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Il Business Plan

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Il Business Plan Concetti base di Francesco Fusco LA PIANIFICAZIONE E il processo con il quale Si stabiliscono gli obiettivi da raggiungere nel periodo (3-5 anni ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Il Business Plan


1
Il Business Plan
  • Concetti base
  • di Francesco Fusco

2
LA PIANIFICAZIONE
  • E
  • il processo con il quale
  • Si stabiliscono gli obiettivi da raggiungere
  • nel periodo (3-5 anni)
  • Si individuano le risorse
  • (umane e finanziarie)
  • e gli strumenti
  • (nuovi prodotti, nuovi mercati)
  • per raggiungere gli obiettivi

3
IL BUSINESS PLAN
  • è lo strumento
  • che permette di
  • guidare
  • pianificare e
  • controllare
  •  
  • LE DECISIONI STRATEGICHE DIMPRESA

4
  • consiste
  • nella rappresentazione organica
  • di unidea imprenditoriale,
  • di una nuova iniziativa produttiva
  • in sostanza è il documento
  • che traduce un
  • progetto
  • in un piano
  • ben organizzato e strutturato

5
TALE DOCUMENTO
  • Traduce in termini numerici e descrittivi
  • le principali informazioni del progetto
  • Rappresenta la realtà aziendale
  • nellambito di un determinato periodo
    dosservazione,
  • evidenziandone le componenti
  • economico-patrimoniali-finanziarie

6
LE INFORMAZIONI CHE FORNISCE IL BUSINESS PLAN
  • TECNICHE
  • Caratteristiche del prodotto/della commessa
  • Tecnologie da utilizzare
  • MARKETING
  • Mercato/clientela da raggiungere
  • Prezzi e politiche promozionali
  • CONTABILI
  • Spese necessarie allavvio
  • Fonti di finanziamento
  • ECONOMICHE
  • Impatto del progetto sui costi e sui ricavi
    dellazienda
  • DESCRITTIVE
  • Compagine imprenditoriale
  • Storia della società
  • Adempimenti burocratici, amministrativi,
    ambientali

7
LA STRUTTURA-TIPO DEL BUSINESS PLAN
COME LO VOGLIAMO FARE
CHI SIAMO, DOVE SIAMO E CHE COSA VOGLIAMO FARE
PARTE DESCRITTIVA (ARGOMENTI)
PARTE NUMERICA (DATI)
BUSINESS PLAN
8
UNA COMPOSIZIONE TIPICA DEL BUSINESS PLAN
9
PARTE DESCRITTIVA (argomenti)
  • Presentazione dellimpresa
  • Iniziativa proposta
  • Prodotto/servizio
  • Mercato e concorrenza
  • Ciclo di produzione

10
PARTE NUMERICA (dati)
  • Documenti consuntivi
  • Informazioni (monetarie e non) di integrazione
  • Ripartizione investimenti
  • Ipotesi previsionali
  • Capacità produzione
  • Prezzi e volumi

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  • Si parla di
  • BUSINESS PLAN
  • anche quando lintervento proposto
  • riguarda una struttura già esistente
  • e non solo una nuova impresa

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  • In una società avviata
  • la regolare e sistematica
  • costruzione
  • del business plan
  • consente
  • allimprenditore
  • di valutare
  • quello che vuole fare
  • e
  • il modo migliore per farlo

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LA PRIMA FASE DEL PROCESSO DI PIANIFICAZIONE
  • È
  • rappresentata
  • da unidea
  • che prende forma
  • improvvisamente
  • in seguito a studi
  • in seguito a ricerche di mercato

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  • SUCCESSIVAMENTE
  • È
  • necessario
  • un processo strutturato
  • per verificare la fattibilità
  • del progetto

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IL PASSAGGIO DALLIDEA AL PROGETTO
  • genera
  • una serie di analisi
  • e valutazioni
  • per verificare
  • diverse informazioni inerenti
  • il mercato potenziale al quale rivolgersi
  • le spese da sostenere (costi fissi e variabili)
  •  
  • la copertura finanziaria necessaria per
    realizzare il progetto
  •  la dotazione di risorse umane idonee

