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C.IC.

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C.IC. 10 anni e non li dimostra Organigramma scuola tipo ATTIVITA Attivit curriculari Attivit integrative e progetti Attivit extra e complementari Il C.I.C ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: C.IC.


1
C.IC.
  • 10 anni e non li dimostra

2
Organigramma scuola tipo
3
ATTIVITA
4
Attività curriculari
5
Attività integrative e progetti
6
Attività extra e complementari
7
Il C.I.C.
8
Quadro legislativo
  • DPR 309 del 9 ottobre 1990
  • L. 216 del 19 luglio 1991
  • C.M. 66 del 1991
  • C.M. 47 del 20 febbraio 1992
  • C.M 362 del 1992
  • C.M. 120 del 9 aprile 1994
  • L. 496 dell8 agosto 1994
  • C.M. 45 dell8 febbraio 1995

9
Quadro legislativo
  • D.M. 251 del 29 maggio 1998
  • DPR 249 del 24 giugno 1998
  • L.45 del 18 febbraio 1999
  • DPR 275 dell8 marzo 1999
  • D.M. 179 del 19 luglio 1999
  • Lettera circolare 194 del 4 agosto 1999
  • D.M 292 del 3 dicembre1999

10
Quadro legislativo
  • C.M.325 dell11 ottobre 1995
  • DPR 567 del 10 ottobre 1996 con successive
    modifiche
  • D.M. 487 del 6 agosto 1997
  • D.Leg.vo 112 del 31 marzo 1998
  • L. 45 del 1999
  • Direttiva 292 del 3 dicembre 1999

11
DPR 309 art 106
1- I provveditorati agli studi ,di intesa con i
consigli distituto e con i servizi pubblici per
lassistenza socio sanitaria ai tossicodipendenti
istituiscono centri di informazione e consulenza
rivolti agli studenti allinterno delle scuole
secondarie superiori 2- i centri possono
realizzare progetti di attività informativa e di
consulenza concordati dagli organi collegiali
della scuola con i servizi pubblici e con gli
enti ausiliari presenti sul territorio. Le
informazioni e le consulenze sono erogate
nellassoluto rispetto dellanonimato di chi si
rivolge al servizio
12
C.M. 47 20 febbraio 1992
1- Obbligatorietà della prevenzione 2-
Ordinarietà della prevenzione 3- Collegialità
nella progettazione di iniziative di prevenzione
CIC Importante risulta disporre di almeno un
aula attrezzata, che sia il punto di riferimento
per lo svolgimento delle attività del centro. Non
si tratta di limitarsi ad una attuazione
puramente formale della legge, ma di garantire
che il centro sia effettivamente utile e vitale
13
Direttiva 600/1996 Berlinguer
- offrire strumenti per l'analisi della domanda
formativa e del disagio, a livello individuale e
collettivo - favorire l'inserimento nei
progetti di percorsi idonei a promuovere
cambiamenti negli atteggiamenti e negli stili di
vita di singoli o di gruppi di studenti, in modo
da contrastare la diffusione di comportamenti
dipendenti e a rischio
14
Direttiva Berlinguer 2
  • sviluppare e sostenere la collaborazione tra le
    scuole, gli operatori degli enti locali, dei
    servizi socio-sanitari(SERT), nonché delle
    organizzazioni del volontariato, anche mediante
    accordi di programma con le aziende sanitarie
    locali (ASL)
  • - mettere a disposizione le conoscenze e le
    competenze professionali degli operatori
    scolastici per consentire di attivare adeguate
    forme di intervento a carattere
    interistituzionale sui problemi della educazione
    alla salute, in particolare attraverso accordi
    tra i CIC, gli osservatori e gli organismi che
    operano per la prevenzione della dispersione
    scolastica

15
Alcuni modelli di C.I.C
1. Modello telefono amico 2.
Modello "sportello" 3. Modello
supermarket 4. Modello Club per giovani
5. Modello laboratorio 6. Bottega di
formazione 7. Modello "rete" territoriale
8. Modello club di qualità della vita a
scuola e sul territorio
16
Modello telefono amico
17
Modello sportello
18
Modello supermarket
19
Modello Club per giovani
20
Modello laboratorio
21
Bottega di formazione
22
Modello "rete"
23
Modello club di qualità della vita a scuola e sul
territorio
24
L'idea centrale Il filtro
  •   L'identità del C.I.C. e le sue funzioni sono
    state definite attorno all'idea centrale di
    "filtro", ciò vale a dire la specificità del
    nuovo servizio offerto dalla scuola è quella di
  • raccogliere,
  • ascoltare
  • le richieste informative e di consulenza degli
    studenti 
  • definendo costantemente dei "confini" tra quanto
    la scuola può ed è tenuta ad offrire e quanto va
    invece rimandato ad altri (servizi, enti, centri
    ) in grado di dare risposte qualificate.
  • In questo si è cercato di attivare in prima
    persona gli studenti sia nella ricerca delle
    informazioni, sia nella realizzazione di
    iniziative, proposte

