Title: C.IC.
1C.IC.
- 10 anni e non li dimostra
2Organigramma scuola tipo
3ATTIVITA
4Attività curriculari
5Attività integrative e progetti
6Attività extra e complementari
7Il C.I.C.
8Quadro legislativo
- DPR 309 del 9 ottobre 1990
- L. 216 del 19 luglio 1991
- C.M. 66 del 1991
- C.M. 47 del 20 febbraio 1992
- C.M 362 del 1992
- C.M. 120 del 9 aprile 1994
- L. 496 dell8 agosto 1994
- C.M. 45 dell8 febbraio 1995
9Quadro legislativo
- D.M. 251 del 29 maggio 1998
- DPR 249 del 24 giugno 1998
- L.45 del 18 febbraio 1999
- DPR 275 dell8 marzo 1999
- D.M. 179 del 19 luglio 1999
- Lettera circolare 194 del 4 agosto 1999
- D.M 292 del 3 dicembre1999
10Quadro legislativo
- C.M.325 dell11 ottobre 1995
- DPR 567 del 10 ottobre 1996 con successive
modifiche - D.M. 487 del 6 agosto 1997
- D.Leg.vo 112 del 31 marzo 1998
- L. 45 del 1999
- Direttiva 292 del 3 dicembre 1999
11DPR 309 art 106
1- I provveditorati agli studi ,di intesa con i
consigli distituto e con i servizi pubblici per
lassistenza socio sanitaria ai tossicodipendenti
istituiscono centri di informazione e consulenza
rivolti agli studenti allinterno delle scuole
secondarie superiori 2- i centri possono
realizzare progetti di attività informativa e di
consulenza concordati dagli organi collegiali
della scuola con i servizi pubblici e con gli
enti ausiliari presenti sul territorio. Le
informazioni e le consulenze sono erogate
nellassoluto rispetto dellanonimato di chi si
rivolge al servizio
12C.M. 47 20 febbraio 1992
1- Obbligatorietà della prevenzione 2-
Ordinarietà della prevenzione 3- Collegialità
nella progettazione di iniziative di prevenzione
CIC Importante risulta disporre di almeno un
aula attrezzata, che sia il punto di riferimento
per lo svolgimento delle attività del centro. Non
si tratta di limitarsi ad una attuazione
puramente formale della legge, ma di garantire
che il centro sia effettivamente utile e vitale
13Direttiva 600/1996 Berlinguer
- offrire strumenti per l'analisi della domanda
formativa e del disagio, a livello individuale e
collettivo - favorire l'inserimento nei
progetti di percorsi idonei a promuovere
cambiamenti negli atteggiamenti e negli stili di
vita di singoli o di gruppi di studenti, in modo
da contrastare la diffusione di comportamenti
dipendenti e a rischio
14Direttiva Berlinguer 2
- sviluppare e sostenere la collaborazione tra le
scuole, gli operatori degli enti locali, dei
servizi socio-sanitari(SERT), nonché delle
organizzazioni del volontariato, anche mediante
accordi di programma con le aziende sanitarie
locali (ASL) - - mettere a disposizione le conoscenze e le
competenze professionali degli operatori
scolastici per consentire di attivare adeguate
forme di intervento a carattere
interistituzionale sui problemi della educazione
alla salute, in particolare attraverso accordi
tra i CIC, gli osservatori e gli organismi che
operano per la prevenzione della dispersione
scolastica
15Alcuni modelli di C.I.C
1. Modello telefono amico 2.
Modello "sportello" 3. Modello
supermarket 4. Modello Club per giovani
5. Modello laboratorio 6. Bottega di
formazione 7. Modello "rete" territoriale
8. Modello club di qualità della vita a
scuola e sul territorio
16Modello telefono amico
17Modello sportello
18Modello supermarket
19Modello Club per giovani
20Modello laboratorio
21Bottega di formazione
22Modello "rete"
23Modello club di qualità della vita a scuola e sul
territorio
24L'idea centrale Il filtro
- L'identità del C.I.C. e le sue funzioni sono
state definite attorno all'idea centrale di
"filtro", ciò vale a dire la specificità del
