massa, il turismo sportivo, le
    ginnastiche per anziani.
  • (2) Un modello che non è congruente, ad esempio,
    con la storia organizzativa dei circoli
    ginnastici tedeschi o con quella delle società
    amatoriali italiane.

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  • Ma non vi è dubbio che questi studi, pur
    risentendo di una osservazione quasi esclusiva
    del caso britannico (presentato come archetipo
    di tutte le possibili forme moderne di
    sportivizzazione), hanno contribuito a
    risvegliare linteresse delle scienze sociali
    verso un fenomeno, come quello dello sport
    moderno, denso dimplicazioni sociologiche.

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  • Gli studi critici
  • Se gli autori che si richiamano alla teoria
    configurazionale ricercano nellanalisi della
    sportivizzazione moderna soprattutto
    lopportunità di fondare una teoria delle
    emozioni, le potenzialità di un tale approccio
    erano state intuite già molti decenni prima da T.
    Veblen1 che, nella sua interpretazione originale
    e fortemente polemica, aveva individuato nello
    sport moderno una manifestazione dellistinto
    predatorio della vecchia aristocrazia,
    acclimatato nella cultura e negli stili di vita
    della nuova borghesia del denaro.
  • (1) Veblen T., (1899), op. cit.

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  • Lo sport, inteso come pratica elitaria a forte
    impronta distintiva, risponderebbe, infatti, a
    quella tendenza allo sciupio vistoso del tempo e
    del denaro che rappresenta una chiara
    manifestazione di una simbologia di status
    sprecare il tempo e il denaro in attività oziose
    - parodia delle pratiche distintive dellepoca
    vittoriana - altro non sarebbe che unattività
    organica allideologia latente di una società
    ossessionata dallequazione tempo denaro, che
    non rinuncia a caricare lo sport dei propri
    imperativi funzionali così che letica del
    risultato e la filosofia del successo
    rappresenterebbero il modo in cui la borghesia
    anglosassone dellOttocento ha reinterpretato
    letica aristocratica della competizione.

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  • Per quanto suggestiva e ricca dintuizioni, la
    visione proposta da T. Veblen, non cogliendo
    lintreccio della sportivizzazione moderna con
    lavvento della società e della cultura di massa,
    non riesce a percepirne il complesso rapporto con
    i processi di democratizzazione.
  • Questa rappresentazione parziale e
    sostanzialmente elitaria del fenomeno accomuna T.
    Veblen ad altri Autori nei quali lattenzione
    alle grandi trasformazioni dellepoca si
    accompagna ad una tendenza conservatrice e alla
    nostalgia dellordine tradizionale insidiato
    dallavvento di un nuovo ordine sociale.

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  • Più in generale, si può osservare che negli
    atteggiamenti verso lo sport nella stagione del
    suo insediamento culturale nella società di massa
    emergono posizioni critiche differenziate che,
    per molti versi, sembrano riproporre lannosa
    diatriba tra apocalittici e integrati che ha
    segnato la nascita degli studi sulle
    comunicazioni di massa1.
  • (9) Greco G., (2003), Manuale di Sociologia
    delle comunicazioni di massa, Centro Editoriale e
    Librario - Università della Calabria, Rende.

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  • Tra le diverse posizioni assunte nei confronti
    dello sport moderno
  • su un versante, si può collocare la critica di J.
    Ortega y Gasset1, che coglie nella
    popolarizzazione dello sport il soddisfacimento
    di bisogni indocili e plebei, caratteristici
    dellindividuo-massa
  • su un altro versante, si possono collocare le
    sconfortate considerazioni di L. Mumford2 sul
    declino dello sport che, da evento sacrale
    comunitario, va sempre più declassandosi a puro
    spettacolo dintrattenimento.
  • (1) Ortega y Gasset J., (1957), El origine
    deportivo del Estado, Obras Completas, Revista
    de Ocidente, Madrid, vol. II., pp. 607-623,
    729-732 (trad. it. Lorigine sportiva dello
    Stato, in L. Infantino (a cura di), Storia e
    sociologia, Liguori, Napoli, 1983, pp. 96-110).
  • (2) Mumford L., (1934), Technics and
    Civilization, Harvest Books, London (trad. it.
    Tecnica e cultura, Il Saggiatore, Milano, 1968).

19
  • Nellapproccio di questultimo Autore si può
    intravedere la parabola del disincanto,
    magistralmente descritta da J. Huizinga1, che
    propone unanalisi più impegnativa e documentata
    del fenomeno, in cui traspare una forte
    preoccupazione per luso strumentale e
    nazionalistico dello sport da parte dei regimi
    totalitari del tempo.
  • La sua ricerca storica sulle trasformazioni del
    gioco nelle società umane mette in guardia contro
    il rischio di manipolazione nellavvento dello
    sport politicizzato e commercializzato J.
    Huizinga intravede, infatti, lo smarrimento
    culturale di una società che, avendo
    interiorizzato imperativi estranei e
    antagonistici alletica del piacere, ha finito
    col rinunciare alla sua ludicità.
  • (1) Huizinga J., (1938), Homo ludens A Study of
    the Play Element in Culture, Beacon Press, Boston
    (trad. it. Homo ludens, Il Saggiatore, Milano,
    1983).

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  • I teorici della Scuola di Francoforte, in
    coerenza con la loro critica radicale contro la
    società di massa, ripropongono nei confronti
    dello sport lo stesso pregiudizio rivolto a tutte
    le altre manifestazioni espressive della cultura
    di massa. Così, ad esempio, T. W. Adorno1,
    soffermandosi sulle nevrosi dellagonismo,
    denuncia lossessione quantofrenica della
    misurazione, lansia da prestazione,
    lelaborazione di mitologie capaci di nutrire un
    immaginario collettivo impoverito dalla
    massificazione e dalla desertificazione culturale
    generata dai grandi media2.
  • (1) Adorno T.W., (1955), Prisms, MIT Press,
    Boston (trad. it. Prismi, Einaudi, Torino, 1972).
  • (2) Porro N., (2001), op. cit., p. 28.

