Title: Diapositiva 1
1Con queste diapositive vi illustriamo le
principali feste e i divertimenti più in uso al
tempo degli antichi romani
2I Romani
Le feste
I divertimenti
Le nostre creazioni
3E' dai miti che i Romani derivano molte delle
loro feste religiose. Le Lupercalia Le
Lupercalia, festeggiate il 15 febbraio, sono
giunte fino a noi ricche dei particolari.
Celebrata in onore di Faunus Lupercus, dio di
origine greca che teneva lontani i lupi dalle
greggi, la festa inizia proprio nel Lupercale, la
grotta sul Palatino dove la lupa, secondo la
credenza, ha allattato Romolo e Remo.
E' qui che i Luperci (i sacerdoti) sacrificano
gli animali, più che altro capre, in onore del
dio. Con la lama ancora insanguinata dei coltelli
sacrificali vengono bagnate le fronti di due
Luperci e poi ripulite con della lana intrisa nel
latte (secondo altre fonti non si tratta di
luperci ma di due ragazzini di famiglia
patrizia). Le pelli degli animali sacrificati
vengono poi tagliate a listarelle con le quali i
sacerdoti si cingono i fianchi dividendosi in due
gruppi.
4Completamente nudi tranne che per le strisce di
pelli, i Luperci iniziano di corsa due percorsi
contrapposti, inizialmente tutto intorno al colle
(in seguito si riduce al semplice giro del Foro)
per poi ritornare al punto di partenza. Con le
strisce di pelli frustano lungo il percorso tutti
coloro che incontrano e soprattutto le donne,
alle quali intendono così fare dono della
fertilità, almeno secondo l'interpretazione di
Ovidio (Varrone ritiene invece che si tratti, più
semplicemente, di un rito di purificazione).
Le origini e il significato di questo rituale
affondano tanto le radici nell'antichità che gli
stessi autori classici ne spiegano le varie fasi
in modo diverso .Tuttavia i Romani tendono a
individuare nella festa la celebrazione
dell'origine di Roma, considerando il percorso
dei Luperci come l'antico tracciato delle mura
della città e i due gruppi di sacerdoti come la
rappresentazione di Romolo e Remo. La festa
sopravvive fino al 494 d.C., quando viene
trasformata dai cristiani nella celebrazione
della purificazione della Vergine Maria.
5Festa di Quirino Anche la festa di Quirino,
secondo la tradizione istituita da Numa Pompilio
sempre a febbraio, prende corpo dai miti della
fondazione di Roma. In epoca repubblicana
Quirino, che è una divinità di origine sabina
protettrice di Roma insieme a Marte, viene
infatti identificato con Romolo. Il nome
Quirites, attribuito ai romani ha proprio questa
origine.
Festa di Marte La festa in onore di Marte, il
padre divino di Romolo e, insieme a Giove, una
delle maggiori divinità romane, ricorda invece
una delle tante leggende che hanno come
protagonista Numa Pompilio.Celebrati in marzo, i
festeggiamenti di Marte sono officiati da 12
sacerdoti-guerrieri, i cosiddetti Salii,
impegnati in una processione nella quale si
cimentano in una strana danza, cantano una
litania così antica da essere incomprensibile
agli stessi romani e percuotono gli scudi magici
fatti costruire da Numa Pompilio.
6Questi scudi, gelosamente custoditi, hanno
un'origine fantastica e divina. Secondo la
tradizione, infatti, Numa avrebbe deciso di
interpellare Giove per farsi svelare il segreto
per difendersi dai suoi fulmini.Chiamato dal re,
Giove discende sull'Aventino dove, a detta di
Ovidio, la terra addirittura si abbassa sotto il
peso del Dio. Anche se intimorito dalla divina
presenza, lo scaltro Numa chiede a Giove come
placare il fulmine, ottenendo dapprima una
riposta sibillina e inquietante.
- Taglia una testa - sentenzia infatti Giove.-
Taglierò una cipolla cavata dei miei orti -
interpreta allora Numa, celebre per essere un
uomo mite.- Una testa d'uomo - precisa il dio
nel tentativo di mettere il re in
difficoltà.Numa non si lascia imbrogliare e
replica- Taglierò allora la cima di un capello
-Giove insiste, chiedendo al re il sacrificio di
una vita.- Ucciderò un pesce- risponde caparbio
Numa.Giove, per nulla offeso, ride dell'arguzia
del re che per niente al mondo vuole concedergli
un sacrificio umano e gli rivela il rituale
segreto da compiere per difendersi dai fulmini.
7Ai romani increduli, Numa dimostra, il giorno
successivo, di aver ottenuto la grazia di Giove
invocando il dio davanti alla folla
riunita.Sotto lo sguardo attonito dei presenti
un fulmine squarcia il cielo e uno strano scudo,
con degli incavi laterali, cade a terra inviato
da Giove. Per confondere eventuali ladri ed
evitare che la preziosa testimonianza divina
venga trafugata, Numa incarica il fabbro Veturio
Mamurio di eseguire undici copie identiche dello
scudo. I Salii ne divengono i custodi,
continuando nei secoli a portarle in
processione.E' curioso ricordare, a proposito
dei fulmini, che non tutti i re di Roma godono
della stessa benevolenza che Giove riserva a Numa
Pompilio.
