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PFIII. IL MULINO DEL PO

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Dietro l altare maggiore collocato un grande trittico di Domenico Mona, del 1580-83: ... una delle tante vie cos chiamate perch si imboccavano nei canali ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: PFIII. IL MULINO DEL PO


1
PFIII. IL MULINO DEL PO
ANNO SCOLASTICO 2006-2007
2
CREDITI
ANNO SCOLASTICO 2006-2007
  • SULLE ORME DEGLI ESTENSI TRA TERRA E ACQUA
    docente di riferimento Silvana
  • Onofri.
  • PFIII 1 classe III F, indirizzo
    scientificotecnologico, Liceo Classico L.
  • Ariosto.
  • Docente referente Cinzia Solera. Hanno
    collaborato Silvana Onofri e Silvia
  • Malagò.
  • PFIII 2, 3 classe IV G e IV C, Istituto di
    Istruzione Secondaria Superiore O.
  • Vergani.
  • Docente referente Maura Tortonesi. Hanno
    collaborato Edda Tugnoli, Rossana
  • Bonfatti, Donatella Benetti.

3
PFIII 1. PRIMA GIORNATA Lazzaro in città il
tesoro della Madonna di Spagna
Quella loro Madonna era assai milagrosa, e
coperta di doni.
In bicicletta, insieme a Lazzaro, andremo alla
ricerca del tesoro della Madonna di Spagna negli
stretti vicoli del ghetto, assisteremo
allesecuzione di Fratognone nella piazza
Travaglio, ci recheremo al convento delle
Orsoline per ottenere lo scioglimento del
sortilegio infine, insieme a lui, sotto le
mura degli Angeli ci parrà di sentire le grida
strazianti dellUrlon del Barco, il diavolo
sconfitto dai Gesuiti e di vedere lingegnere
idraulico Chiozzino che, protetto dai frati
esorcisti di San Domenico, continua a
irregimentare le acque del Po.

4
PFIII RICCARDO BACCHELLI Il MULINO DEL POTre
giorni
  • Accompagnati dalle parole di Bacchelli seguiremo
    le tracce di Lazzaro Scacerni a
  • Ferrara e sul Po, visiteremo una città
    caratterizzata dal suo ancestrale
  • rapporto con il fiume, con i suoi miti
    (Fetonte) e le sue leggende (Chiozzino).
  • In bicicletta ripercorreremo le tappe delle
    giornate ferraresi di Lazzaro Scacerni,
  • reduce dalla campagna napoleonica di Russia, alla
    ricerca del tesoro della
  • Madonna di Spagna ne ritroveremo le tracce
    nella città moderna, nei suoi
  • monumenti e luoghi darte e, alla ricerca
    dellorigine del nome
  • Scacerni, visiteremo i palazzi cinquecenteschi
    della Ferrara rinascimentale.
  • E saranno ancora le parole di Bacchelli ad
    accompagnarci dalla Darsena
  • ferrarese al Mulino sul Po. Dal mulino,
    costruito dagli ultimi maestri d'ascia,
  • in legno robusto con il tetto, come una volta,
    fatto con le canne di palude, si
  • effettuerà, in bicicletta, il Percorso letterario
    Bacchelliano tra casolari e
  • terre coltivate. Seguiremo la storia del pane
    ferrarese, dal chicco di grano, alla
  • macinatura nei mulini sul Po, alla modellazione
    della coppia, il pan ritorto così
  • chiamato dal conte palatino Cristoforo da
    Messisbugo, lo scalco degli estensi che
  • lo aveva pensato per i banchetti di corte.

5
PFIII-1 Percorso di visitaIn bicicletta
  • MATTINA
  • 1. Accoglienza allAriosto distribuzione di
    materiali didattici e della caccia al tesoro.
  • 2. Il Barco e le mura degli Angeli tra mito e
    storia.
  • 3. Le mura e la Porta di San Giovanni
  • 4. Dalla Porta S. Giovanni alla Piazza.
  • 5. Tra le strade del ghetto, alla ricerca del
    tesoro della Madonna di Spagna. La Sinagoga.
  • 6. P.zza Travaglio e lesecuzione di Fratognone.
  • 7. Il Palazzo del Chiozzino e il patto col
    Diavolo.
  • 8. La Chiesa degli inquisitori S.Domenico e
    limpronta del diavolo Magrino.
  • Il Raguseo e il mistero del Palazzaccio.
    La colpa di Lazzaro.
  • 9. Sosta pranzo (cestino Vergani) al Parco
    Massari.
  • POMERIGGIO
  • 10. Il Duomo e i suoi mostri troviamo Coniglio
    Mannaro.
  • Il Duomo, la Madonna miracolosa e
    lassoluzione dal sacrilegio
  • 11. Il Castello Estense e le rotte del Po il
    padimetro.
  • 12. Suor Eurosia e lo scioglimento del
    sortilegio.
  • 13. Il cerchio si chiude Urlon del Barco alla
    Porta degli Angeli.

6
SVILUPPO URBANISTICO DI FERRARA
Città lineare sec. VIII-XI Città murata - sec. XI -XIV I Addizione di Niccolò II- - 1386 II Addizione di Borso - 1451 III Addizione di Ercole I - 1492 Interventi successivi

CACCIA AL TESORO Gli studenti divisi in
squadre, dovranno trovare edifici, oggetti,
iscrizioni che sono lungo il percorso di
visita Vincerà la squadra che
  • e mura di Borso. 1451

7
1-3. Le Mura, porta S. Giovanni, tra campagna e
città
t
Porta di San Giovanni
  • Cencioso indosso, magro e irsuto, pallido in viso
    del pallore di chi vive in palude, Lazzaro
    Scacerni
  • poteva ben dare il sospetto daver il male nelle
    vene, quando comparve alla porta di San
  • Giovanni. Faceva già buio, benchè la sera fosse
    ancor lontana, causa il folto nebbione. Sembrava
  • daccostare, attraverso linvisibile campagna
    silenziosa, per la strada deserta, una città di
    morti.
  • Gli sorsero innanzi, vicine, nella nebbia le
    torri cupe della antica porta fortificata,
    rotonde e
  • massiccie.

http//xoomer.alice.it/brdeb/opere/bacchelli.htm
8
Camminava lungo il muro per una strada larga
senz un anima e senza voci e la nebbia non
lasciava scorger tre passi distante e non
trapelava lume dalle finestre chiuse. Soltanto
dagli orti, abbondanti in quel quartiere, la
campanella dun convento o dun oratorio
squillava
4. Dalla porta S. Giovanni alla piazza
LA COPPIA
  • Da una bottega aperta, parecchie lucerne
  • gettavano sulla strada un chiarore vividoil
  • fornaio voleva garantirsi che nessuno
  • allungasse le mani ai panetti senza pagare

9
Così si trovò dietro il Duomo e imboccò la
strada dei Sabbioni. Il ghetto era popoloso,
e strada dei Sabbioni, che vi menava, era piena
di mormorio fitto e trito, e di saluti dei
solleciti rincasanti. Si sentiva odore della
cucina ebraica. Le campane gravi del Duomo e di
San Paolo annunciavano lor di notte
5. Il ghetto
http//www.ferraraterraeacqua.it/Siti/Ebraica/defa
ult.htm
10
Erano state rimesse in vigore da poco alcune
delle antiche interdizioni contro gli ebrei. Se
non la rotella di fettuccia gialla cucita dalla
parte del cuore, le autorità promettevano di
rimettere le porte sulle tre entrate del ghetto
ferrarese, e gli ebrei dovevano esser rientrati
per lora del coprifuoco
La Sinagoga

http//www.comune.fe.it/museoebraico/museoebraico.
htm
11
Così discorrendo era arrivato allangolo di
Vignatagliata. Bussò alla porta chiodata della
casa antica degli Annobon Tornò lAnnobon con un
sacchettino di cuoio Riscontrate. Io me ne lavo
le mani. La cupidigia, mentre scorrevano gli
ori e le gemme fra le dita, le faceva tremanti, e
accendeva gli occhi di Scacerni
Il tesoro
12
Dal tesoro al patibolo
si meravigliò tra San Romano e San Paolo, che
dalle imposte di qualche osteria filtrasse ancora
un lume, poiché si credeva a notte tardadalle
osterie trapelava una fragranza ghiotta e grassa
e di qui, più pomposo che mai, entrava
sotto gli archi bassi e sotto quella specie di
ballatoi e di balconi, che ancora si vedono
attraversare e cavalcare la strada delle Volte.
Era in città vecchia, tra le volte basse, i
chiassuoli stretti e torti, i vicoli angusti, per
lo più abitati da gente di malaffare
13
6. La punizione lesecuzione di Fratognone a
Piazza Travaglio