25
Finalità
  • 1. rispondere al fabbisogno informativo degli
    studenti e/o stimolare/ampliare la conoscenza
    delle opportunità esistenti in ambiti di
    particolare interesse
  •  
  • 2. raccogliere\facilitare l'espressione delle
    difficoltà, dei problemi da parte degli studenti
    offrendo un supporto perché il soggetto si abitui
    alla ricerca delle soluzioni
  •  
  • 3. creare un osservatorio della realtà
    scolastica, in grado di rilevare le esigenze e le
    problematiche degli studenti, in modo tale da
    offrire una visione reale, aggiornata e
    aggiornabile, della realtà giovanile
    contestualizzata, e materiale di riflessione dal
    quale ricavare linee operative
  •  
  •  

26
Finalità
  • 4. favorire la partecipazione e l'iniziativa
    degli studenti facendoli sentire protagonisti
  • 5. coordinare le diverse attività volte al
    miglioramento della qualità della vita
    all'interno dell'Istituto, facilitando la
    comunicazione sia all'interno della scuola, sia
    tra la scuola e l'esterno
  • 6. valorizzare le molteplici esperienze che
    fanno parte del patrimonio della scuola,
    realizzate in passato o in corso di attuazione,
    collaborando nel lavoro documentazione e
    favorendone la conoscenza sia all'interno che
    all'esterno dell'Istituto

27
Che cosa offre
  • 1- Informazione
  • Ai singoli offre un'informazione di primo livello
    sulle aree tematiche individuate in
    collaborazione con i servizi territoriali
  • Promuove e propone iniziative a carattere
    informativo\formativo mirate rivolte a gruppi
    (alle classi o a gruppi formati per interesse).
  • Realizza campagne informative rivolte a tutti gli
    studenti.
  • 2-Consulenza
  • E' punto di ascolto delle richieste espresse
    direttamente dagli studenti o espresse attraverso
    i docenti.
  • Aiuta a chiarificare la domanda espressa o
    inespressa al fine di facilitare la ricerca di
    soluzioni inerenti .
  • Offre un servizio di counselling .

28
Che cosa offre
  •  
  • 3.Come osservatorio della realtà scolastica
  •    Crea una banca dati sulla domanda degli
    studenti, costantemente aggiornata, che offra la
    possibilità di ricerca sia didattica che
    educativa.
  •  
  • 4. Supporto alla partecipazione degli studenti
  •   Ha una funzione di tutoring
    nell'organizzazione e nella gestione delle
    iniziative fondamentale l'apporto dato
    al Comitato Studentesco quale gruppo di gestione
    pratica delle attività proposte decise dal
    comitato stesso.
  •  
  • 5.Coordinamento delle attività
  • Si propone come punto di riferimento
    verso il quale confluiscano le informazioni sulle
    diverse attività\iniziative\proposte (anche di
    quelle integrative ai percorsi didattici),
    assicurandone la circolarità.
  •  
  • 6.Documentazione
  • Documenta le attività e le esperienze attuate
    nella scuola raccogliendo i materiali prodotti
    (dati, relazioni, pubblicazioni, ...)

29
A chi si rivolge
  •  
  • Il servizio si rivolge agli studenti
    dell'Istituto, tenendo conto delle diverse
    esigenze biennio, terze e quarte, quinte.
  • Anche i docenti possono usufruire del C.I.C. sia
    per quel che offre in termini informativi, sia
    per quel che riguarda la consulenza nella misura
    in cui lo ritengano utile per lo svolgimento del
    lavoro didattico/educativo.