nuovo servizio offerto dalla scuola è quella di - raccogliere,
- ascoltare
- le richieste informative e di consulenza degli
studenti - definendo costantemente dei "confini" tra quanto
la scuola può ed è tenuta ad offrire e quanto va
invece rimandato ad altri (servizi, enti, centri
) in grado di dare risposte qualificate. - In questo si è cercato di attivare in prima
persona gli studenti sia nella ricerca delle
informazioni, sia nella realizzazione di
iniziative, proposte
25Finalità
- 1. rispondere al fabbisogno informativo degli
studenti e/o stimolare/ampliare la conoscenza
delle opportunità esistenti in ambiti di
particolare interesse -
- 2. raccogliere\facilitare l'espressione delle
difficoltà, dei problemi da parte degli studenti
offrendo un supporto perché il soggetto si abitui
alla ricerca delle soluzioni -
- 3. creare un osservatorio della realtà
scolastica, in grado di rilevare le esigenze e le
problematiche degli studenti, in modo tale da
offrire una visione reale, aggiornata e
aggiornabile, della realtà giovanile
contestualizzata, e materiale di riflessione dal
quale ricavare linee operative -
-
26Finalità
- 4. favorire la partecipazione e l'iniziativa
degli studenti facendoli sentire protagonisti - 5. coordinare le diverse attività volte al
miglioramento della qualità della vita
all'interno dell'Istituto, facilitando la
comunicazione sia all'interno della scuola, sia
tra la scuola e l'esterno - 6. valorizzare le molteplici esperienze che
fanno parte del patrimonio della scuola,
realizzate in passato o in corso di attuazione,
collaborando nel lavoro documentazione e
favorendone la conoscenza sia all'interno che
all'esterno dell'Istituto
27Che cosa offre
- 1- Informazione
- Ai singoli offre un'informazione di primo livello
sulle aree tematiche individuate in
collaborazione con i servizi territoriali - Promuove e propone iniziative a carattere
informativo\formativo mirate rivolte a gruppi
(alle classi o a gruppi formati per interesse). - Realizza campagne informative rivolte a tutti gli
studenti. - 2-Consulenza
- E' punto di ascolto delle richieste espresse
direttamente dagli studenti o espresse attraverso
i docenti. - Aiuta a chiarificare la domanda espressa o
inespressa al fine di facilitare la ricerca di
soluzioni inerenti . - Offre un servizio di counselling .
28Che cosa offre
-
- 3.Come osservatorio della realtà scolastica
- Crea una banca dati sulla domanda degli
studenti, costantemente aggiornata, che offra la
possibilità di ricerca sia didattica che
educativa. -
- 4. Supporto alla partecipazione degli studenti
- Ha una funzione di tutoring
nell'organizzazione e nella gestione delle
iniziative fondamentale l'apporto dato
al Comitato Studentesco quale gruppo di gestione
pratica delle attività proposte decise dal
comitato stesso. -
- 5.Coordinamento delle attività
- Si propone come punto di riferimento
verso il quale confluiscano le informazioni sulle
diverse attività\iniziative\proposte (anche di
quelle integrative ai percorsi didattici),
assicurandone la circolarità. -
- 6.Documentazione
- Documenta le attività e le esperienze attuate
nella scuola raccogliendo i materiali prodotti
(dati, relazioni, pubblicazioni, ...)
29A chi si rivolge
-
- Il servizio si rivolge agli studenti
dell'Istituto, tenendo conto delle diverse
esigenze biennio, terze e quarte, quinte. - Anche i docenti possono usufruire del C.I.C. sia
per quel che offre in termini informativi, sia
per quel che riguarda la consulenza nella misura
in cui lo ritengano utile per lo svolgimento del
lavoro didattico/educativo.