PORTA PAOLA
Si seppe la sentenza di Giovanni Rizzoli, detto
Fratognone... la morte mediante taglio della
testa da eseguirsi nella solita piazza del
Travaglio a porta San PaoloIl Travaglio
rintronava di martellate sul legno. Gi aiutanti
dellesecutore finivano di inchiodare il palco e
vi drizzavano, quadra e tozza, la macchina da
decapitare, introdotta dai Francesi e rimasta
usuale a Ferrara. Il palco non arrivava al petto
di un uomo della statura di Scacerni. La città
dormiva ancora
14
7. Il mago Chiozzino, dal libro degli incanti al
patto col diavolo
Si vuole che Urlone abitasse già in Barco e vi
si facesse sentire, specie nelle notti
tempestose, anni e secol prima che il cabalista e
astrologo Chiozzini si trasferisse dalla nativa
Mantova a Ferrara, comprando, per andarci a stare
con la famiglia, palazzo Palmiroli in Ripagrande,
dietro il ramparo di Piangipane. E qui il
Chiozzini diventò anche mago, scavando in
cantina, dove trovò una cassetta con dentro il
libro degli incanti, e la formola per chiamare il
diavoloun omiciattolostorto, sbilenco da tutte
le parti, panciuto su gambette esili, di pelo
rosso che gli mangiava la fronte, rinselvava gli
occhi volpini, riempiva gli orecchi.
15
8. La Chiesa degli inquisitori San Domenico e
limpronta del diavolo Magrino
Il Chiozzino aveva varcata la soglia della vicina
chiesa di San Domenico, con tale sforzo da cadere
ansante e quasi esamine sopra la prima panca. Era
salvo.Magrino, o piuttosto ormai col suo vero
nome Urlone, girava vorticosamente attorno alla
chiesa. Chiozzini, esorcizzato dai domenicani,
pentito, sostenne poi con lui una disputa in
sillogismi e in tutte le lingue resistette a
tutte le tentazioni e persecuzioni e lo confinò
nel Barco deserto
SAN DOMENICO
16
Il Raguseo e il mistero del Palazzaccio. La
colpa di Lazzaro.
il Palazzaccio aveva conosciuto tempi migliori
Scacerni salì i gradini consunti dello scalone,
e sul loggiato sindirizzò a una portaun uomo in
zimarra turchesca, con una papalina alla
schiavona in capo, apparve Scacerni si vide
deprezzar loro di dodici carati e anche meno
disprezzare i diamanti e le perle erano tutte
scaramazze tanto che quando il Raguseo gli offrì
duemila scudi, fu un sollievo inaspettato
Quivi il Raguseo, pervenuto alla soglia del
portone, mise un grido che giunse a Scacerni
sullultimo gradino della scalaFratognone e
Scacerni lavevano seguito passo passoCome se
una forza arcana e vetustissima lo legasse
sullucciso alluccisore, Scacerni allungò la
destra a quella di Fratognone incrociandole
sul morto che giaceva fra loro.
17
9. Sosta pranzo al Parco Massari
PANINO ALLOLIO CON SALAME ALLAGLIO E FRUTTA DI
STAGIONE
INSALATA DI RISO, UN FRUTTO
SFILATINO CON FORMAGGIO E VERDURE, UN FRUTTO
18
FETONTE UN MITO LEGATO AL PO
  • Tra i miti legati al territorio vi è quello che
    narra la tragica corsa attraverso il cielo di
  • Fetonte, figlio del Sole. Questo mito fa parte
    di una serie di affreschi dipinti nel 1934 da
  • Achille Funi, denominati IL mito di Ferrara
    che si trovano nella Sala dellArengo del
  • Palazzo Comunale.


MITO DI FETONTE

http//www.belpaese.it/ferrara/palazzo-comunale.ht
ml
19
10. Il duomo e i suoi mostri alla ricerca di
Coniglio Mannaro
Trova il lupo tra i mostri del portale
durava un resto della strana fantasia, che
allantico scultore delle porte del duomo di
Ferrara ha suggerito tante bestie semiumane e
tanti uomini semibestiali durava, segnatamente,
il famoso e secolare spavento delluomo lupo.
Allora, burlandosi del suo viso di coniglio
feroce, la gente soprannominò Giuseppe Scacerni,
piacevolmente, Coniglio mannaro e giuravano
ridendo che la notte, invece dallupare
diabolicamente, e di correre per le terre con
lurlo orrendo del lupo mannaro bramoso di
sgozzare i viandanti attardati, si doveva
accontentare, lui, di inconiglire, con una voce
sottile, con uno squittio di barbastèl, ossia
di pipistrello ed avventarsi alle galline sviate
dal pollaio Coniglio mannaro. ...
http//www.frara.it/monumenti_in_citta/duomo.htm
20
Il Duomo, la Madonna miracolosa e lassoluzione
dal sacrilegio
Se ti accosti ai sacramenti, dopo che abbi
accettato il mio lascito, li profani e ti danni
o ti piacciono i quattrini, o hai paura
dellinferno.-Scaceniebbe la penitenza atti di
contrizione.Promise inoltre dandare in
pellegrinaggio allaltare miracoloso della
Madonna dellAtrio, in Duomo di Ferrara,
veneratissima, per offrire un ex voto per grazia
ricevuta e in espiazione delloltraggio
21
11. Chiozzino e il retto sentiero le opere
dell ingegnere idraulico
Chiozzini, aveva indirizzata la mente e la
scienza, tornato sul retto sentiero, a stendere
un progetto per bonificare le valli per
rimandare ai bolognesi il Reno, già dalla costor
malizia e da un antico errore immesso nel Po di
Ferrara, che ne riuscì interrato e per ridare
acqua al Volano e commercio al porto di Ferrara e
a tutti quelli del litorale, a dispetto dei
veneziani, antichi e ostinati nemici e oppressori
della prosperità fluviale e marittima ferrarese.
IL PADIMETRO
IL CASTELLO
http//www.castelloestense.it/
22
12. Madre Eurosia e la liberazione di Lazzaro
daitravagli del diavolo
  • -Sentite, Madre, quella volta che fu ammazzato il
    Raguseo
  • -Figlio mio, non sono il vostro confessore.
  • -Ho patito molto, e patisco.
  • -Chi vi travaglia?
  • -Il diavolo,-disse Scacerni sommessamente
  • - Dite dunque su chi sono quelli che il Signore
    tribola?...
  • -Quelli a cui vuol benePossiamo ringraziarlo
  • -E allora è già ringraziato E quando sarete
    tentato e tribolato, non dite mai E troppo.