30
Chi opera al CIC ?
  • Alunni una settantina che allinizio dellanno
    tramite un questionario decidono di gestire il
    cic
  • Docenti sette tra cui i due docenti referenti
    e due figure obiettivo

31
Organigramma
32
Gruppo apertura-informazione
  • I compiti del gruppo sono stati principalmente
  • 1.presenza nella sede durante l'intervallo, le
    ultime due ore del giovedì e, quando possibile,
    prima dell'inizio delle lezioni
  • 2.raccolta, informatizzazione, organizzazione e
    distribuzione il materiale di vario interesse per
    le classi, nonché pubblicazione e diffusione di
    alcune informazioni grazie alla collaborazione
    con il gruppo del KENESO'
  • 3.smistamento e diffusione di materiale pervenuto
    per posta soprattutto da Università e da altri
    siti scolastici
  • 4.collaborazione quando necessaria per altri
    compiti collegati al CIC.
  •  

33
Gruppo comunicazione
  • KENESO' foglio murale distribuito in tutte le
    classi con scadenza ravvicinata (un numero ogni
    2 settimane circa). La sua funzione fondamentale
    è stata informare tempestivamente sugli
    avvenimenti nella scuola o sulle opportunità di
    varia natura.
  • PASSAPAROLA il giornalino scolastico che viene
    pubblicato da qualche anno, tratta dei temi
    legati alla scuola, di problemi adolescenziali ,
    di argomenti interessanti per gli studenti
    (musica, recensioni, spettacoli....).
  • AGENDA-ANNUARIO 2000/2001 L'agenda scolastica,
    denominata AGENDAGENDO, esiste ormai da tre anni
    ed è da due "istituzionalizzata" mediante la
    distribuzione gratuita a tutti gli studenti
    iscritti. In realtà gli studenti sono liberi di
    utilizzare altri diari scolastici, ma di fatto la
    maggior parte di essi utilizza l'agenda di Villa
    Greppi.

34
Gruppo iniziative
  • formato da circa una ventina di ragazzi e
    coordinato da un docente referente, ha provvede a
    promuovere e organizzare una serie di attività
    all'interno dell'Istituto, sia inerenti al tema
    che in risposta alle esigenze emerse nel corso
    dell'anno in particolare
  • ATTIVITA' di SUPPORTO al P.G.
  • Assemblee distituto
  • Giornata dell'Arte
  • Giornata della Musica
  • I concerti della legge 133
  • FESTA della PRIMAVERA

35
Riferimenti minimali
  • L. 26 giugno 1990, n. 162
  • Testo Unico L. 309/90
  • C.M. 240, 2 agosto 1991
  • C.M. 47, 20 febbraio 1992
  • C.M. 22 dic. 1992, n.362
  • C.M. 120, 9 aprile 1994
  • C.M. 45, 8 febbraio 1995
  • C.M. 653 1996
  • Direttiva 292 del 3 dicembre 199

36
Riflessioni
  • Leducazione alla salute
  • assume il carattere di obbligatorietà in quanto
    la legge 162 vincola la scuola a progettare
    attività di promozione dell'educazione alla
    salute e di prevenzione delle forme di dipendenza
    indicate (CM n. 47 del 20 febbraio 1992)
  • interessa l'intera vita della scuola e cioè non
    solo i tempi extra-curricolari e quelli previsti
    per le assemblee studentesche ma anche lo
    svolgimento ordinario delle attività ludiche e
    didattiche attraverso l'approfondimento di
    specifiche tematiche nell'ambito di tutte le
    discipline curricolari
  • esige il confronto e l'approfondimento
    collegiale della natura, dei "disagi" che è
    necessario combattere, delle "dipendenze" che si
    intendono superare, dei valori che si vogliono
    promuovere e dei risultati che si desiderano
    ottenere

37
CIC Cattaneo
  • Perché il modello CIC non si è diffuso?
  • scarsa convinzione negli operatori scolastici e
    socio-sanitari sulla capacità dei CIC di
    rispondere in modo efficace alle istanze dei
    giovani
  • Così pure la prudenza o la diffidenza o
    l'indifferenza dei giovani verso le proposte del
    Ministero della Pubblica Istruzione che appaiono
    loro come iniziative "calate dall'alto" e che li
    vedono "poco protagonisti".
  • una perplessità di fondo di molti "addetti ai
    lavori" (non solo del sistema scuola) sulla "vera
    natura", sulle "specifiche" funzioni di un
    Centro, sull'effettiva possibilità di
    "funzionare" all'interno del quadro organizzativo
    e operativo della scuola già di per sé complesso,
    sui "tempi" di apertura e di attività del CIC
    rispetto ai tempi scuola ordinari.

