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Diapositiva 1

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Title: Diapositiva 1


1
Etica Economia Ambiente (molte definizioni
riportate in questa presentazione sono prese da
Wikipedia) Le politiche ambientali hanno come
obiettivo la conservazione dei beni
ambientali. I beni ambientali vanno preservati
perchè hanno un valore (sono buoni) per la
società. Per leconomia è buono per la società
tutto ciò che accresce il benessere della
società. Come si fa a definire cosa è bene? Vi
è bisogno di un giudizio di valore. La
definizione del bene è un problema affrontato
dalla filosofia morale (etica).
2
  • Come risolve il modello standard il problema
    morale?
  • Accetta una visione utilitaristica a partire
    dallindividualismo metodologico.
  • Il benessere della società è dato dalla somma del
    benessere dei singoli individui.
  • Il benessere di ogni individuo è dato
    dallutilità da questi conseguita.
  • Lutilità è definita sullo spazio dei beni che
    lindividuo consuma.
  • Leconomia del benessere è qualla branca della
    teoria economica che affronta il problema del
    benessere della società
  • L'Economia del benessere, che prende il nome dal
    titolo di un celebre libro dell'economista
    inglese Arthur Cecil Pigou, The Economics of
    Welfare, è una disciplina delleconomiache studia
    le ragioni e le regole di fenomeni sociali al
    fine di formulare soluzioni tali da tendere ad
    una situazione di ottimo sociale

3
L'Economia del benessere per trovare attuazione
concepisce il ruolo centrale dell'attività
dell'apparato statale, non come autonoma fonte di
valori ma come aggregato delle volontà
individuali, con oggetto la valutazione della
desiderabilità sociale di situazioni economiche
alternative, costruendo una graduatoria di
diversi stati del mondo. È un'analisi di tipo
normativo, che si preoccupa pertanto non solo di
analizzare ma anche di valutare determinate
situazioni economiche. L'Economia del benessere
si basa su due criteri di valutazione
fondamentali, l'efficienza e l'equità di un
determinato stato del mondo. I giudizi di valore
sono 1) Ottimo paretiano una situazione
economica nella quale non è possibile accrescere
il benessere di un individuo senza diminuire
quello di un altro rappresenta una situazione di
ottimo paretiano. Un ottimo paretiano è una
condizione di unanimità circa l'impossibilità di
raggiungere uno stadio migliore del mondo
attraverso altre transazioni . 2) La valutazione
del livello del benessere viene effettuata
dall'individuo preso in esame e non da terzi. Il
primo giudizio comporta il necessario consenso
unanime della collettività presa in esame ed è il
parametro principale per raggiungere la
valutazione riguardo l'efficienza.
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Primo teorema delleconomia del benessere Un
sistema di mercato perfettamente concorrenziale è
in grado di realizzare un'allocazione
ottimo-paretiana  Secondo teorema
delleconomia del benessere Modificando
adeguatamente la distribuzione iniziale delle
risorse tra gli individui e lasciando poi
all'operare del mercato la realizzazione
dell'allocazione efficiente delle risorse, è
possibile raggiungere una diversa situazione di
ottimo rispetto a quella realizzata con
l'iniziale distribuzione delle risorse
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L' utilitarismo (dal latino utilis, utile) è una
dottrina filosofica di natura etica per la quale
è "bene" (o "giusto") ciò che aumenta la felicità
degli esseri sensibili. Si definisce perciò
utilità la misura della felicità di un essere
sensibile. Nel pensiero greco sono considerati
utilitaristici filosofi come Protagora e, per
certi versi, Epicuro, successivamente posizioni
simili furono sviluppate dall'abate Galiani, da
David Hume e Helvétius L'utilitarismo trova una
formulazione compiuta nel XVIII secolo ad opera
di Jeremy Bentham, il quale definì l'utilità come
ciò che produce vantaggio e che rende minimo il
dolore e massimo il piacere. Egli fa dell'etica
una scienza quantificabile introducendo il
concetto di algebra morale. Il suo pensiero fu
ripreso da John Stuart Mill che nella sua opera
intitolata Utilitarismo, del 1829, relativizza la
quantità di piacere al grado di raffinatezza
dell'individuo.
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L'analisi, però, si può estendere a livello
complessivo. Nella formulazione originaria,
infatti, l'utilità è una misura cardinale (o
additiva) della felicità essa è perciò
aggregabile mediante l'operazione di somma. È
quindi possibile misurare il "benessere sociale",
definendolo come somma delle singole utilità
degli individui appartenenti alla
società. L'utilità diventa perciò il perno del
ragionamento etico, e la sua diretta applicazione
è che diversi stati sociali risultano comparabili
a seconda del livello di utilità globale da essi
generati, intesi come aggregazione del grado di
utilità raggiunto dai singoli. Finalità della
giustizia è la massimizzazione del benessere
sociale, quindi la massimizzazione della somma
delle utilità dei singoli, secondo il noto motto
benthamiano "Il massimo della felicità per il
massimo numero di persone. L'utilitarismo è
quindi una teoria della giustizia secondo la
quale è "giusto" compiere l'atto che, tra le
alternative, massimizza la felicità complessiva,
misurata tramite l'utilità.
