Lucio Anneo Seneca - PowerPoint PPT Presentation

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Lucio Anneo Seneca

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L Apocolokuntosis Qualcuno ritiene che il libello non possa essere anteriore alla morte di Agrippina,a ispirazione della quale Seneca aveva composto la laudatio ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Lucio Anneo Seneca


1
Lucio Anneo Seneca
  • Proposta per la schematizzazione
  • di una unità didattica per autore
  • con il contributo di sussidi in rete.
  • Destinatari Classe V B
  • Liceo scientifico statale
    Medi
  • (Villafranca di Verona)
  • Relatore Maria Giulia Poggi

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Introduzione
  • Scopo dellunità didattica presentata con
    lausilio del Programma PowerPoint è mostrare un
    possibile utilizzo degli strumenti informatici
    nella didattica del latino.
  • La seguente presentazione potrà essere utilizzata
    come modello non solo per la preparazione di
    simili U.D. da parte dei docenti, ma anche per la
    preparazione di una tesina multimediale per
    lEsame di Stato da parte degli studenti.

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Sviluppo dellUnità Didattica
  • 1. Vita e opere
  • 1a. I Dialogi e la saggezza stoica
  • 1b. La pratica quotidiana della
  • filosofia le lettere a Lucilio
  • 1c. Le tragedie
  • 2. Lo stile di Seneca
  • 3. Approfondimento
  • LApokolokyntosis

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Vita e opere
  • VITA.
  • S. nacque a Cordova (nella Spagna Betica) da una
    famiglia del rango equestre che aveva per costume
    l'attività dell'intelletto (figlio di S. il
    Vecchio). Venne presto a Roma dove si dedicò agli
    studi filosofici (suoi maestri lo stoico Attalo e
    P. Fabiano). Nella carriera forense rivelò
    straordinarie qualità oratorie e, ottenuta la
    questura, entrò nel senato dove la sua eloquenza
    durante il regno di Caligola gli valse il senato
    e gli accrebbe onori, reputazioni e pericoli.

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Vita e opere
  • Tuttavia, nel 41 la principessa Giulia Livilla,
    sorella di Caligola, venne accusata dalla gelosa
    Messalina, e la rovina della principessa travolse
    anche S. (non si sa per quali pretesti di
    complicità) fu relegato nella solitudine aspra
    della Corsica e soltanto nel 49, dopo 8 anni di
    esilio, per intercessione di Agrippina, nuova
    imperatrice, poteva tornare a Roma come maestro
    del giovane Nerone, divenuto, per l'adozione di
    Claudio, il designato successore dell'impero.

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Vita e opere
  • Nellott. 54, Claudio (zio di Caligola,
    principato dal 41 al 54) muore avvelenato (pare
    da Agrippina) e Nerone sale al trono. Dunque
    morto Claudio, S. restò il più autorevole e
    ascoltato consigliere del principe, e pur senza
    assumere cariche pubbliche, fu in realtà il vero
    regolatore della politica imperiale (molti atti
    del principato neroniano per circa 7 anni fanno
    sentire il nobile e benefico influsso di S. è il
    cosiddetto periodo del "buon governo").

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Vita e opere
  • Ma Nerone volle forzare ben presto le tappe verso
    un governo autocratico ne pagarono le
    conseguenze Britannico, la stessa Agrippina e S.
    appunto, il quale dopo la morte del prefetto
    del pretorio Afranio Burro (62) pensò bene di
    ritirarsi a vita privata e di dedicarsi
    completamente alla meditazione.

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Vita e opere
  • Ma il destino era segnato nel 65 fu scoperta la
    congiura contro Nerone che aveva a capo un grande
    signore romano, Calpurnio Pisone. La congiura
    comprendeva personaggi civili e militari e
    ufficiali delle milizie pretoriane. Non si sa
    quanto sia stata fondata l'accusa di complicità
    nei riguardi di S., ma Nerone colse con gioia
    l'occasione di sbarazzarsi del suo vecchio e
    odioso consigliere. S., ricevuto l'ordine di
    morire, dimostrò effettivamente nel suo ultimo
    giorno di saper sfidare quella morte che egli
    aveva dichiarato di attendere con serenità in
    tutti i giorni della sua vita.

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Vita e opere
  •  
  • OPERE TEMI E CONSIDERAZIONI.
  • Ben poche fra le opere senecane rimaste sono
    databili con sicurezza, sicché è difficile
    cercare di seguire un eventuale sviluppo del suo
    pensiero. Il genere della consolatio si
    costituisce attorno a un repertorio di temi
    morali che fondano gran parte della riflessione
    filosofica di Seneca la fugacità del tempo, la
    precarietà della vita e la morte come destino
    ineluttabile dell'uomo.

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Vita e opere
  • Molte opere filosofiche di S. sono state
    raccolte, dopo la sua morte, in 12 libri di
    "Dialogi" su questioni etiche e filosofiche
    insomma, scritti morali, confidenze e
    dichiarazioni dello scrittore al personaggio a
    cui ogni scritto è dedicato. Le singole opere
    costituiscono, così, piuttosto che dialoghi in
    senso stretto, vere e proprie trattazioni
    autonome di aspetti o problemi particolari di
    etica, in un quadro generale chè quello
    essenzialmente di un eclettismo di propensione
    stoica (scuola di mezzo")

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Vita e opere
  • "De providentia" (62 d.C.?) vi si espone la tesi
    (opposta a quella epicurea), che tende a
    giustificare la constatazione di una sorte che
    sembra spesso premiare i malvagi e punire gli
    onesti ma è solo la volontà divina che vuole
    mettere alla prova i buoni ed attestarne la
    virtù. Il sapiens stoico realizza la sua natura
    razionale nel riconoscere il posto che il logos
    gli ha assegnato nell'ordine cosmico,
    accettandolo serenamente.
  • "De brevitate vitae" vi sono trattati i temi del
    tempo, della sua fugacità e dell'apparente
    brevità della vita la condizione umana ci sembra
    tale solo perché noi non sappiamo afferrare
    l'essenza della vita, e la disperdiamo in
    occupazioni futili.