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IL RISULTATO FINALE DI QUESTO PROCEDIMENTO
  • È
  • rappresentato
  • da documenti contabili previsionali
  • che
  • informano sullimpatto
  • economico-finanziario-patrimoniale
  • delliniziativa
  •  e
  • consentono
  • di valutare leffettiva realizzabilità e
    meritevolezza
  • soprattutto in termini di utili del progetto

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Le tecniche di analisi dei costi
  • Adottate consistono nel
  • DIRECT COSTINTG
  • E
  • Lanalisi del BEP

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Le tecniche di analisi dei costi
  • PRIMA DI ESAMINARE IL
  • B.PLAN
  • E OPPORTUNO CHIARIRE ALCUNI CONCETTI

19
LA TECNICA DEL DIRECT COSTING
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CARATTERISTICHE DEL DIRECT COSTING
  • E UNA TECNICA
  • DI CALCOLO DEI COSTI
  • BASATA
  • SULLA DISTINZIONE DEI COSTI
  • IN
  • FISSI
  • E
  • VARIABILI

21
I COSTI VARIABILI
  • SONO PROPORZIONALI
  • ALLA QUANTITA PRODOTTA E,
  • PERTANTO,
  • SONO ATTRIBUITI
  • AI SINGOLI PRODOTTI
  • CUI SI RIFERISCONO

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I COSTI FISSI
  • RAPPRESENTANO
  • LONERE CHE LIMPRESA
  • DECIDE DI SOSTENERE
  • PER SVOLGERE
  • LATTIVITA PRODUTTIVA.
  • SONO SOSTENUTI INDIPENDENTEMENTE DALLA PRODUZIONE
    EFFETTUATA

23
I COSTI FISSI
  • SONO CONSIDERATI
  • COSTI DI STRUTTURA
  • O DI CAPACITA
  • NON SONO, PERTANTO,
  • IMPUTATI ALLE SINGOLE LAVORAZIONI,
  • MA AL RISULTATO ECONOMICO
  • DEL PERIODO

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IL DIRECT COSTING
  • CONSIDERA I COSTI FISSI NON COME COSTI DA
    IMPUTARE AL SINGOLO PRODOTTO, MA COME COSTI DI
    PERIODO CHE DEVONO ESSERE NECESSARIAMENTE COPERTI
    PER RAGGIUNGERE UN PAREGGIO ECONOMICO.
  • AL PRODOTTO VENGONO IMPUTATI SOLAMENTE QUEI COSTI
    CHE GLI SONO OGGETTIVAMENTE RIFERIBILI,
  • CIOE I COSTI VARIABILI

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CRITICHE ALLA TECNICA DEL FULL COSTING
  • I RISULTATI CHE SI OTTENGONO CON TALE TECNICA NON
    SONO OGGETTIVI MA CONVENZIONALI A CAUSA DEL
    RIPARTO DEI COSTI FISSI
  • POTREBBERO FAR COMMETTERE ERRORI DI VALUTAZIONE

26
CON IL FULL COSTING
  • SI OTTIENE
  • UN INFORMAZIONE
  • DI COSTO COMPLETA
  • MA FUORVIANTE
  • CHE RICHIEDE
  • COSTOSE ELABORAZIONI

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LA METODOLOGIA DI CALCOLO DEI COSTI PIENI
  • IMPUTA I COSTI INDIRETTI AGLI OGGETTI DI CALCOLO
  • BASANDOSI SU CONGETTURE
  • PIU O MENO ATTENDIBILI,
  • QUALUNQUE SIA IL CRITERIO DI RIPARTIZIONE
    ADOTTATO

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LA TECNICA DEL DIRECT COSTING
  • PIUTTOSTO CHE ELABORARE METODOLOGIE DI CALCOLO
    COMPLESSE CHE PRODUCONO INFORMAZIONI DI COSTO
  • CARATTERIZZATE
  • DA UN CERTO GRADO DI SOGGETTIVITA, FOCALIZZA
    LATTENZIONE ESCLUSIVAMENTE SUGLI ELEMENTI DI
    COSTO OGGETTIVAMENTE IMPUTABILI ALLOGGETTO DI
    CALCOLO

