Title: Diapositiva 1
1V gin. A
La classe
è orgogliosa di presentare il
suo nuovo lavoro multimediale
IN VIAGGIO CON GLI ANTICHI
UN VIAGGIO CON GLI ANTICHI
2Ibam forte via ... Annia
3I GRECI
4I VIAGGIATORI
- I mercanti greci commerciavano soprattutto
via mare, percorrendo il Mediterraneo. - A seconda della brevità o meno dei trasporti
vi erano diversi tipi di imbarcazione. - Se i viaggi erano di poca durata venivano
usate navi più piccole e veloci,per quelli invece
più lunghi vi erano navi più grandi, capaci e
sicure. - In queste spedizioni, spesso
- commerciali, vi era un seguito
- di schiavi che dormiva sul ponte
- mentre invece gli altri membri
- dellequipaggio dormivano in
- cabine, riparati dal freddo e
- dalla pioggia .
5LE VIE
- I viaggi per terra erano invece faticosissimi.
- La gente andava a piedi portando con sè uno o due
schiavi se il tragitto era breve e animali da
soma per trasportare i bagagli più pesanti. - I greci non usavano, al contrario dei romani,
lettighe o portantine, in quanto pareva loro che
fossero unostentazione e le ammettevano solo per
i malati e le donne. - Dove le strade lo permettevano venivano usati dei
mezzi di trasporto. - Per i trasporti leggeri vi erano carri trainati
da una coppia di muli mentre per quelli pesanti
vi erano carri a quattro ruote trainati da buoi - apene leggero calesse per passeggeri
- hamaxacalesse pesante.
- Si costruirono inoltrestrade a rotaia ovvero si
scavavano un paio di rotaie, profonde otto-dieci
centimetri distanti fra loro circa un metro e
mezzo.
6I LUOGHI DI SOSTA
- Durante i viaggi i luoghi di sosta potevano
essere alloggi di nobili e ricchi che ospitavano
i mercanti o famiglie unite da un legame di
amicizia importante era infatti il principio di
ospitalità e in ogni casa vi era una camera per
gli ospiti (xenon). - Coloro che non potevano disporre di tali
privilegi, ricorrevano a semplici locande di
campagna (pandokeion luogo per ospitare tutti). - Qui lo spazio interno era suddiviso in piccole
camere ciascuna delle quali si apriva su un
cortile o su un porticato coperto che lo
circondava e in ognuna di queste si trovava come
letto un solo pagliericcio e come coperta doveva
essere usato il mantello dello stesso ospite. - In tutte le città i visitatori potevano inoltre
divertirsi nelle osterie dette capeleia o
potisteria.
7GLI ABITI IN VIAGGIO
Chiton ampia tunica di lino o lana senza maniche
e lunga fino al ginocchio o al polpaccio,
trattenuta in vita da una cintura
(ZONE) Claynscorto mantello Petasos cappello
a larghe tese Imation o Claina grandi
rettangoli di lana usati come coperte.
8I ROMANI
9VIABILITA ROMANA
- La rete stradale costituisce un elemento di
primaria importanza nella storia romana di una
regione. Nessuna regione italiana, escluso il
Lazio, presenta un sistema stradale complesso
quanto quello della decima regione augustea, la
Venetia et Histria.
10- Una parte di questo sistema passava per il
territorio di Concordia, collegato così da una
parte con lItalia settentrionale e peninsulare e
con le regioni occidentali dellImpero,
dallaltra con la regione balcanico-danubiana e
verso il nord con il Norico e lEuropa
centro-settentrionale. Quindi uno dei motivi
dellubicazione di Concordia fu lincontro di due
grandi vie, la Postumia ed Annia.
11LA VIA POSTUMIA
- La più antica delle vie consolari di questa
zona, la Postumia, congiungeva il Tirreno con
lAdriatico e Genova con Aquileia. Il suo
percorso, documentato da alcune pietre miliari e
dalla Tabula Peutingeriana, è il seguente
partendo da Genova, per Dertona e Piacenza
raggiungeva Cremona, dove attraversava il Po.
Oltrepassando quindi il Mincio presso Goito,
toccava Villafranca, Mantova, Verona, Vicenza e
si dirigeva verso il Piave, passando a nord di
Treviso.