CONVENTO DELLE ORSOLINE
23
13. Sulle mura dalla città alla campagna
Salì sul bastione alberato, e si trovò
allaltezza della nebbia, che sulla città stava
dileguando, e lì fuori, sul vasto sterpeto e
sulle basse boscaglie e sui maligni acquitrini
del piano, dai bastioni, fino al Lagoscuro e al
Po stagnava uguale, come un immenso lenzuolo.
LA PORTA DEGLI ANGELI
In quel terreno di fuori, in altri tempi,
rinselvatichirono e affogarono i giardini
coltissimi dalcune fra le più famose delizie
dei signori estensi,La plaga si chiamava e si
chiama ancora il Barcoil popolo collocò nel
Barco tregende diaboliche, convegni maledetti
DELIZIE
24
SECONDA GIORNATA P F III- 2 ALLA RICERCA DI UN
NOME GLI SCACERNI
VERGANI
14
Itinerario del mattino
13
Itinerario del pomeriggio
12
6
11
8
4-5
10
7
3
9
gli Scacerni, non nobili, non letterati, ma
molinari del PO
2
1
25
P F III- 2 ALLA RICERCA DI UN NOME GLI
SCACERNI Andando alla ricerca delle origini e
della dimora di una famiglia ferrarese, gli
Scacerni, si potranno visitare significativi
palazzi cinquecenteschi della città e
contemporaneamente andare a scoprire i vari volti
di Ferrara S. Giorgio, il primo nucleo
abitativo, la parte medievale, laddizione
Erculea e i palazzi rinascimentali, infine la
Ferrara dell800. Sarà un percorso intriso di
miti, leggende, che affiancheranno la storia, la
cultura, larte, le tradizioni di una città tutta
da scoprire E una scoperta sarà anche il nome,
Scacerni,che nella finzione letteraria di
Bacchelli, nel romanzo Il mulino del Po, verrà
dato ad una famiglia di vallaroli, in una
significativa unione di città e
campagna MATTINA Durante la mattina si va alla
ricerca delle origini di una delle più note
famiglie della Ferrara rinascimentale, gli
Scacerni, percorso che porterà il visitatore
dalla realtà storica e artistica alla finzione
letteraria, scoprendo come da rappresentante di
una nobile famiglia si possa diventare
vallarolo, come è successo a Lazzaro,
protagonista del romanzo di Bacchelli Il mulino
del Po. Sarà così possibile rivivere leggende e
miti, attraverso un percorso suggestivo che va
dalle origini della città ai palazzi
Cinquecenteschi della Ferrara degli Estensi,
mirabili nella loro cultura, arte, tradizione.
Il vallarolo richiama poi larte dei mugnai e
quindi il pane, il pane più buono del mondo Ore
9 accoglienza visitatori a Palazzo Pendaglia,
sede dellIPSSAR Vergani distribuzione
brochure e materiale cartaceo . San Giorgio . S.
Romano . il duomo . palazzo Scacerni Ore 12,30
pranzo con cestino salutare preparato dagli
studenti dell IPSSAR Il cestino salutare offre
tre tipi di menù, a scelta, leggeri, prelibati,
con prodotti tipici locali Attività di
laboratorio allIPSSAR VERGANI Facciamo insieme
il pane e diventiamo maestri dellarte bianca
POMERIGGIO In bicicletta, tra i palazzi
ferraresi, alla ricerca di altre suggestive
leggende, intrise di magia, di omicidi e di
esotico tra la Ferrara rinascimentale e quella
dell800, in un percorso che sfocia nella
campagna , variopinta in estate, lattea e
silenziosa in inverno, quando la nebbia la
avvolge. . il palazzo del Chiozzino . il
palazzo del Raguseo . il castello Estense . la
porta degli Angeli Ore 20 Cena di
degustazione Attività ricreativa allIPSSAR O.
VERGANI Spettacolo da parte degli sbandieratori
del Palio, il più antico palio del mondo
26
1. SAN GIORGIO PRIMO NUCLEO DELLA CITTA

RIPERCORRIAMO LA STORIA DI FERRARA MENTRE ANDIAMO
ALLA RICERCA DELL ORIGINE DEGLI SCACERNI
Dal ducatus ferrariae il vero nucleo originale
della città San Giorgio. La Chiesa di San
Giorgio fu la Cattedrale di Ferrara dal 657. Nel
1485 fu ultimato il campanile, la cui costruzione
era stata affidata a Biagio Rossetti. Allombra
di questo, nel 1809, sotto il dominio
napoleonico, avvenne il movimento insurrezionale
degli insorgenti raccontato da Bacchelli.
27
2-3-4-5. LA CATTEDRALE
PERCORRENDO UN TRATTO DELLE MURA DELLA CITTA,
ATTRAVERSANDO IL GHETTO EBRAICO, SI ARRIVA
ALLATTUALE CATTEDRALE CHE RISALE AL 1135, ANNO
DELLA SUA CONSACRAZIONE A SAN GIORGIO. Impostata
su austero stile romanico, alleggerito in
gradevole simbiosi con lo stile gotico, contribuì
all espansione verso Nord della Ferrara
Medievale attorno ad essa infatti furono via via
costruiti i più importanti palazzi pubblici e la
piazza divenne il centro di vita oltre che
religioso e politico, anche commerciale.
CORSO MARTIRI DELLA LIBERTA
28
6. PALAZZO SCACERNI
Nel romanzo si raccontano le vicende
dellimmaginaria famiglia Scacerni, famiglia di
mugnai, attraverso un secolo di storia del nostro
paese dagli albori dellOttocento alla fine
della prima guerra mondiale Nei fatti
insurrezionali del 1809 a Ferrara scomparve un
tal Scacerni di Ariano, traghettatore di mestiere
e pescatore di frodo per passione I suoi
discendenti furono i proprietari del mulino sul
fiume, parteciparono intensamente alla vita
politica e sociale della città e della terra di
Ferrara. Il dizionario del Pasini-Frassoni
individua negli Scacerni una nobile famiglia
ferrarese, che dal secolo XVII viveva nel piccolo
centro di Consandolo dove Renata Di Francia
soggiornava per molti mesi dellanno nella sua
magnifica e sontuosa delizia circondata dalla
sua corte di intellettuali. Nel 1707, in Ferrara,
gli Scacerni acquistarono il palazzo costruito
dalla duchessa Laura DEste che era posto sulla
bella via di Boccacanale una delle tante vie
così chiamate perchè si imboccavano nei canali
adducenti al Po.