Tullo Ostilio, infatti, guerrafondaio tanto
quanto il suo predecessore Numa è uomo di pace,
pare abbia irritato Giove con le sue frequenti
scaramucce al punto da attirarsi le ire del dio
sotto forma di una grandinata di pietre e di una
pestilenza. Per scongiurare il pericolo dei
fulmini Tullo avrebbe anche cercato di ripetere
in segreto i rituali conosciuti da Numa. Qualcosa
però deve essergli andata storta, perché la
leggenda narra che Giove, evidentemente irritato,
gli abbia risposto incenerendogli il palazzo
reale proprio con un fulmine.
8Festa di Cerere Dal 12 al 19 aprile, mese in
cui vengono onorate anche molte altre divinità
agricole, si festeggia Cerere ricordando il mito
greco di Persefone e Demetra.Il culto di Cerere
ha origini antichissime. Inizialmente
identificata come la dea delle Biade, è venerata
dai Romani con particolare devozione e nelle
feste più antiche (le Sementive e le Paganalia) è
onorata insieme alla dea Tellus, che finisce poi
per essere confusa con la stessa Cerere.In un
primo tempo, quando ancora gode di un'identità
propria, Tellus è la rappresentazione della dea
Terra e trova la sua omologa greca in Gea, la
primigenia madre generata da Caos (lo spazio
cosmico primordiale).
9Vale certamente la pena, a questo punto, fare un
passo indietro e ricordare lo splendido mito
greco della Creazione dell'Universo, in cui la
fantasia suggerisce all'uomo ciò che con la
ragione non può comprendere. Gea partorisce
Urano, il cielo, e da lui viene fecondata
attraverso la pioggia. Dall'unione di Gea e Urano
nascono i Ciclopi, gli Ectonchiri (i giganti con
cinquanta teste e cento braccia) e i dodici
Titani (alcuni maschi, altri femmine).Tra questi
ultimi c'è Oceano, il favoloso e immenso fiume
che circonda la terra, dio di tutte le acque che
procrea i fiumi insieme alla sorella Teti
Iperione, identificato con Elios e dio della
luce Ceo, che con Febe, altra Titanessa, genera
Leto (la notte buia) e Asteria (la notte
stellata) Crono, il tempo, il più giovane e
ambizioso dei fratelli. Sarà Crono a detronizzare
il padre Urano, tanto che quest'ultimo non avrà
mai né culto né templi.
Crono, senza troppi scrupoli, toglie di mezzo il
padre, lo evira e ne getta gli "attributi" nel
mare. Dalle acque così fecondate nasce Afrodite
(che i romani onoreranno come Venere), mentre dal
suo sangue vengono generati altri essere
mostruosi, come i Giganti, creature malvagie
dalla enorme statura.
10Ratto di Persefone
La festa di Cerere ricorda il mito con dei
banchetti nei quali i romani si scambiano frutti
e legumi e i riti religiosi vengono officiati
esclusivamente da donne vestite di bianco. Mentre
le altre pregano e digiunano, una di loro si
nasconde e ricompare solo dopo che è stato
compiuto il sacrificio di una scrofa gravida. In
epoca più tarda si aggiungono ai festeggiamenti
anche giochi, come corse di cavalli e bighe, da
tenersi però nei sette giorni precedenti alla
festa vera e propria.
11Culto di Dia Al culto di Cerere viene anche
ricondotto quello di Dia, antichissima dea latina
che con Cerere viene confusa in epoca tarda. Il
culto di Dia era officiato dagli Arvali, i dodici
sacerdoti ad essa consacrati e le origini del
loro collegio sono altrettanto antiche. Secondo
la tradizione, infatti, i primi Arvali altri non
sono che i dodici figli di Faustolo e Acca
Larenza, i genitori adottivi di Romolo e Remo.
Acca e i suoi figli avevano l'abitudine di
garantirsi la fertilità dei campi compiendo ogni
anno dei riti propiziatori. La consuetudine viene
mantenuta dagli Arvali, che a maggio benedicono
un pane adorno di alloro, si passano ritualmente
delle spighe di grano tra le mani, cantano carmi
(uno di questi, il Carmen Arvalis è giunto fino a
noi), ballano e organizzano giochi e banchetti.
Gli Arvali erano soliti portare sul capo delle
fasce bianche e un serto di spighe di grano in
onore della dea.
Il culto di Dia prevedeva anche una festa non di
carattere pubblico, detta Ambarvalia e sempre
celebrata in maggio, in cui si provvedeva a
purificare i campi con il sacrificio di un
maialino da latte, un vitello e un agnello. Gli
animali venivano accompagnati al luogo del
sacrificio in una processione, nella quale i
partecipanti, che dovevano essersi astenuti dai
rapporti sessuali la notte precedente ed essersi
purificati le mani con l'acqua, erano tutti
vestiti di bianco e avevano il capo cinto con
fronde di ulivo e quercia.