12- Attraversato il Piave la Postumia continuava
fino a Faè e proseguiva verso ovest, poco più a
sud di Opitergium, centro paleoveneto e poi
municipio romano. Dopo Oderzo la Postumia
raggiungeva più a nord Fontanafredda e quindi
Codroipo, poi Aquileia . Oderzo era collegato
invece a Concordia da una via secondaria. Secondo
unaltra ipotesi invece tale via era proprio la
Postumia, che si congiungeva quindi presso
Concordia con la via Annia.
13LA VIA ANNIA
- Laltra grande via consolare che interessava
Concordia era la via Annia. Univa la colonia da
un lato con Altino, dallaltro con Aquileia. E
probabile che la via Annia si allacciasse con una
Popilia la via, a partire da Altino, si dirigeva
verso Portegrandi, costeggiava un tratto
dellodierna provinciale e correva verso il Piave.
Attraversato il Piave poco più a sud di San Donà,
la via si dirigeva verso il piccolo fiume
Grassaga, dove sono stati rinvenuti i resti di un
ponte.
14- Un altro ponte fu rinvenuto sul Canalat, a
partire dal quale la via puntava alla Livenza
verso S.Anastasia. presso Ceggia, in località Prà
di Levada, fu rinvenuto un miliario che attestava
unindicazione di venti miglia, cioè la distanza
di Altino. Oltre la Livenza la strada entrava
nellagro concordiese. Per un certo tratto essa
si confondeva con la via chiamata Comune,
attraversava quindi alcuni piccoli fiumi e
raggiungeva lodierna provinciale.
15In località Paludetto la massicciata, a causa
delle depressioni del terreno, era visibile per
circa un chilometro. La via puntava quindi su
Concordia non passando per il centro, ma
tenendosi leggermente più a nord.
16VIE PER IL NORD
- La principale via di comunicazione tra le
regioni costiere della Venetia et Histria era la
Iulia Augusta. Essa partiva da Aquileia, toccava
Tricesimo e passava per Gemona, quindi arrivava
fino a Iulium Carnicum, lodierna Zuglio e
valicava al passo di Montecroce Carnico. A
Stazione per la Carnia, la via si biforcava per
raggiungere il Norico sulla valle del Fella.
Via Iulia Augusta
17ALTRE VIE
- Oltre alle strade principali nellagro di
Concordia vi erano altre vie meno importanti. Ad
una via accenna il toponimo di Settimo, circa a
sette miglia da Concordia, e così pure quelli di
Azzano e Cinto. In questo tracciato si ravvisa il
cardo maximus dellagro concordiese, cardo che
probabilmente serviva anche come via di
comunicazione, oltrepassava a Fontanafredda la
cosiddetta Postumia seconda e raggiungeva la
pedemontana e le sorgenti della Livenza. La via
pedemontana, che si disparte da Sacile e collega
paesi come Aviano, Malnisio, Montereale Cellina,
Maniago, Cavasso, Travesio e Pinzano,
probabilmente esisteva anche in età romana.
18- Non si hanno notizie di strade che da
Concordia portassero al mare, anche se si può
pensare che vi fosse un percorso per congiungere
la colonia con il Portus Reatinum di Plinio, che
tuttavia sicuramente poteva essere raggiunto per
via fluviale. - Vi era probabilmente un percorso che da
Annone portava a Codroipo per Settimo, Sesto e
Vissignano.
Via Annia e Postumia
19I romans a tôr pal Friûl
20Epoca 180 a.C. 476 d.C. La presenza romana in
Friuli è testimoniata dallesistenza di alcuni
paesi di fondazione risalente proprio a questo
periodo storico, quali Muzzana, Precenicco,
Rivignano e Titiano, che prendono il loro nome
dai legionari Muzio, Precinio, Rivinio e Tito, i
quali possedevano appunto queste terre possiamo
elencare poi Codroipo, chiamata allora
Quadruvium, forse per la sua posizione nei pressi
di un incrocio di due importanti vie, o per il
nome degli Dei protettori di questo (Quadruviae),
e Palazzolo (Palatiolum), allora centuria romana,
il cui porto, importante per i traffici diretti a
Roma e oltralpe, è stato citato anche da Plinio
(I sec a.C.). Qui, rinveniamo anche le rovine del
ponte di epoca Cesariana, ormai sommerse dal
fiume Stella (Anaxum), e parte della via Annia.
