Title: Diapositiva 1
1Economia internazionale -4- Economie di
scala, concorrenza imperfetta, differenziazione
di prodotto e commercio internazionale
2Dalle teorie tradizionali (dei vantaggi
comparati) alla nuova teoria del commercio
internazionale
- Nei modelli tradizionali (Ricardo
Heckscher-Ohlin) i paesi commerciano perchè sono
tra loro diversi la diversità, che si esprime
nelle differenti forme delle frontiere delle
possibilità produttive, è fonte di vantaggi (e
svantaggi) comparati i paesi si specializzano
nelle industrie in cui hanno vantaggi comparati.
Due ragioni fondamentali alla base delle
diversità tra paesi - perché presentano differenti tecnologie (Ricardo)
- perchè presentano differenti dotazioni di fattori
produttivi (impiegati con diversa intensità nelle
varie industrie Heckscher-Ohlin) - Per le teorie tradizionali, se non sono
riscontrabili differenze non sussistono motivi di
scambio. La realtà è però più complessa. Il mondo
è pieno di flussi commerciali anche tra paesi
molto simili. La nuova teoria del commercio
internazionale evidenzia che scambio e
specializzazione possono emergere,
indipendentemente dallesistenza di vantaggi
comparati, se le industrie operano con economie
di scala e i consumatori vogliono poter scegliere
tra varietà differenziate di prodotti - Nella nuova teoria lesistenza di economie di
scala rende vantaggioso per ciascun paese
concentrarsi nella produzione di una gamma
limitata di beni, realizzarli così in modo più
efficiente, esportarli contro limportazione dei
beni che non produce le economie di scala
spingono anche paesi perfettamente identici a
intraprendere scambi commerciali tra loro una
quota importante del commercio mondiale trova
quindi una giustificazione
3Economie di scala e commercio internazionale uno
sguardo preliminare forti differenze teoriche
dalle teorie tradizionali
- I modelli tradizionali di commercio
internazionale basati sui vantaggi comparati
ipotizzano rendimenti di scala costanti e
concorrenza perfetta - allaumentare della quantità di tutti i fattori
impiegati nella produzione di un bene, loutput
aumenta proporzionalmente ogni impresa è price
taker perchè prende il prezzo di mercato come
dato, non può influirvi variando la quantità
offerta - Nella realtà molti settori sono caratterizzati
dalla presenza di economie di scala (o rendimenti
crescenti di scala) - La produzione è tanto più efficiente, quanto
maggiore è la scala di produzione
4Economie di scala e commercio internazionale
allargamento della scala produttiva conduce ad
aumenti più che proporzionali delloutput
- In presenza di rendimenti di scala crescenti
- il livello di produzione aumenta in misura più
che proporzionale rispetto allaumento
nellimpiego di tutti i fattori se la produzione
dipende dallimpiego di capitale e lavoro, nel
caso di rendimenti costanti il raddoppio del
capitale e del lavoro conduce al raddoppio della
produzione con rendimenti crescenti, il
raddoppio di capitale e lavoro comporta un
aumento più che doppio della produzione (es.
autoveicoli, petrolchimico, siderurgia, ecc.) - Conseguenza cruciale i costi medi (costi per
unità di produzione) decrescono allaumentare
delle dimensioni di mercato
5Economie di scala e commercio internazionale un
esempio numerico
Relazione tra input e output in un settore
ipotetico 3,5 6 -40!