12Festa di Libero Se Demetra viene identificata
con Cerere, in epoca tarda sua figlia Persefone
prende per i romani il posto di Libera, antica
divinità italica preposta alla fecondazione dei
terreni insieme a Libero (a sua volta
successivamente identificato con Dioniso). La
festa di Libero viene festeggiata il 17 marzo ed
è principalmente una festa propiziatoria nella
quale si offrono al dio delle focacce di olio e
miele. Tuttavia non va dimenticato che i suoi
festeggiamenti rivestono per i romani anche una
notevole importanza sociale. E' in questa
occasione, infatti, che i ragazzini maschi
vengono accolti nel mondo degli adulti e i loro
nomi iscritti nei pubblici registri. Il passaggio
è sancito dall'abbandono della toga tipicamente
infantile, bordata di rosso, e della "bulla", un
amuleto che tutti i bambini romani maschi
portavano al collo dal giorno della nascita come
protezione da ogni possibile maleficio.
13Feste Vestalia Il culto della dea Vesta viene
anch'esso fatto risalire a Numa Pompilio, anche
se in realtà la dea è già venerata in tempi
ancora più antichi. Vesta rappresenta il focolare
domestico e la pace familiare. Le sue
sacerdotesse, le sei Vestali, sono considerate le
figlie sacre di Enea. Nel tempio di Vesta di
Lanuvio, nei pressi di Roma, l'eroe avrebbe
infatti portato i Penati di Troia perché vi
fossero custoditi. (I Penati erano numi tutelari
della famiglia, anche se probabilmente in origine
erano le divinità degli alimenti perché quasi
certamente il loro nome deriva dal termine latino
"penus" che significa "vivande, cibo, provviste").
In onore di Vesta viene costruito un tempio
vicino ai palazzi dei Cesari, nel Foro, dalla
particolare a forma circolare in ricordo delle
antiche capanne.Le feste Vestalia si celebrano
dal 9 al 15 giugno. In questo periodo il tempio
viene aperto al pubblico e le Vestali preparano
la "mola salsa", la pasta salata utilizzata in
tutti i sacrifici dal cui nome deriva il nostro
termine "immolare" col significato di
"sacrificare". Ingrediente principale della "mola
salsa" è il farro, il cereale che per molto tempo
rimane alla base dall'alimentazione, anche se
successivamente viene ampiamente sostituito dal
frumento. La "mola salsa" viene conservata dalle
Vestali in recipienti dalla base molto stretta in
modo che il sacro impasto non possa venire
nemmeno indirettamente a contatto con il terreno
e quindi contaminato.
14L'importanza del rituale del farro è tale che a
febbraio si celebra anche una antichissima festa
di carattere propiziatorio per la vita rurale,
cosiddetta Fornacalia, dai "forni" usati per la
tostatura del farro.
15Ludi Apollinares Le feste in onore di Apollo,
festeggiato in luglio, vengono invece istituite
dopo la consultazione dei Libri Sibillini durante
la guerra contro Annibale. Gli stessi Libri
Sibillini ("seconda edizione"), sono custoditi
nel tempio di Apollo sul Palatino. Il culto del
dio approda a Roma intorno al 500 a.C. dalla
Grecia, dove Apollo è dio più importante dopo
Zeus. Secondo il mito Apollo è figlio dello
stesso Zeus e della sua sposa Leto (Latona per i
Romani), a sua volta figlia di due Titani e
perseguitata poi da Era, la successiva compagna
di Zeus.
16Bellissimo, solare, dotato dei massimi poteri di
vaticinio (il famosissimo oracolo di Delfi, la
sacerdotessa Pitia e la sibilla di Cuma parlano
per sua ispirazione), dio della medicina e delle
arti, consigliere delle Muse, vendicatore di
tutto ciò che porta morte, dolore, distruzione,
malattia, Apollo vive mille amori e genera molti
figli.I Ludi Apollinares vengono celebrati a
Roma nel Circo Massimo. Durante le cerimonie
vengono offerti al dio e a sua madre due pecore,
un bue e una vacca con le corna dipinte
d'oro.Avendo citato i Libri Sibillini, corre
l'obbligo di raccontare della loro origine. Narra
Dionigi di Alicarnasso che la raccolta dei testi
profetici, scritti in greco, compare a Roma ai
tempi di Tarquinio il Superbo. Una misteriosa
vecchia si presenta un giorno al cospetto del re
offrendogli di comperare l'intera raccolta. Il re
rifiuta sdegnosamente e la vecchia comincia a
bruciare i libri uno alla volta, continuando ad
offrire al re i rimanenti, sempre allo stesso
prezzo. Impressionato, il re decide di comperare
gli ultimi libri rimasti prima che vengano
interamente bruciati, pagando l'intero prezzo.
17La vecchia, così come è comparsa, misteriosamente
scompare lasciando a Tarquinio la raccolta,
seppur incompleta, della più accreditata fonte di
vaticini e profezie dell'antichità. Analoga
l'origine dei libri secondo Lattanzia, a detta
del quale, però, il re in questione sarebbe stato
Tarquinio Prisco e la vecchia addirittura la
Sibilla di Cuma.I libri Sibillini vengono
inizialmente custoditi gelosamente dai romani nei
sotterranei del tempio di Giove Capitolino.
Vengono consultati ogniqualvolta debbano essere
prese importanti decisioni che riguardano
l'intera collettività o si siano verificati
particolari "segni" divini da interpretare.Nel
luglio dell'anno 83 a.C. i libri vanno in parte
distrutti nell'incendio che rade al suolo il
tempio di Giove e la gravità del fatto impone che
vengano al più presto reintegrati. Consultando
tutte le più rinomate sibille del tempo, viene
ricostituita una nuova collezione di libri
profetici che Augusto fa trasferire nel tempio di
Apollo dove vengono conservati nascosti sotto la
statua del dio. Sarà Stilicone, nel 400 d.C., a
decretarne la definitiva scomparsa ordinando che
vengano dati alle fiamme.