21Il Friuli era attraversato da diverse vie romane
tra cui La già citata Via Annia (156-153 a.C.),
per opera di T. Annius Luscus, sulla cui stazione
di partenza troviamo tuttora dei diverbi (non si
è certi se sia Cremona o Forum Augusti) si è
però certi che passasse per Iulia Concordia e
attraversasse il Tagliamento allaltezza di
Latisanotta (ad Paciliam), e che la sua
destinazione fosse Aquileia. Lungo il suo
tracciato sono state rinvenute molte epigrafi,
tra cui ricordiamo quella di Latisanotta,
riconducibile a Servilio Al.
Schizzo del ponte rinvenuto sotto le acque del
fiume Anaxum.
22Attuale veduta del ponte romano sulla via Annia
Ponte romano
23Percorso Veneto/Friulano della Via Annia
Via Annia allaltezza di Palazzolo
Via Annia a Muzzana
24La Via Postumia diretta appunto nellattuale
Istria (Sulla tavola peutingeriana è tracciato il
percorso da Genova ad Aquileia) sul percorso di
questa strada sono state sviluppate due diverse
ipotesi secondo la prima, la strada, seguendo
una deviazione, scendeva per Iulia Concordia,
mentre la seconda ipotizzava che attraversasse il
Tagliamento allaltezza di Codroipo La Via Julia
Augusta che parte da Aquileia e arriva fino al
Norico Una via priva di nome che unisce
Concordia e Artegna, passando per Codroipo
Antico percorso della Via Postumia
25ISCRIZIONE SULLE SPALLETTE DEL PONTE ROMANO A
CONCORDIA SAGITTARIA Incise sulle spallette di
un ponte, venuto alla luce nel 1977 nel fondo
Borriero (a ovest di Concordia Sagittaria), ci
sono due iscrizioni di identico testo entrambe a
forma di rombo. La prima formata da cinque lastre
di calcare, la seconda da sei. M(anius)
Acilius M(ani) l(ibertus) Eudamus (sex)vir
testamento fieri iussit
26Le lettere, alte 14,5 cm, sono incise con una
solcatura piuttosto profonda e, specialmente la
D, la M e la V, tendono a iscriversi in un
quadrato. Liscrizione si può attribuire al I
secolo d.C. come testimonia la formula
testamento fieri iussit scritta senza
abbreviazioni.
27Per comprendere meglio il periodo di appartenenza
delliscrizione, bisogna sottolineare che Manlio
Acilio risultava far parte della gens Acilia
(ricca famiglia romana di antiche origini) tra la
fine della repubblica e gli inizi dellimpero
nell Italia settentrionale (testimoniato da 27
presenze), lepitaffio di conseguenza viene
collocato in questo periodo.
28In relazione a questa incisione sono sorte
opinioni divergenti la più diffusa sostiene che
il ponte con relative spallette sia oggetto della
disposizione testamentaria del liberto. Daltra
parte è però poco credibile lipotesi che un
iniziativa di tale importanza fosse affidata alla
responsabilità di un privato.
29...Migrantes...
Sono di seguito riportate due epigrafi
risalenti al I sec. a.C. provenienti da
Concordia Sagittaria sono riconducibili a due
medici provenienti da Ariminum ( Rimini
), giunti probabilmente a Concordia attraverso la
via Popillia, che si congiungeva ad Altino con
la via Annia.
30- Coperchio di urna cineraria di marmo grigio
azzurro, costituito da una base quadrangolare e
da una pigna squamata sovrastante. - Nella nicchia ricavata nella parte anteriore
accoglie il ritratto del defunto. - Proviene da Concordia, attuale collocazione
Mus. Naz. Concordiese di Portogruaro. -
31D . SEMPRONIO HILARO PATRONO MEDICO
1. D(ecimo)
Sempronio Hilaro,
2. patrono, medico.