21
  • In questa stessa prospettiva e nella scia di una
    elaborazione ideologica legata ai movimenti di
    rivolta degli anni Sessanta e Settanta, alcuni
    critici neomarxisti e neofrancofortesi1
    propongono una interpretazione demolitrice dello
    sport di prestazione e una rappresentazione
    dellagonismo come mercificazione e apologia
    della violenza unanalisi, questa, che
    riproducendo la diffidenza aristocratica verso un
    imponente fenomeno di costume - qual è la
    sportivizzazione moderna - non solo tende a
    coincidere con le posizioni espresse allinizio
    del Novecento dai critici conservatori, ma si
    scontra anche con quelle genuine passioni
    popolari che solo lo sport è capace di evocare2.
  • (1) Brohm J.M., (1967), Sociologie politique du
    sport, Partisans, 28 Id., (1976), Sociologie
    politique du sport, Editions Universitaries,
    Paris Vinnai G., (1970), Fussball als Ideologie,
    Europaische Verlagsanstalt, Frankfurt am Main
    (trad it. Il calcio come ideologia, Guaraldi,
    Rimini, 1970) Id., (1972), Sport in der
    Klassengesellschaft, Fischer Verlag, Frankfurt am
    Main Laguillaumie P., (1968), Sport et
    repression, Partisans, 43 (trad. it. Sport e
    repressione, Samonà e Savelli, Roma, 1971)
    Prokop U. (1971), Soziologie der olympischen
    Spiele-Sport und Kapitalismus, Carl Hauser
    Verlag, Munch (trad. it. Olimpiadi dello spreco e
    dellinganno, Guaraldi, Rimini, 1972).
  • (2) Porro N. (2001), op. cit., p. 29.

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  • Ciò non toglie validità ad alcune interessanti
    intuizioni di questi Autori, che mettono in
    guardia contro i rischi derivanti da lemergente
    compenetrazione fra sport e business mediatico o
    laffermarsi di unetica del cinismo che le
    retoriche dellolimpismo o della (falsa)
    amatorialità non riescono a celare1.
  • (1) Porro N. (2001), op. cit., p. 29.

23
  • È proprio a queste provocazioni intellettuali
    che attingeranno, peraltro, sia la critica
    femminista allimpianto intrinsecamente
    autoritario del sistema sportivo e delle sue
    subculture, che si esprime soprattutto nei
    Womens Studies degli anni Settanta e Ottanta,
    sia lapproccio ecopacifista che individua nella
    nascente mitologia della globalizzazione una
    inedita - e, forse, anche più insidiosa - forma
    di colonialismo, funzionale alla preservazione e
    al rafforzamento dei vecchi equilibri di potere
    come lo sviluppo delle tecnologie della
    comunicazione e la crescente egemonia della
    finanza rischiano di riprodurre un sistema
    oppressivo dinterdipendenze, così il grande
    sport commercializzato rischia di riprodurre una
    persistente subordinazione della periferia al
    centro.

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  • Tutte queste posizioni critiche, che
    paradossalmente tendono ad accomunare la critica
    conservatrice contro la società di massa alla
    contestazione progressista del connubio tra sport
    e capitalismo, propongono delle interpretazioni
    della sportivizzazione moderna che, in un modo o
    nellaltro, risentono dello spirito del tempo,
    permeato contestualmente dalla minaccia del
    totalitarismo, dallideologia dei movimenti di
    protesta, dalla sindrome dansia indotta dalla
    globalizzazione. Ma, al di là della loro
    specifica contestualizzazione, tali letture
    critiche del fenomeno sembrano essere
    sintomatiche di un pregiudizio culturale non
    rimosso e, quindi, di una complessiva difficoltà
    delle scienze sociali a misurarsi con lindocile
    fenomenologia dello sport contemporaneo1.
  • (1) Porro N. (2001), op. cit., p. 30.

25
  • Lo studio pionieristico di Heinz Risse
  • Il primo autentico tentativo di unanalisi
    sociologica dello sport risale allinizio del
    Novecento. Si tratta di unopera di Heinz Risse1
    che, nella scia dei fermenti intellettuali che
    caratterizzano la stagione di avvio della
    sociologia tedesca, ben presto compressi dal
    nazismo, sviluppa alcune intuizioni e questioni
    ancora oggi sociologicamente rilevanti quali, ad
    esempio, la critica agli specialismi sociologici,
    incapaci dinterpretare fenomeni - come lo sport
    - caratterizzati da troppe valenze e implicazioni
    per essere racchiusi negli angusti confini di una
    sottodisciplina, lo studio delle relazioni (come
    quelle tra spazio e movimento o tra ambiente e
    corpo sportivo), e lautodefinizione della
    propria ricerca come critica culturale.
  • (1) Risse H., (1921), Soziologie des Sports, A.
    Reher Verlag, Berlin.

26
  • H. Risse individua nella sportivizzazione
    moderna una dinamica di tecnicizzazione che si
    accompagna ad un processo di crescente
    razionalizzazione e burocratizzazione1, e vi
    coglie anche quella contraddizione uomo-macchina
    in cui si può individuare uno dei conflitti più
    tipici della modernità, quello tra civilizzazione
    e cultura. Particolarmente perspicace, a tale
    proposito, è lattenzione che lAutore rivolge
    alla corporeità come crocevia di dinamiche di
    alienazione e di produzione didentità un campo
    di ricerca al cui sviluppo contribuiranno,
    diversi decenni dopo, i Cultural Studies di
    matrice anglosassone.
  • (1) Come afferma N. Porro, sono gli anni della
    seconda ondata descritta da N. Elias e E.
    Dunning, allorquando si vanno affermando il
    principio di misurazione cronometrica del
    risultato e, con esso, una inedita tecnologia
    degli impianti, dei materiali e delle dotazioni
    sportive il ruolo dellarbitro come dominus della
    competizione, secondo la nuova ottica legale e
    razionale dellagonismo e unidea dellevento
    sportivo come spettacolo pubblico. Cfr. Porro N.,
    (2001), op. cit., p. 31.

27
  • Collegando le origini dello sport moderno più
    che allindustrialismo alla reazione al
    macchinismo, lAutore coglie nel modello
    competitivo un bisogno di riappropriazione del
    corpo confinato nello spazio angusto della
    fabbrica, e di una sua espressività negata dalla
    produzione industriale di massa.
  • Per H. Risse, lo sport moderno è essenzialmente
    filosofia di vita, educazione alla disciplina e
    allautocontrollo.
  • Il volontarismo pedagogico e lenfasi sui
    contenuti educativi che pervadono la sua opera
    sono motivi che saranno ripresi dalla propaganda
    nazista e troveranno accoglienza nel vitalismo
    reazionario. Ma di questo non è direttamente
    responsabile lAutore, la cui ricerca si rivolge
    piuttosto allinsediamento dello sport nella
    società moderna.

