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RISCHIO%20BIOLOGICO

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Title: MALATTIE INFETTIVE TRASMESSE CON GLI ALIMENTI Author: Cristina Last modified by: Specializzandi Created Date: 10/23/2005 10:32:34 AM Document presentation format – PowerPoint PPT presentation

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Title: RISCHIO%20BIOLOGICO


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RISCHIO BIOLOGICO
2
I PERICOLI BIOLOGICI
  • PERICOLI MICROBIOLOGICI comprendono batteri,
    virus e parassiti (protozoi e larve). Sono i
    principali responsabili delle malattie derivate
    da alimenti.
  • PERICOLI MACROBIOLOGICI sono rappresentati da
    mosche ed insetti. Costituiscono essenzialmente
    un rischio indiretto, in quanto agiscono da
    vettori per gli agenti microbiologici.

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MALATTIE INFETTIVE TRASMESSE CON GLI ALIMENTI
4
EPIDEMIOLOGIA
  • Secondo i dati dellOMS, nelle aree a più alto
    tenore economico almeno il 10 della popolazione
    è colpita ogni anno da malattie infettive
    connesse al consumo di alimenti.
  • In Italia, secondo le stime, si verificano
    300.000 casi lanno, ma il dato è sicuramente
    sottostimato poiché non tutti gli eventi sono
    notificati.
  • Negli ultimi decenni, il quadro epidemiologico
    delle malattie infettive trasmesse con gli
    alimenti ha subito profonde trasformazioni. Le
    ragioni di questi mutamenti sono imputabili a
    diversi fattori, riassumibili secondo lo schema
    delle tre S Surveillance-Seed-Soil.

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  • SURVEILLANCE
  • Aumentata sorveglianza epidemiologica
  • Miglioramento dei metodi diagnostici
  • Migliorato concetto di salute nella popolazione
  • SEED
  • Incremento del consumo di pasti fuori casa e
    diffusione della ristorazione collettiva
  • Aumento del consumo di prodotti di origine
    animale
  • Maggior diffusione di prodotti di origine esotica
  • Viaggi allestero
  • Aumento delle resistenze da parte dei
    microrganismi
  • SOIL
  • Invecchiamento della popolazione
  • Cambiamento delle abitudini alimentari

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CRESCITA MICROBICA NEGLI ALIMENTI
  • Le materie prime sia di origine animale sia
    vegetale possono ospitare unampia gamma di
    microrganismi
  • Microrganismi normalmente presenti nel suolo,
    nellacqua e nella polvere
  • Microrganismi ospiti delluomo e degli animali
    domestici
  • Microrganismi che occupano nicchie specifiche
    (es.attrezzature di unindustria alimentare)

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PATOGENESI
  • I principali meccanismi responsabili
    dellinsorgenza delle malattie infettive di
    origine alimentare sono
  • CONTAMINAZIONE
  • Prodotto contaminato allorigine e trattato
    inadeguatamente con il calore
  • Ricontaminazione da sorgente umana
  • Ricontaminazione ambientale
  • COLONIZZAZIONE
  • Raffreddamento lento dopo trattamento termico
  • Conservazione prolungata
  • Refrigerazione inadeguata

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CURVA DI CRESCITA MICROBICA
  1. Fase di latenza
  2. Fase logaritmica o esponenziale
  3. Fase stazionaria
  4. Fase di morte

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FATTORI DI CRESCITA MICROBICA
  • Intrinseci riguardano le proprietà fisiche,
    chimiche e biologiche dellalimento.
  • Estrinseci derivano dalle proprietà fisiche e
    chimiche dellambiente in cui è lavorato e
    conservato lalimento.
  • di processo legati a metodi fisici e chimici
    applicati allalimento nel corso del processo di
    produzione.
  • Impliciti legati alle interazioni tra i
    microrganismi (antagonismo e sinergismo).

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FATTORI INTRINSECI
  • Acqua
  • pH
  • Ossigeno
  • Nutrienti
  • Sostanze antimicrobiche
  • Struttura dellalimento

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FATTORI INTRINSECI - Acqua
  • La crescita microbica avviene solo in presenza
    di acqua.
  • La disponibilità di acqua dipende dalla
    concentrazione del soluto, per cui se questa
    aumenta, diminuisce la probabilità di crescita
    dei microrganismi (acqua libera acqua
    utilizzabile).
  • La riduzione di acqua libera determina
  • un prolungamento della fase di latenza,
  • un allungamento dei tempi di duplicazione
  • una riduzione del numero totale di microrganismi
    raggiunto al termine della fase logaritmica
  • un incremento della velocità di morte

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FATTORI INTRINSECI - pH
  • I batteri sviluppano entro un range di pH
    piuttosto ampio (4?8 ) con un ottimo tra 6,5 e
    7,5 solo un numero ridotto cresce sotto valori
    di 4 e sopra valori di 8.
  • La riduzione del pH al disotto del valore
    ottimale determina
  • un prolungamento della fase di latenza
  • una diminuzione di pendenza della fase
    esponenziale e della lunghezza della fase
    stazionaria
  • una riduzione del numero di cellule presenti
    nella fase stazionaria
  • un incremento della pendenza della fase di morte

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FATTORI INTRINSECI - Ossigeno
  • Si distinguono
  • Aerobi necessitano di ossigeno per ricavare
    lenergia necessaria al metabolismo cellulare.
  • Anaerobi incapaci di svilupparsi in presenza di
    ossigeno.
  • Aerobi facoltativi capaci di crescere sia in
    presenza che in assenza di ossigeno
  • Microaerofili richiedono solo piccole quantità
    di ossigeno.

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FATTORI INTRINSECI - Nutrienti
  • La maggior parte degli alimenti dispone di una
    quantità di nutrienti tale da permettere la
    crescita di un ampio numero di microrganismi e da
    influenzare la selezione di specie deterioranti.
  • I nutrienti possono determinare la selezione
    delle specie microbiche, in quanto solo alcune
    sono in grado di crescere e moltiplicarsi in un
    determinato substrato. Ciò è in relazione con la
    presenza di enzimi (amilasi, proteasi,
    collagenasi, lipasi, enzimi pectinolitici,
    lattasi, ecc) capaci di metabolizzare le
    sostanze presenti negli alimenti.

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FATTORI INTRINSECI Sostanze antimicrobiche
  • Costituenti antimicrobici degli alimenti di
    origine vegetale oli essenziali, tannini,
    glicosidi e resine.
  • Inibitori naturali presenti negli alimenti di
    origine animale lisozima, lactoferrina,
    lactoperossidasi, immunoglobuline).
  • Fattori antimicrobici naturali presenti
    nellalbume delluovo conalbumina, ovomucoide e
    avidina.
  • N.B. Accanto a questi vanno ricordati gli
    antimicrobici naturali che si formano durante le
    fasi di processazione dellalimento.

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FATTORI INTRINSECI Struttura dellalimento
  • Le strutture biologiche quali il guscio delle
    uova, il tegumento dei semi, la pelle delle
    carni, rappresentano una valida barriera contro
    lingresso dei microrganismi.
  • Gli alimenti liquidi non presentano queste
    barriere per cui i patogeni si distribuiscono
    abbastanza uniformemente nel prodotto tanto da
    alterarne più rapidamente le caratteristiche.