30Chi opera al CIC ?
- Alunni una settantina che allinizio dellanno
tramite un questionario decidono di gestire il
cic - Docenti sette tra cui i due docenti referenti
e due figure obiettivo
31Organigramma
32Gruppo apertura-informazione
- I compiti del gruppo sono stati principalmente
- 1.presenza nella sede durante l'intervallo, le
ultime due ore del giovedì e, quando possibile,
prima dell'inizio delle lezioni - 2.raccolta, informatizzazione, organizzazione e
distribuzione il materiale di vario interesse per
le classi, nonché pubblicazione e diffusione di
alcune informazioni grazie alla collaborazione
con il gruppo del KENESO' - 3.smistamento e diffusione di materiale pervenuto
per posta soprattutto da Università e da altri
siti scolastici - 4.collaborazione quando necessaria per altri
compiti collegati al CIC. -
33Gruppo comunicazione
- KENESO' foglio murale distribuito in tutte le
classi con scadenza ravvicinata (un numero ogni
2 settimane circa). La sua funzione fondamentale
è stata informare tempestivamente sugli
avvenimenti nella scuola o sulle opportunità di
varia natura. - PASSAPAROLA il giornalino scolastico che viene
pubblicato da qualche anno, tratta dei temi
legati alla scuola, di problemi adolescenziali ,
di argomenti interessanti per gli studenti
(musica, recensioni, spettacoli....). - AGENDA-ANNUARIO 2000/2001 L'agenda scolastica,
denominata AGENDAGENDO, esiste ormai da tre anni
ed è da due "istituzionalizzata" mediante la
distribuzione gratuita a tutti gli studenti
iscritti. In realtà gli studenti sono liberi di
utilizzare altri diari scolastici, ma di fatto la
maggior parte di essi utilizza l'agenda di Villa
Greppi.
34Gruppo iniziative
- formato da circa una ventina di ragazzi e
coordinato da un docente referente, ha provvede a
promuovere e organizzare una serie di attività
all'interno dell'Istituto, sia inerenti al tema
che in risposta alle esigenze emerse nel corso
dell'anno in particolare - ATTIVITA' di SUPPORTO al P.G.
- Assemblee distituto
- Giornata dell'Arte
- Giornata della Musica
- I concerti della legge 133
- FESTA della PRIMAVERA
35Riferimenti minimali
- L. 26 giugno 1990, n. 162
- Testo Unico L. 309/90
- C.M. 240, 2 agosto 1991
- C.M. 47, 20 febbraio 1992
- C.M. 22 dic. 1992, n.362
- C.M. 120, 9 aprile 1994
- C.M. 45, 8 febbraio 1995
- C.M. 653 1996
- Direttiva 292 del 3 dicembre 199
36Riflessioni
- Leducazione alla salute
- assume il carattere di obbligatorietà in quanto
la legge 162 vincola la scuola a progettare
attività di promozione dell'educazione alla
salute e di prevenzione delle forme di dipendenza
indicate (CM n. 47 del 20 febbraio 1992) - interessa l'intera vita della scuola e cioè non
solo i tempi extra-curricolari e quelli previsti
per le assemblee studentesche ma anche lo
svolgimento ordinario delle attività ludiche e
didattiche attraverso l'approfondimento di
specifiche tematiche nell'ambito di tutte le
discipline curricolari - esige il confronto e l'approfondimento
collegiale della natura, dei "disagi" che è
necessario combattere, delle "dipendenze" che si
intendono superare, dei valori che si vogliono
promuovere e dei risultati che si desiderano
ottenere
37CIC Cattaneo
- Perché il modello CIC non si è diffuso?