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Non hanno rilevanza invece considerazioni
riguardo alla moralità dell'atto, o alla
doverosità, né l'etica supererogatoria. Non vi è
alcun giudizio morale aprioristico. Si prenda
ad esempio l'omicidio questo atto può essere
considerato "giusto" allorquando comporti come
conseguenza uno stato sociale con maggiore
utilità totale. Difatti potrebbe succedere che un
solo individuo perda utilità dalla propria morte,
allorché gli altri membri della comunità
guadagnino in utilità dalla sua scomparsa. Per
tale ragione, si attribuisce all'utilitarismo una
visione della giustizia di tipo
consequenzialistico (altrimenti detto end-state
oriented, o non aprioristico) la giustificazione
di una scelta dipende dal risultato (in termini
di utilità-felicità) che comporta per gli esseri
sensibili. L'unico presupposto aprioristico
dell'utilitarismo è l'imparzialità le varie
utilità di ciascun individuo sono sommate, per
formare l'utilità dello stato sociale, senza pesi
di ponderazione in altri termini ogni situazione
contingente, ogni punto di vista ha eguale valore
nella funzione di aggregazione del benessere
sociale. Avendo definito giusto ciò che
massimizza l'utilità, ne deriva una visione di
giustizia di tipo allocativo, dove la giustizia è
definita come la gestione efficiente dell'utilità
sociale
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Uno dei critici contemporanei più incisivi è
stato il pensatore inglese Bernard Williams
(1929-2003), i cui rilievi sono la base di gran
parte delle attuali critiche all'utilitarismo, al
consequenzialismo e al welfarismo. Williams ha
affermato che l'utilitarismo può autorizzare il
compimento degli atti peggiori se viene comunque
salvaguardato il benessere degli individui. Per
questo le nozioni di "benessere" o di "felicità",
lungi dall'essere semplici e chiare, appaiono
problematiche e spesso estremamente vaghe.
Inoltre, l'utilitarismo non contempla la
possibilità di un conflitto tra due istanze
morali infatti, esso sa sempre cosa fare
(scegliere l'istanza più benefica) e non si pone
il problema della complessa composizione del
conflitto morale ma anche della sua vitale
importanza per il progresso etico della società.
Infine, Williams, accettando un rilievo che viene
fatto all'utilitarismo anche dall'economista
indiano Amartya Sen (n. 1933), evidenzia come
l'utilitarismo tenda ad ignorare l'identità degli
individui coinvolti, le loro esigenze profonde e
la loro integrità, ossia la separatezza delle
persone, il fatto che tra di esse ci siano delle
differenze. Infine, Williams mette in evidenza
come l'utilitarismo non sia in grado di rendere
conto del valore degli atti supererogatori. Lo
stesso Sen mette in evidenza come la nozione di
preferenza razionale non possa essere il solo
criterio per la scelta delle azioni da
incentivare infatti, ogni individuo esprime
bisogni ed esigenze in modi diversi, non
semplicemente preferendo una cosa ad un'altra.
Inoltre, l'utilitarismo rischia di essere un
sistema etico e politico ingiusto esso infatti,
impiegando come unico criterio di valutazione
morale la somma totale delle utilità individuali,
privilegia sempre le preferenze degli individui
messi meglio. Qui Sen critica soprattutto il
presupposto welfarista e quello
dell'ordinamento-somma. Altre critiche sono
venute dal comunitarismo, dal neo-contrattualismo,
dagli intuizionisti.
9
Secondo la logica utilitaristica se un sistema
economico rispetta le condizioni dellequilibri
economico generale e raggiunge pertanto un ottimo
paretieno non vi è spazio per lazione pubblica.
Resta il problema di una eventuale politica
redistributiva che per la definizione degli
obiettivi avrebbe comunque bisogno di giudizi
morali esterni, na che per la sua attuazione può
far riferimento al secondo teorema delleconomia
del benessere. Nel caso in cui invece i
fallimenti del mercato non consentono di
raggiungere una situazione ottimale vi è spazio
per una azione publica orientata alla
massimizzazione del benessere collettivo. Le
azioni da intraprendere vanno valutate rispetto
ai risultati che permettono di ottenere valutati
smpre secondo il criterio paretiano. Quando non è
possibile conscere la vera funzione delle
preferenze degli attori (il che è sempre vero per
le preferenze dele generazioni future quando si
vogliano conseguire obiettivi di
sostenibilità)e/o quando ci si muove in
condizioni di incertezza, la scelta delle
politiche in base al principio utilitaristico non
è più possibile e vi è bisogno di teorie etiche
alternative.