38
Cattaneo
  • a) Collocazione dei CIC nella strategia di
    educazione alla salute e di prevenzione prevista
    dalla Legge 162 e definita in termini operativi
    nelle circolari ministeriali applicative.
  • b) Idea originaria dei CIC e immagine diffusa
    del CIC sul territorio.
  • Il CIC nasce come spazio polifunzionale
    all'interno della scuola, aperto ai giovani per
    attività in cui possono essere protagonisti
    reali.
  • Il CIC nasce come "spazio" in cui i giovani
    possono sentirsi a loro agio, assumendo
    informazioni per rispondere a loro esigenze
    personali, legate o meno al loro status di
    studenti.
  • Il CIC nasce come spazio per i giovani sull'idea
    dei "club per giovani" uno spazio per leggere,
    per conversare, per giocare, per fare attività di
    progettazione, di animazione, di esperienze di
    cooperazione e/o di solidarietà verso gli altri.
  • Il CIC nasce anche come spazio di ascolto per i
    giovani che, aggregati come gruppi classe o
    gruppi spontanei, hanno il bisogno di sentirsi
    ascoltati in merito a istanze correlabili con
    forme di "disagio scolastico" o con esigenze di
    definizione del loro ruolo nella scuola.
  • Il CIC non nasce quindi come succursale di una
    ASL nè come solo spazio per l'ascolto dei giovani
    che presentano problemi a livello personale.
  • Quest'ultimo aspetto non può essere negato, ma
    non può diventare il solo "contenuto" del CIC.

39
Cattaneo
  • c) Il CIC si qualifica quindi come spazio
    polifunzionale, gestito da persone della scuola e
    da operatori esterni (ad esempio gli operatori
    ASL).
  • Il team di gestione formato prevalentemente da
    persone della scuola (es. insegnanti) che possono
    dialogare con i giovani in modo più libero, meno
    formale e soprattutto senza l'assillo di
    controlli burocratici o di programmi da svolgere.
  • Il CIC nasce quindi come struttura scolastica in
    cui possono (eventualmente) inserirsi operatori
    extrascolastici per rendere servizi al gruppo di
    giovani.
  • d) La compresenza di operatori scolastici ed
    extrascolastici è una delle modalità praticate
    nei CIC.
  • Occorre tuttavia tenere sotto controllo il fatto
    che si debba procedere ad un confronto tra le
    aspettative degli operatori scolastici e quelle
    degli altri operatori.
  • Si tratta quindi di favorire una negoziazione tra
    le professionalità presenti per l'erogazione di
    un servizio che prima di tutto è un servizio per
    i giovani, nelle loro tipiche aggregazioni
    gruppo classe, gruppo spontaneo, gruppi
    informali, gruppi di giovani eletti negli OO.CC.
    ecc.
  • Oggi è diffusa la prassi di affidare la gestione
    del CIC a operatori dell'extrascuola (specie a
    psicologi o assistenti sociali ASL) con un forte
    atteggiamento di delega da parte degli operatori
    scolastici.
  • Il messaggio che è passato attraverso alcuni
    modelli di CIC è di natura prevalentemente di
    "ascolto/sostegno" al giovane. Questa prassi
    riduce di molte le potenzialità del CIC per il
    miglioramento della qualità della vita a scuola.

40
Cattaneo
  • e) Accanto al disagio personale, che non va
    negato, esiste un "disagio scolastico" di cui il
    CIC si dovrebbe far carico.
  • Si tratta di studiare "formule" operative per
    aiutare i giovani ad acquisire un metodo di
    studio, ad affrontare problemi di orientamento o
    riorientamento, a prevenire le cause di abbandoni
    o di pluriripetenze, a gestire correttamente
    forme di comunicazione tra loro, con gli adulti,
    ecc.
  • Davanti a situazioni di forte disagio personale
    gli operatori del CIC, dopo un primo momento di
    accoglienza, dovrebbero saper orientare il
    giovane ai servizi già presenti sul territorio,
    sostenendolo nella presa di contatto e nel
    mantenimento del rapporto. E' necessario
    "arginare" presto un diffuso atteggiamento degli
    operatori della scuola e di altre istituzioni che
    "vedono" il CIC prevalentemente come struttura
    che si fa carico di "casi".
  • f) La collaborazione del CIC nell'orario
    curricolare e/o in orario extracurricolare
  • Il modello più diffuso vede l'apertura e il
    funzionamento del CIC di pomeriggio, al di fuori
    dell'orario curricolare.
  • Là dove il CIC funziona di mattina, prevede la
    sola attività di ascolto a livello individuale.
  • Nelle località di forte pendolarismo inoltre
    l'apertura del CIC in orari extracurricolari
    impedisce a molti giovani di utilizzare questa
    opportunità.
  • g) La formazione del "personale" incaricato di
    gestire le attività di CIC
  • Si è riscontrata una certa disponibilità dei
    docenti che spesso improvvisano le loro
    competenze.
  • Così gli operatori delle ASL che trasferiscono
    "modelli" non sempre adatti al "clima" e alla
    "cultura" della scuola.