6Economie di scala e commercio internazionale una
facile intuizione
- Si intuisce perchè le economie di scala spingono
allo scambio internazionale. Due paesi A e B
identici, dotati della stessa tecnologia nella
produzione di un bene C. Inizialmente ciascun
paese produce 10 unità di bene, impiegando
ciascuno 15 unità di lavoro con questa divisione
del lavoro, nel mondo vengono offerte 20 unità di
bene che richiedono limpiego di 30 unità di
lavoro - In realtà lo stesso risultato (produzione di 20
unità di bene) potrebbe essere ottenuto in modo
molto più efficiente se la produzione si
concentrasse in uno dei due paesi, A o B. In
questo caso 20 unità di C si otterrebbero solo
con 25 unità di lavoro - Il commercio internazionale rende possibile ciò
il paese che concentra la produzione di C al suo
interno dovrà sottrarre lavoro ad altri settori,
rinunciando a produrre allinterno altri beni,
importandoli dallestero. Lopposto vale per il
paese che perde la produzione di C esso potrà
impiegare il lavoro liberato dalla produzione di
C nella produzione di altri beni che esporterà ad
A in cambio di C - Quindi il commercio internazionale consente a
ciascun paese di produrre una gamma limitata di
beni, traendo vantaggi di efficienza
dallesistenza di economie di scala. I
consumatori, ovunque si trovino, sono beneficiati
dalla possibilità di acquistare beni meno costosi
(grazie allo sfruttamento delle economie di
scala) inoltre, il commercio internazionale
accresce la varietà di beni a disposizione dei
consumatori, aumentando vieppiù il loro benessere
7Economie di scala e struttura di mercato
- Importante distinzione, le economie di scala
possono essere - Esterne allimpresa, ma interne allindustria
- Il costo unitario dipende dalle dimensioni
dellindustria, ma non da quelle delle singole
imprese anche imprese di piccola dimensione che
operano in condizione perfettamente
concorrenziale possono godere dei vantaggi della
dimensione del loro settore ciascuna piccola
impresa trae un beneficio del fare parte di su
settore di grande dimensione (logica del
distretto industriale) - Interne allimpresa
- Il costo unitario dipende dalle dimensioni della
singola impresa, ma non necessariamente da quelle
del settore nel suo complesso - La struttura di mercato è imperfettamente
concorrenziale nel senso che le imprese possono
modificare il prezzo di vendita variando la
propria offerta le imprese grandi hanno un
vantaggio di costo sulle imprese piccole - Entrambi i tipi di economie di scala sono cause
importanti di commercio internazionale vanno
analizzate in modo distinto si inizia con le
economie di scala interne allimpresa
8La teoria della concorrenza imperfetta
- Concorrenza imperfetta
- Le imprese sono consapevoli di poter influenzare
il prezzo dei loro prodotti il prezzo non è un
dato esogeno allimpresa come nella concorrenza
perfetta - Le imprese sanno che possono vendere di più
riducendo il loro prezzo - Ogni impresa si considera come price setter,
piuttosto che come price taker può governare,
in una misura più o meno cospicua, il prezzo del
suo prodotto - La struttura di mercato di concorrenza imperfetta
più semplice è quella di monopolio puro, un
mercato nel quale esiste ununica impresa che non
subisce concorrenza alcuna e che può variare
quindi il prezzo senza porsi il problema del
comportamento dei concorrenti
9La teoria della concorrenza imperfetta il caso
più semplice del monopolio
- Monopolio una breve descrizione, il concetto di
ricavo marginale - Limpresa fronteggia una curva di domanda D
inclinata negativamente che coincide con il
ricavo unitario o prezzo la pendenza negativa
della curva di domanda indica che limpresa può
aumentare la quantità venduta solo abbassando il
prezzo - La curva del ricavo marginale MR indica invece il
ricavo extra che unimpresa guadagna dalla
vendita di ununità addizionale. Mentre in
concorrenza perfetta MR D Prezzo costante, in
monopolio il ricavo marginale è sempre inferiore
al ricavo unitario/prezzo talché la curva MR
giace sempre sotto la curva di domanda, D - Per vendere ununità addizionale di prodotto
unimpresa deve ridurre il prezzo di tutte le
unità vendute già in precedenza (non solo
dellunità al margine)
10La teoria della concorrenza imperfetta ricavo
unitario, marginale costo medio e marginale
Le curve del monopolista (in blu i valori medi,