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CON IL DIRECT COSTING
  • SI OTTIENE
  • UN INFORMAZIONE DI COSTO
  • PRECISA E CERTA,
  • ANCHE SE INCOMPLETA

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CON IL DIRECT COSTING SI PERVIENE ALLE SEGUENTI
CONFIGURAZIONI DI COSTO
  • COSTI DELLA MATERIA PRIMA PER SINGOLO PRODOTTO
  • COSTI DELLA MANO DOPERA VARIABILE PER PRODOTTO
  • ALTRI COSTI VARIABILI PER PRODOTTO
  • COSTO INDUSTRIALE VARIABILE PER PRODOTTO
  • ALTRI COSTI GENERALI COMMERCIALI VARIABILI PER
    PRODOTTO
  • COSTO COMPLESSIVO VARIABILE PER SINGOLO
    PRODOTTO

31
IL DIRECT COSTING
  • NON SI PROPONE DI INDIVIDUARE
  • IL COSTO GLOBALE
  • DI UN PARTICOLARE OGGETTO.
  • IL SUO OBIETTIVO E QUELLO
  • DI DETERMINARE
  • IL LIVELLO MINIMO DEI RICAVI
  • NECESSARIO A COPRIRE I COSTI TOTALI SOSTENUTI NEL
    PERIODO OSSERVATO,
  • OSSIA IN CHE MISURA UNA DETERMINATA PRODUZIONE E
    IN GRADO DI CONTRIBUIRE ALLA COPERTURA DEI COSTI
    DI PERIODO

32
SECONDO LOTTICA DEL DIRECT COSTING
  • AI FINI
  • DELLECONOMICITA AZIENDALE
  • E NECESSARIO
  • CHE
  • SIA SEMPRE SODDISFATTA LEQUAZIONE
  • RICAVI TOTALI - COSTI VARIABILI TOTALIgtCOSTI
    FISSI TOTALI

33
CON LA TECNICA DEL DIRECT COSTING
  • LE VALUTAZIONI DI CONVENIENZA DELLA REDDITIVITA
  • DEI DIFFERENTI PRODOTTI
  • SI BASANO SUL CONFRONTO DEL MARGINE DI
    CONTRIBUZIONE.
  • I COSTI FISSI ENTRANO NEL SISTEMA DI CALCOLO
    ESCLUSIVAMENTE A LIVELLO AZIENDALE

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IL MARGINE DI CONTRIBUZIONE
  • È DATO
  • DALLA DIFFERENZA
  • TRA IL RICAVO E
  • IL COSTO COMPLESSIVO VARIABILE
  • CHE DEVE PARTECIPARE
  • ALLA COPERTURA DEI COSTI FISSI
  • E ALLA FORMAZIONE DELLUTILE DI PERIODO

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LE DIVERSE CONFIGURAZIONIDEL MARGINE DI
CONTRIBUZIONE
  •  Margine di contribuzione unitario
  • differenza tra prezzo e costo variabile di un
    singolo prodotto indica quale e il contributo
    in termini monetari che apporta un ulteriore
    prodotto venduto alla copertura dei costi fissi
  • Margine di contribuzione totale
  • prodotto tra margine di contribuzione unitario e
    unità prodotte/vendute
  •   Margine di contribuzione aziendale sommatoria
    dei margini di contribuzione totali indica quale
    e il margine che rimane allazienda per coprire
    i costi di periodo

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LE METODOLOGIE PER LA DETERMINAZIONE DEI COSTI
DIRETTI
  •  
  • DIRECT COSTING SEMPLICE  
  • DIRECT COSTING EVOLUTO
  •  

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ESEMPIO DIRECT COSTING SEMPLICE
38
(No Transcript)
39
ESEMPIO DIRECT COSTING EVOLUTO
40
(No Transcript)
41
COMMENTI
  • IL DIRECT COSTING SEMPLICE
  • EVIDENZIA MARGINI PIU REMUNERATIVI
  • PER I RASOI E PER I PROFUMI
  • RISPETTO ALLE PENNE A SFERA
  • CIO POTREBBE PORTARE
  • A SCELTE ERRATE
  • PERCHE BASATE
  • SU INFORMAZIONI DI COSTO INCOMPLETE