41
Cattaneo
  • h) Il rapporto tra l'attività dei CIC e
    l'attività ordinaria della scuola.
  • Sono limitate le esperienze di raccordo e le sole
    esistenti riguardano attività di progettazione,
    di gestione delle situazioni comunicative, di
    gestione di momenti assembleari della vita
    scolastica.
  • i) E' molto basso l'uso che gli operatori
    impegnati nei CIC fanno delle informazioni
    raccolte.
  • Si tratta ovviamente di garantire l'anonimato e
    la riservatezza, ma dai colloqui possono emergere
    "problemi" di cui la scuola dovrebbe farsi carico
    nella prospettiva di migliorare la qualità della
    vita scolastica.
  • l) La partecipazione dei ragazzi molto legata
    alla credibilità del servizio, quindi alla
    credibilità degli operatori impegnati nei CIC.
  • I giovani tuttavia non sono utenti passivi di un
    servizio erogato da altri i giovani partecipano
    all'ideazione, alla realizzazione e alla gestione
    del servizio stesso.
  • Solo in situazioni particolari il giovane può
    richiedere un servizio "ad personam", ma questo
    fatto non dovrebbe diventare la norma.
  • m) Il CIC non è un contenitore in cui si può
    mettere di tutto.
  • Il CIC è una opportunità offerta alle scuole
    perché possano, tramite queste possibilità,
    migliorare la qualità della vita a scuola,
    prevenire forme di disagio, potenziare il senso
    di appartenenza dei giovani a quell'Istituto. Ai
    docenti con funzione-obiettivo spetta il compito
    di rivitalizzare "strutture" e "risorse" già
    presenti nella scuola.
  •  

42
Bibliografia minima
  • La condizione studentesca
  • Bruni F., Cantino L., Tarallo C., Turletti B.,
    Con gli occhi dei ragazzi. Immagini e percorsi di
    vita degli adolescenti in una scuola media
    superiore di Torino, Comune di Torino, 1991
  • Calbi R., Laraia M., Selvaggio M.A., Squitieri
    F., Nel segno della complessità. L'identità
    studentesca nell'area napoletana, Angeli, Milano,
    1994
  • Capecchi V. (a cura di), Prima e dopo il
    diploma percorsi maschili e femminili, il
    Mulino, Bologna, 1983
  • CENSIS, Labirinti vecchi e nuovi. Indagine sui
    comportamenti e atteggiamenti dei giovani
    studenti nella provincia di Siracusa, Angeli,
    Milano, 1986
  • Franchi G., Mapelli B., Librando G., Donne a
    scuola. Scolarizzazione e processi di crescita di
    identità femminile negli anni '70 e '80, Angeli,
    Milano, 1987
  • Gasperoni G., Diplomati e istruiti. Rendimento
    scolastico e istruzione nella secondaria
    superiore, Il Mulino, Bologna, 1996
  • Masini V., Dalla classe al gruppo. Analisi sulla
    personalità collettiva di 207 classi ed
    indicazioni di intervento educativo,
    Provveditorato agli Studi di Terni, 1995
  • Nicoli D. (a cura di), Una nuova figura di
    studente. Ricerca sull'associazionismo
    studentesco nella secondaria superiore, Angeli,
    Milano, 1985
  • Sclavi M., A una spanna da terra. indagine
    comparativa su una giornata di scuola negli Stati
    Uniti e in Italia e i fondamenti di una
    "metodologia umoristica", Feltrinelli, Milano,
    1989