in rosso i valori marginali)
MC
MR
11La teoria della concorrenza imperfetta
- Ricavo marginale e prezzo
- Il ricavo marginale è sempre inferiore al prezzo
- La relazione tra ricavo marginale e prezzo
dipende da due elementi - la quantità di prodotto che limpresa sta già
vendendo - linclinazione della curva di domanda
- ci informa su quanto il monopolista deve ridurre
il suo prezzo per vendere ununità in più di
prodotto
12La teoria della concorrenza imperfetta
- Assumiamo che la curva di domanda fronteggiata
dallimpresa sia lineare - Q A B x P
- Si riscriva ponendo P a sinistra P A/B Q/B
- Il ricavo totale è P x Q
(A/B) x Q Q2/B - Il ricavo marginale (derivata di PQ rispetto a Q)
è - d(PQ)/dQ MR A/B 2 x Q/B
- Poichè A Q B x P, Il ricavo marginale MR è
riscrivibile come -
- MR P Q/B quindi P MR Q/B
- Quando Q 0, MRP al crescere di Q, la
differenza tra P e MR aumenta - Quando Binfinito PMR (è la concorrenza
perfetta) la distanza tra P e MR cresce al
diminuire di B (quanto più aumenta la pendenza
della curva di domanda tanto più ci si allontana
dalla concorrenza perfetta) - Costi medi e marginali
- Il costo medio (AC) è il costo totale diviso per
la quantità prodotta - Il costo marginale (MC) è il costo sostenuto
dallimpresa per produrre ununità addizionale
13La teoria della concorrenza imperfetta
- Quando i costi medi sono decrescenti
allaumentare delloutput vuol dire che ci sono
economie di scala quanto più si produce tanto
minore è il costo per unità di output - Con costi medi decrescenti, il costo marginale è
sempre inferiore al costo medio - Supponiamo che i costi totali, C, di unimpresa
assumano la forma - C F c x Q
- Questa è una funzione di costo lineare, con una
parte fissa (F) e una parte variabile (c x Q) in
funzione della quantità prodotta - Il costo fisso in una funzione di costo lineare
determina lemergere di economia di scala quanto
più si produce, aumento di Q, tanto più si riduce
il costo per unità di output - c è il costo marginale (c dC/dQ)
- Il costo medio dellimpresa è dato da
-
AC C/Q F/Q c - si riduce allaumentare di Q il costo
marginale c è inferiore (si trova sotto) al costo
medio AC
14La teoria della concorrenza imperfetta
Costi medi versus costi marginali
15La teoria della concorrenza imperfetta ricavo
unitario, marginale costo medio e marginale
Ora sono più chiare le curve del
monopolista (in blu i valori medi, in rosso i
valori marginali)
MC
MR
16La teoria della concorrenza imperfetta
- La massimizzazione del profitto per il
monopolista si ha con una produzione in
corrispondenza della quale il ricavo marginale
uguaglia il costo marginale. In questo punto il
prezzo supera il costo medio e limpresa guadagna
profitti di monopolio (extra-profitti) - MR costo marginale ? P Q/B c ? PQ/B c
- In situazione di monopolio puro (ad esempio
naturale), gli extra-profitti sono permanenti
(nessun concorrente può contenderli) - Il monopolio puro è un caso particolare
normalmente gli extra-profitti attraggono
concorrenti nel lungo periodo la possibilità di
una concrrenza imperfetta, con presenza di un
certo numero di competitori, è prevista da altre
strutture di mercato oligopolio e concorrenza
monopolistica
17La teoria della concorrenza imperfetta ricavo
unitario, marginale costo medio e marginale
Fissazione del prezzo e decisioni di produzione
del monopolista
MC
MR
18La teoria della concorrenza imperfetta
- Oligopolio
- Economie di scala interne generano una struttura
di mercato oligopolistica - Ci sono molteplici imprese, ognuna delle quali è
abbastanza grande da influenzare i prezzi, ma
nessuna gode di un monopolio incontestato - Le interazioni strategiche tra oligopolisti sono
rilevanti e complicano notevolmente lanalisi - Ogni impresa decide le sue azioni, tenendo
presente non solo la risposta dei consumatori, ma
anche come tale decisione possa influenzare le
azioni della rivale interdipendenza delle
decisioni e comportamenti collusivi e strategici
rendono lanalisi molto complessa
19La teoria della concorrenza imperfetta
- Concorrenza monopolistica (Krugman-Helpman, 1985)
- Caso particolare di oligopolio che consente una
notevole semplificazione dellanalisi - Due assunzioni centrali hanno lo scopo di
aggirare il problema dellinterdipendenza - si assume che ogni impresa sia in grado di
differenziare i suoi prodotti dalle rivali ciò
comporta che i suoi clienti non si spostino