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Vita e opere
  • "De ira libri III" (41 d.C.?) sono una sorta di
    fenomenologia delle passioni umane, poiché
    analizzano i meccanismi di origine e i modi per
    inibirle e controllarle.
  • "De consolatione" (posteriore al 37 d.C.).
  • "De vita beata" (58 d.C.?) esamina il problema
    della ricchezza e dei piaceri (nei quali non si
    trova l'essenza della felicità), ma se è vero che
    il saggio sa vivere secondo natura, saggezza e
    ricchezza non sono necessariamente antitetiche
    ("nessuno ha condannato la saggezza alla
    povertà") l'importante non è non possedere
    ricchezze, ma non farsi possedere da esse. Così,
    S. legittima l'uso della ricchezza se questa si
    rivela funzionale alla ricerca della virtù.

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Vita e opere
  • "De costantia sapientis",
  • "De otio  (62 d.C. ?),
  • "De tranquillitate animi" (62 d.C.?) in questa
    trilogia, dedicata all'amico Sereno, S. cerca una
    mediazione tra l'otium contemplativo e l'impegno
    del civis romano, suggerendo una posizione
    intermedia tra neoteroi (Catullo) e Cicerone. Il
    comportamento dell'intellettuale deve essere
    rapportato alle condizioni politiche, ma la
    scelta di una vita totalmente appartata può
    essere resa necessaria da una grave posizione
    politica, che non lascia al saggio altro che
    rifugiarsi nella solitudine contemplativa.

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Vita e opere
  • In effetti, più specificamente, questo è il tema
    del secondo dei dialoghi, mentre il primo esalta
    l'imperturbabilità del saggio stoico di fronte
    alle ingiurie e alle avversità e il terzo
    affronta il problema della partecipazione del
    saggio alla vita politica. A tutti e tre i
    dialoghi, però, comune è l'obiettivo da seguire
    quello, cioè, della serenità d'animo capace di
    giovare agli altri, se non con l'impegno
    pubblico, almeno con l'esempio e con la parola.

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Vita e opere
  • Sempre di filosofia trattano
  • "De beneficiis" (7 libri) si parla della natura
    e delle varie modalità degli atti di beneficenza,
    dei legami tra benefattore e beneficiato e dei
    doveri che ne conseguono (si sospetta, qui, una
    velata allusione al comportamento di Nerone). In
    pratica, questopera è un appello ai doveri della
    filantropia e della liberalità, nell'intento di
    instaurare rapporti sociali più umani e cordiali
    si configura quindi come risposta alternativa al
    fallimento del progetto di una monarchia
    illuminata.

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Vita e opere
  • "De clementia", 3 libri dedicati a Nerone
    riguarda l'amministrazione della giustizia e il
    governo dello stato è, cioè, un'indicazione al
    giovane imperatore per un programma politico di
    equità e moderazione (S. non mette, però, in
    discussione le forme apertamente monarchiche del
    governo). Il problema è in sostanza quello di
    avere un buon sovrano, che in un regime di potere
    assoluto potrà far leva soltanto sulla sua stessa
    coscienza per non far sfociare nella tirannide il
    proprio governo. La clemenza è la virtù che dovrà
    informare i suoi rapporti con i sudditi, solo con
    essa sarà in grado di ottenere la loro
    benevolenza e il loro appoggio. E' evidente in
    una concezione di principato illuminato
    l'importanza che acquista l'educazione del
    principe, e più in generale la funzione della
    filosofia come garante e ispiratrice della
    direzione politica dello stato. Alla filosofia
    spetta dunque il ruolo di promuovere la
    formazione morale del sovrano e dell'élite
    politica.

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Vita e opere
  • Tra i dialogi abbiamo due lettere (ad Helviam
    matrem e ad Polybium, un liberto di Claudio)
    basate sul genere della consolazione, ripreso
    dall'antica Grecia, che indaga su temi morali e
    sulla precarietà della vita o sulla morte come
    destino. In particolare, la lettera a Polibio si
    rivela un tentativo di adulare l'imperatore, e
    per questo S. viene accusato anche di
    opportunismo.

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Vita e opere
  • Quindi abbiamo
  • 124 "Epistulae morales ad Lucilium" (20 libri,
    composte negli ultimi anni di vita) S. vi
    riassume la sua filosofia e la sua esperienza, la
    sua saggezza e il suo dolore vi sono insomma
    esposti i caratteri della filosofia stoica,
    spesso avvicinandosi alla tradizione diatribica.
    L'opera ci è giunta incompleta e si può datare al
    periodo del disimpegno politico (62). Lo spunto
    per la composizione di queste lettere sarà venuto
    probabilmente a S. da Platone e da Epicureo in
    ogni caso, egli mostra la consapevolezza di
    introdurre nella cultura letteraria latina un
    genere nuovo, distinto dalla tradizione più
    illustre rappresentata da Cicerone. Il modello
    cui egli intende uniformarsi è Epicuro, colui che
    nelle lettere agli amici ha saputo arrivare ad un
    alto grado di formazione e di educazione
    spirituale.