18Ludi Megalensi Celebrati in aprile, i Ludi
Megalensi sono i festeggiamenti della dea Cibele,
simbolo di fecondità e conosciuta anche come la
Grande Madre (ha infatti generato Zeus). Il culto
di Cibele è di origini orientali ed ha forti
caratteri orgiastici. Si ritiene che Pessinunte,
in Asia Minore, sia la principale città di
provenienza del culto da dove si è poi diffuso in
Grecia, nell'isola di Creta e infine a Roma. La
dea è "importata" nell'Urbe nel 204 a. C. su
preciso intento del Senato che, facendo
probabilmente confezionare "ad hoc" un oracolo
sibillino, autorizza il trasferimento a Roma del
culto di Cibele e della "pietra nera"
(probabilmente un meteorite) che la rappresenta e
che è stata fino a quel momento custodita a
Pergamo. La decisione ha chiari intenti politici.
In questo periodo i Romani stanno vivendo momenti
di profonda tensione per le vittorie di Annibale
in Italia e cercano sempre più spesso conforto
spirituale nelle superstizioni orientali, cosa
che impone al Senato di vigilare direttamente. In
più, si rende necessaria una alleanza politica
con il re di Pergamo. Nulla di meglio, quindi,
che intessere un vincolo religioso che da Pergamo
si snodi fino a Roma
19L'arrivo della statua di Cibele a Roma è legata
ad un fatto miracoloso e leggendario. Si narra
infatti che la nave sulla quale era stata
caricata la statua della dea si sia arenata nel
Tevere, tra lo sconforto e la preoccupazione
della folla che si è riunita per assistere
all'evento. Inutilmente numerose e forti braccia
cercano di trascinare l'imbarcazione con delle
funi lungo il corso del fiume. La nave sembra
incollata all'alveo e non si sposta di un
centimetro.Avanza allora verso la riva Claudia
Quinta, una giovane considerata poco virtuosa e
oggetto di feroci malelingue. La ragazza invoca
la dea, chiedendole di punire la sua eventuale
colpa nel sangue o di dimostrare la sua purezza
seguendola. Claudia afferra le funi che legano la
nave e con la forza delle sue sole braccia riesce
a trasportare l'imbarcazione fuori dalla secca
nella quale si è incagliata.
20I sacerdoti di Cibele vengono denominati "Galli"
e l'etimologia della parola è piuttosto incerta.
Secondo alcune fonti essi prenderebbero il nome
da un fiume omonimo le cui acque, purché bevute
in quantità modica, avrebbero il potere di
guarire qualsiasi malattia facendola espellere
dal corpo attraverso il cervello. Se assunte in
eccesso, le stesse miracolose acque porterebbero
alla follia. La punizione per i sacerdoti che si
fossero abbandonati a troppo abbondati "bevute"
sarebbe stata l'evirazione. Pare che proprio per
questo motivo il popolo dei Galli avrebbe assunto
questo nome, cercando di ricordare ai Romani
conquistatori che avevano a che fare con gente
capace di trasformarsi in "castratori" di uomini.
Secondo altre interpretazioni, invece, il nome di
Galli attribuito ai sacerdoti avrebbe avuto
unicamente il significato di "barbari" e quindi
di stranieri.
21Questo appare plausibile, poiché i sacerdoti di
Cibele potevano essere solo di origine orientale.
Il rito dell'evirazione, che in ogni caso
praticano, acque sacre o meno di mezzo, è infatti
rigorosamente proibito ai cittadini romani e il
Senato vigila rigorosamente sui culti officiati
in onore della dea, possibili solo all'interno
del tempio. Soltanto in occasione delle Lavatio,
che si svolgono una volta all'anno entro il 4
aprile, viene effettuata una processione pubblica
durante la quale i sacerdoti di Cibele portano la
statua della dea, con incastonata la pietra
sacra, dal tempio fino all'Almo, un affluente del
Tevere. Qui la dea viene purificata con
l'immersione della statua e degli arredi sacri
nelle acque del fiume. Dal 4 al 10 di aprile si
svolgono poi i Ludi Megalensi, in cui si
festeggia con spettacoli teatrali e
banchetti.Cibele è rappresentata come una
matrona dalla testa cinta di torri (le città
esistenti sulla terra)e circondata da leoni
(simbolo dell'idea che la cultura può
sottomettere le popolazioni ribelli). Il suo
simbolo è il timpano, che rappresenta la sfera
del mondo.
22Le feste dedicate ai morti In questi giorni i
templi vengono chiusi, spenti i fuochi sacri, non
si possono celebrare matrimoni e tutti devono
dedicarsi, anche se ricoprono cariche pubbliche,
al culto dei propri morti. Ai defunti vengono
offerte delle ciotole lasciate ai bordi delle
strade riempite con cereali (soprattutto farro),
sale, pane bagnato nel vino e fiori di viola.In
questo periodo vengono onorati anche i Lari,
inizialmente identificati con le anime dei
defunti, protettrici della loro casa natale e
della terra e successivamente considerate come
vere e proprie divinità del focolare domestico.