Misure 60/38/31 cm Altezza delle lettere
3,6-3,22 cm
32- Questa epigrafe risale al I sec. d.C. tale
datazione è possibile per gli aspetti
paleografici dell iscrizione. Questa non è
probabilmente completa, ma doveva continuare
sulla fronte dell urna perduta, col nome del
dedicante al nominativo e una formula
dedicatoria, costituita anche da un semplice
dedit. Tale monumento rappresenta lunione di più
elementi, alcuni della zona tra Altino e Treviso
e altri della zona di Concordia Sagittaria. Il
cognome gracanico Hilarius attesta la condizione
libertina di D.Sempronio Hilarius
33- Frammento di stele calcarea a edicola, con i
busti di due coniugi, notevolmente deteriorati
conservato a suo tempo nel Municipio di
Concordia. - Attuale collocazione Museo Nazionale
Concordiese di Portogruaro - D . SEMPRONIVS
- IVCVNDUS
- MEDICVS
- ARI NENSIS
- D(ecimus) Sempronius
- Iucndus
- medicus
- Ari(mi)nensis
-
- Misure 72/48/32 cm
- Altezza delle lettere 4,2-2,6 cm
34- L indicazione Ariminensis (di Rimini) sembra
unaggiunta successiva. - I due Sempronii delle due epigrafi esercitano
la stessa professione, portano lidentico
prenome il cognomen del secondo (Iucundus) è la
traduzione latina di quello grecanico della prima
(Hilarius), di evidente impronta libertina. Si
può allora presumere che i due medici, forse per
legame di sangue, appartenessero alla stessa
famiglia inoltre si può dedurre che il presente
Sempronius Iucundus, che per la forma latina del
cognomen sembra più giovane di Sempronius
Hilarus, forse di una generazione, abbia da lui
appreso la professione medica. Appare dunque
verosimile che anche costui provenisse da
Rimini.
35- Un altro emigrato proveniente da Forum Cornelii
che dimostra la frequenza di contatti tra
lEmilia e Concordia è
Armonius Astura
36- Liscrizione consiste in una tavola calcarea
dai margini smussati, già nota nel secolo XVI,
proveniente dalla raccolta Muschietti. Ora è
consevata al - Museo nazionale Concordiese di Portogruaro.
37- M . ARMONIOM.L. ASTVRAEPATRONO SEXVIR
FOROCORNELI ET SEXVIR IULIACONCORDIAM. ARMONO
M.L. AVCTOOPPONIAI C.L. TERTIAIM. ARMONIVS M.L.
SALVIVSSEXVIR IVLIA CONCORDIATESTAMENTO FIERI
IVSSIT
- M(arco) Armonio
- M(arci) L(iberto) Asturae
- patrono, sexvir(o) Foro
- Corneli(i) et sexvir(o) Iulia
- Concordia
- M(arco) Armonltigto M(arci) l(iberto) Aucto
- Opponiai C(ai) l(ibertae) Tertiai
- M(arcus) Armonius M(arci) l(ibertus) Salvius
- sexvir Iulia Concordia
- testamento fieri iussit.
MISURE 118 X 50 X 18ALTEZZA DELLE LETTERE
9,8-5,6 cm.
38- Gli arcaismi, laspetto paleografico e la formula
testamento fieri iussit convergono verso una
datazione alla prima metà del I sec. d.C.
Lepigrafe conferma lesistenza di rapporti con
Imola, lantica Forum Cornelii, da cui è stata
rilevata la provenienza di uno dei dedicatari,
M.Armonius Salvius, che dedica larea sepolcrale
al patrono M.Armonius Astura, a un altro liberto
della stessa famiglia e alla liberta Opponia
Tertia. NellItalia settentrionale il gentilizio
Opponius è attestato soltanto a Iulio Carnicum.
39I VIAGGI NELLANTICA ROMA
- I VIAGGIATORI E I RISCHI DEL VIAGGIO
I viaggi su strada erano in genere assai lenti. A
viaggiare erano di norma persone facoltose oppure
mercanti. Viaggiare era faticoso e talvolta molto
rischioso, specie di notte per la costante
minaccia dei briganti. I funzionari viaggiavano
sempre con una scorta fornita dalle autorità dei
centri attraversati, e venivano alloggiati da
privati a spese dellerario. Non altrettanto
protetto era il comune viaggiatore nella tabernae
e capuanae, sporche e squallide locande condotte
da osti rapaci, le risse erano allordine del
giorno e il viaggiatore rischiava di esser
derubate, se non addirittura sgozzate nel sonno.
Chi poteva, stava alla larga da simili posti,
ricorrendo allospitalità di qualche amico.
40- I mezzi di trasporto più economici erano, il
cavallo e il mulo. Gli abitanti delle campagne
usavano carri tirati da buoi e da muli, i cavalli
erano impegnati quando la velocità era
indispensabile. I poveri si limitavano a
viaggiare a piedi.
- I ricchi viaggiavano nei carpenta a due ruote e
nei cisia trainati da muli per i ricchi in città
e per percorsi più lunghi la carruola dormitiva,
un carro coperto, comodo provvisto di tende. Il
carro postale era trainato da cavalli veloci. I
modesti mercati che portavano la merce sul dorso
di qualche mulo preferivano però a qualche
convoglio più importante scartato da una
pattuglia di servi armati.