immediatamente verso i prodotti delle altre
imprese in corrispondenza di lievi aumenti di
prezzo la differenziazione di prodotto assicura
che ciascuna impresa goda di un certo potere di
monopolio nel suo particolare prodotto ed è
quindi in qualche misura e transitoriamente
isolata dai competitori - si assume che ogni impresa consideri come dati i
prezzi praticati dalle rivali essa quindi ignora
limpatto che la sua politica di prezzo potrà
avere sulle politiche di prezzo delle altre
imprese quindi anche se ciascuna impresa si
confronta con dei competitori essa si comporta
come un monopolista - Ma nel lungo periodo eventuali extra-profitti non
possono sussistere entrano nuove imprese,
attratte dagli extra-profitti, aumenta la
concorrenza, la pendenza della curva di ricavo
unitario muta, finchè essa non diviene tangente
alla curva di costo medio e i profitti extra sono
azzerati
20La teoria della concorrenza imperfetta
- Esistono settori di concorrenza monopolistica nel
mondo reale? - Alcune industrie costituiscono delle ragionevoli
approssimazioni, ad esempio, il settore
automobilistico in Europa (Fiat, Volkswagen,
Peugeot, Renault, Ford, General Motors, Volvo,
Nissan producono beni differenziati) - Il pregio fondamentale del modello di concorrenza
monopolistica non è il realismo, ma la relativa
semplicità che consente di studiare i meccanismi
che governano la specializzazione con economie di
scala
21La teoria della concorrenza imperfetta
- Assunzioni del modello
- Immaginiamo unindustria costituita da un certo
numero di imprese ciascuna di esse produce un
bene differenziato dalle altre i beni
dellindustria non sono quindi esattamente gli
stessi sono imperfetti sostituti per il
consumatore - Ciascuna impresa è quindi monopolista nella
produzione di una particolare varietà di bene, ma
la domanda per quella varietà di bene dipende dal
numero degli altri beni simili e imperfetti
sostituti disponibili e dal prezzo praticato
dalle imprese che li producono. In generale ci si
può attendere che unimpresa - venderà di più, quanto maggiore è la domanda
complessiva che si rivolge al settore di cui fa
parte limpresa e quanto maggiore è il prezzo
praticato dalle altre imprese rivali presenti
nellindustria - venderà di meno, quanto maggiore è il numero
delle imprese presenti nel settore e quanto
maggiore è il prezzo da essa stessa praticato
22La teoria della concorrenza imperfetta
- in cui
- Q rappresenta le vendite dellimpresa
- S rappresenta le vendite totali di settore
- n è il numero di imprese presenti nel settore
- b è un termine costante che rappresenta la
sensibilità delle vendite di unimpresa al prezzo
da essa praticato - P è il prezzo praticato dallimpresa stessa
23La teoria della concorrenza imperfetta
- Equilibrio di mercato
- Unimpresa che pratica un prezzo uguale a quello
medio dellindustria (PPM) avrà una domanda per
il suo prodotto pari a 1/n x S (la domanda che si
rivolge allindustria diviso il numero delle
imprese) la domanda che si rivolge alla singola
impresa sarà inferiore o maggiore di 1/n x S a
seconda che il prezzo praticato dallimpresa è
superiore o maggiore a quello medio
dellindustria - Per semplicità si assume che le vendite totali
dellindustria, pari a S, non siano influenzate
dal prezzo medio praticato nellindustria quindi
ciascuna impresa può guadagnare clienti solo a
spese delle altre imprese presenti in
quellindustria (non da altre industrie ne
deriva che S è una misura dellampiezza data
del mercato) - Tutte le imprese presenti nel settore sono
simmetriche, cioè - La funzione di domanda e quella di costo sono
identiche per tutte le imprese ipotesi
semplificatrice che consente di ridurre la
descrizione dellindustria alla determinazione di
solo due elementi numero di imprese e prezzo
medio (uguale per tutte) - Il metodo per la determinazione del numero di
imprese e del prezzo medio praticato prevede tre
passaggi - deriviamo la relazione tra numero di imprese e
costo medio dellimpresa rappresentativa - deriviamo la relazione tra numero dimprese e
prezzo praticato da ogni impresa - deriviamo il numero dimprese di equilibrio ed il
prezzo medio di equilibrio praticato da ciascuna
impresa nellindustria (uguale per tutte)
24La teoria della concorrenza imperfetta
- Numero di imprese e costo medio
- Qual è la relazione di dipendenza tra numero
dimprese e costo medio?