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FATTORI ESTRINSECI
  • Temperatura
  • Umidità relativa
  • Ambienti gassosi

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FATTORI ESTRINSECI - Temperatura
MICRORGANISMI TEMPERATURA MINIMA TEMPERATURA OTTIMALE TEMPERATURA MASSIMA
Psicrofili - 5 C 20 C 30 C
Mesofili 10 15 C 30 C 45 C
Termofili 45C 55C 70 80 C
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FATTORI ESTRINSECI - Temperatura
Il valore di crescita ottimale è determinato su
base empirica, in accordo al tasso di crescita e
di metabolismo, alla quantità di metaboliti
presenti nel substrato, ecc Più ci si discosta
dai valori di crescita ottimali, più i
microrganismi andranno incontro alla morte, ciò
accade per lo più alle alte temperature, più
difficilmente a quelle basse alle quali si
assiste ad un rallentamento della crescita.
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FATTORI ESTRINSECI - Temperatura
La maggior parte dei ceppi microbici più diffusi
è incapace di crescere a temperature inferiori a
5C e superiori a 60 C. I lieviti e le muffe
crescono alle temperature più basse. Le spore
sono sensibili alle alte temperature, mentre
valori bassi non hanno alcun effetto. La
maggior parte delle le tossine viene inattivata
alle alte temperature. Gli enzimi microbici
possono svolgere la loro attività sia a
temperature inferiori a 0C sia a temperature di
sterilizzazione.
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FATTORI ESTRINSECI Umidità relativa
  • I valori di acqua libera di un alimento sono
    influenzati dallumidità dellambiente
    circostante.
  • Quando un alimento è stoccato in un contenitore
    aperto, lacqua presente tende ad equilibrarsi
    con lumidità relativa dellaria. Una bassa
    umidità ambientale è favorevole per la
    conservazione del prodotto in quanto determina un
    abbassamento dellacqua libera. Unelevata
    umidità ambientale produce leffetto opposto in
    seguito alla condensazione dellacqua sul
    prodotto.
  • Anche il tempo a disposizione e la
    composizione dellalimento condizionano le
    variazioni dellacqua libera in funzione
    dellumidità (es.alimenti in polvere raggiungono
    lequilibrio rapidamente).

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FATTORI ESTRINSECI Ambienti gassosi
  • Lintroduzione di quantità anche piccole di
    ossigeno in un sistema anaerobio può permettere
    lo sviluppo di specie aerobie.
  • Nel confezionamento in atmosfera modificata
    lincremento del livello di CO2 inibisce la
    crescita microbica grazie alla proprietà
    batteriostatiche e battericide di questo gas.

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FATTORI DI PROCESSO
  • Temperatura
  • Alte temperature
  • Basse temperature
  • Irradiazione
  • Modificazione delle caratteristiche dellalimento
  • Riduzione dellacqua libera
  • Variazioni del pH
  • Addizione di composti antimicrobici
  • Contaminazione e colonizzazione durante il
    processo

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FATTORI DI PROCESSO Alte temperature
  • I trattamenti basati sullutilizzo delle alte
    temperature sono tra i più efficaci per il
    raggiungimento di livelli ottimali di qualità
    igienico-sanitaria degli alimenti.
  • Il rispetto di corrette combinazioni
    tempo/temperatura consente il raggiungimento di
    elevati standard igienico-sanitari negli alimenti
    e preserva il consumatore dal rischio di
    malattia.

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FATTORI DI PROCESSO Alte temperature
  • A seguito dei trattamenti con il calore, le
    possibilità di ricontaminazione dellalimento
    sono numerose
  • maneggiamento del prodotto da parte di malati o
    portatori di microrganismi patogeni
  • inadeguate operazioni di sanificazione degli
    ambienti e delle superfici di lavoro
  • contaminazione crociata
  • pratiche casalinghe scorrette
  • Dopo qualsiasi trattamento con il calore,
    pertanto, gli alimenti dovrebbero essere serviti
    e consumati immediatamente, oppure raffreddati e
    conservati in frigorifero, adeguatamente protetti.

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FATTORI DI PROCESSO Basse temperature
  • I principali effetti delle basse temperature sui
    microrganismi sono
  • Rallentamento della velocità delle reazioni
    enzimatiche, con riduzione delle funzioni
    metaboliche e della crescita
  • Variazioni della concentrazione elettrolitica e
    riduzione dellacqua libera
  • Modificazione delle caratteristiche del
    protoplasma
  • Questi effetti vengono sfruttati nelle
    principali tecniche di conservazione a bassa
    temperatura (refrigerazione, congelazione e
    surgelazione)

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ALTRI FATTORI DI PROCESSO
  • Riduzione dellacqua libera
  • Essiccazione
  • Liofilizzazione
  • Affumicatura
  • Salagione
  • Radiazioni
  • ultraviolette
  • ionizzanti
  • Variazioni di pH
  • Addizione di composti antimicrobici

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FATTORI IMPLICITI
  • Sinergismo interazioni microbiche positive
  • Antagonismo interazioni microbiche negative

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SINERGISMO
  1. Produzione di nutrienti
  2. Variazioni di pH
  3. Cambiamenti dellacqua libera
  4. Eliminazione di sostanze antimicrobiche
  5. Distruzione delle strutture biologiche di
    protezione

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ANTAGONISMO
  • Competizione nellutilizzo di nutrienti
  • Variazioni di pH
  • Attività dei batteriofagi
  • Produzione di sostanze antimicrobiche

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  • Una volta avvenuta la colonizzazione degli
    alimenti, gli agenti microbiologici possono
    esercitare il loro effetto patogeno in modo
    diretto o indiretto.
  • Gli effetti diretti derivano dallinfezione e
    dallinvasione dei tessuti corporei e sono
    causati dal microrganismo stesso.
  • Gli effetti indiretti sono dovuti alla
    formazione di composti che, in genere, si trovano
    preformati negli alimenti.

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DEFINIZIONI
  • INFEZIONI ALIMENTARI dovute alla
    moltiplicazione del microrganismo nellospite con
    conseguenti manifestazioni cliniche.
  • TOSSINFEZIONI ALIMENTARI presuppongono
    lingresso del microrganismo, la replicazione e
    la successiva liberazione di tossine.
  • INTOSSICAZIONI ALIMENTARI provocate dalla
    presenza nellalimento di tossine preformate.

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SOGGETTI A RISCHIO
  • Malati di AIDS
  • Anziani
  • Soggetti malnutriti
  • Donne in gravidanza
  • Neonati
  • Ospedalizzati
  • Pazienti neoplastici

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ALIMENTI CORRELATI CON INSORGENZA DI CASI DI
MALATTIE INFETTIVE
  • Carne e prodotti carnei
  • Prodotti ittici
  • Uova
  • Piatti esotici
  • Vegetali
  • Latte e latticini
  • Alimenti complessi
  • Prodotti da forno
  • Bevande
  • Funghi

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PRINCIPALI PERICOLI BIOLOGICI IN FUNZIONE DELLA
SEVERITÀ DEL RISCHIO
1. GRAVI Clostridium botulinum Shigella dysenteriae Salmonella typhi e paratyphi Brucella abortus suis Virus epatite A ed E Vibrio cholerae Vibro vulnificus Taenia solium Trichinella spiralis 2. MODERATI POTENZIALI GAVI COMPLICANZE Listeria monocytogenes Salmonella spp. Shigella spp. Escherichia coli enterovirulento Streptococcus pyogenes Rotavirus Norwalk virus Entamoeba histolytica Diphillobotrium latum Ascaris lumbricoides Cryptosporidium parvum 3. MODERATI COMPLICANZE LIMITATE Bacillus cereus Campylobacter jejuni Clostridium perfringens Staphilococcus aureus Vibrio parahaemoliticus Yersinia enterocolitica Giardia lamblia Taenia saginata
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Salmonelle
  • Bacilli Gram-negativi, asporigeni, mobili
  • Oltre 2000 sierotipi
  • Dose infettante 105 cellule/grammo di alimento
  • Crescita e moltiplicazione a temperatura
    ambiente
  • Resistenza allessiccamento,alla salatura e al
    congelamento
  • Sensibilità verso i più comuni disinfettanti