Il palazzo,cinque-seicentesco degli Scacerni,
sulla strada di San Guglielmo, ora chiamata via
Palestro, presenta un composto movimento
architettonico lopulenza, insomma, di una casa
ferrarese di quel tempo. Anche se è scomparso in
parte il grande parco fiorito sulla via Mentana,
è rimasta lopera darte della casa Scacerni
nella sua semplice integrità.
29
7. PARCO PARESCHI pranzo al sacco
Originario giardino del Palazzo Estense detto di
San Francesco, fu costruito nella seconda metà
del XV secolo da Pietro Benvenuto degli Ordini e
ampliato poi da Biagio Rossetti. Alla metà del
secolo successivo il palazzo e il giardino furono
modificati per volere del cardinale Ippolito II
d'Este e il muro di cinta del complesso venne
ornato da merlature dipinte. Il parco deve il
proprio nome ai Pareschi, che alla metà del XIX
secolo acquisirono la proprietà del palazzo e
reimpiantarono il giardino, ormai adibito ad
orto, secondo la moda "all'inglese".
PANINO ALLOLIO CON SALAME ALLAGLIO E FRUTTA DI
STAGIONE
PER LA SOSTA PRANZO CESTINO SALUTARE E PRODOTTI
TIPICI DEL TERRITORIO
INSALATA DI RISO, UN FRUTTO
SFILATINO CON FORMAGGIO E VERDURE, UN FRUTTO
30
8. ATTIVITA DI LABORATORIO A PALAZZO PENDAGLIA
IMPARIAMO INSIEME ...
-riscopriamo larte dei mugnai -facciamo il
pane -assaggiamo ..il pane più buono del mondo
(Bacchelli)
PANE
31
9-10. IL CHIOZZINOTRA LEGGENDA E REALTA
Da Porta Paola al Palazzo Chiozzino. Il
palazzo è risultato un ingegnoso succedersi a
catena di pieni e di vuoti con lampio androne,
il piccolo cortile sul quale si affaccia un unico
locale tutto ad arco, ma senza finestre. Se si
chiude la grande porta, questo locale rimane
buio. Già in quel tempo varie sfumature di magia
si imbastirono quando furono note certe
caratteristiche delledificio.
Trascorso mezzo secolo, e forse più, il palazzo
Palmiroli pervenne alla famiglia Chiozzi. Il suo
discendente Bartolomeo di Antonio Chiozzi, più
noto col nome di Chiozzini, sposò nel 1706 la
bella Cecilia Camilli. Fu ingegnere e giudice di
argini si occupò, con spiccate attitudini, di
scienze occulte, che coltivò sotto la guida di
certo frate Lana, ed ebbe fama di stregone.
Questa sua casa di Ripagrande ed il tetro vòlto
sul fianco erano luoghi frequentati dal diavolo e
dalle streghe. ECCO LE LEGGENDE DEL MAGO
CHIOZZINO E DELLURLON DEL BARCO.
32
11-12. PALAZZO DEL RAGUSEO
Visita al Castello Estense e successivamente al
Palazzo del Raguseo. Il palazzo fu artisticamente
lambiente dove si incontrarono due loschi
personaggi, limmaginario Lazzaro Scacerni con in
tasca i gioielli rubati e lo strozzino Michele
Bergando, detto il Raguseo. Entrando dal portone
principale, fra luci di pavimenti, ampi cristalli
e chiare pareti, spiccano quattro possenti
colonne, sormontate da capitelli fioriti, nel bel
mezzo dellandrone con archi a tutto sesto
caricati sulle colonne stesse. Ci si rende conto
di essere entrati in una casa del tardo
Rinascimento ferrarese e nel suo caratteristico
loggiato passante.
Nella notte fra il 29 ed il 30 luglio 1839 in
questo ambiente si perpetrò lassassinio del
Raguseo, strozzato nel sonno. Il misfatto e i tre
processi contro una masnada di banditi scappati
dalla rocca di Cento e la presunta mandante,
Caterina Baracchi Bergando, cognata della
vittima, destarono profonda impressione in città
e fuori.
33
13. PALAZZO PROSPERI-SACRATI
In Corso Ercole I d Este, di fronte al Palazzo
dei Diamanti, si impone, e non solo per la sua
posizione urbanistica che qualifica il quadrivio
degli Angeli, il Palazzo Prosperi-Sacrati. I
Prosperi divennero anche proprietari del Palazzo
di Via Palestro perché gli Scacerni si estinsero
nei Prosperi.
34
14. PORTA DEGLI ANGELI -VERSO LURLON DEL BARCO
La Casa del Boia è il nome con cui viene
comunemente identificata l'antica Porta degli
Angeli, una costruzione posta lungo le Mura
settentrionali della città, dalla quale,
percorrendo Corso Ercole I d'Este, si raggiungeva
direttamente il Castello Estense. E DALLA
CAMPAGNA ECCO LECO DELL URLON DEL BARCO CHE CI
ACCOMPAGNA FINO AL PO
35
ORE 20.00 CENA ALL I.P.S.S.A.R ORIO VERGANI
OPPURE IN UN RISTORANTE TIPICO FERRARESE. ORE
21.30 a scelta tra FILM O ESIBIZIONE DEGLI
SBANDIERATORI
36
TERZA GIORNATAP F III- 3 IL MULINO DEL PO
VERGANI
Le acque del Po rappresentano unimportante e
naturale fonte di energia che ha alimentato per
secoli lindustria molinaria e ha diffuso il
fascino dell Arte bianca dei Mugnai. I
MOLINARI erano gente speciale più ricchi dei
braccianti, senza dubbio, però con una vita
altrettanto grama, sempre lavorare e fare la
guardia. Il mulino era anche la loro casa però in
questa non potevano nemmeno cucinare a fuoco vivo
per non incendiare una struttura che era di
legno e canne. Cuocevano le piade e il pesce,
loro alimentazione quotidiana, fra due pietre
scaldate sulle braci e dovevano vivere sempre sul
fiume.
37
P F III 3 IL MULINO DEL PO MATTINA La giornata
inizia con un percorso suggestivo, in motonave,
attraverso canale Boicelli, che immette nel Po
Grande lungo questo percorso si affianca la
caratteristica Isola Bianca e si può rivivere il
mito di Fetonte e la leggenda del Drago del fiume
Il visitatore si troverà immerso in un grande
silenzio, a contatto diretto con una natura
seducente e pura, dove regnano una flora e una
fauna singolari, che lo sapranno meravigliare
gli sembrerà di percorrere una grande
autostrada, , larga, baciata dal sole, solcata
solo da rare imbarcazioni, fino alla sorprendente
ricostruzione del mulino sul Po, a Ro . Ore 9
accoglienza presso Darsena , porto turistico di
Ferrara . Ore 11- arrivo a Ro e visita al mulino,
rivivendo larte dei mugnai . Ore 13- pranzo con
cestino salutare preparato dagli studenti
dellIPSSAR VERGANI POMERIGGIO . Ore 15 TREKKING
Il territorio di Ro è attraversato da circa 30
KM di piste ciclabili, con aree di sosta e
sentieri ciclo-pedonabili che collegano le varie
località e i punti di interesse turistico . Al
turista si propone il percorso letterario,
itinerario ciclabile di circa 6 KM, attraverso i
caratteristici luoghi Bacchelliani, i palazzi
padronali, le case contadine e la chiesa di
Guarda, paese posto in un luogo che al tempo
degli Estensi assunse una funzione di dogana per
il transito delle merci e una di controllo per il
commercio del sale. Il sale, proveniente dalle
saline adriatiche, fu motivo di conflitto tra la
città estense e la serenissima repubblica di
Venezia ( battaglia della Polesella) Ora il
grande fiume rappresenta invece un punto di
unione tra le popolazioni rivierasche. . chiesa
di Guarda . Vallazza . Palazzone . villa
Beicamina . Ore 17 ritorno a Ferrara in
motonave. Durante il percorso di ritorno è
prevista un animazione con tecniche comunicative
ideate dagli studenti del Vergani , finalizzata
ad esplicitare ulteriormente la figura del
vallarolo e quella del mugnaio
38
MATTINA IL PO
Nelle acque del Po galleggiavano pittoreschi
mulini fin dal 1200.
39
Partenza da Darsena a Ferrara in motonave o con
la traghettatrice Nena.
Attraverso il canale Boicelli, si passa per la
conca di navigazione di Pontelagoscuro che
consente di superare due livelli idrici diversi.
40
Entrati nella conca, ci si trova la via sbarrata
da una saracinesca a scorrimento verticale che
separa il canale Boicelli dal PO. Dopo qualche
minuto unaltra saracinesca scende alle spalle
della barca. Tramite grosse pompe, viene immessa
acqua in questo bacino chiuso. Quando viene
raggiunto il livello idrometrico del fiume PO, si
apre la saracinesca anteriore e si continua la
navigazione nel grande fiume.
41
ISOLA BIANCA
Durante il tragitto si può ammirare lIsola
Bianca, piccola oasi naturalistica, accessibile
solo in alcuni periodi dellanno. Su di essa è
presente un sentiero che permette il
raggiungimento di un capanno per lattività di
birdwatching.
42
Passaggio del Sambuco, uno dei passaggi che
permette di visitare lisola.
Questo è lingresso secondario, accessibile anche
ai disabili attraverso una pedana mobile.
La vecchia casa, lunica abitazione chera
presente sullisola, distrutta dalle piene del
fiume e dalla vegetazione..
Il picchio rosso, simbolo dellisola Bianca.
43
Sembra di percorrere uninterminabile autostrada
solcata solo da rare imbarcazioni. Poi, ecco la
curva a gomito di Zocca, che è stata teatro della
cruenta battaglia di Polesella nel 1509 tra
estensi e veneziani, poi il primo ponte, tra Ro e
la sponda veneta, sotto il quale vi è lattracco
di Ro con il mulino natante.
IL MULINO SUL PO ha una lunghezza di 12,2 m e una
larghezza di 9,36 m.Si riferisce al modello più
semplice 2 scafi, 1 ruota, 1 macina. Per
realizzarlo infatti, si è tenuto conto della
tecnologia costruttiva di allora le attrezzature
sono fedeli a quelle in uso dai vecchi
mulini. Daglanni 20 si è registrata la lenta
scomparsa dei mulini natanti.
44
POMERIGGIO Dal mulino sintraprende il percorso
ciclabile, sullargine della riva destra del Po,
tra bosco coltivato e bosco naturale. Bosco
coltivato presenta più di 30 specie forestali
tipiche della vegetazione delle aree boschive
della pianura padana e la ricostruzione di un
ambiente naturale che ha lo scopo anche di
produrre seme di origine certificata per
lutilizzo da parte del centro della biodiversità
di peri (VR).
1
4
2
3
Bosco naturale ecosistema complesso che ospita
grande varietà di organismi vegetali, piante
autoctone tra le più tipiche del territorio,
comera frequente trovare prima delle bonifiche
del 1850, insieme ad animali ben inseriti
nellambiente. Il percorso è di 6 km e richiede
circa due ore e mezza di tempo.
45
Pranzo al sacco o in agriturismo.
46
1. CHIESA DI GUARDA Percorrendo largine della
riva destra del Po sarriva a Guarda ferrarese
che evidenzia emergenze di interesse storico come
la chiesa di Guarda che volta le spalle ai
parrocchiani il grosso delle case si raggruppò
dietro la chiesa via via che il fiume serrava più
da vicino, pare quasi le proteggesse , umili,
come la chioccia con i pulcini quando avvistano
il falco . Da Il Mulino del Po
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2. IL PALAZZONE
48
3. LA VALLAZZA
La Vallazza è un grandioso fabbricato costruito
verso il 1850 quale stazione di trebbiature.
Bacchelli la immagina una casa padronale e la
chiama villa Cattarusco. Gli sterratori della
Vallazza e dei canali cantavano A mezzanotte in
punto/ si sente una tromba sonar/ sono gli
scariolanti, larì lerà, / che vanno a lavorar /
volta, rivolta, / e torna a rivoltar
49
4. LA BEICAMINA
Nel romanzo è la dimora del marchese Macchiavelli
discendente dagli antichi banchieri Oriundi di
Toscana nella Ferrara estense.
Il nome Beicamina venne dato da Bacchelli quando
si intratteneva, ospite della proprietaria Carla
Rivani, nelle sale ornate da bei camini.
50
Il percorso ciclabile si conclude con il ritorno
al mulino sul Po e poi
51
alla Darsena.
52
  • Sulle orme degli Estensi tra terra e acqua
  • E COSTITUITO DA TRE PERCORSI FORMATIVI
    FLESSIBILI
  • personalizza il tuo percorso di visita e per il
    preventivo rivolgiti a Zainetto Verde
  • puoi scegliere fra ostello e albergo a tre stelle
  • IL PROGETTO
  • PF I- NEREO ALFIERI ARCHEOLOGIA E TERRITORIO
  • PF II- GIORGIO BASSANI IL GIARDINO CHE NON CÈ
  • PFIII RICCARDO BACCHELLI IL MULINO DEL PO