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Vita e opere
  • Se si tratti di un epistolario reale o fittizio è
    questione dibattuta fatto sta che S. è convinto
    che lo scambio di lettere permetta di ottenere
    un'unione con l'amico che, fornendo direttamente
    un esempio di vita, si rivela più efficace di un
    insegnamento dottrinale. La lettera è
    maggiormente vicina alla vita reale e permette di
    proporre ogni volta un nuovo tema S. utilizza la
    lettera come strumento ideale soprattutto per la
    prima fase della direzione spirituale (di
    curvatura profondamente aristocratica), fondata
    sull'acquisizione di alcuni principi basilari.

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Vita e opere
  • Inoltre, il genere epistolare si rivela
    appropriato ad accogliere un tipo di filosofia,
    come quella dellautore, priva di sistematicità e
    incline soprattutto alla trattazione di aspetti
    parziali o singoli temi etici (si dice, di questa
    forma, "parenetica"). Col tono pacato di chi non
    si atteggia a maestro severo ma ricerca egli
    stesso la sapientia, e attraverso un vero e
    proprio colloquium, S. propone l'ideale di una
    vita indirizzata al raccoglimento e alla
    meditazione, ad un perfezionamento interiore
    mediante un'attenta riflessione sulle debolezze e
    i vizi propri e altrui. Il distacco dal mondo e
    dalle passioni che lo agitano si accentua, nelle
    Epistole, parallelamente al fascino della vita
    appartata e all'assurgere dell'ozio a valore
    supremo un ozio che non è inerzia, ma alacre
    ricerca del bene.
  • La progressività del processo di formazione,
    così, non a caso si rispecchia in quella della
    forma le singole lettere, man mano che
    lepistolario procede, tendono ad assimilarsi al
    trattato filosofico.

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Vita e opere
  • Di carattere scientifico sono
  • i 7 libri delle "Naturales quaestiones", dedicati
    a Lucilio trattati scientifici nei quali S.
    analizza i fenomeni atmosferici e celesti, dai
    temporali ai terremoti alle comete. Linteresse
    dellautore per le scienze ritenute parte
    integrante della filosofia non è "gratuito", ma
    è legato ad una profonda istanza morale quella
    di liberare gli uomini da vani e superstiziosi
    terrori.

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Vita e opere
  • Ci sono poi
  • 9 tragedie cothurnatae, cioè di argomento
    (mitologico) greco Hercules furens, Troades,
    Phoenissae, Medea, Phaedra, Oedipus, Agamemnon,
    Thyestes, Hercules Oetus.
  • Molto poco si sa sulle tragedie di S. tuttavia,
    sono le uniche tragedie latine a esserci
    pervenute in forma non frammentaria, e inoltre
    sono molto importanti anche come documento della
    ripresa del teatro latino tragico esse, infatti,
    rappresentano il punto di arrivo, ai limiti
    dellespressionismo verbale, della "tragedia
    retorica". Tuttavia, appunto la scarsità di
    notizie esterne sulle tragedie senecane non ci
    permette di sapere nulla di certo sulle modalità
    della loro rappresentazione non è da escludere
    l'ipotesi che fossero tragedie destinate
    soprattutto alla lettura in pubblico, in cui
    quindi lazione drammatica è sostituita dalla
    declamazione dei sentimenti (fine e profonda ne è
    la psicologia) e dalla sottigliezza del dialogo
    sofistico.

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Vita e opere
  • Quelle ritenute autentiche sono, come detto, nove
    cothurnatae sul modello dell'autore greco
    Euripide abbiamo, ad es., le Phoenissae, che
    narra del tragico destino di Èdipo e dell'odio
    che divide i suoi due figli Etèocle e Polinice.
    Il mito tebano di Èdipo è presente anche
    nell'Oedipus causa inconsapevole dell'uccisione
    del padre, alla scoperta di ciò il protagonista
    si acceca. Nel Thyestes si narra della vendetta
    di Átreo, che animato Tuttavia, il rapporto con i
    modelli greci è abbastanza da odio mortale per il
    fratello Tieste (gli ha sedotto la sposa), lo
    invita a un finto banchetto di riconciliazione in
    cui imbandisce al fratello ignaro le carni dei
    figli.

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Vita e opere
  • conflittuale se da una parte S. sente la
    necessità di una ferrea autonomia, dall'altra ha
    sempre in mente i modelli greci. Il linguaggio
    poetico delle tragedie ha la sua base, poi, nella
    poesia augustea, dalla quale lautore mutua anche
    le raffinate forme metriche, come i metri lirici
    oraziani usati negli intermezzi corali. Le tracce
    della tragedia latina arcaica si avvertono,
    invece, soprattutto nel gusto del pathos, e
    spesso l'esasperazione della tensione drammatica
    è ottenuta mediante l'introduzione di lunghe
    disgressioni, che alterano i tempi dello sviluppo
    inserendosi nella tendenza a isolare singole
    scene come quadri autonomi.

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Vita e opere
  • Sul filone delle tragedie di età giulio-claudia è
    infine evidente la generalizzata ispirazione
    antitirannica.
  • Le tragedie sono sempre alimentate dalla
    filosofia e dalla dottrina stoica dell'autore, i
    cui tratti fondamentali sono illustrati sotto
    forma di exempla nelle opere le vicende si
    configurano infatti come conflitti di forze
    contrastanti, soprattutto all'interno dell'animo,
    nell'opposizione tra mens bona e furor, la
    ragione e la passione. Questo, tuttavia, è da
    considerarsi più che altro come substratum delle
    tragedie, sia perché abbiamo ben presenti le
    esigenze letterarie del tempo, sia perché nella
    tragedia di Seneca il logos si rivela incapace di
    frenare le passioni e di arginare, quindi, il
    male.