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  • SERBATOIO DI INFEZIONE
  • Il serbatoio dinfezione è rappresentato
    dallintestino dellospite (pollame, suini,
    uccelli, insetti, rettili e uomo).
  • La maggior parte dei casi è legata al consumo di
    alimenti di origine animale (pollo, tacchino,
    uova, maiale, manzo, prodotti lattiero-caseari,
    prodotti ittici,ecc).Anche frutta e ortaggi sono
    potenzialmente in grado di causare salmonellosi.
  • CLINICA
  • Le salmonelle minori provocano gastroenteriti
    acute caratterizzate da diarrea severa, febbre,
    nausea, vomito e malessere generale.
  • Gruppi di popolazione a maggior rischio sono
    anziani, bambini e neonati.

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  • PREVENZIONE
  • Evitare il consumo di alimenti di origine animale
    crudi o non sufficientemente cotti
  • Cuocere a temperature di almeno 74
  • Proteggere e raffreddare velocemente i cibi cotti
  • Conservare gli alimenti a temperature che
    impediscano la moltiplicazione delle salmonelle
  • Mantenere separati i cibi crudi da quelli cotti
  • Mantenere in buone condizioni igieniche la cucina
  • Lavare accuratamente le mani
  • Evitare lutilizzo di uova sporche o rotte
  • Migliorare le tecniche di macellazione e
    utilizzare metodi di disinfezione per macchinari
    ed attrezzature

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Clostridium botulinum
  • Bastoncello Gram-positivo, mobili, sporigeno
  • Le spore hanno una resistenza al calore molto
    elevata
  • Produce una neurotossina estremamente potente
  • Affinchè la tossina sia presente negli alimenti
    è necessaria unintensa proliferazione del
    batterio, ma è sufficiente una bassa
    concentrazione di tossina per causare la
    malattia

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  • SERBATOIO DI INFEZIONE
  • Le spore sono largamente diffuse in natura si
    trovano nel terreno, nel fango, nelle acque e nel
    tratto intestinale degli animali e si possono
    trovare in quasi tutti gli alimenti.
  • La malattia consegue generalmente allingestione
    di cibi preparati dove è stata possibile la
    sopravvivenza delle spore, la successiva crescita
    delle cellule vegetative e la produzione di
    tossina.
  • Gli alimenti a rischio sono quelli a basso grado
    di acidità impropriamente inscatolati (mais,
    olive, fagiolini, spinaci, asparagi, tonno e
    funghi, pesce affumicato, alimenti sottolio o
    sotto vuoto ed insaccati preparati a livello
    domestico).

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  • CLINICA
  • Nel primo stadio della malattia possono
    comparire nausea, vomito, dolori addominali e
    diarrea.
  • Successivamente il quadro clinico è
    caratterizzato da cefalea, vertigini, alterazioni
    della vista, difficoltà a masticare e a parlare,
    debolezza e problemi respiratori.
  • La mortalità è molto elevata.

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  • PREVENZIONE
  • La maggior parte di botulismo è legata al
    consumo di prodotti preparati impropriamente a
    livello domestico. Le norme di prevenzione
    prevedono
  • Trattamento degli alimenti acidi (pH 4,5) a
    temperature elevate e per un tempo adeguato
  • Cottura adeguata delle conserve (bollitura con
    rimescolamento per 15 minuti)
  • Acidificazione degli alimenti
  • Conservazione a freddo
  • Aggiunta di cloruro di sodio e nitriti ai
    prodotti a base di carne
  • Scarto delle confezioni rigonfie

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Epatite A
  • Virus a RNA a singola catena
  • I virus sono particelle molto piccole, incapaci
    di moltiplicarsi in assenza di un organismo
    ospite essi perciò possono essere veicolati
    dagli alimenti, ma non si replicano in essi.

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  • SERBATOIO DI INFEZIONE
  • La principale modalità di trasmissione è da uomo
    a uomo per via oro-fecale e attraverso acque
    infette.
  • Ostriche, molluschi, latte, insalate miste,
    affettati, panini imbottiti rappresentano gli
    alimenti più frequentemente responsabili
    dellinfezione da virus dellepatite A.
  • CLINICA
  • A seguito dellingestione dellalimento
    contaminato, gli enterovirus raggiungono
    lapparato digerente e si moltiplicano.
    Dallintestino passano nel circolo sanguigno e
    arrivano al fegato infettandone le cellule.
  • La malattia è caratterizzata da febbre, cefalea,
    malessere, debolezza, nausea, vomito e dolori
    addominali. Successivamente compare littero.
  • La gravità della malattia aumenta con lavanzare
    delletà.

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  • PREVENZIONE
  • Evitare la contaminazione fecale diretta ed
    indiretta degli alimenti.
  • Cura particolare delligiene personale (Le mani
    dei soggetti infetti rappresentano la principale
    fonte di trasmissione del virus)
  • Isolamento dei malati
  • Prevenzione dellinquinamento delle zone costiere
    adibite allallevamento di molluschi e lo
    smaltimento corretto e controllato dei liquami.
  • Cottura accurata degli alimenti
  • Vaccinazione contro lepatite A

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Paralisi da molluschi
  • È una grave intossicazione dovuta allingestione
    di molluschi marini contaminati da saxitossina,
    prodotta da alcune alghe facenti parte del
    fitoplancton.

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  • SERBATOIO DI INFEZIONE
  • Le alghe sono ingerite dai molluschi e la
    tossina si accumula nei loro tessuti. Al momento
    del consumo da parte delluomo, la tossina
    raggiunge il tratto digerente e passa nel
    torrente circolatorio, provocando manifestazioni
    di malattia.
  • CLINICA
  • La malattia si può presentare in forma lieve,
    con nausea, vomito, capogiri, debolezza.
  • La forma severa è caratterizzata da disturbi
    neurologici (formicolio) alla faccia, alla
    lingua, alle labbra, con alterazioni della
    deglutizione, della parola, riduzione della
    capacità di coordinamento muscolare, e, a volte,
    con problemi respiratori che nei casi più gravi
    possono causare la morte.
  • PREVENZIONE
  • Controllo della crescita delle alghe nelle aree
    di provenienza del pescato.

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LINDAGINE EPIDEMIOLOGICA
  • OBIETTIVI identificare lagente responsabile
    dellevento ed attuare le misure per
    controllarne la diffusione.
  • INTERVENTI
  • Definire il caso
  • Verificare la presenza o meno di epidemia
  • Formulare ipotesi su cause, sorgenti, veicoli,
    modalità di trasmissione,ecc
  • Bloccare la fonte di contagio sospetta
  • Raccogliere ed esaminare campioni di alimenti e
    di materiale biologico
  • Attuare le misure per il controllo dellepidemia
    e per prevenire altri casi

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CONTROLLO DEL RISCHIO BIOLOGICO
  • Il rischio biologico può essere controllato
    attraverso una serie di interventi in grado di
    azzerarlo o perlomeno di contenerlo entro limiti
    di accettabilità, cioè di non compromissione
    dello stato di salute del consumatore.
  • Per garantire la sicurezza di un alimento è
    necessario conoscere le caratteristiche peculiari
    dei microrganismi che lo colonizzano ed attuare
    un programma di controllo in grado di garantire
    ligienicità di ciò che viene posto sul mercato.