- Ricordando lespressione del costo medio è
- AC F/Q c
- Si ottiene che il costo medio dipende dalle
dimensioni di mercato e dal numero dimprese nel
settore - AC n x F/S c
- Maggiore è il numero di imprese, maggiore è il
costo medio (perchè quanto più imprese ci sono,
tanto meno ciascuna di esse produce)
25La teoria della concorrenza imperfetta
- Il numero di imprese e prezzo praticato dalla
singola impresa - Il prezzo praticato dallimpresa rappresentativa
dipende dal numero di imprese presenti nel
settore - Maggiore è il numero di imprese, maggiore è la
concorrenza e quindi minore è il prezzo - Nel modello di concorrenza monopolistica, si
assume che le imprese considerino il prezzo
praticato dalle rivali come dato
26La teoria della concorrenza imperfetta
- Imprese che massimizzano i profitti fissano il
ricavo marginale pari al loro costo marginale, c - Si ricordi che il ricavo marginale è dato da
- MR P Q/B
- sostituendo al posto di B s x b, si ottiene
- MR P Q/Sxb
- Lequilibrio viene raggiunto uguagliando ricavo e
costo marginali - P Q/Sxb c, da cui P c Q/Sxb
- Se tutte le imprese praticano lo stesso prezzo,
ciascuna vende Q S/n sostituendo si ha una
relazione negativa tra prezzo e numero di imprese
presenti sul mercato, data dalla curva PP - P c 1/(b x n)
- Maggiore è il numero di imprese presenti nel
settore, minore è il prezzo praticato da ogni
singola impresa
27La teoria della concorrenza imperfetta
Equilibrio in un mercato di concorrenza
monopolistica
P2,
28La teoria della concorrenza imperfetta
- Numero di imprese di equilibrio
- La curva decrescente PP mostra che maggiore è il
numero di imprese, minore è il prezzo praticato
dalla singola impresa - Maggiore è il numero di imprese, più intensa è la
concorrenza subita dalla singola impresa - La curva crescente CC mostra che maggiore è il
numero di imprese, maggiore è il costo medio di
ogni impresa - Se aumenta il numero di imprese, ogni impresa
vende meno per cui non è in grado di ridurre
molto i suoi costi medi - Le due curve si intersecano in E con n2 imprese
n2 rappresenta il numero di imprese
nellindustria cui corrisponde un profitto zero
cioè quando si hanno n2 imprese il prezzo che
massimizza il loro profitto, P2, è esattamente
uguale al loro costo medio. Questa è una
posizione di equilibrio se si hanno n1 imprese
P1gtAC1, ci sono exra-profitti lopposto avviene
quando il numero di imprese è n3 - Nel tempo, se ci sono extra-profitti altre
imprese entreranno nellindustria, invece le
imprese ne usciranno se nellindustria ci sono
perdite il numero delle imprese tenderà a
crescere quando n1lt n2, tenderà a diminuire
quando n3gt n2 n2 è quindi il numero di imprese
di equilibrio e P2 è il corrispondente prezzo di
equilibrio
29Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- Il modello di concorrenza monopolistica può
essere impiegato per mostrare come il commercio
internazionale conduca a - un prezzo medio inferiore, grazie alle economie
di scala - una disponibilità di più numerose varietà di
beni, grazie alla differenziazione di prodotto - importazioni ed esportazioni allinterno dello
stesso settore (commercio intra-industriale)
30Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- Effetti dellaumento delle dimensioni di mercato
- Il numero di imprese ed il prezzo praticato nel
settore di concorrenza monopolistica sono
influenzati dalle dimensioni del mercato - Per vedere gli effetti del commercio
internazionale si consideri la relazione CC (tra
costo medio per limpresa e numero di imprese) - ACF/Q c (F x n)/S c
- Lintegrazione internazionale comporta laumento
di S con conseguente riduzione del costo medio
per ogni dato numero di imprese n si sposta a
destra la CC - La relazione PP, data da P c 1/(b x n) non ha
motivo di spostarsi nel piano - Nuovo equilibrio in corrispondenza di 1) più
bassi costi medi 2) maggior numero di imprese (e
quindi di varietà di prodotto)
31Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Effetti di ampliamento del mercato
CC2
32Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- I vantaggi di un mercato integrato un esempio
numerico - Il commercio internazionale consente la creazione
di un mercato integrato che è più vasto dei
singoli mercati domestici - Diventa quindi possibile offrire ai consumatori
una maggiore varietà di prodotti a prezzi
inferiori
33Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- Esempio supponiamo che le automobili siano
prodotte in condizioni di concorrenza