- scarsa convinzione negli operatori scolastici e
socio-sanitari sulla capacità dei CIC di
rispondere in modo efficace alle istanze dei
giovani - Così pure la prudenza o la diffidenza o
l'indifferenza dei giovani verso le proposte del
Ministero della Pubblica Istruzione che appaiono
loro come iniziative "calate dall'alto" e che li
vedono "poco protagonisti". - una perplessità di fondo di molti "addetti ai
lavori" (non solo del sistema scuola) sulla "vera
natura", sulle "specifiche" funzioni di un
Centro, sull'effettiva possibilità di
"funzionare" all'interno del quadro organizzativo
e operativo della scuola già di per sé complesso,
sui "tempi" di apertura e di attività del CIC
rispetto ai tempi scuola ordinari.
38Cattaneo
- a) Collocazione dei CIC nella strategia di
educazione alla salute e di prevenzione prevista
dalla Legge 162 e definita in termini operativi
nelle circolari ministeriali applicative. - b) Idea originaria dei CIC e immagine diffusa
del CIC sul territorio. - Il CIC nasce come spazio polifunzionale
all'interno della scuola, aperto ai giovani per
attività in cui possono essere protagonisti
reali. - Il CIC nasce come "spazio" in cui i giovani
possono sentirsi a loro agio, assumendo
informazioni per rispondere a loro esigenze
personali, legate o meno al loro status di
studenti. - Il CIC nasce come spazio per i giovani sull'idea
dei "club per giovani" uno spazio per leggere,
per conversare, per giocare, per fare attività di
progettazione, di animazione, di esperienze di
cooperazione e/o di solidarietà verso gli altri. - Il CIC nasce anche come spazio di ascolto per i
giovani che, aggregati come gruppi classe o
gruppi spontanei, hanno il bisogno di sentirsi
ascoltati in merito a istanze correlabili con
forme di "disagio scolastico" o con esigenze di
definizione del loro ruolo nella scuola. - Il CIC non nasce quindi come succursale di una
ASL nè come solo spazio per l'ascolto dei giovani
che presentano problemi a livello personale. - Quest'ultimo aspetto non può essere negato, ma
non può diventare il solo "contenuto" del CIC.
39Cattaneo
- c) Il CIC si qualifica quindi come spazio
polifunzionale, gestito da persone della scuola e
da operatori esterni (ad esempio gli operatori
ASL). - Il team di gestione formato prevalentemente da
persone della scuola (es. insegnanti) che possono
dialogare con i giovani in modo più libero, meno
formale e soprattutto senza l'assillo di
controlli burocratici o di programmi da svolgere. - Il CIC nasce quindi come struttura scolastica in
cui possono (eventualmente) inserirsi operatori
extrascolastici per rendere servizi al gruppo di
giovani. - d) La compresenza di operatori scolastici ed
extrascolastici è una delle modalità praticate
nei CIC. - Occorre tuttavia tenere sotto controllo il fatto
che si debba procedere ad un confronto tra le
aspettative degli operatori scolastici e quelle
degli altri operatori. - Si tratta quindi di favorire una negoziazione tra
le professionalità presenti per l'erogazione di
un servizio che prima di tutto è un servizio per
i giovani, nelle loro tipiche aggregazioni
gruppo classe, gruppo spontaneo, gruppi
informali, gruppi di giovani eletti negli OO.CC.
ecc. - Oggi è diffusa la prassi di affidare la gestione
del CIC a operatori dell'extrascuola (specie a
psicologi o assistenti sociali ASL) con un forte
atteggiamento di delega da parte degli operatori
scolastici. - Il messaggio che è passato attraverso alcuni
modelli di CIC è di natura prevalentemente di
"ascolto/sostegno" al giovane. Questa prassi
riduce di molte le potenzialità del CIC per il
miglioramento della qualità della vita a scuola.