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CONTROLLO DEL RISCHIO BIOLOGICO
  • Per il controllo del rischio biologico è
    necessario
  • Eliminare o ridurre i pericoli microbiologici
    mediante opportuni trattamenti
  • Prevenire la ricontaminazione
  • Inibire la crescita e/o la produzione di tossine
    (controllo delle caratteristiche intrinseche dei
    prodotti alimentari, delle modalità di
    conservazione e confezionamento, ecc)

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RISCHIO CHIMICO
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RISCHIO CHIMICO
  • Il rischio chimico è legato alla presenza,
    nellalimento, di sostanze chimiche organiche o
    inorganiche in grado di causare effetti dannosi
    per luomo.

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TOSSICOCINETICA
  • La tossicocinetica, cioè il destino del composto
    chimico entrato nellorganismo, dipende da vari
    fattori
  • Assorbimento
  • Distribuzione
  • Metabolismo
  • Eliminazione/accumulo

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PATOGENESI
  • I contaminanti ad azione tossica producono
    effetti patologici agendo a diversi livelli
  • su macromolecole (es. proteine ed acidi nucleici)
    alterandone struttura e funzione
  • su membrane interne e organuli cellulari (es.
    mitocondri)
  • su componenti maggiori della cellula (es.
    membrane citoplasmatiche)
  • alterando la struttura e la funzione di enzimi
    essenziali o competendo con essi
  • sui recettori necessari alla trasmissione
    dellimpulso nervoso o su quelli che legano gli
    ormoni rendendone possibile lazione.

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TOSSICITÀ
  • TOSSICITÀ ACUTA insieme di manifestazioni
    indesiderate che si verificano subito dopo o al
    massimo entro poche ore da una singola
    somministrazione della sostanza.
  • TOSSICITÀ CRONICA effetti avversi che
    insorgono dopo somministrazioni ripetute di
    piccole dosi della sostanza.

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TOSSICITÀ CRONICA
  • EFFETTO MUTAGENO danno al materiale genetico
    con comparsa di mutazioni puntiformi, alterazioni
    cromosomiche, interferenze con la divisione
    cellulare.
  • EFFETTO CANCEROGENO danno che determina la
    crescita anomala, afinalistica ed incontrollata
    delle cellule.
  • EFFETTO TERATOGENO alterazione dei processi di
    organogenesi durante la vita intrauterina.

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STUDI DI TOSSICITÀ
  • Sono essenzialmente di due tipi
  • Studi epidemiologici di tipo descrittivo e
    analitico su popolazioni umane
  • Studi tossicologici su animali di laboratorio
  • Gli studi sperimentali su animali consentono di
    valutare la tossicità acuta e cronica della
    sostanza chimica e di ricavare alcuni importanti
    indicatori.

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INDICATORI
  • DOSE SENZA EFFETTO OSSERVATO (NOEL) dose massima
    espressa in mg/kg che non provoca alcun effetto
    osservabile nella specie animale più sensibile.
  • DOSE DIORNALIERA AMMISSIBILE (DGA o ADI) dose
    di sostanza tossica espressa in mg/kg di peso
    corporeo che può essere ingerita tutti i giorni e
    per tutta la vita senza che si abbiano danni per
    la salute umana.
  • DGA NOEL_______
  • Fattore di sicurezza

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INDICATORI
  • LIVELLO DI TOLLERABILITÀ (TL) concentrazione di
    sostanza tossica teoricamente accettabile in un
    alimento.
  • TL DGA x peso corporeo_______
  • Food Daily Intake (FDI)
  • MARGINE DI SICUREZZA (SM) rapporto tra il
    livello di tollerabilità e la concentrazione
    residua nellalimento (Food Residues, FR)
  • SM TL___
  • FR

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PRINCIPALI CONTAMINANTI CHIMICI
  • Fattori tossici naturali
  • Pesticidi
  • Ormoni
  • Idrocarburi policiclici aromatici
  • Policlorobifenili e diossine
  • Additivi volontari
  • Materiali di confezionamento

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1 - FATTORI TOSSICI NATURALI
  • Nei vegetali sono presenti composti con attività
    farmacologica solitamente non dannosa, date le
    basse concentrazioni (es. i fattori gozzigeni
    delle crocifere, gli inibitori enzimatici dei
    legumi, lazione sequestrante il ferro e lo zinco
    dei fitati).
  • Nel settore animale risultano essere
    particolarmente pericolosi alcuni composti
    attivi presenti nelle carni dei molluschi
    provenienti da aree marine contaminate ed in
    alcune tipologie di pesci tropicali.
  • Vi sono inoltre fattori tossici naturali quali
    le micotossine che contaminano le derrate a
    seguito di condizioni di conservazione non
    ottimali e/o di contaminazione ambientale.

62
MICOTOSSINE
  • Le micotossine sono metaboliti secondari tossici
    per gli animali superiori prodotte da muffe che
    colonizzano gli alimenti.
  • Attualmente sono note più di 300 micotossine e
    sono stati elencati parecchi generi di funghi
    (Aspergillus, Penicillum, Fusarium, Claviceps,
    Alternaria, Cladosporum e Rhizopus) produttori di
    micotossine.
  • La maggior parte delle ricerche è comunque
    concentrata su alcune micotossine, come
    aflatossina, ocratossina, tricoteceni, zearaleone
    e fumonisine.

63
AFLATOSSINE
  • Gruppo di micotossine prodotte da Aspergillus
    flavus e A.parasiticus. Generalmente è lAFB1
    quella presente in maggior quantità negli
    alimenti.
  • Gli alimenti che contengono aflatossina con
    maggior frequenza sono arachidi e derivati, mais
    e derivati, noci brasiliane, mandorle, fichi
    secchi, alcune spezie (peperoncino).
  • Per lItalia è soprattutto un problema connesso
    con limportazione di derrate da paesi a clima
    caldo e umido, mentre la contaminazione di
    prodotti locali è poco frequente sia per motivi
    climatici sia per le migliori tecniche
    agronomiche.
  • Diverse materie prime importate destinate
    allalimentazione umana sono frequentemente
    contaminate, la popolazione può essere quindi
    indirettamente esposta per il consumo di latte,
    carne e uova ottenuti da animali che hanno
    ingerito prodotti contaminati.

64
AFLATOSSINE
  • Le aflatossine provocano cancro del fegato e a
    volte anche del rene in tutte le specie animali
    studiate.
  • È accertata lazione sinergica tra aflatossine e
    virus dellepatite B nel determinismo
    dellepatocarcinoma. I portatori di virus
    dellepatite B che sono fortemente esposti allAF
    hanno un rischio più elevato di sviluppare questo
    tipo di cancro rispetto ai non portatori.
  • Esistono dei regolamenti dellUnione Europea e
    delle direttive ministeriali che indicano i
    livelli massimi di micotossine ammissibili nelle
    derrate alimentari di origine nazionale,
    comunitaria e paesi terzi.