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Vita e opere
  • Nascono perciò toni cupi e atroci, scenarî
    d'orrori e di forze maligne, in una lotta tra il
    bene e il male che oltre ad avere dimensione
    individuale, all'interno della psiche umana,
    assume un aspetto più universale. Ad es., la
    figura del tiranno sanguinario è quella in cui si
    manifesta più spesso il male, tormentato com'è
    dalla paura e dall'angoscia, nel suo eterno
    problema del potere.

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Vita e opere
  • A parte va considerata l'Octavia, una commedia
    praetexta (cioè di argomento romano, e lunica
    rimastaci della letteratura latina), ove si
    rappresenta la sorte di Ottavia, la prima moglie
    di Nerone e da lui ripudiata e fatta uccidere. Il
    fatto però che venga preannunciata in maniera
    troppo corrispondente alla realtà la morte di
    Nerone, lascia trasparire forti dubbi sulla
    paternità della tragedia (S., che vi compare
    peraltro come protagonista, morì prima di
    Nerone), attribuita invece dalla tradizione
    manoscritta, data laffinità stilistica con le
    precedenti tragedie.

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Vita e opere
  • l' "Apokolokýntosis" o "Ludus de morte Claudii",
    una satira menippea sull'apoteosi
    dell'imperatore Il componimento narra appunto la
    morte di Claudio e la sua ascesa all'Olimpo nella
    vana pretesa di essere assunto fra gli dei, i
    quali invece lo condannano agli inferi dove
    finisce schiavo del nipote Caligola e del liberto
    Menandro una sorta di contrappasso dantesco per
    chi, durante il suo impero, ha riempito di
    liberti il governo romano.

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Vita e opere
  • Si tratta, evidentemente, di una satira, che
    assume spesso toni parodisticamente solenni,
    aspetti coloriti e situazioni fortemente ironiche
    a scapito del poco amato imperatore Claudio (è la
    tipica opposizione stoica al potere arbitrario ed
    incontrollato), mentre con gioia viene salutato
    lavvento al potere di Nerone. Apokolokýntosis è
    il titolo greco dell'opera e significherebbe
    "deificazione di una zucca", con evidente
    riferimento alla fama poco simpatica che si era
    fatto Claudio. Un'opera simile contrasta però con
    la laudatio funebris dell'imperatore morte
    presentata dallo stesso S. a Nerone, e fa nascere
    qualche dubbio sulla sua autenticità.

30
Vita e opere
  • Si attribuisce infine a S. una raccolta di ca 70
    epigrammi, di cui tuttavia solo 3 vanno sotto il
    suo nome sicuramente apocrifa è, invece, la
    corrispondenza con San Paolo.

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Vita e opere
  •  
  • CONSIDERAZIONI SULLO STILE. 
  • Se il fine della filosofia è giovare al
    perfezionamento interiore, il filosofo dovrà
    badare all'utilità delle parole, e non alla loro
    elaboratezza. S. rifiuta la compatta architettura
    classica del periodo ciceroniano, che nella sua
    disposizione organizzava anche la gerarchia
    interna, e dà vita a uno stile eminentemente
    paratattico, che frantuma l'impianto del pensiero
    in un susseguirsi di frasi aguzze, il cui
    collegamento è affidato soprattutto all'antitesi
    e alla ripetizione continua è la ricerca
    delleffetto, dellespressione appunto
    epigrammatica, quasi a voler riprodurre il "sermo
    familiaris", e il tono oscilla ben volentieri tra
    quello di una rigorosa analisi interiore e quello
    di una sapiente predica ad intelligenti
    ascoltatori. S., insomma, fa uso di questo stile
    (che affonda le sue radici nella retorica asiana
    e nella predicazione cinica) come di una sonda
    per esplorare i segreti dell'animo umano e le
    contraddizioni che lo lacerano, ma anche per
    parlare al cuore degli uomini ed esortare al
    bene.

32
Vita e opere le fontiGli incunaboli
  • AVVERTENZANelle schede è stata conservata la
    descrizione dell'IGI (Indice generale degli
    incunaboli delle Biblioteche d'Italia, Roma
    1943-1981)per quel che riguarda le intestazioni
    si è ritenuto invece di modificarle secondo
    quanto previsto dalle RICA (Regole italiane di
    catalogazione per autori, Roma 1979), adottando
    conseguentemente la forma dell'intestazione
    presente nell'EDIT 16 (Censimento delle edizioni
    italiane del XVI secolo) oppure nel catalogo in
    linea di SBN (Servizio Bibliotecario Nazionale

33
Vita e opere le fontiGli incunaboli
  • SENECA, Lucius AnnaeusOpuscola philosophica,
    seu De paupertate, De moribus, De quattuor
    virtutibus, De remediis fortuitorum, De
    clementia, De beneficiis, De ira, De mundi
    gubernatione, De vita beata, De consolatione, De
    tranquillitate vitae, Quomodo in sapientem non
    cadit iniuria, De brevitate vitae, De liberalibus
    studiis, Proverbia, Quaestiones naturales
    Epistolae. Con HIERONYMUS (santo), Prologus
    super epistolis Pauli ad Senecam et Senecae ad
    Paulum Vita Senecae SENECA SENIOR,
    Declamationes Suasoriae Controversiae.
    Venezia, Giovanni e Gregorio de' Gregori, dopo
    il 1492. 2º, rom.IGI 8871Inc. 7

34
LApocolokuntosis
  • LA MATERIA DEL LIBELLO
  • L'avvenimento eccezionale che l'anonimo storico
    si propone di raccontare obiettivamente è
    l'ascesa al cielo di Claudio,subito dopo la
    mortepercorso abituale agl'imperatori romani,per
    ricevere l'immortalità dagli dei ed essere
    ammessi tra loro.A dire la verità,la morte di
    Claudio è stata abbastanza laboriosa,ma alla fine
    Mercurio,dio truffaldino per eccellenza e quindi
    suo simpatizzante,intercede per lui presso una
    delle tre Parche che,dopo qualche
    esitazione,taglia finalmente il filo della sua
    vita,ponendo fine alle sue annose sofferenze.A
    questo punto,il narratore non si lascia sfuggire
    l'occasione di cantare in esametri la brusca fine
    di Claudio,in contrapposizione alla vita
    splendente di Nerone,novello princeps che,con il
    favore delle Parche e di Apollo,vivrà più di un
    comune mortale e con il suo regno darà vita ad
    una nuova età dell'oro.