53
RICCARDO BACCHELLI, IL MULINO DEL PO, PARTE
PRIMA. SINTESI Lazzaro Scacerni, figlio di un
traghettatore di Ariano, sul Po, riceve in
eredità dal capitano Mazzacorati, che detiene
beni ecclesiastici sottratti in modo sacrilego,
le sue sostanze, per averlo assistito in punto di
morte. Con queste e con altro denaro avuto in
prestito, egli costruisce, al suo ritorno in
patria, il mulino detto "San Michele". Dopo il
matrimonio con Dosolina, da cui nasce Giuseppe,
poi detto "Coniglio mannaro, Lazzaro si trova
coinvolto in torbide vicende che mostrano la
potenza della "mafia" ferrarese. Fra l'altro
egli è coinvolto nell'uccisione di Raguseo, un
ebreo usuraio di Ferrara, ad opera di un
contrabbandiere, Fratognone che per questo
delitto verrà giustiziato. Per fare ammenda
dellutilizzo del denaro sacrilego, su cui si
fonda la sua ricchezza, Lazzaro si reca in
pellegrinaggio allaltare della Madonna
dellAtrio, nel Duomo di Ferrara. Nel frattempo
la complicità nel delitto di Fratognone
travaglia il suo animo e, per avere conforto, si
reca nel convento delle Orsoline dove madre
Eurosia lo assolve dalla colpa.
54
LA CAMPAGNA DI RUSSIA Intorno al 1805 Alessandro I di Russia aveva cominciato a temere Napoleone e rifiutò di collaborare con lui, riguardo al Blocco Continentale si trattava di una serie di misure adottate da Napoleone tra il 1806 e il 1807, per replicare al blocco delle coste francesi, disposto dall'Inghilterra dal maggio 1806. In pratica veniva vietato alle navi provenienti dalla Gran Bretagna e dalle sue colonie l'accesso ai porti dei territori sottoposti al controllo dell'impero francese. Questa fu la principale causa che spinse Napoleone ad invadere la Russia nel 1812, con un colossale esercito, reclutato nei territori occupati dal suo impero di esso, solo un terzo francesi. I Russi, comandati da Kutuzov, decisero la tattica della ritirata, piuttosto che scontrarsi contro il superiore esercito napoleonico. Il 12 settembre nei dintorni di Mosca ebbe luogo la Battaglia di Borodino. I Russi, sconfitti, ripiegarono e Napoleone entrò a Mosca, immaginando che Alessandro avrebbe negoziato la pace. Stabilitosi nel Cremlino, Napoleone non poteva immaginare però che la città completamente vuota nascondesse in realtà un'insidia nella notte, Mosca cominciò a bruciare, essendo state appiccate le fiamme da alcuni russi nascosti nelle case. Napoleone, che aveva tentato a più riprese di venire a patti con Alessandro I senza riuscire neanche a far ricevere i suoi messaggeri, si rese conto della necessità di rinunciare allimpresa. Diede perciò ordine di iniziare il ritiro delle truppe si era trattenuto a Mosca non più di trentacinque giorni. La Grande Armata francese soffrì gravi perdite nel corso della rovinosa ritirata la spedizione era iniziata con circa 655.000 uomini e 200.000 cavalli ma alla fine della campagna poco più di 90.000 uomini riuscirono a mettersi in salvo (370.000 circa furono i morti e 200.000 i prigionieri). Rimasero inoltre solo 10.000 cavalli. Tra il 25 e il 29 novembre, infatti, i resti dell'armata, distrutta dal grande freddo (il "generale inverno") vennero in gran parte annientati dai russi durante il passaggio del fiume bielorusso Beresina. Intanto, Napoleone era stato messo a parte del fatto che a Parigi il generale Malet aveva diffuso la notizia della morte dell'imperatore e tentato un colpo di Stato. Angosciato da questa ed altre informazioni di tradimento (i suoi generali Talleyrand e Fouché stavano ormai tramando col nemico), Napoleone abbandonò precipitosamente la Russia lasciando il comando a Gioacchino Murat e ad Eugenio Beauharnais e tornando nella capitale, dove iniziava a ricostruire un nuovo esercito di 400.000 uomini, in realtà giovanissimi e male addestrati. Le potenze europee, consce dell'atroce disfatta di Russia, sollevarono la testa e formarono una nuova coalizione.
55
FERRARA, LE BONIFICHE E GLI ESTENSI Ferrara è sorta nellalto medioevo su una sponda del ramo del Po Grande come porto commerciale e si è sviluppata lentamente verso lentroterra, strappando, con un sapiente lavoro di bonifica, la terra alle paludi. Le strade strette e tortuose della zona meridionale ricalcano il tracciato dei corsi dacqua, altre, landamento lineare degli argini. Alcune mantengono nella toponomastica il rapporto con il fiume Ripagrande, Boccacanale di Santo Stefano, Bonporto, o le tracce di antichi mestieri, Coramari, della Concia, Spadari. E in questa parte della città che si trova il primo insediamento, il castrum bizantino a forma di ferro di cavallo e il Ghetto, con le sue sinagoghe e le case alte e strette, dai piccoli balconi fioriti e il Duomo dai portali riccamente scolpiti. Nella piazza del Duomo, nel 1264, Obizzo II d Este viene acclamato, davanti al Palazzo del Comune, signore della città qui è il Palazzo della Ragione, il tribunale alle cui finestre vengono esposti i corpi dei giustiziati di fronte al Duomo viene eretto il Palazzo Ducale, dallo scenografico scalone marmoreo. Nella piazza si tengono giostre e tornei, ma anche il mercato, ed è nella piazzetta oltre il volto del Cavallo, quasi un cortile privato, che si recitano le commedie di Plauto. Al tipico agglomerato medioevale si affiancano le prime due addizioni estensi, quella di Niccolò II, del 1386, che congiunge il Castello di San Michele, la poderosa fortezza eretta a protezione della corte, alla Delizia di Schifanoia, luogo di svago e di rappresentanza, e quella di Borso del 1451, che ingloba nella città lisola di Sant Antonio in Polesine, con il ricco monastero fondato da Beatrice dEste. E in questa nuova parte della città che si insediano i proprietari terrieri, in case ampie dalle facciate affrescate, con cortili e orti interni. Il ramo del Po Grande è ormai ridotto a poco più di un canale, leconomia di Ferrara da commerciale si è trasformata in agricola e nel Salone dei Mesi, magistralmente dipinto dai pittori dellOfficina Ferrarese, nella delizia di Schifanoia appena ampliata, Borso dEste ha voluto che fossero documentate, oltre ai fasti della corte, anche le attività agricole di quel territorio che le bonifiche estensi avevano strappato alle acque e reso fertile. E un canale, che ora scorre sotto viale Cavour e Corso Giovecca e che alimenta le acque del Castello, a dividere la città in due parti quella medioevale a sud e quella rinascimentale, con cui Ercole I nel 1492 raddoppia lestensione di Ferrara, verso nord. Siamo ormai nel pieno Rinascimento, la corte investe in immagine artisti, letterati e musicisti vivacizzano lambiente culturale, le Delizie urbane ed extraurbane si arricchiscono di giardini allitaliana, chiese e palazzi sono affrescati da pittori di grido. E allarchitetto