65
OCRATOSSINA
  • Locratossina (OA) è un composto tossico
    prodotto da diverse specie di funghi del genere
    Penicillium e Aspergillus.
  • È presente nei cereali (orzo in particolare), in
    alcuni semi oleosi e nelle carni, soprattutto
    suine. Altri prodotti contaminati sono il caffè,
    il cacao, il vino, luva passita.
  • LOA esercita diversi effetti tossici sui
    mammiferi, il più importante dei quali è a carico
    del rene (nefropatia dei Balcani). Possiede anche
    azione immunosoppressiva, teratogena e
    cancerogena. Questi effetti sono dovuti
    allelevata affinità dellOA per le proteine del
    sangue.
  • Come per le altre micotossine, esistono dei
    regolamenti dellUnione Europea e delle direttive
    ministeriali che indicano i livelli massimi di
    ocratossina ammissibili nelle derrate
    alimentari.

66
TRICOTECENI
  • Metaboliti fungini prodotti da vari generi tra
    cui Fusarium, Myrotecium e Stachybotris.
  • La contaminazione è piuttosto frequente,
    soprattutto nei cereali.
  • Sono agenti citotossici assai potenti causano
    infiammazione della pelle, diarrea, vomito,
    emorragie, rifiuto del cibo, degenerazione del
    midollo osseo, e disordini nervosi in varie
    specie, compreso luomo. Il meccanismo dazione
    consiste essenzialmente in uninibizione della
    sintesi proteica e del DNA.
  • Episodi gravi di tossicosi acuta nelluomo si
    sono verificati in Russia e Giappone. Non
    sembrano avere effetto cancerogeno diretto, ma la
    loro azione immunosoppressiva potrebbe
    indirettamente aumentare la frequenza di tumori
    nelle varie specie animali.

67
2 - PESTICIDI
  • I pesticidi o presidi sanitari o fitofarmaci,
    sono un vasto ed eterogeneo complesso di sostanze
    chimiche organiche ed inorganiche, naturali o di
    sintesi, utili alla lotta contro specie animali o
    vegetali nocive per luomo, gli animali domestici
    o le piante.
  • I pesticidi hanno trovato largo impiego in campo
    agricolo per la difesa delle colture, in campo
    domestico nella lotta contro gli animali
    infestanti, in campo industriale veterinario e
    igienico nello lotta ai parassiti ed ai vettori
    delle malattie infettive.
  • Attualmente vengono impiegati oltre 600 principi
    attivi, commercializzati sotto forma di 45-5omila
    formulazioni differenti.

68
ESPOSIZIONE
  • Lesposizione umana a pesticidi può avvenire in
    modo diretto o indiretto.
  • ESPOSIZIONE DIRETTA (professionale e non
    professionale) interessa
  • addetti alla produzione industriale dei principi
    attivi e dei formulati
  • uso agricolo
  • pratiche di disinfestazione domestica e di
    giardinaggio.
  • Avviene principalmente attraverso due vie
    quella inalatoria e quella dermica.
  • ESPOSIZIONE INDIRETTA deriva dal consumo di
    alimenti ed acqua contaminata.

69
ESPOSIZIONE INDIRETTA
  • La contaminazione degli alimenti con i pesticidi
    può verificarsi con meccanismi diversi
  • durante il trasporto e la conservazione del
    prodotto
  • per utilizzo a scopo alimentare di granaglie da
    semina trattate con fitofarmaci
  • per uso improprio di pesticidi in agricoltura.

70
EFFETTI
  • Lingestione di pesticidi può dare origine
    a
  • intossicazioni acute o subacute conseguenti
    allingestione di ununica dose, presentano
    sintomatologia variabile a seconda del pesticida
  • intossicazioni a breve termine si osservano per
    lo più in ambienti professionali e presentano una
    sintomatologia molto varia con disturbi
    dermatologici, digestivi, cardiovascolari,
    respiratori, neurologici periferici, renali,
    allergici
  • Intossicazioni a lungo termine comparsa di forme
    tumorali
  • N.B ricerche attualmente in corso hanno inoltre
    dimostrato che molti pesticidi sono in grado di
    interferire con il corretto funzionamento del
    sistema endocrino.

71
PREVENZIONE DEL RISCHIO
  • La prevenzione del rischio viene attuata in due
    fasi
  • FASE PRE-MARKETING
  • Sviluppo di molecole a bassa tossicità
  • Individuazione di tecniche appropriate di
    applicazione
  • Raccolta adeguata di dati e produzione di dossier
    per la registrazione
  • FASE POST-MARKETING
  • Monitoraggio di residui negli alimenti,
    nellacqua e nellaria
  • Monitoraggio delle intossicazioni acuta
  • Informazione ed educazione alluso corretto

72
3 - ORMONI
  • Lesposizione, in generale, deriva dal consumo
    di carni provenienti da allevamenti di Paesi in
    cui è ammesso luso di sostanze ad azione
    ormonale a scopo anabolizzante addizionate ai
    mangimi per gli animali.
  • Data lincertezza sulla sicurezza degli ormoni
    per la possibile formazione, nelle tappe
    intermedie del metabolismo, di molecole
    fortemente reattive con proprietà tossiche o
    mutagene, attualmente la legislazione italiana
    vieta luso di queste sostanze e la vendita di
    carni provenienti da allevamenti trattati.

73
4 IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI
  • Classe numerosa di composti organici tutti
    caratterizzati strutturalmente dalla presenza di
    due o più anelli aromatici condensati tra loro.
  • Negli alimenti è stata evidenziata la presenza
    di 24 di queste molecole a livelli basali esigui,
    incrementabili però in seguito a reazioni di
    pirolisi, legata a processi di cottura ad alte
    temperature e/o affumicatura.

74
4 IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI
  • ORIGINE NEGLI ALIMENTI
  • Presenza in natura
  • Inquinamento ambientale
  • Additiva alimentari, imballaggi, processi
    tecnologici e cottura
  • FONTI ALIMENTARI DI IPA
  • Olii vegetali e grassi
  • Pesci e alimenti ittici
  • Carne e prodotti carnei
  • Frutta e altri prodotti vegetali

75
4 IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI
  • La loro ingestione è stata correlata
    allinsorgenza, nellanimale, di leucemie,
    linfomi, tumori dellesofago, dello stomaco, del
    polmone, della mammella, del fegato e della
    pelle.
  • Attualmente non esiste alcuna evidenza
    epidemiologica certa che questi composti causino
    tumori nelluomo.
  • Dato il ruolo peculiare delle tecniche di
    cottura e preparazione del cibo, nella formazione
    di IPA, volendo esprimere un giudizio conclusivo
    di tipo igienico-sanitario, si consiglia
    limpiego delle seguenti tecniche griglia
    elettrica, forno elettrico, friggitrice a
    temperatura costante, forno a microonde e
    bollitura.

76
5 POLICLOROBIFENILI
  • Sono miscele di idrocarburi aromatici con
    differenze di comportamento chimico, fisico e
    biologico. Nella maggior parte dei casi si tratta
    di liquidi oleosi e trasparenti, usati come oli
    isolanti per trasformatori, condensatori, cavi
    elettrici, apparecchi per raffreddamento e
    riscaldamento, colle vernici, inchiostri, ecc
  • Produzione, trasformazione e degradazione di
    PCBs possono determinare la formazione di
    composti altamente tossici per lambiente e
    luomo, tra i quali le diossine.
  • Tra gli alimenti maggiormente contaminati
    troviamo il pesce, i frutti di mare, le carni
    rosse, il pollame e gli alimenti caseari.