(Carruola dormitiva)
41- Diffuso specialmente durante gli ultimi tempi
dellimpero era il pilentum, che veniva trainato
da scampanellanti pariglie di muli alla carruca
che di tutti era il più veloce, lussuoso e comodo
mezzo di locomozione perché permetteva ai
viaggiatori di distendersi e di dormire durante i
lunghi viaggi. Le caratteristiche più
appariscenti di questo carro erano i molti
ornamenti.
- Particolarmente lenta era invece larcera, una
via di mezzo tra il carro e la lettiga che, era
ideale per i vecchi patrizi delle saluti delicati
e per i malati facoltosi.
- Il plaustrum era il tipico carro per il
trasporto delle merci non troppo pesanti,
specialmente per i prodotti che ogni giorno
venivano trasportati dalle campagne vicine per
sfamare la popolazione delle città. Era composto
da massicci dischi di legno ed era trainato da
buoi e da asini. Per i carichi più pesanti come
le botti di vino e le belle piramidi di grano,
veniva utilazzato il serracum dalle quattro ruote
robuste.
(Plaustrum)
42- Cera chi andava a piedi, cera chi poteva usare
carri e carretti di vario tipo. Nelle stagioni
crude e nei viaggi lunghi in Spagna e Pannonia i
quali si doveva superare ardui valichi quasi
sempre flagellati dalle intemperie, i viaggiatori
più ricchi usavano carri da viaggio, il più
indicato dei quali per chi aveva fretta era
(lessedum) a due ruote ossia più leggero, ed un
carro da guerra (ciasium) sempre a due ruote.
- Anche il carpentum era il carretto a due ruote
ma per la sua eleganza veniva usato come la
lettiga, quasi esclusivamente in città o nei
brevi percorsi fino alle grandi ville patrizie
dei dintorni. Inoltre, era privilegio delle
matrone e delle fanciulle della famiglia
imperiale usarlo anche in città, così come la
lettiga portata a spalla da schiavi.
- A seconda dei viaggi da compiere, vi erano
varietà di veicoli a ruote per soddisfare tutte
le esigenze. Ad esempio, un carro a due ruote era
il cesum. A quattro ruote era la carruca
dormitoria, il mezzo più lussuoso dellepoca.
Cerano poi molti modelli da trasporto tra cui il
carrum, il carretto a quattro ruote. Un altro
modello a quattro ruote ed il più pesante era il
plaustrum, usato dai contadini per portare i loro
prodotti in città.
43- I dignitari e i viaggiatori pernottavano nelle
locande chiamate mansiones. Qui il viaggiatore
per servizio trovava un'intera villa dedicata al
suo riposo. Spesso attorno alle mansiones sorsero
campi militari permanenti o addirittura delle
città.
- Anche i privati viaggiatori avevano bisogno di
riposo, e in alcuni punti lungo la strada nacque
un sistema privato di cauponae, una sorta di aree
di servizio spesso vicine alle mansiones. La
funzione era la stessa, ma la loro reputazione
era inferiore, perché frequentate anche da ladri
e prostitute.
- I nobili avevano però bisogno di qualcosa di
meglio per le loro soste. Nei tempi antichi le
case vicine alla strada dovevano offrire
ospitalità per legge, e questo probabilmente
originò le tabernae, termine che non significava
"taverne", ma piuttosto "ostelli".
44I romani avevano bisogno di vesti comode per
muoversi, tanto a piedi che a cavallo. La toga
con il solenne disegno di pieghe a piombo e la
ricchezza della stoffa impiegata, non era
lideale per cavalcare anche il più tranquillo
dei muli.
Una tunica corta fino al ginocchio lasciava
perciò ampia libertà ai viaggiatori romani. Per
riposarsi dalle piogge e dal freddo bastava un
mantello di lana munito di cappuccio. I bagagli,
una bisaccia di pelle e di stoffe, una rete a
secco, oppure per i viaggi lunghi trasferimenti
di lunga durata, qualche cassa o baule di legno.
(Tunica romana)
Ciascun viaggiatore aveva poi una borsa di pelle
(marsupium) che assicurata alla cintura custodiva
oltre al denaro le cose più preziose e più
personali.