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  • Le teorie alternative a disposizione dei policy
    makers , degli economisti e degli ambientalisti
  • Il neo contrattualismo di Rawls (John Rawls Una
    teoria della giustizia, 1971)
  • Lapproccio delle capacità (capabilities
    approach) di Sen e Nussbaum (Diventare persone di
    Martha Nussbaum, 2000)
  • Il principio responsabilità unetica per la
    civiltà tecnologica(Hans Jonas,1979)

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Con "Una teoria della giustizia" Rawls tenta di
superare la dottrinafilosofica dellutilitarismo,
cioè, lidea secondo la quale una società giusta
debba perseguire il maggior benessere possibile
per il maggior numero di persone. Per Rawls la
posizione utilitaristica tende a sacrificare gli
interessi dellaminoranza. La concezione di
giustizia rawlsiana si basa sull'idea che tutti i
beni sociali principali devono essere distribuiti
in modo eguale, una distribuzione ineguale può
esserci solo se avvantaggia i più svantaggiati.
Rawls utilizza due argomenti a sostegno delle
sue idee. Con il primo argomento contrappone la
sua teoria alla teoria delluguaglianza delle
opportunità il secondo argomento è quello del
contratto sociale.
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Secondo Rawls, in una società che si fonda
sull'uguaglianza delle opportunità le
disuguaglianze di reddito sono giuste perché
legate alla bravura di ogni singolo individuo.
Egli non critica queste disuguaglianze ma le
disuguaglianze immeritate. Nascere ricchi o
poveri non è un merito, nascere intelligenti o
handicappati non è un merito, si tratta solo di
essere più fortunati o meno. Egli ritiene che
una giustizia distributiva equa deve tener conto
delle disuguaglianze immeritate e creare un
sistema dove i meno avvantaggiati possano
ottenere il massimo possibile ma dove coloro che
sono dotati di maggiore talento possano ricevere
per questo il giusto tributo. Per creare una
giustizia distributiva equa, Rawls utilizza,
reinterpretandolo, lo strumento del contratto
sociale, già utilizzato dal giusnaturalismo
seicentesco
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Con il contratto sociale si ipotizza una
situazione pre-sociale dove ogni individuo,
chiamato a stabilire i principi di giustizia che
dovranno governare la sua costituenda società, si
trovi in una "posizione originaria",
nell'incapacità cioè di conoscere e prevedere
quale sarà il suo posto nella società (se sarà
ricco o povero, se sarà intelligente o
handicappato, eccetera) (c.d. "velo
dell'ignoranza"). Rawls ritiene che trovandoci
in questa situazione, e cioè non conoscendo in
anticipo quali siano le nostre caratteristiche in
termini di capacità, ricchezza, razza, genere,
salute, ecc., sceglieremmo una società dove le
ineguaglianze dovrebbero essere usate per
migliorare la condizione dei più svantaggiati.
Va notato che la "posizione originaria" non
corrisponde allo "stato di natura" del
contrattualismo moderno, immaginato come un
ipotetico periodo storico precedente il patto
sociale
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The Capability Approach is a conceptual framework
developed by Amartya Sen and Martha Nussbaum for
evaluating social states in terms of human
well-being (welfare). It emphasizes functional
capabilities ("substantial freedoms", such as the
ability to live to old age, engage in economic
transactions, or participate in political
activities) these are construed in terms of the
substantive freedoms people have reason to value,
instead of utility (happiness, desire-fulfilment
or choice) or access to resources (income,
commodities, assets). Poverty is understood as
capability-deprivation. It is noteworthy that the
emphasis is not only on how human beings actually
function but on their having the capability,
which is a practical choice, to function in
important ways if they so wish. Someone could be
deprived of such capabilities in many ways, e.g.
by ignorance, government oppression, lack of
financial resources, or false consciousness. This
approach to human well-being emphasises the
importance of freedom of choice, individual
heterogeneity and the multi-dimensional nature of
welfare. In significant respects, the approach is
consistent with the handling of choice within
conventional micro-economics consumer theory
although its conceptual foundations enable it to
acknowledge the existence of claims, like rights,
which normatively dominate utility based claims
(see Sen (1979)).
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  • Nussbaum (2000) frames these basic principles in
    terms of ten capabilities, i.e. real
    opportunities based on personal and social
    circumstance. This approach contrasts with a
    common view that sees development purely in terms
    of GNP growth, and poverty purely as
    income-deprivation. It has been highly
    influential in development policy where it has
    shaped the evolution of the human development
    index HDI has been much discussed in philosophy
    and is increasingly influential in a range of
    social sciences.