77
5 POLICLOROBIFENILI
  • I PCBs tendono ad accumularsi nel tessuto
    adiposo, nel fegato e nel rene.
  • Possono determinare effetti tossici di tipo
    acuto o cronico. Le forme acute, piuttosto
    infrequenti, sono caratterizate da irritazione
    delle vie respiratorie, debolezza, sonnolenza,
    vomito, dolori addominali e acne clorica.
    Lintossicazione cronica può causare linsorgenza
    di acne, alterazioni della cute, anemia,
    alterazioni del fegato, immunodepressione.
  • Diossine e PCBs possono oltrepassare la placenta
    ed essere escreti nel latte materno con possibile
    esposizione del feto.
  • A causa dei potenziali effetti dannosi sono
    state stabilite le concentrazioni tollerabili
    negli alimenti.

78
6 ADDITIVI VOLONTARI
  • DEFINIZIONE Per additivo alimentare si
    intende qualsiasi sostanza, normalmente non
    consumata come alimento in quanto tale e non
    utilizzata come ingrediente tipico degli alimenti
    indipendentemente dal fatto di avere un valore
    nutritivo, aggiunta intenzionalmente ai prodotti
    alimentari per un fine tecnologico nelle fasi di
    produzione, trasformazione, preparazione,
    trattamento, imballaggio, trasporto e
    immagazzinamento degli alimenti che si possa
    ragionevolmente presumere diventi, essa stessa o
    i suoi derivati, un componente di tali alimenti
    direttamente o indirettamente. (Ministero della
    Salute)

79
6 ADDITIVI VOLONTARI
  • CLASSIFICAZIONE
  • Composti contro le alterazioni di natura
    microbica (antisettici, fungistatici,
    antifermentativi)
  • Composti contro gli irrancidimenti dei grassi e
    limbrunimento
  • Composti per il controllo della qualità reologica
    (addensanti,gelificanti,stabilizzanti,emulsionanti
    )
  • Additivi ad azione varia (esaltatori di sapidità,
    agenti di rivestimento, acidificanti, polvere
    lievitante, sale di fusione, antischiumogeni,
    antiagglomeranti,ecc)
  • Coloranti
  • Nutrienti
  • Sostituenti dello zucchero

80
6 ADDITIVI VOLONTARI
  • REQUISITI
  • Necessario
  • Non tossico
  • Assenza di effetti mutageni, teratogeni,
    cancerogeni
  • DGA definita
  • Mancanza di reazioni con lalimento
  • Non mascherare alterazioni dellalimento
  • Non mascherare frode commerciale
  • Standard di purezza definiti
  • Disponibilità di metodi analitici per la
    determinazione
  • Sostituzione con composti più sicuri se
    disponibili
  • Presenza di liste positive

81
6 ADDITIVI VOLONTARI
  • La lista positiva è lelenco degli additivi
    autorizzati, con lindicazione dei casi e delle
    dosi massime di impiego.
  • In etichetta si richiede che venga espressamente
    dichiarato il tipo di additivo utilizzato, che
    deve essere indicato con il nome chimico o con la
    sigla corrispondente.
  • Dal punto di vista sanitario rivestono un ruolo
    di rilievo i conservanti (il cui impiego non deve
    essere visto come un mezzo per il ritorno alla
    freschezza di alimenti deteriorati) e gli
    antibiotici, il cui uso indiscriminato potrebbe
    determinare la comparsa di resistenza nei
    microrganismi responsabili di infezioni
    nelluomo.

82
7 MATERIALI DI CONFEZIONAMENTO
  • MATERIALI
  • Plastica, inclusi vernici e rivestimenti
  • Carte e cartoni
  • Metalli e leghe
  • Vetro
  • Cellulose
  • Ceramiche
  • Gomme e materiali elastici
  • Paraffine
  • Legno
  • Materiale tessile

83
7 MATERIALI DI CONFEZIONAMENTO
  • MIGRAZIONE (o RILASCIO) trasferimento di
    sostanze chimiche da sorgenti esterne agli
    alimenti attraverso processi submicroscopici.
  • Può verificarsi durante la lavorazione,
    limmagazzinamento o altre operazioni di
    preparazione quali riscaldamento, cottura a
    microonde, trattameno con radiazioni ionizzanti.
  • Ogni migrazione chimica dallimballaggio
    allalimento comporta problemi di sicurezza e
    qualità in entità variabile con ricadute
    potenziali sulla salute del consumatore e sulle
    caratteristiche organolettiche del prodotto.

84
7 MATERIALI DI CONFEZIONAMENTO
  • Ogni migrazione chimica dallimballaggio
    allalimento comporta problemi di sicurezza e
    qualità in entità variabile con ricadute
    potenziali sulla salute del consumatore e sulle
    caratteristiche organolettiche del prodotto.
  • Per una corretta valutazione occorre conoscere
  • Identità chimica e proprietà tossicologica delle
    sostanze migranti
  • Concentrazioni delle sostanze migranti
    nellalimento
  • Esposizione della popolazione
  • Il problema degli imballaggi è regolamentato da
    leggi dello Stato che stabiliscono norme sul
    confezionamento degli alimenti.

85
RISCHIO FISICO
86
PERICOLO FISICO
  • Presenza nel prodotto alimentare di corpi
    estranei che possono causare danni o malattia.
  • I corpi estranei rappresentano un pericolo non
    solo perché possibile causa di lesioni
    allapparato digerente e di soffocamenti (specie
    nel caso di prodotti destinati allinfanzia) ma
    anche perché possibili veicoli di microrganismi
    patogeni.

87
PRINCIPALI PERICOLI
MATERIALI DANNO FONTE
Vetro Ferite, emorragie Bottiglie,vasi,lampade
Legno Ferite, infezioni, soffocamenti Scatole,campi
Pietre Soffocamenti, danni ai denti Campi,edifici
Metalli Tagli, infezioni Macchinari,fili, dipendenti
Insetti malattie, traumi, soffocamenti Campi,contaminazioni post-processo
Ossa Soffocamenti, traumi Campi, errori di produzione
Plastica Soffocamenti,ferite, infezioni Campi, dipendenti, confezionamento
Effetti personali Soffocamenti,ferite, danni ai denti Dipendenti

88
PERICOLO FISICO
Altri materiali estranei che si possono ritrovare
negli alimenti sono rappresentati da capelli,
sporco, polvere, grasso e carta. La
contaminazione fisica di un prodotto alimentare
può verificarsi in qualsiasi momento del processo
produttivo, anche dopo trattamenti tesi al
controllo dei pericoli microbiologici. Quindi la
caduta di un corpo estraneo può avere una duplice
ripercussione in termini di rischi fisici e
biologici.

89
CONTROLLO
Alcune contaminazioni fisiche possono essere
evidenziate con metodiche analitiche denominate
filth-test. Per filth si intende il complesso
delle impurità solide che possono essere
frammenti di insetti, acari, peli di roditori,
piume di uccelli, fibre tessili oltre a
particelle metalliche, di vetro, di vario
materiale incombusto e altro. Per il controllo
del rischio biologico sono previsti, inoltre,
strumenti tipo metal detector e raggi X in grado
di rilevare materiali estranei quali metalli
ferrosi e non, frammenti di ossa, ecc È di
fondamentale importanza, tuttavia, che siano le
buone pratiche di produzione ad assicurare
labbattimento del rischio fisico.