40Cattaneo
- e) Accanto al disagio personale, che non va
negato, esiste un "disagio scolastico" di cui il
CIC si dovrebbe far carico. - Si tratta di studiare "formule" operative per
aiutare i giovani ad acquisire un metodo di
studio, ad affrontare problemi di orientamento o
riorientamento, a prevenire le cause di abbandoni
o di pluriripetenze, a gestire correttamente
forme di comunicazione tra loro, con gli adulti,
ecc. - Davanti a situazioni di forte disagio personale
gli operatori del CIC, dopo un primo momento di
accoglienza, dovrebbero saper orientare il
giovane ai servizi già presenti sul territorio,
sostenendolo nella presa di contatto e nel
mantenimento del rapporto. E' necessario
"arginare" presto un diffuso atteggiamento degli
operatori della scuola e di altre istituzioni che
"vedono" il CIC prevalentemente come struttura
che si fa carico di "casi". - f) La collaborazione del CIC nell'orario
curricolare e/o in orario extracurricolare - Il modello più diffuso vede l'apertura e il
funzionamento del CIC di pomeriggio, al di fuori
dell'orario curricolare. - Là dove il CIC funziona di mattina, prevede la
sola attività di ascolto a livello individuale. - Nelle località di forte pendolarismo inoltre
l'apertura del CIC in orari extracurricolari
impedisce a molti giovani di utilizzare questa
opportunità. - g) La formazione del "personale" incaricato di
gestire le attività di CIC - Si è riscontrata una certa disponibilità dei
docenti che spesso improvvisano le loro
competenze. - Così gli operatori delle ASL che trasferiscono
"modelli" non sempre adatti al "clima" e alla
"cultura" della scuola.
41Cattaneo
- h) Il rapporto tra l'attività dei CIC e
l'attività ordinaria della scuola. - Sono limitate le esperienze di raccordo e le sole
esistenti riguardano attività di progettazione,
di gestione delle situazioni comunicative, di
gestione di momenti assembleari della vita
scolastica. - i) E' molto basso l'uso che gli operatori
impegnati nei CIC fanno delle informazioni
raccolte. - Si tratta ovviamente di garantire l'anonimato e
la riservatezza, ma dai colloqui possono emergere
"problemi" di cui la scuola dovrebbe farsi carico
nella prospettiva di migliorare la qualità della
vita scolastica. - l) La partecipazione dei ragazzi molto legata
alla credibilità del servizio, quindi alla
credibilità degli operatori impegnati nei CIC. - I giovani tuttavia non sono utenti passivi di un
servizio erogato da altri i giovani partecipano
all'ideazione, alla realizzazione e alla gestione
del servizio stesso. - Solo in situazioni particolari il giovane può
richiedere un servizio "ad personam", ma questo
fatto non dovrebbe diventare la norma. - m) Il CIC non è un contenitore in cui si può
mettere di tutto. - Il CIC è una opportunità offerta alle scuole
perché possano, tramite queste possibilità,
migliorare la qualità della vita a scuola,
prevenire forme di disagio, potenziare il senso
di appartenenza dei giovani a quell'Istituto. Ai
docenti con funzione-obiettivo spetta il compito
di rivitalizzare "strutture" e "risorse" già
presenti nella scuola. -
42Bibliografia minima
- La condizione studentesca
- Bruni F., Cantino L., Tarallo C., Turletti B.,
Con gli occhi dei ragazzi. Immagini e percorsi di
vita degli adolescenti in una scuola media
superiore di Torino, Comune di Torino, 1991 - Calbi R., Laraia M., Selvaggio M.A., Squitieri
F., Nel segno della complessità. L'identità
studentesca nell'area napoletana, Angeli, Milano,
1994 - Capecchi V. (a cura di), Prima e dopo il
diploma percorsi maschili e femminili, il
Mulino, Bologna, 1983 - CENSIS, Labirinti vecchi e nuovi. Indagine sui
comportamenti e atteggiamenti dei giovani
studenti nella provincia di Siracusa, Angeli,
Milano, 1986 - Franchi G., Mapelli B., Librando G., Donne a
scuola. Scolarizzazione e processi di crescita di
identità femminile negli anni '70 e '80, Angeli,
Milano, 1987 - Gasperoni G., Diplomati e istruiti. Rendimento
scolastico e istruzione nella secondaria
superiore, Il Mulino, Bologna, 1996 - Masini V., Dalla classe al gruppo. Analisi sulla
personalità collettiva di 207 classi ed
indicazioni di intervento educativo,
Provveditorato agli Studi di Terni, 1995 - Nicoli D. (a cura di), Una nuova figura di
studente. Ricerca sull'associazionismo
studentesco nella secondaria superiore, Angeli,
Milano, 1985 - Sclavi M., A una spanna da terra. indagine
comparativa su una giornata di scuola negli Stati
Uniti e in Italia e i fondamenti di una
"metodologia umoristica", Feltrinelli, Milano,
1989 -
43Bibliografia minima
- Tallandini M.A., Valentini P., La scuola è una
grande casa. La rappresentazione del sistema
scolastico nel bambino e nell'adolescente,
Raffaello,Cortina, Milano, 1995 - Tartarotti L., Il fenomeno "lezioni private".