28
  • Certo è che a questo semisconosciuto pioniere
    della sociologia dello sport1 vanno riconosciuti
    almeno due meriti
  • Aver prodotto il primo tentativo di una lettura
    sistematica dello sport, soffermandosi sulla
    genesi e sullinsediamento delle sue diverse
    articolazioni nel contesto europeo continentale e
    sottraendo, così, lo sport moderno al monopolio
    interpretativo della sociologia britannica.
  • Aver guardato senza pregiudizi al fenomeno
    sportivo nella fase nascente del suo insediamento
    nelle moderne società di massa, proponendo
    peraltro alcune intuizioni che anticipano temi e
    campi di ricerca di grande interesse per la
    sociologia contemporanea.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 32.

29
  • Gli studi di confine
  • Mentre la sociologia, fatte salve alcune
    significative eccezioni, ha complessivamente
    trascurato e sottovalutato il potenziale
    euristico dello sport, in quella fertile zona
    dintersezione e di dialogo che nel corso
    dellOttocento è venuta instaurandosi tra le
    scienze sociali moderne e il descrittivismo
    etnografico, e dalla quale prenderà corpo la
    futura sociologia positivista, si sono prodotte
    invece tutta una serie di elaborazioni che
    propongono interessanti spunti di riflessione sul
    fenomeno della sportivizzazione moderna.

30
  • Linteresse degli studiosi per questa negletta
    manifestazione della vita sociale tende a
    riaccendersi in maniera intermittente in
    occasione di alcuni importanti passaggi depoca
    Sembra quasi che lo sport venga periodicamente e
    transitoriamente riscoperto in relazione al
    bisogno di comprendere per via indiretta,
    scandagliando le trasformazioni degli umori, dei
    gusti e delle passioni collettive, loperare di
    dinamiche sotterranee del mutamento culturale1.
  • Riprendendo queste lucide osservazioni di N.
    Porro, si può affermare che raramente il tema
    dello sport si è imposto per forza propria
    allattenzione scientifica e, quando ciò è
    avvenuto, si è trattato di eventi-simbolo che
    evocano sempre qualcosa di diverso dallo sport in
    quanto tale la politica, i media, linnovazione
    tecnologica, leconomia.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., pp. 34-35.

31
  • Lo studio di Allen Guttmann
  • La riflessione di Max Weber sui tratti
    costitutivi della modernità fa da guida
    allanalisi, forse, più penetrante che le scienze
    sociali abbiano mai dedicato al fenomeno
    sportivo.
  • Si tratta dellitinerario moderno dello sport
    ricostruito da Allen Guttmann1 il quale, a
    partire dalle originarie pratiche liturgiche e
    devozionali (dal rituale), attraversa alcuni
    significativi passaggi culturali fino ad
    approdare alla moderna ideologia del risultato
    (al record).
  • (1) Guttmann A., (1978), From Ritual to Record,
    Columbia University Press, New York (trad. it.
    Dal rituale al record, ESI, Napoli, 1995).

32
  • Il primo carattere distintivo dello sport
    moderno è connesso al processo di
    secolarizzazione della società. Le persistenze e
    le resistenze culturali che accompagnano
    lavvento dello sport moderno ne confermano il
    profilo secolarizzato, ovvero la capacità di
    metabolizzare le sopravvivenze del passato
    conferendo loro un inedito significato. La
    dinamica culturale del disincanto, descritta da
    M. Weber, può ben spiegare come lo sport moderno
    si sia costruito, nei secoli della civilizzazione
    occidentale, proprio affrancandosi da una matrice
    religiosa arcaica e da unidea negativa di
    corporeità, legata a numerosi tabù di natura
    etica e culturale, per orientarsi
    progressivamente verso unidea laica e altamente
    tecnica di prestazione anche se questo
    slittamento semantico del concetto di
    competizione non ha impedito allagonismo
    moderno di inglobare evocazioni espressive che
    rinviano alla sfera del sacro1.
  • (1) Si pensi, ad esempio, ai rituali
    scaramantici in voga tra gli atleti, alla
    definizione di religione civile attribuita allo
    sport per sottolinearne la funzione simbolica,
    alle domande di identità travasate nella passione
    sportiva e un tempo soddisfatte dai rituali
    religiosi o dalla tenzone cavalleresca, al filo
    rosso che connette il mito del campione-paladino
    alleroe sportivo contemporaneo. Cfr. Porro N.,
    (2001), op. cit., p. 40.

33
  • Il secondo tratto distintivo dello sport moderno
    consiste nellassunzione del principio di
    uguaglianza, al quale A. Guttmann attribuisce due
    dimensioni
  • la rimozione di limiti posti al diritto di
    accesso alla competizione
  • laffermazione del principio di pari opportunità
    per ogni contendente.
  • In entrambi i casi, si può cogliere una radicale
    discontinuità con lagonismo premoderno.

34
  • Al principio di ascrizione, fondata su
    appartenenze di genere, casta, etnia, status
    sociale, si sostituisce unidea di prestazione,
    fondata sulla coltivazione metodica del talento,
    sul rispetto di regole valide per tutti e su una
    uguaglianza (teorica) di opportunità competitive.
  • Va affermandosi progressivamente unidea di
    uguaglianza competitiva, strettamente connessa
    alletica borghese dellachievement, cioè a
    quella filosofia delle pari opportunità di
    partenza, che finirà con il determinare una reale
    discontinuità con letica sociale dellantica
    aristocrazia.
  • A radicare nello sport moderno il principio di
    uguaglianza contribuiscono anche ragioni
    pratico-strumentali, coerenti con la progressiva
    affermazione del produttivismo, della tecnologia
    e della specializzazione il principio di
    selezione che contraddistingue letica del tempo
    ha bisogno, infatti, di regole del gioco certe e
    uguali per tutti che possano consentire di
    stabilire in maniera non arbitraria gerarchie,
    classifiche, primati.

35
  • La terza caratteristica distintiva dello sport
    moderno rinvia al concetto di specializzazione,
    ovvero la progressiva distinzione e codificazione
    di abilità, competenze e vocazioni.
  • Questo aspetto, strettamente connesso alla
    divisione del lavoro propria della modernità
    industriale e della cultura del produttivismo,
    tende ad ottimizzare le risorse e, al tempo
    stesso, a moltiplicare e a gerarchizzare ruoli e
    mansioni.
  • La specializzazione tecnica dello sport conduce
    a forme di professionismo più estese e
    consistenti di quelle conosciute in un passato in
    cui i campioni ricevevano per le loro
    prestazioni benefici che, per lepoca, non erano
    certo inferiori a quelli dei divi dello sport
    contemporaneo.