35
LApocolokuntosis
  • Dalla visione luminosa degli ultimi
    versi,dominata dalla figura di Nerone,si passa
    bruscamente alla fine vergognosa di
    Claudio,suggellata dalla ultima vox,molto meno
    gloriosa di quelle con cui gli storici erano
    soliti porre fine alle vite degli uomini
    famosiPovero me,credo di essermela fatta
    addosso!(4,3).Così si chiude la vita terrestre
    di Claudio e si apre il sipario sugli avvenimenti
    celesti,preceduti da una nuova dichiarazione
    d'imparzialità dello storico.L'imperatore dunque
    arriva in cielo (5,2),ma qui per lui la musica è
    cambiatanessuno lo riconosce, nessuno lo
    ossequia,e anzi l'arrivo di quell'essere
    deforme,zoppicante,che articola suoni
    incomprensibili,provoca a prima vista lo
    smarrimento di Ercole.

36
LApocolokuntosis
  • E dire che l'eroe,con tutte le sue 12
    fatiche,dovrebbe essere abituato a qualsiasi tipo
    di mostroalmeno così la pensa Giove,che lo manda
    a chiamare in tutta fretta con il compito di
    scoprire di che razza di uomo si tratti.
    Claudio,su richiesta di Ercole,si presenta,ma
    l'aulico verso dell'Odissea che usa per
    qualificarsi come re (Da Ilio portandomi il
    vento)induce nel poco vispo Ercole l'errata
    convinzione che l'essere provenga davvero da
    Troia.Alla fine,per l'intervento di
    Febbre,l'unica dea che è sempre stata al suo
    fianco in vita e che lo ha seguito dopo morto,e
    dopo l'energica apostrofe di Ercole in stile
    tragico,si riesce a scoprire la sua provenienza
    dalla Gallia e la ragione della sua presenza
    lassù.

37
LApocolokuntosis
  • Dopo una lacuna dei codici,ci troviamo in piena
    assemblea dei celesti (cap.8)un'anonima divinità
    se la prende con Ercole per l'irruzione nella
    Curia con Claudio e conduce una requisitoria
    contro la divinizzazione dell'imperatore,non
    identificabile a suo parere con alcun tipo di
    divinità (stoica, epicurea o altra).Giove fa
    allontanare dall'aula Claudio che,in quanto
    privato,non può partecipare all'assemblea.La
    discussione degli dei si svolge secondo la
    procedura del Senato romanoviene richiesto ad
    ogni partecipante il suo parere in merito,e dopo
    il dibattito si passa alla votazione.Se si
    eccettua l'intervento di Diespiter (uno degli dei
    dei fondatori di Roma,più tardi confuso con
    Iuppiter),appoggiato da Ercole,che propone la
    divinizzazione perché ci sia qualcuno che possa
    divorare rape bollenti insieme a
    Romolo(9,5),tutti si esprimono contro l'apoteosi
    di Claudio soprattutto Augusto,la cui famiglia è
    stata dimezzata dalle inique sentenze del
    successore contro i suoi.

38
LApocolokuntosis
  • Mentre nella Curia celeste si vota l'estradizione
    dell'imperatore dall'Olimpo,Mercurio lo trascina
    velocemente giù,agl'Inferi (11,6).Durante la
    discesa,l'intero popolo romano assiste al solenne
    funerale,rallegrato da suoni e canti anapestici
    in lode del defunto,che Claudio,non cogliendone
    la pungente ironia,non si stancherebbe mai di
    ascoltare (13,1).Ma non c'è tempo da perderein
    un frenetico susseguirsi di azioni Mercurio lo
    afferra e in un fiat lo traduce al cospetto
    della corte infernale,dove sarà sottoposto al
    rito giudiziario più veloce tra quanti se ne
    siano mai svolti sotto la direzione di Claudio
    (celebre per la sommarietà dei suoi
    processi)all'avvocato difensore, rimediato in
    extremis,non viene infatti permesso di parlare
    (14,2),ed Eaco,sentita una sola delle parti,lo
    condanna ad essere in eterno schiavo di un
    liberto,con mansioni di subalterno.

39
LApocolokuntosis
  • LA DATA DELLA COMPOSIZIONE
  • La data della composizione dell'apokolokuntosis è
    incerta,come del resto difficilmente databile è
    la maggior parte della produzione
    senecanal'unico terminus post quem (oltre
    naturalmente la morte di Claudio)è la morte del
    liberto Narcisso,che troviamo negl'Inferi ad
    accogliere il padrone (13,2).Sappiamo da Tacito
    (Annales,XII,66,1)che il potente liberto fu
    allontanato da Agrippina per poter organizzare
    l'uccisione dell'imperatore,e costretto al
    suicidio prima della consecratio di
    Claudio,quindi verso la fine di ottobre del
    54.Nonostante sia morto dopo,Narcisso precede
    Claudio nell'oltretomba attraverso una
    scorciatoiain quanto suicida può scendere
    infatti direttamente nell'Ade,a differenza di
    Claudio,attardato dai solenni funerali.Quanto al
    terminus ante quem,l'unico è il 61,anno della
    distruzione del tempio di Claudio,rammentato come
    ancora in piedi in 8,3Vuol diventare dionon
    gli basta avere un tempio in Britannia,e che i
    barbari lo onorino e lo invochino per ottenere la
    benevolenzadello stolto!