90
TECNICHE DI CONSERVAZIONE
91
REFRIGERAZIONE
  • Prevede la conservazione degli alimenti a
    temperature tra 0C e 2C. Tali temperature
    risultano efficaci nellinibire lo sviluppo di
    alcuni ma non di tutti microrganismi.

MICRORGANISMO TEMPERATURA MINIMA TEMPERATURA OTTIMALE TEMPERATURA MASSIMA
PSICROFILI -5C 20C 30C
MESOFILI 10-15C 30C 45C
TERMOFILI 45C 55C 70-80C
92
REFRIGERAZIONE
  • I prodotti alimentari refrigerati, pertanto,
    devono essere considerati a rischio in quanto in
    essi si può verificare
  • Sviluppo di microrganismi che possono alterare le
    caratteristiche organolettiche del prodotto
  • Sviluppo di microrganismi che possono produrre
    metaboliti tossici
  • Crescita di microrganismi psicrofili
  • Per migliorare ulteriormente la conservazione è
    stata introdotta una nuova tecnica quella del
    super-chilling (super-raffreddamento) cioè lo
    stoccaggio del cibo a temperature tra -1C e 2C.

93
REFRIGERAZIONE
  • I prodotti refrigerati hanno una durata
    limitata nel tempo, che è condizionata da vari
    fattori
  • Temperatura
  • Carica microbica e specie presenti
  • Velocità di penetrazione del freddo
  • Umidità dellambiente
  • La refrigerazione è una tecnica che non
    danneggia il prodotto in quanto non determina
    denaturazione dei componenti e quindi perdite
    nutrizionali, ma presenta alcuni svantaggi in
    termini di conservabilità e quindi di sicurezza.

94
REFRIGERAZIONE
  • Per minimizzare la crescita microbica durante lo
    stoccaggio a freddo, e quindi per migliorare la
    conservazione, può essere utile
  • Mantenere la temperatura del frigorifero tra 1C
    e 4C
  • Monitorare la quotidianamente la temperatura
  • Sbrinare periodicamente il frigorifero
  • Lasciare uno spazio tra i vari prodotti per
    consentire la circolazione dellaria
  • Non impilare i contenitori
  • Evitare lammassamento dei prodotti
  • Eseguire la rotazione delle scorte
    (first-in,first-out)

95
CONGELAZIONE
  • Consiste nel raffreddamento lento e graduale
    fino a raggiungere, nella parte centrale
    dellalimento, la temperatura di -20C in un
    tempo che varia tra 10 e 17 ore.
  • A tali temperature, una certa percentuale di
    microrganismi muore, la maggior parte rallenta i
    processi di crescita, così da garantire lassenza
    di alterazioni, ed una certa quantità di germi è
    in grado di sopravvivere.
  • Viene applicata in genere a pesce e carne di
    grosse pezzature.

96
CONGELAZIONE
  • Lazione conservante è conseguente
  • ad un abbassamento dei valori di acqua libera
    nellalimento (per formazione di ghiaccio)
  • alle alterazioni strutturali del microrganismo
    conseguenti alla formazione di cristalli di
    ghiaccio di grosse dimensioni.
  • Lo svantaggio principale consiste
    nellimpoverimento dellalimento sia intermini di
    qualità nutrizionale sia organolettica, legato
    alla perdita di sostanze nutritive in seguito
    alla rottura delle membrane cellulari dopo lo
    scongelamento.

97
SURGELAZIONE
  • È una tecnica di congelamento rapido.
  • Secondo la legislazione italiana, i prodotti
    surgelati sono prodotti alimentari in
    confezione chiusa, sottoposti ad un trattamento
    frigorifero, tale da abbassare rapidamente la
    temperatura a 18C sotto zero, e mantenuti a tale
    temperatura fino al momento della vendita al
    consumatore. Labbassamento della temperatura
    deve avvenire in un tempo massimo di 4 ore.

98
SURGELAZIONE
  • VANTAGGI
  • Con tale metodo si ottiene la microcristallizzazi
    one dellacqua contenuta nel prodotto che al
    momento dello scongelamento rimane in loco,
    mantenendo intatte le strutture cellulari dei
    tessuti.
  • Ne deriva che lalimento surgelato conserva
    praticamente intatti i caratteri organolettici e
    nutrizionali iniziali ed al tempo stesso offre la
    massima garanzia sotto il profilo
    igienico-sanitario.
  • SVANTAGGI
  • Ha linconveniente di poter essere applicata
    solo ad alimenti di piccola pezzatura, come
    pesce, carne, vegetali, certi tipi di frutta e
    prodotti cotti preconfezionati.

99
IMPORTANTE
  • Allatto dello scongelamento, i microrganismi
    che non vengono uccisi dalle temperature di
    congelamento e/o surgelazione hanno un
    comportamento analogo a quello dei prodotti
    freschi dopo una fase di latenza piuttosto
    lunga, cominciano a moltiplicarsi normalmente. Ne
    consegue che un alimento scongelato deve essere
    indirizzato il pi rapidamente possibile alle fasi
    successive di lavorazione.

100
RAFFREDDAMENTO
  • Improprie modalità di raffreddamento sono il
    fattore maggiormente correlato allinsorgenza
    delle tossinfezioni alimentari mantenere gli
    alimenti cotti a temperatura ambiente per lunghi
    periodi, stoccare grandi volumi di alimenti caldi
    nel frigorifero sono pratiche ad alto rischio.
  • Un rapido raffreddamento ed un adeguato
    stoccaggio prevengono, ma anche rallentano la
    crescita microbica.

101
RAFFREDDAMENTO
  • Indicazioni per un buon raffreddamento
  • ridurre i grossi quantitativi di alimenti in
    piccole porzioni
  • Assicurare che la temperatura dellaria nel mezzo
    refrigerante sia di circa 1,7C e garantirne una
    adeguata circolazione.

102
PASTORIZZAZIONE
  • Trattamento termico che ha come scopo
    leliminazione o quantomeno la riduzione numerica
    dei microrganismi patogeni presenti
    nellalimento.
  • Si applica generalmente ad alimenti liquidi
    (soprattutto latte, ma anche vino, birra, succhi
    di frutta).
  • Consiste nel portare lalimento ad una data
    temperatura e per un dato tempo, per poi
    raffreddarlo rapidamente.

103
PASTORIZZAZIONE
  • BASSA PASTORIZZAZIONE prevede che lalimento
    sia mantenuto a 63-65C per 30 minuti.
  • ALTA PASTORIZZAZIONE richiede temperature di
    75-85C per 2-3 minuti.

104
STERILIZZAZIONE
  • Consiste nel sottoporre gli alimenti ad un
    trattamento ad alta temperatura in autoclave
    (calore umido), in recipienti chiusi e a
    temperatura superiore a 121C per più di 15
    minuti.
  • Consente di eliminare dallalimento tutti i
    microrganismi, comprese le spore e permette di
    conservare a lungo i cibi a temperatura ambiente.
  • La brevità del trattamento non altera il sapore
    originale dellalimento.

105
STERILIZZAZIONE
  • METODO UHT
  • Il metodo Ultra High Temperature (UHT) è un
    sistema di sterilizzazione impiegato per prodotti
    liquidi, in particolare il latte (ma anche panna
    e prodotti caseari).
  • Consiste nel riscaldamento dellalimento a
    temperature elevate (fino a 150C) per tempi
    brevissimi (pochi secondi). Prevede lutilizzo di
    macchinari appositi che lavorano sotto pressione.
  • Consente, rispetto ad altri metodi, la massima
    conservazione delle proprietà nutrizionali.