42
LANALISI DEI COSTI FISSI SPECIFICI RIBALTA
LORDINE DI CONVENIENZA DELLE TRE LINEE DI
PRODOTTO POICHE LE PENNE RICHIEDONO INVESTIMENTI
PRODUTTIVI, COMMERCIALI E DI RICERCA E SVILUPPO
MOLTO INFERIORI.AL CONTRARIO I PROFUMI, A CAUSA
DEGLI ELEVATI COSTI FISSI SPECIFICI, RISULTANO
MENO REDDITIZI
43
IL DIRECT COSTING EVOLUTO
  • PER LE SUE CARATTERISTICHE
  • PUO ESSERE UTILIZZATO
  • PROFICUAMENTE IN IMPRESE
  • CON ELEVATI COSTI FISSI
  • CHE OPERANO SU MOLTEPLICI AREE DI RISULTATO
  • CARATTERIZZATE DA UN ELEVATO NUMERO DI AREE DI
    RESPONSABILITA
  • (ES. STRUTTURE DIVISIONALI)

44
LA BREAK-EVEN ANALYSIS
45
LA BREAK-EVEN ANALYSIS O ANALISI
COSTI-VOLUMI-RISULTATI
  • E UNA TECNICA IMPIEGATA
  • NELLE DECISIONI AZIENDALI
  • CHE ANALIZZA
  • LE COMPONENTI ECONOMICHE
  • IN FUNZIONE SOLO DELLOUTPUT FINALE,
  • OSSIA
  • DELLE UNITA PRODOTTE

46
CARATTERISTICHE
  • E ESTREMAMENTE FLESSIBILE E DI FACILE
    APPLICAZIONE PERCHE CONDIZIONATA SOLO DALLA
    VARIABILE UNITA PRODOTTE
  • PONE IN RELAZIONE IL VOLUME DI PRODUZIONE,
    VARIABILE INDIPENDENTE, CON LANDAMENTO DEI COSTI
    E DEI RICAVI TOTALI

47
FINALITA DELLO STRUMENTO
  • CONSENTE DI EVIDENZIARE QUALI SONO I LIVELLI
    PRODUTTIVI DA RAGGIUNGERE PER
  • OTTENERE IL PAREGGIO TRA COSTI E RICAVI
  • RILEVARE CERTI OBIETTIVI IN TERMINI DI
    REDDITIVITA

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  • LIMPIEGO DI QUESTA TECNICA,
  • OLTRE A CONSENTIRE DI DETERMINARE
  • GRAFICAMENTE O MATEMATICAMENTE
  • IL PUNTO DI ROTTURA (BEP),
  • PERMETTE DI VERIFICARE,
  • IN VIA PREVENTIVA O CONSUNTIVA,
  • GLI EFFETTI SUL REDDITO DI POSSIBILI VARIAZIONI
    DI QUANTITA ECONOMICHE
  • (VENDITE, COSTI FISSI, COSTI VARIABILI, PREZZI)

49
INOLTRE
  • PERMETTE DI
  • DETERMINARE IL MARGINE DI SICUREZZA (FATT.
    OBIETTIVO-FATT. DI PAREGGIO/FATTURATO OBIETTIVO)
  • DEFINIRE I VALORI OBIETTIVO DELLE SINGOLE
    VARIABILI INSERITE NELLEQUAZIONE
  • RISULTATO ECONOMICO
  • RICAVI TOTALI - COSTI TOTALI

50
PRESUPPOSTI/LIMITI DELLA BEA
  • DISTINGUE I COSTI TOTALI IN FISSI E VARIABILI
  • CONSIDERA LINEARI LE FUNZIONI DI COSTO E DI
    RICAVO
  • PRESUPPONE CHE LE QUANTITA PRODOTTE SIANO PARI A
    QUELLE VENDUTE (ASSENZA DI RIMANENZE DI PRODOTTI
    FINITI)
  • CONSIDERA DATA LA CAPACITA PRODUTTIVA E PERTANTO
    I COSTI FISSI NON VARIANO NEL LORO IMPORTO
    COMPLESSIVO