In febbraio, dal 13 al 21, si svolgono le
cosiddette Parentalia. Nei giorni immediatamente
successivi si celebrano invece le feste dei Cara
Cognatio (o Caristia). Le Parentalia si ritengono
essere state istituite dallo stesso Enea e vedono
protagoniste le Vestali, sue figlie sacre, le
quali provvedono a offrire sacrifici in
23 Sono forse le più famose feste dell'antichità.
Celebrate dal 17 al 23 dicembre di ogni anno
sanciscono la fine dell'anno agricolo e sono
dedicate a Saturno, antichissima divinità
agricola dell'Italia Centrale, identificata con
Crono dopo la diffusione dei culti greci a Roma.
La sovrapposizione delle due divinità è forse
stata facilitata dalla loro iconografia, simile
perché entrambe rappresentate con una
falce.Racconta il mito che Saturno/Crono, dopo
essere stato cacciato dall'Olimpo, trova la sua
dimora sul Campidoglio, dove venne edificato il
suo tempio più famoso. Poiché il dio non avrebbe
potuto lasciare chi lo aveva accolto, nel tempio
era custodita una sua statua legata con delle
catene, che venivano sciolte solo in occasione
dei saturnalia.Poiché, secondo la leggenda,
Saturno è anche il dio che regnava nella
cosiddetta "età dell'oro" durante la quale gli
uomini potevano vivere semplicemente raccogliendo
i frutti che la terra spontaneamente donava loro,
le feste di Saturno sono celebrate all'insegna
dell'ozio e, tranne per il primo giorno dedicato
alle celebrazioni religiose, si respira un clima
di assoluta libertà e vacanza, con banchetti,
possibilità di giocare d'azzardo e scambio di
doni. In questo periodo vengono anche sovvertiti
i normali ordini sociali. Gli schiavi possono
indossare gli abiti degli uomini liberi e siedono
alla stessa tavola dei loro padroni, che, per
l'occasione, indossano il tipico cappellino
portato dagli schiavi affrancati e servono le
pietanze.
Saturnalia
24La Triade Capitolina
Sono Giove, Giunone e Minerva a costituire la
cosiddetta Triade Capitolina, definizione che non
è antica perché si ritrova nei testi solo a
partire dal XIX secolo.Il culto della triade è
prettamente romano e ha origini incerte. Servio
Danielino, filologo latino vissuto tra il IV e il
V secolo d.C., sembra darne origini etrusche, ma
a tutt'oggi non esiste alcun ritrovamento
archeologico a supporto della tesi che fosse
venerata anche in epoca pre-romana.E' indubbio,
comunque, che la diffusione del culto della
Triade sia stata supportata dalla precisa volontà
politica di definire un gruppo di divinità
"superiori", tali da identificare la grandezza di
Roma anche da un punto di vista religioso. Templi
dedicati alle tre divinità vengono infatti
costruiti anche in molte colonie.Il culto,
comunque, deriva certamente da quello di Giove
Capitolino con gli epiteti di Optimus e Maximus
per differenziarlo da qualsiasi altro Giove
diversamente definito e venerato dalle comunità
latine limitrofe.Successivamente vengono
aggiunte al culto anche Giunone Regina ("ad essa
appartengono tutti i luoghi della terra", come
riferisce Varrone) e Minerva protettrice delle
arti, alla quale, in alcune zone e a partire dal
II secolo d.C., viene dato l'epiteto di
Augusta.Il culto della Triade è strettamente
legato al suo tempio, edificato sul Campidoglio e
fornito di tre celle parallele nelle quale
vengono poste le statue delle tre divinità Giove
al centro, seduto in trono e con i fulmini nella
mano, Giunone alla sua sinistra e Minerva a
destra.
25L'importanza del tempio è dimostrata dalle stesse
fonti che riportano la cronaca dell'invasione di
Roma da parte dei Galli nel 390 a.C. Pare infatti
che in quell'occasione il Campidoglio e il tempio
siano stati risparmiati dai nemici, a riprova
della potenza di Giove Capitolino. Il Senato, una
volta sconfitti i Galli, istituisce perciò i ludi
Capitolini.
I festeggiamenti di Giove Capitolino (denominati
anche ludi Romani o Magni) si svolgono ogni anno
in settembre per 16 giorni, con magnifiche parate
militari, cortei variopinti di danzatori,
musicisti, atleti e inservienti dei templi che
portano vasi d'oro e d'argento colmi di incenso e
profumi. Anche le statue di tutti gli dei vengono
fatte sfilare per le vie della città. Al temine
delle parate vengono sacrificate solennemente
molte vittime, dopo essere state purificate con
acqua e interamente cosparse di mola salsa. Nel
circo Massimo, per tutta la durata dei ludi, si
svolgono giochi ed esibizioni di acrobati.Alle
idi di settembre viene anche offerto un
particolare banchetto in onore alla Triade, al
quale partecipano i sacerdoti e le stesse statue
degli dei, Minerva e Giunone sedute e Giove
sdraiato sul triclinio.Il culto della triade non
era tuttavia esclusivamente pubblico.