36
  • Il cuore del binomio specializzazione-professioni
    smo non è il denaro, ma la gestione del tempo è
    un professionista sportivo colui il quale,
    indipendentemente dalla remunerazione che ne
    ricava, impiega la quasi totalità del proprio
    tempo per il raggiungimento di risultati di
    eccellenza.
  • Lo sport professionistico costituisce pertanto
    un corollario esemplare del produttivismo
    secondo la felice intuizione di C. Wright Mills,
    esso si presta bene a segnare la distinzione tra
    fun morality (etica del divertimento) e work
    morality (etica del lavoro), che va
    progressivamente affermandosi nellepoca moderna.

37
  • Il quarto tratto distintivo dello sport moderno
    rimanda al processo di razionalizzazione, che -
    nella sua accezione weberiana - segnala una forte
    impronta strumentale.
  • E, questa, una dimensione cruciale dello sport
    del Novecento, in cui si coglie il carattere
    orientato allo scopo e la connessione
    funzionale fra mezzi e finalità, che
    caratterizzano la visione e la rappresentazione
    del mondo e dellesistenza umana nella modernità.
  • La continua trasformazione di regole, divieti e
    procedure in relazione a obiettivi specifici e
    variabili nel tempo, lungi dal ridursi
    allesistenza di sistemi regolativi che, sia pure
    adesso minuziosamente differenziati, erano già
    presenti nellepoca preindustriale, evidenzia
    infatti la razionalità strumentale delle logiche
    dazione proprie dello sport moderno.

38
  • Lo sport iperspecializzato della modernità tende
    a configurarsi, così, come una scienza
    sperimentale del rendimento fisico il
    monitoraggio precoce dei talenti, le pratiche di
    valorizzazione delle attitudini, le strategie di
    ottimizzazione del rendimento (compreso il
    ricorso indebito alla farmacologia, esito insieme
    perverso e coerente delletica del risultato a
    tutti i costi)1 contribuiscono sinergicamente
    alla costruzione, nel Novecento, di macchine
    sportive razionali e complesse fino
    allossessività2.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 45.
  • (2) Ibidem.

39
  • Un corollario fondamentale della razionalità
    strumentale consiste in quella codificazione
    funzionale dei ruoli e delle regole che ha dato
    vita al quinto carattere distintivo dello sport
    moderno, ovvero a quel processo di
    burocratizzazione, del tutto sconosciuto alle
    società tradizionali.
  • È grazie a questo processo che in quasi tutti i
    Paesi del mondo sono sorte istituzioni pubbliche
    preposte a regolare e a disciplinare il mercato
    dello sport, che a loro volta hanno impresso un
    forte impulso al management imprenditoriale e
    alle agenzie di lobbying1.
  • (1) Per descrivere la burocratizzazione moderna
    dello sport si può fare ricorso - come suggerisce
    N. Porro - ad un esempio paradigmatico Il
    Comitato olimpico internazionale (fondato nel
    1894), con le sue ramificazioni in tutti i Paesi
    del mondo, le federazioni agonistiche, le leghe,
    i sindacati di categoria e di corporazione, le
    commissioni disciplinari e le istituzioni
    specializzate chiamate ad esercitare poteri di
    controllo, valutazione e arbitraggio, nonché
    compiti di natura legale, tributaria,
    assicurativa, sanitaria e diplomatica,
    rappresentano una estesissima ragnatela di
    strutture che hanno, fra le proprie finalità,
    anche quella di affermare unideologia
    amministrativa dello sport. Ministeri dello
    sport, agenzie pubbliche o parapubbliche, enti
    specializzati di varia natura preposti alla
    promozione della pratica agonistica o dello sport
    per tutti esistono ormai in quasi tutti i Paesi
    del mondo. Cfr. Porro N., (2001), op. cit., p.
    45.

40
  • Il sesto tratto distintivo dello sport moderno,
    collegabile alle dinamiche precedentemente
    descritte, consiste nella quantificazione della
    prestazione.
  • Se in quasi tutte le culture conosciute contare
    e misurare è un atteggiamento associabile a
    diversi tipi di prestazione, lapplicazione di
    tecnologie di misurazione sempre più precise e
    sofisticate, generate dalle esigenze dei sistemi
    industriali, e più in generale da una
    rappresentazione del risultato al limite della
    nevrosi, sono una peculiarità dello sport
    moderno, nel quale ogni possibile prestazione
    viene non solo misurata, ma tecnicamente
    sezionata, rigorosamente classificata,
    scrupolosamente archiviata e complessivamente
    trasformata in oggetto di comparazione
    statisticamente ricostruibile in tutti i suoi
    possibili dettagli.

41
  • Questa esasperazione del principio di
    quantificazione segnala un ulteriore
    rovesciamento del paradigma agonistico classico
    Luomo non è più misura di tutte le cose, bensì
    oggetto - lui e le sue capacità tecniche,
    psicologiche e fisiche - di una spietata
    dissezione, di una misurazione costante e
    ossessiva. Lossessione quantofrenica, del
    resto, permea profondamente la nostra vita
    individuale e collettiva. Essa alimenta quella
    rimozione dellidea di limite che trova
    espressione trionfante nel culto del risultato. I
    miti dellonnipotenza, delleterna giovinezza,
    dellinvincibilità appartengono a retaggi
    culturali remoti, ma lindustrialismo e il
    principio di performance hanno fornito loro
    lillusione del possibile. Il binomio
    prestazione-quantificazione permea la vita
    quotidiana, anche nella sfera dellintimità e del
    mistero. Dietro la suggestione della clonazione,
    dietro le attese miracolistiche riposte nei
    farmaci portentosi, dietro lo stesso umanissimo
    desiderio di una sessualità chimicamente liberata
    dai vincoli psicologici e fisiologici
    dellinvecchiamento si insinua una filosofia
    agonistica della prestazione che è divenuta parte
    costitutiva della moderna rappresentazione del
    mondo1.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., pp. 46-47.

42
  • Dietro limperativo quantofrenico si cela
    lillusione che ogni limite possa essere rimosso.
    Questo genera nellagonismo moderno una idea
    totemica, del tutto sconosciuta allagonismo
    classico, che si configura al tempo stesso come
    incentivo motivazionale e come fonte di
    perversioni.
  • Si tratta dellideologia del record, la quale
    permette che la competizione abbia luogo non
    sono tra coloro che sono riuniti nel campo
    sportivo ma anche tra essi e altri atleti
    distinti nel tempo e nello spazio1.
  • (1) Guttmann A., (1995), op. cit., p. 66.

43
  • Uno degli aspetti più preoccupanti di questa
    ideologia, forse sottovalutato o trascurato da A.
    Guttmann, consiste nella continua sfida a
    superare se stessi che, lungi dallessere
    patrimonio esclusivo e tratto distintivo del
    grande atleta di prestazione assoluta,
    accompagna, sino alle soglie dellinsulto
    cardiaco, le performance domenicali dei
    maratoneti veterani, e asseconda pratiche
    masochistiche nelle palestre di body building1.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 47.