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LApocolokuntosis
  • Qualcuno ritiene che il libello non possa essere
    anteriore alla morte di Agrippina,a ispirazione
    della quale Seneca aveva composto la laudatio
    funebre,piena di elogi,anche se non sinceri,che a
    distanza di pochi giorni non avrebbe potuto
    sconfessare in modo così clamorosola
    circolazione sarebbe stata senz'altro impedita
    dall'imperatrice,che ufficialmente promuoveva la
    consacrazione di Claudio.L'opera dovrebbe quindi
    collocarsi fra il 59,anno della morte di
    Agrippina,e il 62,anno in cui Seneca decide di
    ritirarsi a vita privata per non venire a
    compromessi con la sua coscienza.In
    realtà,secondo quanto testimonia Tacito,Seneca
    scrisse l'elogio funebre solo per sopperire
    all'incapacità oratoria del giovane principee
    che si trattasse di un elogio convenzionale ed
    eccessivamente enfatico risulta dal riso
    suscitato dalla menzione della saggezza di
    Claudio.

41
LApocolokuntosis
  • Quanto al libello satirico,che ha il suo
    significato solo se scritto a caldo,rappresenter
    ebbe il vero giudizio di Seneca su Claudio,anche
    se amplificato dalla canzonatura.Con queste due
    composizioni,Seneca rifletterebbe l'atteggiamento
    della stessa Agrippina e della corte nei
    confronti dell'imperatore defunto,atteggiamento
    in apparenza celebrativo e ossequioso,ma
    nell'intimo dissacratorio e sarcasticola
    doppiezza che aveva portato a proporre la
    consecratio dell'imperatore subito dopo averlo
    fatto eliminare.

42
LApocolokuntosis
  • La presenza del libello non doveva quindi
    necessariamente dispiacere ad Agrippina,che fra
    l'altro non è nominata da Seneca neanche per i
    delitti commessi in complicità con il maritola
    parodia atroce di Claudio faceva semmai il suo
    gioco,ponendo in chiara luce la personalità di
    Nerone,su cui si appuntavano le speranze sincere
    di Seneca e di larga parte dell'opinione pubblica
    (Come Lucifero,disperdendo gli astri che si
    dileguano,o quale Espero sorge al ritorno dagli
    astri,o come il Sole,non appena la rosata Aurora
    riconduce il giorno dissolta l'oscurità,guarda
    rosseggiante il mondo e per primo slancia il
    carro fuori dai cancelli,così appare Cesare,così
    ormai Roma ammirerà Nerone.Di dolce fulgore
    splende il suo volto luminoso e l'aggraziato
    collo sotto la sciolta capigliatura.,4,2).

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LApocolokuntosis
  • Non a caso l'opinione oggi più seguita è che
    Seneca l'abbia composta subito dopo la morte di
    Claudio,come presuppone l'essenza stessa della
    satiralibelli polemici come questo si scrivono
    subito o non si scrivono più. Attraente,anche se
    non dimostrabile con sicurezza,è l'eventualità
    che il libello sia stato composto da Seneca in
    occasione dei Saturnalia del 54,come regalo da
    offrire al nuovo imperatore,secondo una pratica
    ricorrente appunto durante queste feste.Per altri
    la data potrebbe essere piuttosto quella delle
    feste isiache,che si svolgevano tra il 28 ottobre
    e il 1 novembre e si concludevano con un giorno
    di festa per il ritrovamento di Osiridel'eco
    della festa è presente nella formula di saluto
    con cui nell'aldilà le anime delle sue vittime si
    rivolgono a ClaudioEvviva,l'abbiamo ritrovato
    (13,4),che reca il grido dei fedeli per il
    ritrovamento del dio.

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LApocolokuntosis
  • SENECA E IL POTERE
  • Continuamente oscillante fra gli opposti ideali
    della vita attiva e della vita contemplativa,
    attirato dai programmi ascetici della scuola
    sestiana e pronto tuttavia a metterli da parte
    quando si alza la minaccia dell'imperatore,orgogli
    osamente saldo nella sua adesione ai fermissimi
    principi dello stoicismo rigoroso e disposto
    tuttavia ai compromessi e all'adulazione più
    indecorosa,egli sembra sottrarsi ad ogni
    possibilità di piena comprensione.Le passioni in
    lui divampano senza freniil suo odio per
    Caligola,il principe che l'aveva costretto al
    silenzio e il suo disprezzo per Claudio,il
    principe che l'aveva relegato in Corsica per 8
    anni,vanno oltre ogni limitema egli è anche
    capace di manifestare l'amore per la seconda
    moglie Paolina con una delicatezza incantevole.Ma
    in fondo anche la vita umana è un'eterna
    contraddizione.

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LApocolokuntosis
  • Per tutta la vita Seneca ha lottato per creare
    una società nella quale fosse possibile al
    filosofo di giovare ai suoi simili.Egli non mette
    in discussione il principato,ma lo accetta come
    una realtà di fatto,dalla quale non si può e non
    si deve tornare indietro(De beneficiis,11,20)cerc
    a però di orientarlo al fine di permettere
    all'intellettuale di collaborare per il bene del
    genere umano.Mentre nell'età augustea la
    concezione dell'individuo si afferma su quella di
    cittadino,e la poesia, con Catullo e
    Lucrezio,raggiunge il suo apice di
    produttività,il principato,cancellando il
    concetto di libertà repubblicana,porta ad una
    crisi dei valori tradizionali,come la pietas,a
    favore di altri,come la modestia,vale a dire la
    virtù della disciplina.