43
Bibliografia minima
  • Tallandini M.A., Valentini P., La scuola è una
    grande casa. La rappresentazione del sistema
    scolastico nel bambino e nell'adolescente,
    Raffaello,Cortina, Milano, 1995
  • Tartarotti L., Il fenomeno "lezioni private".
    Un'indagine campionaria fra gli studenti delle
    scuole secondarie superiori mantovane,
    Provveditorato agli Studi, Mantova, 1993
  • Vezzani B,. Tartarotti L., Benessere/malessere
    nella scuola. Una ricerca fra gli studenti della
    scuola secondaria superiore, Giuffrè, Milano,
    1988
  • Abbandono e dispersione scolastica
  • AA.VV., Dispersione scolastica, Vita e Pensiero,
    Milano, 1994
  • AA.VV., Cause ed esiti degli abbandoni nella
    scuola italiana, Ministero della Pubblica
    Istruzione, Roma
  • AA.VV., Il varco e il volo. Dispersione
    scolastica la logica del fare, Provveditorato
    agli Studi di Savona, 1994
  • AA.VV., L'abbandono scolastico non è una
    fatalità, Provincia di Bergamo, Bergamo, 1993
  • Arrighi A., Pombeni M.L., Sarchielli G..,
    Orientamenti per una strategia di analisi e di
    intervento del fenomeno drop-out in provincia di
    Bologna, Provincia di Bologna, Bologna, 1989
  • Benvenuto G., Bettoni C., Boldi E., Il progetto
    Re.Di.S. recupero della dispersione scolastica,
    Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1993
  • Campedelli M., Polettini E., Tartarotti L., La
    scuola per prova. Abbandoni scolastici nella
    scuola secondaria superiore, Angeli, Milano, 1991

44
Bibliografia minima
  • Cavalieri S., Linardi S., Segantini T., Il
    sistema della dispersione. Modelli e modalità di
    intervento "contro" in Italia e in Europa,
    Mursia, Milano, 1995
  • CENSIS, I drop-outs della secondaria. Indagine
    sul fenomeno dell'abbandono scolastico, CENSIS,
    Roma, 1976
  • Di Giorgi P., La dispersione scolastica che
    cosa, come, perchè, Provveditorato agli Studi di
    Trapani, 1994
  • Franchi G., Mapelli B., Monfredini M., Percorsi
    discontinui. Abbandoni scolastici all'Istituto
    Caterina da Siena, Angeli, Milano, 1989
  • Gentile C.M. (a cura di), Bambini ed adolescenti
    a rischio la dispersione scolastica. Atti del
    seminario internazionale OCSE/CERI,
    Provveditorato agli Studi, Palermo, 1992
  • IRER, La dispersione scolastica negli istituti
    professionali.Un'indagine qualitativa, Angeli,
    Milano, 1992
  • Malizia G., Chistolini S., Drop-out non più.
    L'abbandono nel biennio a Verona un'indagine e
    una sperimentazione, Libreria Ateneo Salesiano,
    Roma, 1985
  • Merelli M., La scuola incerta. Indagine sulla
    dispersione scolastica nel biennio superiore,
    Comune di Modena, 1994
  • Micco D., Reggio P., Fuori dal gioco. Formazione
    e lavoro per giovani drop-out, Angeli, Milano,
    1989
  • Mongardini C., Rapporto sulla dispersione
    scolastica nella scuola media dell'obbligo,
    Bulzoni, Roma, 1979
  • Ribolzi L., La scuola incompiuta. Un'analisi
    degli abbandoni nella scuola secondaria
    superiore, Vita e Pensiero, Milano, 1984

45
Bibliografia minima
  • Rubes A. (a cura di), La prova della scuola.
    Scelte dei giovani e insuccesso nelle scuole
    secondarie superiori, Regione Lombardia - CITE,
    Mantova, 1991
  • I Centri di Informazione e Consulenza (CIC)
  • AA.VV., I centri di informazione e consulenza.
    L'evoluzione dell'idea. proposte operative in
    Emilia Romagna, Regione Emilia Romagna, Bologna,
    1992
  • Cattaneo P., I centri di informazione e
    consulenza, Sovrintendenza Scolastica della
    Lombardia, Milano, 1995
  • Ferrari M., I centri di informazione e
    consulenza (CIC), USL 40, Rimini, 1992
  • Gius E., I centri di informazione e consulenza.
    Una nuova opportunità per la scuola, Angeli,
    Milano, 1995
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    Sociali, Roma, 1995
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