ducale Biagio Rossetti che si deve la realizzazione della terza addizione, detta erculea, dalle strade ampie e rettilinee, con le sue imponenti dimore signorili immerse nel verde, la Piazza Nuova, le moderne chiese di San Benedetto e di San Cristoforo, i monasteri con i loro orti e la cerchia di mura che tutta la comprende. Definita la prima città moderna dEuropa per la pianificazione aperta dell impianto urbanistico, volta ad indirizzare gli interventi anche dei secoli successivi e per la capillare rete di collegamenti tra la parte vecchia e la Terranova, Ferrara è un organismo unitario, il cui centro storico si identifica ormai con la zona dentro le mura. Il sistema difensivo voluto dagli Estensi e, dopo la devoluzione di Ferrara allo stato Pontificio del 1598, potenziato dai Papi, cinge quasi ininterrottamente, per circa 9 km, la città e costituisce un singolare esempio di museo archeologico allaperto immerso nel verde. Le mura, sottoposte negli anni 80 ad un accurato restauro che Giorgio Bassani, presidente di Italia Nostra, ha fortemente voluto, sono ora luogo di ritrovo e di svago dei ferraresi e, percorse a piedi o in bicicletta dai turisti, possono costituire un punto di partenza per la visita alla città.
56
LE MURA DI FERRARA Le mura estensi, lunghe 9 km., sono un anello di verde che cinge la città di Ferrara, o meglio il suo centro storico, quasi completamente. Di inestimabile valore urbanistico e paesaggistico, sintesi armonica tra natura, storia e archeologia, percorribili a piedi o in bicicletta, offrono uneccezionale campionatura dei diversi sistemi di fortificazione presenti in Italia tra 400 e 600, alcuni dei quali indagati anche archeologicamente e tutti sottoposti ad un accurato restauro. Il percorso, che si sviluppa sia allinterno della cinta sia nel sottomura, ha inizio a nord ovest con le fortificazioni rossettiane volute da Ercole I d Este. Il sistema difensivo tardo quattrocentesco, compreso fra le antiche porte di San Benedetto e di San Giovanni, presenta 20 torrioni minori, di cui 11 in alzato, collegati tra loro da cortine con camminamenti di ronda dotati di oltre 200 feritoie. Le mura di AlfonsI, dalla Porta di San Giovanni alla Punta di S. Giorgio, sono caratterizzate dai bastioni a freccia cinquecenteschi, mentre il sistema difensivo nel tratto sud-est, presenta baluardi ad asso di picche, dovuti ad Alfonso II con le postazioni per le armi da fuoco pesanti, a rinforzo delle quattrocentesche mura di Borso dEste. Il tratto sud ovest presenta solo tracce delle antiche mura e due imponenti baluardi, residuo della seicentesca fortezza pontificia.
57
PORTA DI SAN GIOVANNI La Porta di San Giovanni Battista, insieme a quelle di San Benedetto e degli Angeli permetteva laccesso all addizione erculea. Nel Settecento sostituisce alla funzione militare quella daziaria e di controllo dellaccesso alla città durante le epidemie. Della originaria struttura fortificata, rimane ora solo il torrione, in quanto la porta viene demolita nel 1908.
58
(No Transcript)
59
Il GHETTO EBRAICO Con il nome di "Ghetto" si indica la zona che tra il 1624 ed il 1627 è stata chiusa da cinque cancelli e designata come unico spazio concesso agli ebrei residenti in città. Con tale provvedimento anche Ferrara si allineava alla politica papale vigente. I cancelli del ghetto vengono definitivamente abbattuti nel 1848, in seguito all'Unificazione italiana. L'area del ghetto comprende via Mazzini, via Vignatagliata, via Vittoria e piazzetta Lampronti le finestre e le porte che davano su altre vie, mantengono ancora tracce delle tamponature attraverso cui il ghetto veniva ulteriormente isolato. La caratteristica principale degli edifici è di avere avuto uno sviluppo irregolare, dovuto all'aumentata concentrazione delle abitazioni, il cui fronte interno e le aree cortilizie, si affastellarono le une sulle altre. Le case presentano decorazioni in cotto di portali, finestre e cornicioni e sono impreziosite da balconcini in ferro battuto su cui, in occasione della festa delle capanne, ad ottobre, venivano costruite capanne con tetto di di frasche. Il ghetto, che ha ospitato fino a 1800 persone, era una piccola città autosufficiente all'interno della più grande città le scuole, l'ospizio per i vecchi, il forno per i cibi rituali, le aule delle confraternite per l'assistenza, tutto era sotto il controllo di una amministrazione parsimoniosa che con l'autotassazione provvedeva ai bisogni delle vita di tutti. All'inizio del sec. XIX su 340 famiglie solo 3-4 erano ricche, 8-10 agiate e le altre povere, con un solo pasto al giorno.Nel secolo XIX e XX la comunità ebraica ferrarese ebbe illustri rappresentanti nelle professioni liberali e intellettuali, nella politica, nella elaborazione delle nuove idee.Tra i nomi più illustri nelle arti Giorgio Bassani, Ciro Contini, Roberto Melli, Arrigo Minerbi, Vittore Veneziani.Nel centro del ghetto, nel 1481, il banchiere romano Ser Samuel Mele donò alla comunità l'edificio delle sinagoghe perché fosse destinato alla vita religiosa e culturale vi coesistevano tre sinagoghe, dove si celebravano riti diversi il tempio italiano, il tedesco, il fanese (da Fano nelle Marche).Dopo le distruzioni fasciste del 1944 l'edificio delle sinagoghe è stato restaurato dalla Comunità e dalla Sopraintendenza ai Beni Ambientali e architettonici di Ravenna, Ferrara e Forlì. Vi si svolge ancora la tradizionale attività religiosa e comunitaria. In parte è museo di se stesso, grazie a una convenzione tra Comunità Ebraica, Comune e Provincia di Ferrara, con il contributo della Regione Emilia - Romagna e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara
60
  • LA SINAGOGA
  • Dal 1485 la casa di via Mazzini è il centro della
    Ferrara ebraica.
  • A quell epoca gli ebrei non avevano ancora un
    luogo stabile dove riunirsi e pregare.
  • Vi provvide (Mes)ser Mele (Melli), originario da
    Roma, figlio di Salomone, che da Mantova si era
  • trasferito alla corte degli Estensi per svolgere
    attività finanziaria.
  • Il benefattore, non avendo figli decise di
    impegnare tutto il suo patrimonio, 1000 ducati,
    per
  • l'acquisto dell'edificio di via Mazzini (un tempo
    via Sabbioni), che alla sua morte fu destinato
    "per
  • sempre a comune uso degli ebrei". Da allora
    l'edificio è rimasto il punto di riferimento
    ebraico della
  • città, con le sue tre sinagoghe, la Scola tedesca
    e quella fanese, ancora in funzione, e quella
  • Italiana. Ora ospita anche il Museo Ebraico.
  • Sulla facciata sono state poste due lapidi con i
    nomi delle 96 vittime ferraresi dellOlocausto.
  • TRATTO DA http//www.ferraraterraeacqua.it/Siti/
    Ebraica/info.htm