51
I METODI PER LAPPLICAZIONE DELLA BEA
  • METODO MATEMATICO
  • METODO GRAFICO

52
METODO MATEMATICO
  • IL PUNTO DI PAREGGIO TRA COSTI TOTALI E RICAVI
    SARA INDICATO DALLA RISOLUZIONE DELLEQUAZIONE
  • CTRT
  • CON INCOGNITA LA QUANTITA PRODOTTA E COLLOCATA
    SUL MERCATO
  • DOVE
  • CT (COSTI TOTALI)CFCVCFcvu x Q
  • RT(RICAVI TOTALI)pu x Q

53
LEGENDA
  • pu prezzo unitario di vendita dei prodotti
  • Q quantità venduta quantità prodotta
  • CV costi variabili
  • CF costi fissi
  • cvu costi variabili unitari

54
  • RISOLVENDO LEQUAZIONE
  • pxQ CF cvu x Q
  • Q x(p-cvu) CF
  • ISOLANDO Q, AVREMO
  • CF
  • Q
    -----------
  • p cvu
  • Dove (p-cvu) costituisce il margine di
    contribuzione unitario che esprime, a livello di
    unità di prodotto
  • o a livello complessivo (se moltiplicato per la
    quantità prodotta) quanto residua dai ricavi di
    vendita dopo aver coperto i costi variabili e
    quindi lutile per coprire i costi fissi

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METODO GRAFICO
  • I costi fissi sono rappresentati da una retta
    parallela allasse delle ascisse
  • I costi variabili sono rappresentati da una retta
    passante per lorigine con coefficiente angolare
    rappresentato dal costo variabile unitario
  • I ricavi totali sono rappresentati da una retta
    passante per lorigine con coefficiente angolare
    rappresentato dal prezzo di vendita dei prodotti

56
LA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DELLA BEA
RT
COSTI RICAVI
K
CT
RTCT
CVT
T
CFT
Q
Q
Q1
Q2
57
  • Q RAPPRESENTA LA PRODUZIONE DI EQUILIBRIO, VALE
    A DIRE IL LIVELLO DI PRODUZIONE A CUI CORRISPONDE
    UN PROFITTO PARI A ZERO
  • E PALESE CHE RAPPRESENTA LA LINEA DI ROTTURA
  • PER QUANTITA SUPERIORI A Q RT gt CT
  • E, QUINDI, SI REALIZZANO PROFITTI,
  • PER QUANTITA INFERIORI CT gtRT E, QUINDI, IL
    RISULTATO E UNA PERDITA

58
  • DAL PUNTO DI VISTA GRAFICO LA BEA CONSENTE DI
    RILEVARE IL LIVELLO DI UTILE (SEGMENTO K) O DI
    PERDITA (SEGMENTO T) ASSOCIATO A DETERMINATI
    LOTTI PRODUTTIVI,
  • RISPETTIVAMENTE Q1 E Q2

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LA POTENZIALITA ECONOMICO-STRUTTURALE
  • ESPRIME LA CAPACITA DELLIMPRESA DI PRODURRE
    REDDITO DATA DA UNA COMBINAZIONE DEI COSTI
    FISSI E VARIABILI E DEI RICAVI.
  • MINORE E IL VOLUME CHE PERMETTE LEGUAGLIANZA
    TRA I COSTI TOTALI ED I RICAVI TOTALI, MIGLIORE
    E LA POTENZIALITA ECONOMICO-STRUTTURALE

60
  • LA POTENZIALITA ECONOMICO-STRUTTURALE MIGLIORA
    SE IL PAREGGIO TRA COSTI E RICAVI, SI OTTIENE IN
    CORRISPONDENZA DI VOLUMI MINORI.
  • SE NELLA COMBINAZIONE I COSTI FISSI PREVALGONO SU
    QUELLI VARIABILI, IL VOLUME IN RELAZIONE AL QUALE
    SI HA IL PAREGGIO TRA COSTI E RICAVI, E PIU
    ELEVATO CHE NON NELLA COMBINAZIONE OPPOSTA.