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LApocolokuntosis
  • Nel periodo dell'esilio in Corsica,a Seneca è
    preclusa la via dell'azionesi rifugia quindi
    nell'ideale della vita contemplativa come in una
    forma di consolazione.Ma quando,ritornato a Roma
    su richiamo di Agrippina,ha il campo libero per
    la realizzazione delle sue teorie,Seneca si trova
    a non dover fare altro che agire
    dall'interno,collocandosi accanto al principe
    nelle vesti di consigliere e ispiratorenel De
    clementia Seneca elabora la teoria della
    collaborazione tra il principe e gl'intellettuali
    come via per risolvere i problemi politici posti
    dal regime imperiale.Seneca ritiene infatti che
    solo il filosofo,direttore di coscienza
    dell'imperatore,possa influire sul principe in
    modo che costui regoli da solo il suo
    comportamento sulla base della legge morale,la
    sola alla quale tutti i mortali sono soggetti,e
    nel caso il principe tenti di sottrarsi
    all'osservanza di tale legge si può ricorrere
    alla clementia,che instaura un patto di reciproca
    benevolenza tra il re e i suoi sudditi (il re non
    avrà così da temere congiure e ribellioni,mentre
    il popolo saprà di essere governato con
    moderazione),rendendoli un'unità inscindibile.

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LApocolokuntosis
  • Tutto il suo programma di riforma del principato
    si basa però interamente sulla convinzione che
    Nerone sia il re illuminato (in quanto
    quest'ultimo è già stato scelto e imposto dalla
    madre Agrippina)e sulla concezione stoica di
    monarchia,utopistica perché prevede tra l'altro
    che il re,incarnazione della sapienza,porti gli
    uomini alla virtù.Appare difficile ammettere che
    Seneca dichiarasse innocente e virtuoso al
    massimo grado Nerone,che aveva fatto assassinare
    suo fratello Britannico a sangue freddoma come
    potè restargli accanto e continuare a condividere
    con lui ogni responsabilità anche dopo il
    fratricidio?Seneca collabora con Nerone per 5
    anni e,per non essere visto dal prossimo come lo
    aveva visto Agrippina (Quello dal moncherino
    Afranio Burro,ndre quell'altro con la lingua da
    professore vogliono per sé il governo del genere
    umano),afferma che Il sapiente farà anche
    quello che non approva,per trovare anche un
    passaggio verso realtà più grandi,e non
    abbandonerà i buoni costumi,ma li adatterà ai
    tempiAnche il sapiente farà tutto quello che
    fanno i lussuriosi e gli stolti,ma non allo
    stesso modo e non con lo stesso scopo.(De
    constantia sapientis,XIV,2)

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LApocolokuntosis
  • FONTI E MODELLI
  • E' l'unico esempio di satira menippea
    sopravvissuto nella lingua latina.Di questa
    produzione della letteratura cinica,avviata da
    Menippo come una sorta di controcultura tesa ad
    abbattere, all'insegna della saggezza popolare,il
    perbenismo e le false convinzioni (sul piano
    sociale)e l'eccessiva e pedante adesione alle
    regole (sul piano formale),è rimasto poco o
    nulladall'oblio si salvano solo alcuni titoli
    come Nekyia (evocazione dei morti),dove si
    criticavano come assurde le concezioni
    tradizionali dell'aldilà,o La nascita di
    Epicuro,in cui veniva canzonato il culto della
    personalità del filosofo,praticato dalla setta.

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LApocolokuntosis
  • La varietà dei contenuti si rispecchiava sul
    piano formale nell'alternanza di prosa
    volgareggiante e versi parodisticamente
    aulici,che davano un tono peculiare alla
    composizione.Unici e tardivi superstiti del
    genere in greco sono alcuni opuscoli di Luciano
    (2 sec.dC),che contengono temi tipici della
    satira menippeal'ascesa al cielo
    (Icaromenippoil filosofo cinico Menippo vola via
    per sottrarsi all'anarchia delle opinioni),la
    discesa agl'Inferi (Menippo o la negromanzia,che
    mette in burla i miti tradizionali),l'assemblea
    degli dei,con i numi in subbuglio perché in una
    disputa stoico-epicurea si dimostra la loro
    inesistenza (Zeus tragedo),o desiderosa di
    epurare il consesso divino da elementi indegni
    (L'assemblea degli dei).

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LApocolokuntosis
  • Se Menippo è stato sicuramente la fonte
    principale per la struttura e alcune scene
    particolari,un modello per l'assemblea degli dei
    può essere stato fornito a Seneca dal Concilium
    deorum,che doveva occupare tutto o parte del
    libro I delle Satire di Lucilio,attacco contro la
    scandalosa nomina a censore di Lentulo Lupo.

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LApocolokuntosis
  • L'APOKOLOKUNTOSIS COME ESPRESSIONE LETTERARIA
  • Oltre che da un punto di vista psicologico e
    umano,l'apokolokuntosis è preziosa come
    espressione di un gusto letterario e di una
    maniera di stile peculiari nell'ampia produzione
    di Senecacon essa egli ci ha scoperto un lato
    significativo,se non il più felice,della sua
    carriera di scrittore.Si dice che
    l'apokolokuntosis sia una satira menippea,ma
    questa definizione non può andare oltre la
    tematica e la struttura esteriori del
    componimento.