44
  • Emerge da questo aspetto una evidente
    discontinuità con la cultura del corpo nella
    classicità che, soprattutto nella sua versione
    greca, presuppone il principio di limite e di
    finitezza e privilegia larmonia del gesto e
    dellesecuzione.
  • Nellitinerario dello sport moderno descritto da
    A. Guttmann si può cogliere, tuttavia, un filo
    conduttore che dalla religiosità del gesto
    atletico primitivo conduce allossessività
    quantofrenica del record contemporaneo

45
  • può darsi che la dinamica della prestazione
    sportiva inizi proprio con la secolarizzazione
    della società. Quando le distinzioni qualitative
    sbiadiscono e perdono la loro forza ci volgiamo a
    quelle quantitative. Quando non possiamo più
    distinguere il sacro dal profano o addirittura il
    bene dal male ci accontentiamo dei minuziosi
    calcoli che ci consentono di discriminare (nel
    baseball) fra una media di battuta di 308 e una
    di 307. Una volta che gli dei sono svaniti dal
    Monte Olimpo o dal Paradiso di Dante non possiamo
    più correre al fine di placarli o di salvare la
    nostra anima, ma possiamo stabilire un nuovo
    record. È una forma esclusivamente moderna di
    immortalità1.
  • (1) Guttmann A., (1995), op. cit., p. 70.

46
  • Lo sport nella società mediale
  • Nella società mediale lo sport si configura non
    solo come
  • unattività praticata da gran parte della
    popolazione del pianeta
  • una delle principali forme dintrattenimento per
    miliardi di spettatori che - fisicamente presenti
    o attraverso i media - assistono al suo
    spettacolo
  • fonte di lavoro per numerosi e diversi
    professionisti (atleti, allenatori, giudici di
    gara, funzionari, giornalisti, ecc.)
  • indotto commerciale di notevole entità
  • ma, anche, come
  • manifestazione espressiva, stile di vita, modello
    di comportamento, tecnologia, veicolo
    comunicativo, chiacchiera quotidiana, ideologia,
    passione popolare e, in quanto tale, come una
    straordinaria lente del mutamento sociale.

47
  • Approfondendo lintuizione di quei pionieri che,
    sulle orme di Marcel Mauss, si sono spinti a
    descrivere lo sport come un fatto sociale
    totale, capace di mettere in luce la trama
    sotterranea che regola le relazioni collettive1,
    e recuperando per questa via la lezione dei
    classici della sociologia che, da E. Durkheim a
    M. Weber, sono stati attenti a cogliere quella
    sotterranea produzione del significato che gli
    individui e le comunità umane conferiscono alle
    manifestazioni della vita collettiva2, N. Porro
    identifica nello sport del Novecento un prodotto
    peculiare del suo tempo storico che, in quanto
    tale, non può essere compreso astraendo dai
    drammi, dai miti e dalle nevrosi del secolo che
    si è appena concluso, e i cui scenari futuri si
    possono prefigurare solo utilizzando un approccio
    attento alla storicità del fenomeno.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 13.
  • (2) Ibidem.

48
  • Mediante una efficace analisi in parallelo, che
    mira a descrivere come la teoria sociale abbia
    captato il potenziale euristico dello sport e, al
    tempo stesso, come si sia prodotta nel tempo la
    metamorfosi del sistema sportivo, lAutore mette
    in luce la modernità dello sport come fenomeno
    sociale1 e, in questa prospettiva, individua
    nellagonismo contemporaneo, piuttosto che un
    puro effetto di derivazione di una lunga catena
    genetica2, un esempio paradigmatico di quella
    cesura culturale prodotta dallavvento della
    modernità.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 13.
  • (2) Ivi, p. 14.

49
  • A partire dalla definizione proposta da D.
    Rowe1, secondo cui lo sport è unattività fisica,
    di tipo ricreativo e/o professionale, basata
    sulla competizione e su un sistema di regole la
    cui istituzione sociale risale allepoca
    vittoriana, N. Porro sostiene che una definizione
    come questa, ignorando il torrente carsico
    che scorre sotto la superficie dello
    sport-istituzione2, rischia di accreditare una
    rappresentazione storicamente datata e
    sociologicamente riduzionistica che, non tenendo
    conto delle dinamiche che incrociano
    trasformazioni dello sport e metamorfosi della
    modernità, pone di fronte ad un dilemma
  • (1) Rowe D., (1999), Sport, Culture and Media.
    The Unruly Trinity, Open University Press,
    Buckingham-Philadelphia, p. 175.
  • (2) Porro N., (2001), op. cit., p. 187.

50
  • Assumere una concezione restrittiva secondo la
    quale il concetto di sportivizzazione
    coinciderebbe con quello distituzionalizzazione
    delle discipline privilegiando, così, un
    approccio politilogico-formale il cui percorso
    storico (peraltro non concluso, se si considerano
    le nuove attività che il sistema dellagonistico
    codificato va, di volta in volta, accogliendo) si
    è in larga misura consumato tra Ottocento e
    Novecento.
  • OPPURE
  • Adottare una concezione estensiva del concetto
    di sportivizzazione, attenta alle emergenze
    culturali più che ai processi distituzionalizzazi
    one optando, in questo caso, per un approccio
    culturale capace di mostrare come, rispetto ai
    modelli del primo Novecento in cui erano gli
    stilemi culturali, le esigenze propagandistiche e
    le forme istituzionali dei regimi politici a
    plasmare lagonismo1, oggi è la metafora sportiva
    a colonizzare la vita pubblica.
  • (1) Hobsbawm E.J., (1992), Nazioni e
    nazionalismi dal 1780, Einaudi, Torino.

51
  • In realtà, i nuovi scenari che fanno da sfondo
    allo sport contemporaneo tendono ad invalidare
    questo dilemma.
  • Nel corso degli ultimi decenni si è generato,
    infatti, un circuito dibridazione che, sulla
    scia della spettacolarizzazione e della continua
    innovazione tematica, ha prodotto fenomeni del
    tutto inediti i quali, se da una parte sembrano
    echeggiare il paradigma sportivo classico, pur
    senza possederne i requisiti formali, dallaltra
    intervengono a delineare unidea di sport come
    opportunità dinclusione sociale che, nei
    fatti, produce un rovesciamento nella filosofia
    della selezione e del merito, insita nel modello
    produttivistico dellagonismo moderno.