  • The ten capabilities Nussbaum argues should be
    supported by all democracies are
  • Life. Being able to live to the end of a human
    life of normal length not dying prematurely, or
    before one's life is so reduced as to be not
    worth living.
  • Bodily Health. Being able to have good health,
    including reproductive health to be adequately
    nourished to have adequate shelter.
  • Bodily Integrity. Being able to move freely from
    place to place to be secure against violent
    assault, including sexual assault and domestic
    violence having opportunities for sexual
    satisfaction and for choice in matters of
    reproduction.
  • Senses, Imagination, and Thought. Being able to
    use the senses, to imagine, think, and reason--
    and to do these things in a "truly human" way, a
    way informed and cultivated by an adequate
    education, including, but by no means limited to,
    literacy and basic mathematical and scientific
    training. Being able to use imagination and
    thought in connection with experiencing and
    producing works and events of one's own choice,
    religious, literary, musical, and so forth. Being
    able to use one's mind in ways protected by
    guarantees of freedom of expression with respect
    to both political and artistic speech, and
    freedom of religious exercise. Being able to have
    pleasurable experiences and to avoid
    non-beneficial pain.

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5) Emotions. Being able to have attachments to
things and people outside ourselves to love
those who love and care for us, to grieve at
their absence in general, to love, to grieve, to
experience longing, gratitude, and justified
anger. Not having one's emotional development
blighted by fear and anxiety. 6) Practical
Reason. Being able to form a conception of the
good and to engage in critical reflection about
the planning of one's life. (This entails
protection for the liberty of conscience and
religious observance.) 7) Affiliation. Being
able to live with and toward others, to recognize
and show concern for other human beings, to
engage in various forms of social interaction to
be able to imagine the situation of another.
(Protecting this capability means protecting
institutions that constitute and nourish such
forms of affiliation, and also protecting the
freedom of assembly and political speech.) Having
the social bases of self-respect and
non-humiliation being able to be treated as a
dignified being whose worth is equal to that of
others. This entails provisions of
non-discrimination on the basis of race, sex,
sexual orientation, ethnicity, caste, religion,
national origin and species. 8) Other Species.
Being able to live with concern for and in
relation to animals, plants, and the world of
nature. 9) Play. Being able to laugh, to play,
to enjoy recreational activities. 10) Control
over one's Environment. Political. Being able to
participated effectively in political choices
that govern one's life having the right of
political participation, protections of free
speech and association. Material. Being able to
hold property (both land and movable goods), and
having property rights on an equal basis with
others having the right to seek employment on an
equal basis with others having the freedom from
unwarranted search and seizure. In work, being
able to work as a human being, exercising
practical reason and entering into meaningful
relationships of mutual recognition with other
workers.
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Riassumendo, questo libro è un grido salvare la
natura e con essa l'umanità. Ancor prima di
rispondere ai classici interrogativi sullessere
umano, il da dove, il come, il perchè della sua
vita, questi "deve" oggi salvare le condizioni
della sua stessa esistenza, onde rendere
possibili quegli interrogativi e ogni etica
conseguente. Ciò comporta un'etica prioritaria
quella della responsabilità (abilità a
rispondere) di fronte al transeunte, decisamente
minacciato di sparizione totale. Non quindi,
almeno per ora, responsabilità di fronte
all'eterno. (H.JONAS, IL PRINCIPIO
RESPONSABILITA',Einaudi, Torino 1990. commento
di Renato Pagotto (Fondazione "Stefanini")
http//www.geocities.com/centrotobagi/libri3.htm)
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Le idee di Rawls, Sen e Nussbaum sono inscritte,
più o meno strettamente, nel liberalismo politico
(the rule of law), dove il concetto di giustizia
è sempre associato ad un concetto di libertà e
questo in un concetto di diritto nellambito di
una concezione, liberale, di stato di
diritto. Uscendo dai confini del liberalismo
politico I concetti di giustizia e libertà
possono essere declinati allinterno di
concezioni politiche diverse, quali il
Comunitarismo (Il comunitarismo, o comunitarismo
identitario, è un termine nato negli USA alla
fine del XX secolo) per descrivere un movimento
di stampo aristotelico di opposizione alla
tradizione liberale di stampo anglosassone. Da
questo identifica oggi un insieme di filosofie
distinte ma unite dall'opposizione
allindividualismo). Anarchismo (La parola
"anarchia", per come è utilizzata dalla maggior
parte degli anarchici, non ha nulla a che fare
con il caos o lanomia rappresenta piuttosto una
forma egualitaria di relazioni umane stabilite ed
effettuate intenzionalmente). Socialismo
libertario (autogestione ed uguaglianza da a
ognuno secondo il proprio merito ad a ognuno
secondo il suo bisogno)
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