61
Cè scritto nella carta vè tutto in regola.
Ora ti ho pagato, ma ascolta bene se sei
cristiano, è roba scomunicata, rubata in
convento, sullaltare stesso della Madonna.
Mintendi? Erano doni di fedeli. E perché tu non
abbia scuse vigliacche col dire che non sapevi, a
Ferrara hai da cercare qualcuno di quel
reggimento di linea, che chiamano dei
cappelletti meglio, se sarà ancora vivo, il
capitano Antonio Roncaglia, che è di quel
reggimento e fu con me a rubare su quellaltare.
Ti sapranno dire che brava gente da corda, che
buoni pendagli di forca erano i cappelletti
Da R. Bacchelli, Il mulino del Po
62
LE MURA DEI PAPI E LA PORTA PAOLA Dopo la
devoluzione di Ferrara allo stato Pontificio, il
tratto sud occidentale delle mura con le antiche
porte di San Paolo e di San Romano e una parte
della città con la delizia di Belvedere, vengono
abbattuti per lasciar posto alla poderosa
fortezza pentagonale, voluta dal Papa.
Contemporaneamente, nel 1612 viene costruita, su
progetto dell Aleotti, la Porta Paola,
dedicata a Paolo V che, posta al termine della
strada che da Bologna arrivava a Ferrara, doveva
testimoniare la potenza del nuovo governo. A
protezione della porta monumentale, ricoperta di
marmo e sormontata da un timpano ricurvo, era
stato costruito un rivellino a freccia e un
ponte di collegamento in legno gettato sul
fossato delle mura. Indagini archeologiche
recenti hanno permesso il ripristino dellantico
livello di calpestio ed è stata costruita una
passerella che richiama il ponte scomparso.
63
IL MAGO CHIOZZINO Come narra la storia, labile
ingegnere Chiozzini, per la pura bramosia di
allargare i suoi confini culturali, iniziò a
studiare la Numerologia e la Cabala. I suoi studi
lo portarono fino a Ferrara, dove si stabilì
presso labitazione della famiglia Palmiroli in
via San Michele (lattuale Ripagrande). Qui egli,
scavando nella cantina, a quanto si tramanda
rinvenne una preziosa pergamena antica. Con
questa, la notte del 19 novembre del 1700, il
mago evocò un demonio, un tal Magrino, detto
Urlon, col quale concluse un patto che doveva
assicurare lanima delluomo al demone, in cambia
di onori e fama. Grazie al diavolo, Chiozzini
divenne ben presto famoso per una ben lunga lista
di prodigi,che compì a Ferrara e in varie città
di tutta Europa, e per i fastosi banchetti
organizzati in casa sua. Si dice, tra laltro,
che egli partecipò ad un convegno diabolico, dove
venne a contatto con demoni sotto tutte le forme
serpenti, draghi, uccelli, spettri, lupi,
scheletri, mostri, corpi umani rappresentanti
luride e schifose vecchie e anche giovani dambo
i sessi e di bellaspetto, alcuni nudi altri
ricoperti da splendide vesti. Ma ogni contratto
ha un termine e, nel 1717, scadeva il patto tra
il Chiozzini ed il demone. La suggestione
dellavvenuta costruzione della nuova chiesa di
San Domenico a Ferrara produsse un tale
pentimento nellanimo delluomo, che avvertì il
bisogno di sciogliere il patto con Magrino.
LInquisizione iniziava a nutrire dei sospetti
nei suoi confronti, e spirava aria di denuncia.
Il diavolo tentò vari stratagemmi e incantesimi,
per evitare di perdere lanima del suo protetto.
Per sfuggire alle grinfie del maligno, il mago
allontanò con una scusa il fedele servitore,
passando di fronte alla chiesa di San Domenico,
in modo tale da potersi rifugiare allinterno del
tempio. Gli ecclesiastici, dopo aver udito il
racconto dellingegnere, si adoperarono con un
esorcismo che liberò la sua anima. In seguito, il
diavolo fu relegato nel parco del Barco, dove si
racconta che nelle notti di tempesta riecheggino
ancora le sue terribili grida. Il Chiozzini si
dedicò allattuazione di buoni progetti nel campo
dellidraulica e scrisse diverse opere morì
ultrasettantenne e fu sepolto nella chiesa di San
Michele. Tutti i suoi testi furono bruciati,
probabilmente a causa dellInquisizione ciò fece
sorgere il dubbio sulla spontaneità della sua
confessione, giacché nel manoscritto originale si
afferma che egli fu portato nella chiesa di San
Michele.
64
IL TRIBUNALE D INQUISIZIONE E LA LOTTA ALLA
MAGIA Il clima politico e religioso fra 600 e
700 favorisce a Ferrara, quanto più la Santa
Inquisizione stava operando contro le devianze
ideologiche, tanto più il diffondersi di diverse
leggende locali, tra le quali la storia del Mago
Chiozzini. Il mondo dell occulto e la magia
erano infatti considerati dalle istituzioni un
pericolo sociale, che minava la stabilità
politica così, leresia, alla quale la magia fu
equiparata, fu intesa come una minaccia alla
conservazione dellordine religioso. Unificare le
due accuse faceva sì che si congiungessero le
forze del potere temporale e del potere
spirituale contro un unico avversario il mago
eretico. La magia e leresia furono perseguitate
con un impeto tale, da far accrescere
nellimmaginario popolare linteresse e la paura
verso queste pratiche oscure. A Ferrara, vi
furono un susseguirsi di eterodossie, partendo
dai dualistici Catari fino ai misteriosi
Templari,senza contare gli studi cabalistici
tenuti dagli Ebrei, che spesso entrarono nella
ricerca alchemica e, per questo, in sospetto di
eresia. Il terribile tribunale della Santa
Inquisizione, a Ferrara, fu stabilito presso la
Chiesa di San Domenico, in Contrada Degli
Spadari, dove si tenevano le procedure
giudiziarie, le condanne e, spesso, le
esecuzioni, che altre volte erano eseguite nella
piazza centrale e di fronte alloratorio di San
Crispino. Proprio nel portale di accesso
laterale della chiesa appare quello che la
tradizione attribuì allevidente segno del
maligno la famosa zampa del diavolo, inquietante
simbolo di rivolta, urlo incessante di coloro
che, per continuare a declamare nuove idee,
furono perseguitati. Nella leggenda di
Bartolomeo Chiozzi, il Chiozzino incarna il
principio razionale ascritto alla Scienza
Ufficiale di cui egli è laraldo, mentre il
demone Magrino dà corpo alla personificazione
della Superstizione, combattuta con forza dal
mondo illuminista. Inoltre, il connubio
scienza-religione sottomette al proprio potere la
credenza irrazionale, emarginando sempre più
Urlon, spesso messo al servizio del mondo
cristiano, come nellepisodio in cui, a Mantova,
egli consiglia di celebrare una messa a favore
del Purgatorio. La morale è scontata la
superstizione soccombe di fronte al trionfo della
scienza, ed è relegata ai margini della realtà
storica.
65
SAN DOMENICO La chiesa di San Domenico sino
alla fine del XVIII secolo era parte integrante
delladiacente complesso architettonico del
convento dei frati domenicani. Fino al 1235 fu
utilizzata dai padri domenicani come edificio per
le attività di culto, oltre che come convento. Lo
schema planimetrico del tempio è quello della
chiesa medievale unaula unica con tre absidi
(una centrale più ampia e alta e due laterali di
dimensioni minori), probabilmente intercalate tra
due campanili. Nel 1570 fu danneggiata gravemente
da un terremoto a partire dal 1693 la grande
chiesa, divenuta ormai fatiscente, venne demolita
nonostante vi fossero affreschi di grandi
artisti, quali Cosmé Tura ed Ercole De
Roberti. La nuova fabbrica venne ricostruita, con
orientamento opposto a quello precedente,
dallarchitetto ferrarese Gioseffo Balduini, il
quale ben presto interruppe la costruzione, dopo
aver realizzato la parte superiore del coro e del
presbiterio. La chiesa fu, in seguito, eretta nel
1594 su un preesistente complesso francescano. La
facciata in mattoni è scandita da lesene in marmo
e cotto, e da ampie volte laterali. Linterno è a
croce latina, a tre navate, con otto cappelle per
lato e suscita unimpressione di grande armonia
per le pure proporzioni geometriche
rinascimentali. Si segnala, nella prima cappella
di sinistra, lo splendido affresco della cattura
di Cristo, del Garofalo (1524). Laltare accanto
allaffresco presenta un raro esempio di ancona
scolpita in pietra, rappresentante Cristo
nellorto del Gestemani, essa è fiancheggiata dai
ritratti a fresco dei donatori. Nel transetto
destro si trova limponente mausoleo barocco del
marchese Ghiron Francesco Villa, mentre nel
transetto sinistro si ammira un magnifico
sarcofago romano-ravennate del V secolo. Dietro
laltare maggiore è collocato un grande trittico
di Domenico Mona, del 1580-83 Resurrezione,
Ascensione e Deposizione. Nel 1700 la conduzione
del cantiere venne lasciata allarchitetto
Vincenzo Santini, che modificò il disegno
iniziale e portò a compimento il nuovo edificio
ad aula con cinque cappelle per lato. I lavori
architettonici si conclusero nel 1717, mentre per
la sistemazione definitiva degli arredi interni e
degli altari si deve attendere ancora alcuni
anni. Fu costruita nelle sue forme attuali nel
1726, in luogo di una chiesa più antica, della
quale sopravvivono una cappella ed il campanile,
visibili sulla destra della facciata. Il
pavimento è ricoperto di pietre tombali antiche,
esempio di un uso un tempo frequente in tutte le
chiese.
66
PARCO MASSARI Il parco prende il nome
dall'attiguo palazzo eretto alla fine del
Cinquecento ed è il più vasto dei giardini
pubblici entro le mura della città. La superficie
è di circa 4 ettari. Progettato nel 1780
dall'architetto ferrarese Luigi Bertelli per il
marchese Camillo Bevilacqua, era un significativo
esempio di giardino neoclassico attraverso il
quale si procedeva per itinerari il primo si
sviluppava su un viale fiancheggiato da cento
statue, rappresentanti personaggi mitologici, tra
filari di cedri aranci e fiori, conduce alla
fonte dedicata a Nettuno e a un terrapieno
sormontato da archi che formano la prospettiva
finale il secondo percorso giungeva alle terme,
all'orto botanico, al boschetto quadrangolare con
quattro tempietti agli angoli e alla serra di
Proserpina il terzo conduceva al "teatro di
Verzura"e alla collinetta della grotta,
prospiciente a Corso porta Mare. Acquistato dai
conti Massari dopo il saccheggio delle truppe
napoleoniche nel 1796, il parco venne
trasformato in un asimmetrico giardino
all'inglese. Il disegno delle aiuole è ancora
quello ottocentesco e molti alberi sono più che
secolari oltre ai due cedri del Libano
all'ingresso, ci sono alcuni tassi, un imponente
ginkgo e la gigantesca farnia presso l'ingresso
di Corso Ercole I dEste. Dal 1936 è proprietà
del Comune di Ferrara, che lo ha adibito a parco
pubblico e dotato di bar e di servizi.
67
IL MITO DI FETONTE Il mito di Fetonte, il
giovane dio sprofondato nellEridano (antico nome
del Po) con il carro del Sole, è stato celebrato
dai più grandi poeti.  Fetonte, figlio del Sole
e di Climene, offeso da Epafo, altro giovane dio
dellOlimpo.  Questi insinuava che Fetonte non
era in realtà figlio del Sole.  Fetonte in
lacrime si recò dalla madre per supplicarla di
fornirgli una prova che il Sole era veramente suo
padre.  Allora Climene, per calmare il figliolo,
chiese al Sole che permettesse al figlio Fetonte
di guidare almeno una volta il fiammeggiante
carro solare, che dal principio dei secoli egli
conduceva ogni giorno lungo larco del cielo. 
Il Sole sulle prime si oppose, conoscendo
limmane fatica e difficoltà che tale guida
comportava.  Ma poi dovette cedere alle preghiere
della moglie e alla tormentata insistenza del
figlio.  Unse di sacri unguenti il volto del
figlio perché potesse sopportare le fiamme e
ordinò di aggiogare i quattro splendidi cavalli
bianchi.  Fetonte, bramoso di dimostrare il
proprio valore, balzò sul carro.  Ma ahimè, ben
altro polso occorreva per trattenere sul giusto
cammino la quadriga di fuoco!  I cavalli presero
la mano allinesperto auriga, si avvicinarono
troppo alla Terra.  Arsero foreste e montagne i
fiumi e i laghi essiccarono.  Fu così che le
popolazioni dellEtiopia divennero da allora
scure di pelle il Nilo, terrorizzato, per non
restare interamente allasciutto nascose le
proprie sorgenti nel cavo dei monti.  Così
proseguendo nella sua corsa pazza il carro del
Sole avrebbe distrutto tutta la Terra.  Fu allora
che Zeus, impietosito verso gli uomini, vibrò un
fulmine sul carro e Fetonte in fiamme precipitò
nel fiume Eridano.  Accorsero le Eliadi, sorelle
dellinfelice giovane, le quali tanto piansero
lamato fratello fino a che Zeus pietoso le
trasformò in pioppi e le loro lacrime in ambra. 