52
  • Si assiste, così, ad un evidente paradosso
  • mentre la società tende a sportivizzarsi ben
    al di là del contesto tracciato
    dallistituzionalizzazione delle pratiche
    agonistiche, a questo processo di
    sportivizzazione della società ne corrisponde un
    altro, simmetrico e speculare, di
    desportivizzazione dello sport1.
  • (1) De Knop P., (1998), Sport Tourism a State
    of the Art, European Journal for Sport
    Management, vol. 5, 2, pp. 5-20.

53
  • Le tendenze emergenti nello sport contemporaneo
    sono pertanto segno evidente di una metamorfosi
    culturale che, a distanza di un secolo, ha finito
    col rendere del tutto obsoleto, o quanto meno
    opinabile, il postulato vittoriano secondo cui
    lo sport è attività dotata di significato,
    esercitata attraverso la corporeità e forme di
    competizione utilitaristicamente definite1.
  • Esse dimostrano, infatti, che il nesso tra sport
    e modernità si è incrinato a tal punto che, in
    qualche caso, litinerario moderno dal rituale al
    record - proposto da A. Guttmann2 - appare
    addirittura invertito.
  • Un esempio emblematico in questa direzione è
    rappresentato della Maratona di New York la
    quale, ben lontana dal rappresentare un mero
    appuntamento tecnico e competitivo, esprime
    piuttosto un bisogno antropologico di festosa
    ritualità collettiva.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 190.
  • (2) Guttmann A., (1978), op. cit.

54
  • Lo sport tende, oggi, a colonizzare territori
    in cui la specializzazione o la quantificazione
    ossessiva del risultato non sono più riconosciuti
    come valore1.
  • Si assiste, anzi, ad una continua mescolanza
    delle tipologie formali e alla produzione di una
    sequenza di doppi codici
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 195.

55
  • quello che privilegia laspetto espressivo,
    accettando o no il disciplinamento regolamentare,
    e quello che impone la professionalizzazione,
    senza peraltro cessare del tutto (anche nelle
    star dellagonismo commerciale) la presenza di
    motivazioni ludiche
  • quello che rinvia alla centralità della
    prestazione (attività codificate), e quello che
    assegna priorità allambiente della pratica
    (esperienze open air a basso tasso di
    competitività)
  • quello che fa perno sulla categoria di
    performance (prestazione assoluta) anche in
    ambito amatoriale, e quello che valorizza la
    gratificazione immediata (prestazione relativa)
  • quello che produce selezione, e quello che
    sispira a strategie dinclusione
  • quello che tende alla globalizzazione, tramite la
    standardizzazione delle discipline, e quello
    radicato nelle persistenze culturali locali1.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 190.

56
  • Nel nuovo scenario che è venuto delineandosi,
    lemersione progressiva di un fenomeno imponente
    e poco indagato, come lo sport per tutti, può ben
    rappresentare lapprodo della stagione della
    sportivizzazione moderna e il punto di partenza
    del suo dopo.
  • Lo sport per tutti e a misura di ciascuno è,
    infatti, in radicale antitesi al modello dello
    sport imposto a tutti, caro ai regimi
    autoritari e, anche, a quello del fitness
    commerciale di massa.
  • Non a caso, esso prende avvio quando si afferma
    e si pratica unidea di cittadinanza attiva,
    che pone una questione di diritti individuali e
    collettivi (allaccesso, alla tutela,
    allinformazione) contro unaltra idea di
    cittadinanza, passiva, vissuta nella sfera del
    puro consumo e dentro circuiti prevalentemente
    individuali1.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., pp.191-192.

57
  • Certo è che, nelle manifestazioni bordeline
    dello sport contemporaneo e nelluniverso
    meticcio delle sue nuove pratiche, ha poco senso
    continuare ad opporre lamatorialità borghese,
    fondata sulla libera disponibilità del tempo,
    allamatorialità operaia, basata sul gioco fisico
    praticato in ambienti non specializzati e incline
    al professionismo1, o il paradigma britannico
    dello sport-istituzione a quello americano dello
    sport-consumo, o ancora lo sport del play a
    quello del display, dal momento che - come
    afferma N. Porro - è proprio nella irrisolta
    tensione fra il bisogno di emozioni e le ragioni
    della regola che lo sport del Duemila vive la
    propria felice contraddizione2.
  • (1) Verret M., (1988), La culture ouvrière, ACL
    Éditions, Saint-Sébastien.
  • (2) Porro N., (2001), op. cit., p. 195.

58
  • La mediatizzazione dello sport
  • Nella metamorfosi culturale dello sport del
    Novecento i media hanno agito un ruolo rilevante
    utilizzando particolari tecnologie comunicative1,
    che garantiscono infinite possibilità di gestione
    del prodotto ad uso di pubblici sconfinati ed
    eterogenei, essi hanno raccontato lo sport e
    hanno anche costruito strategicamente e
    produttivamente i suoi più grandi eventi, tanto
    che oggi il requisito funzionale perché un evento
    sportivo sia riconosciuto come tale consiste
    nella sua mediatizzazione, divenuta oramai
    decisiva nel conferire senso allevento stesso e
    nel costruirne laureola2.
  • (1) Esiste, al riguardo, una particolare forma
    di comunicazione sportiva in cui la copertura
    dellevento e la produzione dinformazioni-notizie
    si combinano insieme. Cfr. Koppet L., (1981),
    Sports Illusion, Sports Reality, Houghton Mifflin
    Co., Boston.
  • (2) Porro N., (2001), op. cit., pp. 144-145. Per
    un ulteriore approfondimento su questo tema, cfr.
    MacAloon J. (ed.), (1984), Rite, Festival,
    Spectacle, Game, Chicago University Press,
    Chicago Dayan D., Katz E., (1993), Le grandi
    cerimonie dei media, Baskerville, Bologna.

59
  • Un esempio di straordinaria efficacia - senza
    con ciò voler sottovalutare la produzione
    radiofonica e cinematografica - è rappresentato
    dallofferta televisiva la quale, oltre ad
    emancipare lo spettacolo sportivo dai suoi
    vincoli strutturali (la capienza di uno stadio, i
    biglietti a disposizione del pubblico pagante), e
    dunque a rafforzare il connubio tra media
    commerciali e sport professionistico, agisce
    anche come sistema di rinforzo di determinate
    visioni del mondo.

60
  • Premesso che una società come quellattuale in
    cui la competizione e il successo costituiscono
    valori largamente condivisi (dove, cioè, la
    cultura dellachievement permea il senso comune e
    costruisce identità) è una società propensa a
    fare propri tutti gli stimoli legati al paradigma
    dellagonismo moderno, non vi è dubbio che
    lofferta televisiva interagisce con un universo
    culturale mobile e variegato dal quale riceve e
    al quale restituisce input culturali, e che
    pertanto essa contribuisce a mettere in circolo
    modelli di comportamento e stili di vita cui lo
    sport spettacolarizzato dalla televisione fa da
    amplificatore1.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 137.