monopolistica. - Assumiamo
- b 1/30.000
- F 750.000.000
- c 5.000
- ci sono due paesi (A e B) che presentano gli
stessi costi nella produzione di automobili - le vendite annuali di automobili sono 900.000 in
A e 1,6 milioni in B
34Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Equilibrio nel mercato delle automobili nel paese
A
35Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Equilibrio nel mercato delle automobili nel paese
B
36Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Equilibrio nel mercato delle automobili nel
mercato integrato di AB
37Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Esempio ipotetico dei vantaggi dallintegrazione
dei mercati
38Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- Economie di scala e vantaggi comparati
differenti implicazioni e conseguenze - ci sono due paesi A (relativamente abbondante in
capitale) e B (relativamente abbondante di
lavoro) - esistono due settori manufatti (settore
intensivo di capitale) e cibo (settore intensivo
di lavoro) - Le previsioni della teoria tradizonale
(Heckscher-Ohlin) sono chiare A non può che
esportare manufatti contro il cibo che non può
che essere esportato da B, la corrente degli
scambi (pattern of trade) e univocamente
determinata, manufatti contro cibo
39Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Commercio internazionale in assenza di rendimenti
crescenti si definsice commercio
inter-industriale
40Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- Però se quello dei manufatti è un settore di
concorrenza monopolistica, in cui vigono
rendimenti crscenti di scala (economie di scala)
allora il commercio internazionale risulta
formato da due componenti - commercio inter-industriale
- lo scambio di manufatti contro cibo
- commercio intra-industriale
- lo scambio di manufatti contro manufatti
41Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Commercio internazionale con rendimenti crescenti
e concorrenza monopolistica
Cibo
42Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- Differenze principali tra commercio
inter-industriale e intra-industriale - il commercio inter-industriale riflette i
vantaggi comparati, il commercio
intra-industriale non riflette vantaggi comparati - al contrario di quanto avviene per il commercio
inter-industriale (in cui si sa chi esporta cosa)
la struttura del commercio intra-industriale non
è prevedibile e contiene elementi di arbitrarietà
(si sa che un paese produrrà solo alcune varietà
di prodotto, ma non quante e quali) - limportanza relativa di commercio intra- e
inter-industriale dipende da quanto sono simili i
paesi
43Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- La rilevanza del commercio intra-industriale
- Oltre un quarto del commercio mondiale è di tipo
intra-industriale - Il commercio intra-industriale gioca un ruolo
particolarmente importante nel commercio di beni
manufatti tra paesi industrializzati, che
rappresenta la componente predominante del
commercio mondiale
44Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
Indici del commercio intra-industriale per alcuni
settori degli Stati Uniti, 1993
45Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- Indici del commercio intra-industriale per alcuni
macro-settori e aree geografiche dellUnione
Europea (1999)
46Concorrenza monopolistica e commercio
internazionale
- Il commercio intra-industriale genera più
vantaggi e meno costi del commercio
inter-industriale - commercio inter-industriale beneficio per i
consumatori deriva dal fatto di poter acquistare
beni dallestero a prezzi più bassi ma ci sono
industrie che si espandono (quelle che esportano)
e industrie che si contaggono (quelle che
subiscono la concorrenza delle importazioni)
stanno meglio i proprietari dei fattori usati più
intensamente nei settori che si espandono stanno
peggio i proprietari dei fattori usati più
intensamente nei settori che si contraggono - Commercio intra-industriale beneficio per i
consumatori derivante dal minore prezzo (come
nelle teorie tradizionali) e beneficio aggiuntivo
derivante dalla possibilità di disporre di un
maggior numero di varietà di prodotto inoltre,
non ci sono costi, in quanto non esistono
industrie che si espandono e contraggono, ma
imprese che si espandono o muoiono nella stessa
industria i lavoratori delle imprese che
spariscono vengono assorbiti senza costi, nella
stessa industria, dalle imprese che si espandono
esperienza dellintegrazione europea dagli anni
50 in poi