26Il ritrovamento della Triade di Guidonia e di
altri bronzetti nella casa degli Amorini dorati
di Pompei ha dimostrato come esistesse anche un
culto privato e famigliare particolarmente
sentito.La Triade ritrovata a Guidonia nel 1994
(vedi foto) è sicuramente di elevatissimo
interesse archeologico in quanto, allo stato
attuale, è l'unico esemplare rinvenuto
praticamente intero in cui le tre divinità
siedono insieme e non su troni separati. Giove si
identifica al centro, con il fascio di fulmini
ben evidenti nella mano destra. Alla sua sinistra
è rappresentata Giunone, con in testa un diadema
e un velo e lo scettro nella mano sinistra. A
destra è invece posta Minerva nell'atto di
reggere probabilmente l'elmo (braccio destro
mancante). Ai piedi delle tre divinità sono anche
riconoscibili i tre animali sacri l'aquila, il
pavone e la civetta.
27Oltre ai noti combattimenti tra Gladiatori nell'
Anfiteatro Flavio (Colosseo) o ai combattimenti
contro feroci animali mostrati molto di frequente
nei film, i Romani amavano anche le corse dei
cocchi. Il Circo Massimo era un ippodromo capace
di ospitare fino a 250.000 persone che
assistevano ad emozionanti gare dove di frequente
i concorrenti cadevano rovinosamente.Anche il
teatro era molto seguito con i suoi due
spettacoli per rappresentazione, uno drammatico e
l'altro comico per tirare su il morale. E' da
notare che seppure i Romani amassero le arti
greche, gli attori non venivano considerati come
artisti ma piuttosto come persone di basso
livello sociale. Tutti gli spettacoli dal
Colosseo all' Ippodromo o al Teatro erano
gratuiti, a pagare le spese in genere erano o un
Imperatore o una persona importante, entrambi con
lo scopo di conquistarsi il favore del
popolo. Per finire va sottolineato che,
contrariamente a quanto si crede, i Gladiatori
non combattevano contro gli animali, ma contro
altri Gladiatori. Erano i Venatori che
effettuavano feroci combattimenti contro feroci
animali provenienti dalle più remote province
dell' Impero.
28Sia i Gladiatori che i Venatori erano schiavi,
spesso erano guerrieri fatti prigionieri durante
le guerre. Talvolta però, come fece l' Imperatore
Commodo, anche chi non era schiavo poteva
combattere per dimostrare il proprio valore ed il
proprio coraggio.
Il Gladiatore sconfitto rivolgeva il suo sguardo
all' Imperatore, il quale in base agli umori del
pubblico decideva pollice su equivaleva alla
grazia, pollice giù la morte.
29La Nascita del Teatro Tutti conoscono i teatri
dellantica Grecia. Cimmaginiamo che da allora
fino ad oggi i teatri, anche se cambiati ed
evoluti nei secoli, sono sempre stati parte della
vita cittadina dEuropa.
Effettivamente il teatro, come edificio, è nato
nella Grecia antica. I primi teatri consistevano
in panche di legno poste su una collina in
declivio, con uno spazio piano davanti per le
rappresentazioni. I primi teatri in pietra
furono costruiti verso la fine del VI secolo
a.C. il teatro di Dionisio ad Atene risale al
544 a.C. eretto
sotto la direzione di Pisistrato. Dal quarto
secolo a.C. la struttura del teatro era
compiutamente definita, come dimostra il teatro
di Epidauro (Epidaurus) con 12.300 posti,
costruito nel 350 a.C. da Policlito il Giovane.
30I teatri greci erano sempre costruiti fuori
città, annesso ai templi, su una collina che
offriva una formazione facilmente adattabile alla
struttura. Non erano concepiti come strutture
monumentali, ma esclusivamete funzionali. Il
teatro greco consisteva nellorchestra, una zona
circolare pavimentata con tavole di legno usato
per le rappresentazioni, la cavea, una serie di
gradoni semicircolari appoggiati al terreno per
ospitare gli spettatori, e la skené, un edificio
scenico che serviva da fondale, di fronte alla
cavea. Migliorava lacustica, senza nascondere
il panorama. La skené era tipicamente dotata di
tre porte per le entrate in scena, una centrale e
due laterali. Lo spazio tra la rettangolare
skené e lorchestra circolare si chiamava
proskénion. La cavea era suddivisa in settori
da uno o più scalette che la tagliavano a cuneo,
e da corridoi concentrici.
31Le rappresentazioni erano inizialmente legati
strettamente alla religione, vi si svolgevano le
feste dionisiache. Dagli inni di queste feste,
detti ditirambi, nasce la tragedia greca.
Tutta la popolazione assisteva agli spettacoli.
Ogni attività lavorativa era sospesa e la perdita
della giornata lavorativa era risarcita ai
cittadini più poveri tramite un gettone di
presenza, il theorikon. Queste celebrazioni, con
sacrifici e recitazioni, duravano molto, dalla
mattina alla sera, spesso per più di un giorno.
Gli spettacoli, che includevano recitazione,
musica, canto, e danze, si svolgevano di giorno.
Gli attori, cantanti e ballerini usavano maschere
per rappresentare il carattere e il sentimento i
costumi erano standardizzati nel colore e negli
attributi a seconda del personaggio. Nel teatro
greco si faceva ampio uso di macchine sceniche.