61
  • Tuttavia, se questa dinamica può spiegare la
    rilevanza che i diritti televisivi hanno assunto
    come principale fattore dintroiti per lo
    sport-spettacolo, e dunque la sua funzionalità a
    logiche di tipo commerciale, sostenere - come
    fanno alcuni autorevoli studiosi - che i media, e
    in primis la televisione, avrebbero corrotto lo
    sport fino a snaturarlo e a trasformarlo in un
    prodotto di derivazione del grande circo
    mediatico1, e che esso sarebbe pertanto
    diventato un ostaggio consapevole del sistema
    comunicativo e delle munifiche opportunità da
    questo offerte2, è unopinione che, sia pure
    sorretta da un ragionamento non privo di
    argomenti, rischia di affermare una verità
    parziale.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 137.
  • (2) Ivi, p. 148.

62
  • Questa visione severa dello sport contemporaneo,
    da cui emerge un certo disprezzo verso la logica
    del puro intrattenimento che avrebbe colonizzato
    lo sport e usato spregiudicatamente levento
    agonistico, fino a pervertirne una sua non meglio
    precisata natura1, oltre a dimenticare che
    nella storia della competizione sportiva si
    possono trovare fenomeni eticamente deprecabili
    anche prima dellavvento nella modernità dello
    sport di prestazione, trascura anche la logica
    della reciprocità che opera sotto la superficie
    dei fenomeni se la televisione e i media hanno
    spettacolarizzato lo sport, questultimo ha
    assunto un ruolo cruciale in televisione e
    nellintero sistema dei media, sollecitando
    peraltro linvenzione e il progressivo
    perfezionamento di strumenti narrativi originali,
    propri della cultura di massa2.
  • (1) Una tesi, questa, che tende ad individuare
    gli effetti dello snaturamento dello sport e, al
    tempo stesso, la sua dimostrazione empirica in
    fenomeni quali il doping, la corruzione,
    lesasperazione del campionismo esasperato. Cfr.
    Porro N., (2001), op. cit., p. 137.
  • (2) Si possono citare, al riguardo, gli esempi
    della radiocronaca, della telecronaca, del
    racconto cinematografico di soggetto sportivo
    (sia nella forma della grande documentaristica,
    sia in quella della fiction cinematografica e
    televisiva), della pubblicità commerciale e della
    produzione artistica (letteraria e musicale).
    Cfr. Porro N., (2001), op. cit., pp. 137-138.

63
  • È solo a partire dagli anni Ottanta che la
    questione del rapporto tra media e sport comincia
    ad essere esplorata - per quella che è - come una
    questione di sociologia della cultura, secondo
    lapproccio inaugurato dai Cultural Studies.
  • In questa prospettiva, le strategie di
    narrazione dellevento sportivo elaborate dalla
    produzione televisiva puntano principalmente ad
    una drammatizzazione dellavvenimento, capace di
    sollecitare linteresse del grande pubblico e di
    trasmettere la sensazione di partecipare a
    qualcosa di unico e appassionante.

64
  • Nel costruire dinamiche di tipo empatico volte a
    coinvolgere emozionalmente lo spettatore, la
    produzione televisiva fa ricorso, infatti, ad un
    complesso corredo di simboli, memorie, evocazioni
    suggestive e sentimentali, profondamente radicate
    nelle rappresentazioni sociali più diffuse
    dellidentità, della società e dei suoi valori1.
  • La costruzione televisiva del fatto sportivo si
    configura, così, come una vera e propria
    costruzione simbolica della realtà che opera su
    sedimenti culturali fortemente strutturati.
  • (1) A tale proposito, N. Porro afferma
    Lanalisi della pre-partita o di quanto nella
    costruzione televisiva precede levento
    lagonistico in sé, il posizionamento delle
    telecamere e la scelta delle angolature, le
    zoomate e le panoramiche sugli atleti e sul
    pubblico, limpiego della moviola e delle riprese
    al rallentatore, lattenzione particolare
    riservata dalla regia a questo o a quel campione,
    la sottolineatura del look o di altri elementi di
    contorno, le tecniche e i codici adottati nei
    commenti, lo spazio concesso ad elementi di
    colore, luso più o meno massiccio delle
    informazioni tecniche, dei dati statistici, le
    letture post-evento, le sintesi offerte nella
    programmazione televisiva ordinaria (telegiornali
    e altro) sono tutti aspetti strategicamente
    rilevanti per cogliere il senso della
    costruzione televisiva del fatto sportivo. Cfr.
    Porro N., (2001), op. cit., p. 139.

65
  • Come afferma N. Porro lo sport-spettacolo
    televisivo ha sviluppato a tal punto la capacità
    di colonizzare il vissuto dei telespettatori da
    inculcare lidea che la forma naturale dello
    sport sia quella dellevento mediatico1.
  • Il che è particolarmente evidente nel nostro
    Paese, dove è statisticamente documentato che
    milioni di tifosi del grande calcio, non avendo
    mai messo piede in uno stadio, ignorano le
    esperienze che hanno costruito la stessa
    fidelizzazione psicologica del tifoso da
    stadio2.
  • Al contrario, Lo spettatore-consumatore
    televisivo del calcio è trasferito in un mondo
    asettico, in cui sono produttori e registi a
    scegliere ed eccitare gli stessi repertori
    emozionali, utilizzando strumentazioni
    tecnologiche e narrative a hoc3.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 140.
  • (2) Per il quale è del tutto consueto
    accalcarsi accanto a sconosciuti in tribune
    gremite e vocianti, ripararsi da un improvviso
    scroscio di pioggia senza cedere la postazione
    faticosamente conquistata e percepita come
    segmento di un territorio (la curva), condividere
    gli umori, gli odori, i rumori di fondo di un
    grande happening collettivo. Cfr. Porro N.,
    (2001), op. cit., p. 140.
  • (3) Ibidem.