61
  • LEVA OPERATIVA
  • LA DISTINZIONE TRA COSTI FISSI E VARIABILI,
    PERMETTE DI DETERMINARE IL GRADO DI LEVA
    OPERATIVA DI UNIMPRESA,
  • E CIOE
  • IL GRADO DI SENSIBILITA DEL REDDITO, A
    VARIAZIONI NEI VOLUMI DI VENDITA

62
  • SI GENERA UN EFFETTO LEVA OGNI QUAL VOLTA LA
    VARIAZIONE (POSITIVA O NEGATIVA) DI UNA VARIABILE
    INDIPENDENTE, DETERMINA UNA VARIAZIONE MAGGIORE
    SU UNALTRA VARIABILE (EFFETTO MOLTIPLICATIVO).
  • LA VARIAZIONE AMPLIFICATA E LEFFETTO, MENTRE LA
    LEVA NE E LA CAUSA APPARENTE.

63
  • IL GRADO DI LEVA OPERATIVA DI UNIMPRESA SARA
    TANTO PIU ALTO QUANDO
  • E PIU AMPIA LA FORBICE PREZZI DI VENDITA
    COSTI VARIABILI
  • E PIU ELEVATA LINCIDENZA DEI COSTI FISSI, E
    QUINDI QUANTO PIU SI E VICINI AL PUNTO DI
    PAREGGIO

64
  • PER VOLUMI SUPERIORI AL B.E.P., IL MARGINE
    UNITARIO DI CONTRIBUZIONE MISURA LA CONTRIBUZIONE
    AL PROFITTO, PER CUI QUESTO CRESCE PIU
    VELOCEMENTE IN CASO DI LEVA OPERATIVA ALTA.
  • TALE CONDIZIONE COMPORTA UN RISCHIO ELEVATO
    LEGATO AGLI ALTI VOLUMI PRODUTTIVI IN GRADO DI
    GENERARE PROFITTI COMPLESSIVI.

65
  • LA SCELTA DEL LIVELLO DI LEVA OPERATIVA E
    FONDAMENTALE IN FASE DI PROGETTAZIONE, MA
    RAPPRESENTA ANCHE UN UTILE STRUMENTO SU CUI AGIRE
    PER OTTENERE UNA MIGLIORE POTENZIALITA
    STRUTTURALE DI UNAZIENDA GIA OPERANTE.

66
  • LA DETERMINAZIONE DELLA LEVA OPERATIVA CONSENTE,
    IN LINEA GENERALE, DI OTTIMIZZARE ALCUNE SCELTE
    SECONDO LE CARATTERISTICHE DEL MERCATO IN CUI SI
    OPERA.

67
  • IN PARTICOLARE, IN PRESENZA DI MERCATI FORTEMENTI
    VARIABILI NEL TEMPO MEDIO-LUNGO, E PREFERIBILE
    RENDERE FLESSIBILE LA STRUTTURA, E OPTARE PER UNA
    BASSA LEVA OPERATIVA CHE, SE NON PERMETTE
    INCREMENTI CONSISTENTI DI PROFITTO ALLAUMENTARE
    DELLE VENDITE, RENDE POSSIBILE OTTENERE UN B.E.P.
    PER QUANTITA MINORI E, QUINDI, RAGGIUNGIBILE
    PIU FACILMENTE ANCHE IN PERIODI DI CONTRAZIONE
    DEI VOLUMI VENDUTI.

68
  • AL CONTRARIO IN UN MERCATO LA CUI TENDENZA E
    COSTANTE, O CHE E ADDIRITTURA IN SVILUPPO, LA
    SCELTA DI UNA COMBINAZIONE CHE DIA UNA LEVA
    OPERATIVA ALTA, RENDE PIU INTERESSANTE LAUMENTO
    DEI VOLUMI DI VENDITA. UN B.E.P. PIU ELEVATO IN
    QUESTO CASO NON PREOCCUPA ECCESSIVAMENTE PROPRIO
    PER LE CONDIZIONI DI MERCATO.