45La tabula Peutingeriana
46- La tabula Peutingeriana è una copia
del XIII secolo di una antica carta romana che
mostrava le vie militari dell impero. La tavola
è composta da 11 pergamene riunite in una
striscia di 680x33cm. Mostra duecentomila km di
strade, ma anche la posizione di città, mari,
fiumi, foreste e catene montuose. La tabula è
probabilmente basate sulla carta del mondo
preparata da Marco Vipsanio Agrippa, amico e
genero dell imperatore Augusto, tra laltro il
costruttore del primo Pantheon. Si pensa che la
sua redazione fosse finalizzata ad illustrare il
cursus publicus (la rete viaria pubblica sulla
quale si svolgeva il traffico dell impero,
dotata di stazioni di posta e servizi a distanze
regolari). La tabula mostra i Balcani, la
Iugoslavia, l Adriatico con lisola di
Cefalonia, la Puglia, la Calabria, la Sicilia e
la costa libica di fronte, mostra inoltre tutto
l impero romano. Il vicino oriente e l India,
indicando il Gange e lo Sri-Lanka. Viene
menzionata anche la Cina. La tabula Peutingeriana
fa riferimento alla tipologia descrittiva di una
carta itineraria picta, cioè con itinerari
graficamente disegnati che rappresentavano il
territorio.
47Descrizione della carta
- Il disegno cartografico della tabula, a
causa del formato, procede da sinistra a destra e
pone lest in alto, e rappresentando lecumene
secondo un forte sviluppo longitudinale, che
lascia poco spazio ai valori della latitudine. I
singoli oggetti geografici perciò vi appaiono
stranamente disposti lungo un asse idealmente
orizzontale, causando inattesi effetti di
collocazione e grave distorsione di molti dei
luoghi rappresentati. La grande sproporzione fra
la lunghezza e laltezza della tabula spiega la
necessità di poterla raccogliere in un volumen
per essere quindi facilmente trasportabileciò ha
condizionato la stesura dellintero testo
geografico.
48Liconografia
- Nella tabula molte località risultano
indicate non solamente con il loro nome, ma anche
con una vignetta, cioè una rappresentazione
simbolica. Sulla tabula infatti 555 località sono
messe in evidenza mediante particolari
raffigurazioni, spesso differenti fra loro per
forma e grandezza. Le città sono rappresentate da
due case, le città più importanti come Roma,
Bisanzio e Antiochia sono segnalate da un
medaglione. Vi sono inoltre indicate le distanze
con minor o maggior precisione.
Le strade sono tracciate in rosso, con segmenti
uniti tra loro da brevi angoli, vicino
ai quali compaiono i nomi delle località
toccateogni segmento indica perciò una frazione
dellintero percorso. Le distanze sono
espresse in miglia, con numeri romani.
49Lo scopo della cartaun viaggio militare
- Lo scopo di questa carta ci viene descritto
da uno studioso dell epoca Strabone. E gli
afferma che la geografia deve servire soprattutto
agli interessi che sono per lo più di ordine
militare. Per le operazioni militari risulta
importantissimo possedere una buona conoscenza
del territorio di operazione e perciò anche nelle
carte più estese, deve essere dedicato alle
regioni di più grande interesse, soprattutto
militare, uno spazio maggiore e particolari più
numerosi che a quelle meno importanti.
50Romail centro del mondo (Roma Caput Mundi)
- Roma è rappresentata con una figura
incoronata, assisa in trono e recante il globo,
la lancia e lo scudo. La immagine e la scritta in
rossoRomasono racchiuse entro un doppio cerchio
attraversato nella parte inferiore nel corso del
fiume Tevere. Dal doppio cerchi si diramano 12
percorsi stradali, 11dei quali riportano dei nomi
delle grandi vie storiche(via Aurelia,via
Flaminia,via Appia,via Latina).
51Aquileia la grande metropoli del Friuli
- La città di Aquileia viene rappresentata da
una cerchia di mura con delle torri,che
evidenziano la forte vocazione militare della
città friulana. Dai numerosi particolari
cartografici che descrivono questa città si
deduce la sua importanza all interno dell
impero romano e la grandezza della città stessa
52Altre citta di rilievo Ravenna,Nicea,Tessalonica,
Nicomedia
- Per questi centri, il simbolo cartografico
che li illustra si rifà direttamente agli aspetti
più peculiari di un antica città,vista dall alto
a volo duccello con una prospettiva che
permette di vedere non soltanto la cinta muraria,
ma anche le parti superiori di qualche edificio,
che si riesce ad intravedere nellinterno. E
questo un tipo di illustrazione che si ritrova
frequentemente nell arte romana, soprattutto
nelle raffigurazioni di città.