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MADONNA DELLE GRAZIE Subito sulla destra
dell'ingresso del Duomo, si trova la piccola
cappella dedicata alla Madonna delle Grazie,
oggetto di devozione popolare. Viene qui
gelosamente conservata, su di un ricco altare di
marmo policromo, limmagine della Vergine,
attribuita ad Ettore Bonaccossi e che risale
all'VIII secolo.
69
IL PADIMETRO Allangolo fra il Palazzo Ducale e
Piazza Savonarola, è stato da poco restaurato
il padimetro, uno sorta di idrometro che segna
le varie altezza a cui è arrivato il livello del
Po nei momenti di piena
70
IL CASTELLO ESTENSE Nel 1385 il marchese
Niccolò II dEste ordinò la costruzione di una
fortezza difensiva, incaricando del progetto
Bartolino da Novara. Di quel periodo restano la
massiccia imponenza, il fossato, i ponti levatoi
preceduti da rivellini in muratura, le torri. A
partire dai tempi di Ercole I dEste il Castello
divenne la magnifica residenza della corte e fu
arricchito ad opera di Girolamo da Carpi, che
sostituì le merlature con eleganti balconate in
pietra bianca, sopraelevando poi la costruzione
di un piano, coperto da un tetto spiovente. Le
torri furono ingentilite e slanciate dalla
costruzione delle altane. Il cortile, oggi
abbastanza austero, era affrescato, come si vede
ancora in alcuni punti. In particolare, in alto
erano ritratti tutti gli antenati (veri e
leggendari) degli estensi gli unici superstiti,
molto rovinati ma leggibili, sono staccati e
posti sotto il portico sul lato est del cortile.
I pozzi erano destinati all'approvvigionamento
d'acqua in caso di assedio, mentre le palle di
pietra erano munizioni da catapulta. All'interno
sono visitabili alcuni ambienti medievali al
piano terra, dove si trovavano le cucine e le
prigioni, e,al piano nobile, gli appartamenti
ducali sontuosamente affrescati.
71
MADRE EUROSIA Dosolina conosceva una monaca in
voce di santità anzi Princivalle diceva che
erano parenti e una volta lanno conduceva la
famiglia al convento, in visita solenne
-Sentite,Lazzaro madre Eurosia, lavete sentita
nominare mai? - E una santa. -Quattrini e
santità -Dicono tutti che è santa ma non si
tratta di questo. Io la conosco, lho conosciuta
da bambina, e vorrei da voi un favore domani me
lo farete? -Quando che si possa. -Oh, potete si,
è una cosa da nulla passar dal convento delle
orsoline, e chiedere in parlatorio madre
Eurosia -Ma ti dimentichi di dirmi dovè il
convento - disse sbadigliando. -Come? A Ferrara
è, sintende. R. Bacchelli, Il mulino del Po
72
IL CONVENTO DELLE ORSOLINE E SANTA MARIA DEI
SERVI La storia del Collegio Sant Orsola di
Ferrara, che inizia nel 1584, è i
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