32Nellantica Roma il concetto di teatro ereditato
dai greci è stato notevolmente sviluppato. I
primi teatri romani in pietra risalgono
allultimo secolo della repubblica (127 27
a.C.). Prima di allora, la legge proibiva la
costruzione di edifici permanenti per gli
spettacoli, ma i teatri non permanenti in legno
erano straordinariamente sviluppati. Il teatro
costruito in legno da M. Aemilius Scaurus nel 58
a.C. contava 8000 posti, ed era sontuosamente
decorato con oro e mosaici. Il primo teatro
costruito in pietra a Roma è il teatro di Gneo
Pompeo a Campo Marzio del 55 a.C.
Nel teatro romano i posti a sedere sono
arrangiati in semicerchi concentrici come quelli
greci, ma gli architetti romani hanno sviluppato
la tecnica di sorreggere la struttura su archi e
corridoi a volte anziché appoggiarla ad un
terreno in pendenza. Così era possibile
costruire un teatro ovunque, anche nel cuore
delle città. Lesterno diventa una struttura
monumentale, decorato con ordini di colonne ed
archi sovrapposti a più piani.
33Lorchestra è semicircolare, più piccola di
quella greca, perché non vi si svolge più
lazione, che si sposta nelledificio scenico.
La skené diventa la scaenae frons, una struttura
a più piani, alta ma poco profonda, lungo il lato
diritto dellorchestra. Serviva da fondale e
spesso conteneva i camerini per gli attori
racchiudeva le tre porte ereditate dai teatri
greci. Era ornato con elementi architettonici e
sculture. Davanti alla scaenae frons correva un
palcoscenico rialzato denominato proscaenium,
lateralmente erano poste due quinte, o
parascaenia, con una porta ciascuna per le
entrate laterali. I romani hanno inventato il
sipario (aulaeum) che si abbassava, scomparendo
in un apposito solco, allinizio dello
spettacolo. La cavea romana era divisa in
diversi ordini, separati tra loro da parapetti,
accessibili da gallerie. Un portico a colonne
stava sopra la cavea per ospitare altri
spettatori. Gli spettatori più ragguardevoli si
sedevano nelle prime file e nellorchestra,
quelli meno abbienti nei settori successivi e i
più poveri nel portico.
34I teatri romani più spettacolari rimasti sono
quelli di Orange, Francia dellinizio del I
secolo d.C. e di Sabratha, Libia, della fine del
II secolo d.C. Uno dei più monumentali è il
Teatro di Marcello, dedicato al nipote
dellimperatore Augusto, costruito dal 13 al 11
a.C., capace di ospitare dai 15.000 ai 20.000
spettatori. A Volterra la scaenae frons del
piccolo teatro romano è stata parzialmente
ricostruita. Lanfiteatro è un altro sviluppo
delledificio teatrale. Significa letteralmente
teatro rotondo. Consisteva in unarea ellittica
circondata da posti a sedere su tutti i lati.
Gli anfiteatri erano di due tipi appoggiati su
un terrapieno e interamente costruiti.
Nellantica Roma vi si svolgevano combattimenti
di animali e gladiatori, e giochi atletici. Il
primo anfiteatro conosciuto è quello di Pompei di
75 a.C. circa. Il più grande era lAnfiteatro
Flavio, noto come il Colosseo per una statua
colossale di Nerone che si trovava vicino,
costruito tra 70 e 80 d.C. a Roma. Conteneva
50,000 spettatori, circa la stessa capienza di
uno stadio moderno.
35Esigenze climatiche, e la ricerca di uno spazio
teatrale più intimo, hanno portato allo sviluppo
dellodeon, un teatro al chiuso che si poteva
usare in qualsiasi condizione meteorologica.
Lodeon era essenzialmente uguale al teatro
romano con laggiunta dei muri laterali e del
tetto in legno. E probabilmente uno sviluppo
del bouleuterion greco, uno spazio al chiuso per
assemblee con gradinate per il pubblico, uno
spazio centrale, e un tetto in legno sostenuto da
colonne. Lodeon di Pompei del 80 a.C. conteneva
mille spettatori. Vi si svolgevano spettacoli di
musica, teatro, recitazioni di poesie e
pantomime, spettacoli paragonabili ai moderni
spettacoli di danza, accompagnati da strumenti
musicali e dal coro.
36Mimo, un tipo di spettacolo teatrale recitato
senza maschere, che prevedeva limpiego di scene
di sesso dal vivo, violenza, e morte (condannati
a morte sostituivano gli attori allultimo
momento e furono uccisi sulla scena), divenne
popolare nel tardo impero. Per la natura di
questi spettacoli, e il forte legame tra tutto il
teatro classico e la religione pagana, la chiesa
cristiana disapprovava il teatro. Nel 312
d.C. limperatore Costantino impone la
Cristianità come unica fede dellimpero. Già
alla fine del secolo, sotto limperatore
Teodosio, le rappresentazioni erano vietate la
domenica e nei giorni festivi. Nel corso del 4
secolo d.C. gli attori, e dopo anche gli
spettatori, sono scomunicati. Gli ultimi teatri
romani furono costruiti nel 3 secolo d.C.
lultima notizia di uno spettacolo teatrale
nellantichità risale al 533 d.C. Per 400 anni
il teatro, e i teatri, non esisteranno più. I
teatri e gli odeon romani crollano, le pietre
vengono usate come materiale di costruzione per
nuovi edifici.