53. . . Le nostre letture . . .
- Testi latini
- Un viaggio movimentato ORAZIO (Sat. 1, 5, 1-23)
- Dedalo e Icaro OVIDIO (Metamorfosi)
- Una scampagnata fuori città OVIDIO (Fast. III,
523-542) - La dolorosa partenza per lesilio OVIDIO
(Trist. 1, 3, 1-26)
54- Testi greci
- Viaggiareche fatica SENOFONTE (Memorabili, 3,
13, 5-6) - Medea decide di aiutare Giasone APOLLODORO (1,
9, 23) - Odissea OMERO (libro V, 291-493)
- Storie ERODOTO (IV, 147-148)
- Prometeo incatenato ESCHILO (700-735)
- Storie TUCIDIDE (I, 4-5)
- Uccelli ARISTOFANE (1-48)
55Gli Argonauti furono un gruppo di 50 eroi che,
sotto la guida di Giasone, partirono per il
viaggio verso la Colchide, alla conquista del
vello doro.
Gli
eroi erano accorsi da tutta la Grecia per
organizzare la spedizione che Pelia, re di Iolco,
aveva richiesto a Giasone, figlio di suo fratello
Esone.IL VELLO DOROUn tempo, Atamante
lEolio, re di Beozia, era stato in procinto di
sacrificare Frisso, il figlio avuto da Nefele, ma
apparse Eracle a distoglierlo dal gesto,
convincendolo dell'avversione che suo padre Zeus
provava per i sacrifici umani. In seguito Ermes,
per ordine di Era o di Zeus, inviò dal cielo un
ariete alato dal vello interamente d'oro.
L'animale magico, venne cavalcato da Atamate
verso la Colchide dove, una volta giunto,
sacrificò l'animale. Il vello d'oro rimase
intatto e fu tenuto in conto come un grande
tesoro dagli abitanti del luogo.
56IL PRIMO ORACOLO Pelia una volta salito al
trono, fece uccidere tutti i possibili aspiranti
al regno.Giasone, figlio di Esone, riuscì al
salvarsi, infatti, la madre e le ancelle, mentre
il piccolo dormiva, piansero su di lui fingendo
che fosse morto e con il pretesto di portarlo
fuori per la sepoltura lo affidarono al centauro
Chironte.
GLI ORACOLI DI PELIA
57IL SECONDO ORACOLO Pelia sedeva
ormai stabilmente quando un oracolo lo mise in
guardiada un uomo che calzasse un solo sandalo.
Un giorno, mentre celebrava un sacrificio a
Poseidone il sovrano vide sulla spiaggia un
giovane, si trattava di Giasone, che aveva perso
un sandalo aiutandouna vecchina a guardare le
acque fangose del fiume Anauro. Sotto le vesti di
quella povera vecchia si nascondeva in realtà una
teofania di Era la moglie di Zeus, a lui sempre
avversa.(Alla vista di quel giovane, il re si
precipitò ad interrogarlo. Gli chiese quale fosse
il suo nome e chi fosse suo padre e il giovane
gli rispose con franchezza al che il sovrano gli
chiese come si sarebbe comportato se un oracolo
gli avesse predetto che qualcuno concittadino
stesse per ucciderlo. Giasone, ispirato da Era,
rispose che avrebbe inviato quell'uomo nella
Colchide, alla ricerca del vello doro. Ma quando
riconobbe nel suo interlocutore l'usurpatore,
Giasone gli chiese di restituirgli il trono il
re gli rispose ponendogli una condizione prima
avrebbe dovuto salvare il regno da una
maledizione.)
58LA PARTENZAA comando della spedizione fu
inizialmente proposto Eracle, ma rifiutò e
propose la candidatura di Giasone che, benché
giovane ed inesperto, aveva organizzato il
viaggio. Appena la nave ebbe preso il largo, gli
Argonauti sacrificarono due buoi ad Apollo, per
propiziarsi il viaggio. Mentre il fumo si alzava
nel cielo gli Argonauti fecero festa inebriati e
resi violenti dal vino, gli eroi avrebbero
sicuramente compromesso l'esito del viaggio, se
non fosse intervenuto Orfeo che placò gli animi
dei compagni con il dolce suono della sua lira.