69
  • LANALISTA ESTERNO NON È QUASI MAI IN GRADO DI
    DETERMINARE IL B.E.P. DI UNIMPRESA, VISTO CHE
    NON CONOSCE CON ESATTEZZA LA RIPARTIZIONE DEI
    COSTI FISSI E VARIABILI.
  • E COMUNQUE INTERESSANTE ANALIZZARE IL TREND DEL
    REDDITO OPERATIVO AL VARIARE DEL FATTURATO, PER
    DESUMERE INFORMAZIONI INDIRETTE SULLEFFETTO DI
    LEVA OPERATIVA.

70
TREND DI LEVA OPERATIVA
  • Variazione Reddito operativo
  • --------------------------------------------------
    ---
  • Variazione Fatturato

71
IL MARGINE DI SICUREZZA
  • IL MARGINE DI SICUREZZA INDICA DI QUANTO
    PERCENTUALMENTE, POSSONO DIMINUIRE LE VENDITE
    ATTUALI (CIOE DI QUANTO PUO RIDURSI IL LIVELLO
    DI FATTURATO NETTO ESPOSTO IN BILANCIO) PRIMA CHE
    LIMPRESA COMINCI A REALIZZARE PERDITE.

72
ESEMPIO
  • VENDITE EFFETTIVE 1215
  • VENDITE DI EQUILIBRIO 693
  •  
  • 1215 693
  • M.S. ----------------- X 100 42,96 43
  • 1215
  •  QUESTO DATO INDICA CHE LIMPRESA PUO SOPPORTARE
    UNA CONTRAZIONE DEI RICAVI DI VENDITA PARI AL 43
    PRIMA CHE SI QUANTIFICHI UNA PERDITA OPERATIVA.

73
  • OCCORRE, TUTTAVIA, OSSERVARE ESPLICITAMENTE, CHE
    IL M.S. E UN INDICATORE SIGNIFICATIVO SOLO SE SI
    SUPPONE CHE LA RIDUZIONE DEI RICAVI DI VENDITA
    SIA CONNESSA AD UNA CONTRAZIONE DEI VOLUMI FISICI
    DI PRODUZIONE.

74
  • IL M.S. NON E UTILIZZABILE SE SI SUPPONE CHE LA
    RIDUZIONE DEI RICAVI DI VENDITA SIA CONSEGUENTE
    AD UNA DIMINUZIONE DEI PREZZI MEDI DI VENDITA.
  • LA SEMPLICE RIDUZIONE DEL PREZZO UNITARIO DI
    VENDITA, INFATTI, PUR CONTRAENDO IL FATTURATO,
    NON COMPORTEREBBE ALCUNA RIDUZIONE NEI VOLUMI
    PRODOTTI E VENDUTI E, DI CONSEGUENZA, ALCUNA
    RIDUZIONE NEI COSTI VARIABILI.

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  • IL MARGINE DI SICUREZZA E UN DATO IMPORTANTE PER
    APPREZZARE LA SITUAZIONE ECONOMICA, PROSPETTICA,
    DELLIMPRESA ANALIZZATA, IN QUANTO E INDICATORE
    DELLA CAPACITA DI RESISTENZA DELLIMPRESA DI
    FRONTE AD UN CALO DELLA DOMANDA, CIOE AD UNA
    DIMINUZIONE DELLE QUANTITA VENDUTE E, DI
    CONSEGUENZA PRODOTTE.

76
  • NELLE ANALISI DI BILANCIO COMPARATIVE TRA DUE
    IMPRESE CHE ABBIANO LO STESSO FATTURATO E LO
    STESSO RISULTATO OPERATIVO, A PARITA DI OGNI
    ALTRA CONSIDERAZIONE, E PREFERIBILE QUELLA CHE
    PRESENTI IL M.S. PIU ELEVATO.

77
  • IL M.S. DIPENDE DALLA DIMENSIONE DELLE VENDITE DI
    EQUILIBRIO, MA IL VOLUME DI QUESTE SI CONNETTE A
    SUA VOLTA ALLA STRUTTURA DEI COSTI E, IN ULTIMA
    ANALISI, A QUELLA DELLINTERO PROCESSO
    PRODUTTIVO.
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