37Solo nel 9 secolo il teatro si riaffaccia nella
storia occidentale. Nascono i drammi di misteri
e miracoli. Questi drammi erano inizialmente
rappresentati a Pasqua ed a Natale da
ecclesiastici allinterno delle chiese, con le
varie scene organizzate in sequenza attorno alla
navata principale.
Col tempo i drammi sono stati spostati
allesterno, sulle scale delle chiese e su
piattaforme temporanee costruite per loccasione.
Il pubblico si spostava seguendo la storia con
un ordine prestabilito. Spostando il dramma
fuori dalle chiese, i membri delle corporazioni
medievali e, più tardi, attori professionisti
hanno sostituito i sacerdoti come attori.
Durante tutto il Medioevo, il teatro si svolgeva
con queste modalità, che oggi si definisce
spettacolo itinerante. Non è stato costruito
alcun edificio teatrale.
Con il rinascimento è nato un nuovo interesse per
lantichità classica. Gli studiosi hanno letto i
drammi classici rimasti, e studiato e tradotto il
trattato di Vitruvio sullarchitettura. Vitruvio
ha dedicato la maggior parte del 5 Libro alla
costruzione e allacustica dei teatri. Questi
studiosi avvertivano un vuoto culturale dove una
volta cera il teatro. Cresceva la voglia di
fare rivivere il teatro come luogo, e di
riempirlo di nuovi contenuti nello stile antico.
38Le Colisée
Le Colisée est le monument le plus connu de Rome
et il est aussi appelé Anphitéatre Flavien , du
nom du premier des empereurs Flaviens qui fit
entreprendre sa construction en lan 80 A.C. Ce
monument est situé au début de la magnifique rue,
appelée Fori Imperiali au centre de Rome.
Cest un théatre ovale, les dimensions sont
énormes il contenait cent sept mille
spectateurs. Il y a trois ordres classiques
superposés dorique, ionique et corinthien. Le
peuple Romain eut le plaisir de voir les combats
dhomme et danimaux les gladiateurs avec lions,
tigres et autres b?tes féroces et des simulations
de combats navals. Dans le Colisée on peut
trouver seulement des ruines tout est en
silence... Pourtant, quand on le voit c est
comme si on sentait le bruit des chaines, le
rugissement des tigres, lincitation de la
foule...cest un monument tres imposant qui
attire les regards des touristes et non. Quand
on regarde le Colisée on pense comme il etait
beau dans l an 80, plein des richesses mais
aujourd hui il est degradè de la pollution en
outre le Colisèe, le symbole de Rome, on sent
sémouvoir, parce que on pense à tout le peuple
romain, et les combats, comme si on retourne au
passé. Qui nhabite pas au centre de la ville, il
regarde le Colisèe avec autres yeux et il apprend
que son pays est riche dart et que peut-?tre, le
Colisée en est vraiment la preuve.
39(No Transcript)
40Ma mère et Mélanie mercredi mangeront chez moi.
Nous mangerons macaronis et macédonie. Mangera
avec nous aussi Michel, il se mariera avec
Mélanie au mois de mai. Mais Marie la mère de
Mélanie ne mangera pas chez moi, malheureusement
elle est malade. Pellegrini Roberta
41Amour est aimer, est lÂme, est admirer laube
avec les amis Amour est avoir de laffection
pour lautre avoir affinité avec le bien
aimé. Lamour allévie tout . Mais lamour est
avoir de lamertume aussi sil ne tappelle
pas. Martine mange un mandarine devant la mer,
quand nait le matin de mars. Une brise marine
sélève la montre marque les cinq heures. Un
monsieur mene sa dame sur un petit mur sur la
rue. Un autre monsieur, habillé de marron écoute
de la musique et dessinesa muse inspiratoire est
la mer.
Petrarca Giulia
42 Paulie le perroquet pensait au Portugal et alors
un jour pluvieu il prit la peniche et il partit
pour le Portugal. Sur le paquebot il se presente
à toutes les personnes comme Paulie le
perroquet que parle le portugais et parvenu au
port il prit ses paquets. Au Portugal il pleut
tout le temps et Paulie pleure car il a peur de
perdre tous ces petits paquets. Alors il partit
pour son pays... Paulie ne pense plus au Portugal
et ses parents ont été très contents.
Munzi Manuela
43Anne pour son anniversaire astreint Amelie à
acheter un adorable Ânon quelle a vu sur une
accroche. Amelie Cest une absurdité !!! Ann
e Je laime et je tastreint !!! Ce nest
pas aisé, mais elle arrive à lanniversaire, où
latteind Anne anxieuse, avec ladorable Ânon.
Novelli Giulia
44Roma
Nel mappamondo cè un punto caro a tutto il
mondo è la città eterna è la città stupenda. È
Roma. Roma dolce, Roma rude, Roma sincera e
scansonata, ma è Roma e la si ama. Ogni pietra ha
una storia, ogni angolo ti fa tornare
alla memoria o Rugantino o quer poraccio der
Ciabattino e, per concludere in bellezza Roma è
amore lo dice la parola e lungo il Tevere
canticchiare.
45Lavoro realizzato da Munzi Manuela Novelli
Giulia Pellegrini Roberta Petrarca Giulia