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LApocolokuntosis
  • Se infatti nell'apokolokuntosis vi è un'ascesa al
    cielo,un concilio degli dei,una discesa
    agl'inferi, temi cari alla satira menippea,non si
    fa caso alla tematica in quanto tale,poiché
    tutta l'azione e l'intreccio risultano delle
    necessità artistiche,più che strutturali e di
    imitazione.Inoltre,nella satira di Seneca,oltre a
    non esservi alcun intento sociale,non si fanno
    allegorie e non si danno finti nomi ai
    personaggi,i quali invece,a cominciare da
    Claudio,hanno il loro vero nome e ripetono il
    loro ritratto fisico.

53
LApocolokuntosis
  • L'apokolokuntosis richiama senza dubbio alla
    produzione satirica in voga nella Roma
    contemporanea a Seneca.Eccettuate le lodi a
    Nerone,l'apokolokuntosis ha ogni carattere del
    libello polemico,nella satira e nella critica che
    fa di tutto,perfino con l'offendere,nel parlare
    di Claudio,la figura del princeps aut regem aut
    fatuum nasci oportere(1,1conviene nascere o re
    o scemi),Crassum vero tam fatuum ut regnare
    posset(11,2Crasso poi così stupido da poter
    aspirare anche al regno)e col portare un Caesar
    davanti a un tribunale.

54
LApocolokuntosis
  • Seneca è molto disinvolto nel passare da una
    scena all'altra,dalla terra al cielo,dal cielo
    alla terra e quindi agl'inferi,senza preoccuparsi
    di espedienti o mezzi strutturali (ad
    esempio,l'arrivo di Claudio in cielo),sicchè
    l'azione ha nel complesso un andamento veloce ed
    essenziale,che si nota specialmente negli ultimi
    tre capitoli,anche se forse il secondo paragrafo
    dell'ultimo capitolo (Improvvisamente apparve
    Caio Cesare e prese a reclamarlo come schiavo,a
    produrre testimoni che lo avevano visto colpito
    da lui a suon di verghe e pugni.Viene
    aggiudicato.Eaco ne fa dono a Caio Cesare.Costui
    lo consegna al suo liberto Menandro,perché si
    occupi delle istruttorie.) è piuttosto al di
    fuori delle chiuse satirichela satira desinit
    in mimum,come un mimo che si dissolva
    all'improvviso in nulla.E del mimo il libello ha
    spesso gli andamenti e gli sbalzi.

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LApocolokuntosis
  • Alla sbrigliata composizione corrisponde un
    impasto linguistico e uno stile fra i più
    indicativi della prosa latinavolgarità e
    colloquialità di vocabolo e di stile nelle parti
    prosaiche,abili saggi o parodie e ricalchi di
    toni elevati nelle parti versificate,gustose ed
    ironiche citazioni ed adattamenti parodici dei
    classicie quest'ultimo tratto rientra nel
    gusto menippeo,ma prima che in quello rientra
    forse nel genio inventivo e spiritosamente
    bizzarro di un artista.

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LApocolokuntosis
  • LA QUESTIONE DEL TITOLO
  • La questione del titolo è densa di
    problemi.apokolokuntosis infatti non è il titolo
    dato dai manoscritti che tramandano l'operail
    Sangallensis 569 reca il titolo Divi Claudii
    ApoqewsiV Annaei Senecae per Satyram,mentre il
    Valentinianus 411 e il Londiniensis Add. 11983
    danno Ludus de morte Claudii.Il primo ad
    accogliere il titolo di apokolokuntosis fu,nel
    16 sec.,l'umanista Hadrianus Iunius,e oggi è
    questo il titolo che si preferisce a quello
    indicato dai codici.Esso deriva
    dall'interpretazione di un passo di Dione Cassio
    (Storia Romana,LX,35),nel quale si attribuisce a
    Seneca la composizione di uno scritto sulla morte
    di ClaudioSeneca intitolò il libello
    apokolokuntosis ,come se apokolokuntosis fosse
    una qualche apaqanatisiV,deificazione bella e
    buona..

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LApocolokuntosis
  • Tale scritto fu identificato con la satira
    attribuita a Seneca dai manoscritti medioevali,e
    quindi con la nostra apokolokuntosis. Il termine
    apokolokuntosis è attestato solo nel passo di
    Dione Cassio,e l'allusione alla zucca
    (kolokunth) presente nel titolo ha fatto
    sbizzarrire la fantasia dei critici,che
    hanno1)dato al termine il suo significato
    letterale,per poi dover postulare,per la mancata
    zucchificazione di Claudio nell'opera,un'ipoteti
    ca apokolokuntosis perduta in cui,a differenza
    del testo pervenutoci,doveva essere presente la
    sua strana metamorfosi,oppure supporre che essa
    dovesse verificarsi nella lacuna fra i capitoli 7
    e 8,o nel finale,pensato incompleto

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LApocolokuntosis
  • 2)identificato il Ludus dei manoscritti
    medioevali con l'apokolokuntosis di Dione
    Cassio,con svariate interpretazioni-attribuendo
    l'immortalità alla zucca,sulla base di
    espressioni proverbiali come più sano di una
    zucca,e desumendone l'equivalenza tra
    apokolokuntosis e apoqewsiV-partendo dalla
    zucca come simbolo di stupidità per eccellenza
    (è uno zuccone,ha la testa vuota come una
    zucca),e in quanto tale simbolo di Claudioil
    termine indicherebbe quindi la divinizzazione
    non di un uomo,ma di una zucca,di uno
    zuccone,cosa che in fondo è l'argomento della
    satira.

59
e ora al lavoro!
  • Anche voi potete procedere alla costruzione di
    una lezione dautore avvalendovi dei materiali
    in rete che troverete a corredo di questo
    dischetto!
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