66
  • La televisizzazione dello sport interviene a
    modificare non solo la narrazione sportiva, ma la
    stessa rappresentazione collettiva di discipline
    che si sono costituite e sviluppate nellambiente
    della partecipazione fisica degli spettatori
    allevento, e nella cornice spazialmente e
    temporalmente delimitata del campo di gara e
    della sua programmazione regolamentare1.
  • Tuttavia le variazioni che negli ultimi due
    decenni del Novecento sono intervenute nelle
    pratiche tecniche dello sport, pur rappresentando
    un effetto dellinfluenza televisiva e mediatica,
    sono frutto di una interazione che, se in
    alcuni casi ha assecondato bisogni del pubblico
    televisivo, in altri ha accelerato tendenze già
    presenti nellevoluzione delle pratiche.
  • (1) Come afferma N. Porro Specialità come il
    basket, lhockey e il football americano hanno da
    tempo introdotto una rigorosa programmazione dei
    time out, necessaria alle inserzioni
    pubblicitarie in formato spot, che hanno fatto la
    propria comparsa già da anni anche negli incontri
    calcistici trasmessi dalle reti commerciali
    europee. Il calendario calcistico, ma anche di
    altre specialità a grande resa televisiva, si è
    progressivamente infittito e dilatato a
    dismisura, sino a cancellare quasi del tutto la
    distinzione tra stagioni di gioco e di pausa.
    Tutto ciò ha sconvolto le dinamiche competitive
    in senso stretto. Dovendo affrontare stagioni
    interminabili, i club più ricchi si sono
    attrezzati con campagne acquisti che hanno
    prodotto una spietata selezione, privando il
    calcio e altri giochi di squadra della risorsa
    rappresentata dagli outsider. Gli sport a minore
    impatto spettacolare sono tutti più o meno alla
    ricerca di espedienti e trovate che consentano di
    elevare la loro commerciabilità o, quanto meno,
    di non soccombere alle leggi caudine
    dellaudience. Cfr. Porro N., (2001), op. cit.,
    pp. 146-47.

67
  • Nel paradigma classico della televisione
    generalista, oggi insidiato da altre modalità di
    offerta, è essenzialmente il sistema produttivo
    che, basandosi su convenienze di tipo
    commerciale, decide gli eventi da coprire, e in
    quale modo, producendo così una vera e propria
    elaborazione tematica dello sport o, per meglio
    dire, di cosa il telespettatore debba intendere
    per sport1.
  • Con la digitalizzazione dellofferta televisiva,
    che consente la costruzione metanarrativa di un
    testo, sintroduce una radicale innovazione nelle
    tradizionali modalità di fruizione.
  • (1) Nel nostro Paese, ad esempio, luniverso
    sportivo è per tre quarti dellanno egemonizzato
    dal calcio, con incursioni stagionali di altri
    sport spettacolari, come la motoristica o il
    ciclismo. Qualche inserimento straordinario si ha
    in presenza di eventi eccezionali che riguardano
    campioni italiani (vittorie di prestigio, record
    o clamorosi fatti di cronaca) o di manifestazioni
    esemplari per il loro carattere ciclico e
    liturgico e la loro valenza simbolica, come nel
    caso delle Olimpiadi. Cfr. Porro N., (2001), op.
    cit., p. 136.

68
  • Le risorse offerte dalla pay per view e dalla Tv
    on demand permettono, infatti, al telespettatore
    di costruire - a propria misura - levento
    sportivo, selezionando fra le molteplici
    opportunità offerte da un sofisticato menu
    spettacolare.
  • Si tratta di veri e propri ipertesti, capaci di
    frantumare quellunità aristotelica - di tempo,
    di luogo e di azione - che aveva contrassegnato
    la rappresentazione sociale del tradizionale
    sport competitivo. Essi creano lillusione di una
    presenza mentre ne distruggono le condizioni,
    dando vita ad una singolare combinazione di reale
    e virtuale1.
  • In questo senso, lo spettacolo televisivo dello
    sport costituisce quanto di più vicino possa
    esserci a quel paradigma della comunicazione
    sociale, definito - per brevità e insufficienza
    di elaborazione - postmoderno.
  • Cè chi individua in queste trasformazioni
    lavvento del self-sport il quale, facendo dello
    spettatore lo strumento e il destinatario di un
    sostanziale declassamento del racconto, rischia
    di produrre una implosione del senso2.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 141.
  • (2) Russo P., (2000), La pay tv ammacca il
    pallone, Il Manifesto, 18 maggio.

69
  • Certo è che, in un contesto come quello attuale
    di accelerata trasformazione del sistema
    comunicativo, è andata instaurandosi tra media e
    sport uninterazione asimmetrica, in cui è stata
    soprattutto la televisione ad influenzare le
    traiettorie del cambiamento dellagonismo
    spettacolare.
  • Ma lo sport, interagendo con la televisione e i
    media, ha contribuito a sua volta a valorizzare
    la capacità di rappresentare e di orientare i
    comportamenti collettivi.

70
  • Come afferma N. Porro la popolarità dei
    campioni sportivi, dei leader politici
    sportivizzati (per passione o per convenienza),
    dei grandi opinionisti del giornalismo e della
    televisione, nonché le fortune commerciali
    dellindotto pubblicitario, delle
    sponsorizzazioni, dei diritti televisivi,
    dellazionariato di club costituiscono fenomeni
    interconnessi e interdipendenti1, che
    evidenziano come e quanto media e sport si
    sorreggano e si alimentino a vicenda, essendo la
    loro una relazione fondata sulla reciproca
    contaminazione e ibridazione dei rispettivi
    linguaggi.
  • (1) Porro N., (2001), op. cit., p. 142.

71
  • Pertanto, linsistenza nel sottolineare che lo
    sport commerciale è governato dagli interessi e
    dalla logica del business mediatico - e, più in
    generale, la tendenza a ridurre lo sport a
    destinatario passivo di strategie mediali capaci
    di corromperlo - è una rappresentazione che,
    sottovalutando gli anticorpi di cui lo sport
    dispone, si rivela del tutto inadeguata.
  • Si possono citare, al riguardo, alcuni esempi
    che evidenziano come la presunta corruzione
    televisiva dello sport appaia, in realtà, come
    una forma di contaminazione che ne conferma il
    carattere di sistema culturale aperto

72
  • Numerosi governi nazionali, compreso il nostro,
    hanno già provveduto a tutelare un certo numero
    di grandi eventi sportivi, negando ai network
    commerciali il diritto di criptarli per
    trasmetterli a pagamento1, riconoscendone così
    implicitamente il carattere di bene pubblico.
  • Le società sportive hanno cominciato ad
    attrezzarsi per una permanente strategia di
    cooperazione-competizione con il sistema
    dellemittenza commerciale negoziando in
    maniera sempre più minuziosa clausole,
    prescrizioni, garanzie relative alla gestione del
    marchio, dellimmagine, dei calendari
    agonistici2.
  • I professionisti del marketing stanno cominciando
    a valutare i rischi insiti in una gestione delle
    risorse simboliche, remunerativa in termini di
    ritorni immediati,
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