LINCARICOPelia disse che, secondo un oracolo,
la loro terra sarebbe rimasta sempre povera fino
a quando non fosse stato riportato in patria il
vello d'oro, custode dell'anima di Frisso.
Promise a Giasone che, se questi lo avesse
riportato in patria, gli avrebbe restituito il
trono.
Giasone inviò araldi in tutte le terre
dell'Ellade a chiedere aiuto.
59LISOLA DI LEMNOLa prima isola che gli
Argonauti incontrarono lungo il viaggio fu Lemno,
abitata da sole donne queste, abili guerriere,
erano state vittime di una maledizione di
Afrodite, che le aveva indotte a sterminare tutti
i loro uomini. Gli Argonauti furono quindi ben
accolti dalle donne, che vollero giacere con loro
per procreare una stirpe di eroi.
In quelle notti
furono concepiti molti figli,ma alla fine Eracle,
stanco di fare la guardia alla nave, richiamò
tutti gli Argonauti e li obbligò a riprendere il
viaggio. Gli eroi partirono alla volta della
Samotracia.
Proseguendo il viaggio raggiunsero l'isola di
Bebrico, dove regnava un re di nome Amico, figlio
di Poseidone, che si vantava di essere un buon
pugile. Egli volle mettere alla prova gli
Argonauti, sfidando Polluce. Fu il dioscuro ad
uscire vincitore, uccidendo l'avversario e
scatenando la furia del popolo. ne seguì il
saccheggio del palazzo reale e lofferta di venti
tori a Poseidone per propiziare la ripresa del
viaggio.
60LINCONTRO CON EETEArrivò quindi al palazzo di
Eete che lo sottopose a tre prove 1-aggiogare
allaratro due feroci tori dagli zoccoli di
bronzo e dalle narici fiammeggianti
2-seminare nel
terreno denti di drago3-sconfiggere i
guerrieri nati dalla semina dei dentiVenne in
aiuto di Giasone Medea che innamorata di lui
decise di dare alleroe una pozione che lavrebbe
protetto dal fuoco dei tori, in cambio però di
diventare sua sposa. Giasone riuscì così a domare
le bestie e soggiogarle. A notte iniziò a
seminare i denti del drago, da ciascuno dei quali
spuntò dalla terra un guerriero Medea lanciò un
altro incantesimo Giasone scagliò in mezzo a
loro un enorme masso, creando una nube di polvere
così i guerrieri iniziarono ad uccidersi fra loro.
61Anche se Giasone aveva superato queste prove
impossibili, il re Eete si rifiutò di donare il
vello doro, minacciando di dar fuoco alla nave
Argo. Giasone riuscì lo stesso a fuggire e grazie
allaiuto di Medea a conquistare il vello
doro.LA ROTTA DEL RITORNO Dopo la morte di
Apsirto,fratello di Medea, gli Argonauti furono
liberi di affrontare la rotta che li avrebbe
ricondotti a casa. La nave Argo, ritornò da dove
era venuta dal Bosforo superando lEllesponto.
62Il viaggio per antonomasia
- Non è forse quello di Enea il viaggio più famoso
di tutti i tempi?!?
63 - Un celebre viaggio, sospeso tra mito e realtà,
è quello di Enea, eroe troiano, che fuggito dalla
città in fiamme si vide costretto ad affrontare
un lungo e difficoltoso percorso alla volta delle
terre italiche.
Enea mentre fugge da troia in fiamme
64 - Enea,partito da Troia,dapprima approdò
nellisola di Creta per poi dirigersi alla volta
di Butroto da dove,attraversando
lAdriatico,arrivò a Castro, la sua prima tappa
italiana.
Carta geografica di Creta
65 - Da Castro salpò verso la sua meta definitiva,
ma in seguito ad un naufragio giunse a Cartagine
da dove, ripartito, fece scalo in Sicilia ed a
Gaeta per poi stanziarsi definitivamente sulle
coste del Lazio.
Ricostruzione di Cartagine
66- Leroe troiano, come spesso accadeva
nellantichità, nel percorrere il suo viaggio si
trovò ad affrontare molteplici difficoltà. Tra
queste ricordiamo i venti sfavorevoli liberati da
Eolo su ordine di Giunone la mancanza di
provviste a Creta e talvolta lassenza di venti
favorevoli alla navigazione. Tutte queste ed
altre difficoltà erano incontrate comunemente nei
viaggi nellantichità.
Prua di una nave nel mare in tempesta