Un'indagine campionaria fra gli studenti delle
scuole secondarie superiori mantovane,
Provveditorato agli Studi, Mantova, 1993 - Vezzani B,. Tartarotti L., Benessere/malessere
nella scuola. Una ricerca fra gli studenti della
scuola secondaria superiore, Giuffrè, Milano,
1988 - Abbandono e dispersione scolastica
- AA.VV., Dispersione scolastica, Vita e Pensiero,
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scuola italiana, Ministero della Pubblica
Istruzione, Roma - AA.VV., Il varco e il volo. Dispersione
scolastica la logica del fare, Provveditorato
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fatalità, Provincia di Bergamo, Bergamo, 1993 - Arrighi A., Pombeni M.L., Sarchielli G..,
Orientamenti per una strategia di analisi e di
intervento del fenomeno drop-out in provincia di
Bologna, Provincia di Bologna, Bologna, 1989 - Benvenuto G., Bettoni C., Boldi E., Il progetto
Re.Di.S. recupero della dispersione scolastica,
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44Bibliografia minima
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sistema della dispersione. Modelli e modalità di
intervento "contro" in Italia e in Europa,
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Roma, 1976 - Di Giorgi P., La dispersione scolastica che
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Provveditorato agli Studi, Palermo, 1992 - IRER, La dispersione scolastica negli istituti
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Milano, 1992 - Malizia G., Chistolini S., Drop-out non più.
L'abbandono nel biennio a Verona un'indagine e
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Comune di Modena, 1994 - Micco D., Reggio P., Fuori dal gioco. Formazione
e lavoro per giovani drop-out, Angeli, Milano,
1989 - Mongardini C., Rapporto sulla dispersione
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Bulzoni, Roma, 1979 - Ribolzi L., La scuola incompiuta. Un'analisi
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superiore, Vita e Pensiero, Milano, 1984 -
45Bibliografia minima
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Scelte dei giovani e insuccesso nelle scuole
secondarie superiori, Regione Lombardia - CITE,
Mantova, 1991 - I Centri di Informazione e Consulenza (CIC)
- AA.VV., I centri di informazione e consulenza.
L'evoluzione dell'idea. proposte operative in
Emilia Romagna, Regione Emilia Romagna, Bologna,
1992 - Cattaneo P., I centri di informazione e
consulenza, Sovrintendenza Scolastica della
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consulenza (CIC), USL 40, Rimini, 1992 - Gius E., I centri di informazione e consulenza.
Una nuova opportunità per la scuola, Angeli,
Milano, 1995 - Zerbetto R., CIC. I centri di informazione e
consulenza nella scuola. Atti del primo convegno
nazionale, Cooperativa Organizzazione Servizi
Sociali, Roma, 1995 -