106
PASTORIZZAZIONE
  • PASTORIZZAZIONE RAPIDA HTST (High Temperature
    Short Time)
  • È usata per il latte.
  • Prevede che il latte, a seguito di
    preriscaldamento, sia portato ad una temperatura
    di 72C per almeno 15 secondi in maniera
    omogenea.
  • Per rallentare la crescita dei batteri rimasti,
    il latte viene subito raffreddato a 4C. La
    protrazione del tempo di trattamento o l'adozione
    di temperature superiori, incide sulla
    coagulazione, arrecando notevoli danni alla
    produzione casearia, per la quale questo
    trattamento è usato.

107
IRRADIAZIONE
  • Tra le radiazioni elettromagnetiche note, in
    tecnologia alimentare si utilizzano
  • Radiazioni ultraviolette
  • Radiazioni ionizzanti

108
RADIAZIONI ULTRAVIOLETTE
  • PROPRIETÀ
  • bassa energia (capacità di penetrazione limitata)
  • attive sia sulle cellule vegetative sia sulle
    spore
  • azione mutagena (bersaglio acidi nucleici)
  • Resistenza microbica
  • cellule batteriche vegetative lt lieviti lt spore
    batteriche lt spore fungine.
  • Sono molto efficaci sui microrganismi dispersi
    nellaria, sui film plastici, sulle superfici
    delle attrezzature. Ne consegue che tale
    tecnologia è utilizzata nellindustria alimentare
    prevalentemente per la sanificazione di aria,
    acqua e superfici di lavoro.

109
RADIAZIONI ULTRAVIOLETTE
  • I microrganismi non vengono uccisi allistante,
    ma lazione letale aumenta con lincremento della
    dose somministrata.
  • Non avendo azioni residuali sono efficaci solo
    se colpiscono direttamente i microrganismi e le
    lampade che le producono perdono nel tempo la
    loro potenza, necessitando di un monitoraggio
    periodico.
  • Nelluomo, se colpito direttamente, possono
    provocare congiuntiviti ed eritemi.

110
RADIAZIONI IONIZZANTI
  • PROPRIETÀ
  • notevole potere di penetrazione
  • a basse dosi non influenzano i caratteri
    organolettici ed il valore nutritivo
    dellalimento
  • Ogni microrganismo ha una propria sensibilità
    alle radiazioni le forme vegetative sono più
    sensibili delle spore con eccezione di alcune
    specie e anche dei virus. Cl.bitulinum è il
    patogeno più resistente alle radiazioni.
  • Le tossine e gli enzimi sono influenzati solo da
    dosaggi molto elevati che però compromettono i
    caratteri organolettici dellalimento.

111
RADIAZIONI IONIZZANTI
  • MODALITÀ DI UTILIZZO
  • Radappertizzazione (lt10KGy) per la
    sterilizzazione industriale di cari, pollame,
    frutti di mare
  • Radicizzazione (3-4KGy) consente leliminazione
    da carne e pollame di Salmonelle e altri patogeni
  • Radurizzazione riduce la normale microflora
    deteriorante dellalimento. È particolarmente
    utilizzata per la frutta che può essere così
    trasportata per lunghe distanze, ritardandone la
    maturazione e la senescenza.

112
RADIAZIONI IONIZZANTI
  • Lirradiazione degli alimenti è ancora una
    tecnica poco usata a causa delle problematiche
    connesse non solo alla qualità nutrizionale ed
    organolettica del prodotto alimentare, ma anche
    alla sicurezza duso (radioattività degli
    alimenti, formazione di radicali liberi).
  • La FAO/OMS hanno riconosciuto lassoluta non
    pericolosità degli alimenti irraggiati a dosaggi
    inferiori a 10KGy. Studi di teratogenesi,
    mutagenesi, cancerogenesi condotti su animali da
    esperimento hanno dimostrato lassenza di
    tossicità acuta o cronica a questi dosaggi.
    Inoltre tale trattamento non induce pericolose
    mutazioni nei microrganismi esposti.

113
RADIAZIONI IONIZZANTI
  • Attualmente questa pratica di conservazione è
    consentita in vari Paesi per patate, frutta
    secca, funghi, grano e cereali, alimenti
    essiccati. In Italia è autorizzata soltanto
    lirradiazione a scopo antigermogliativo.

114
ESSICCAZIONE
  • Comprende
  • Tecniche utilizzate a livello famigliare o
    artigianale, come quelle di ottenere frutta secca
    per esposizione prolungata al sole
    (essiccazione propriamente detta)
  • Tecniche adottate a livello industriale mediante
    lazione di una corrente daria calda in appositi
    essiccatoi (disidratazione)
  • Comporta la presenza di esigue percentuali di
    acqua nellalimento (10-15).
  • I prodotti alimentari essiccati offrono la
    massima sicurezza sotto il profilo
    microbiologico, ma dal punto di vista
    nutrizionale subiscono un depauperamento nei
    riguardi della frazione vitaminica e proteica.

115
ESSICCAZIONE
  • I controlli devono essere effettuati a diversi
    livelli
  • Temperatura di essiccazione
  • Velocità di sottrazione dellacqua
  • Dimensioni del prodotto
  • Qualità microbiologica dellaria
  • Igrometria dei locali di stoccaggio

116
LIOFILIZZAZAZIONE
  • Metodo di essiccamento completo, che elimina
    totalmente lacqua.
  • Viene effettuata sottoponendo a sublimazione
    sotto vuoto spinto gli alimenti molto ricchi di
    acqua, conservati a temperature estremamente
    basse.
  • Il congelamento provoca il blocco di qualsiasi
    processo di alterazione e lessiccamento sotto
    vuoto permette di ottenere un prodotto
    praticamente anidro, che presenta una grande
    avidità ed affinità per il solvente acquoso nel
    quale è in grado di ridisciogliersi
    istantaneamente.

117
LIOFILIZZAZAZIONE
  • CARATTERISTICHE DEGLI ALIMENTI LIOFILIZZATI
  • Minimo ingombro
  • Tempi di conservazione lunghi
  • Facili da utilizzare
  • Nessuna alterazione dello composizione chimica

118
AFFUMICATURA
  • Consiste nellesposizione dei cibi ai fumi di
    combustione di certi legni aromatici.
  • Nel fumo sono presenti sostanze ad azione
    batteriostatica e battericida, tra cui la
    formaldeide, alla quale però sono associate
    proprietà mutagene. Tra i componenti del fumo si
    trovano anche sostanze con proprietà oncogene
    quali gli idrocarburi policiclici aromatici.
  • Oggi, pertanto si ricorre a procedure
    particolari per depurare il fumo da questi
    composti (fumo liquido) o alla produzione di
    fumo evitando la combustione.

119
SALAGIONE
  • Si applica principalmente alla conservazione di
    carne suina e pesce.
  • Sfrutta il principio per cui alte
    concentrazioni di sale hanno attività
    microbicida. Salvo alcune eccezioni, infatti, i
    microrganismi sopravvivono solo in substrati
    contenenti meno del 3 di cloruro di sodio,
    mentre concentrazioni tra il 5 ed il 10 non sono
    tollerate dalla maggior parte di essi. Ciò
    dipende essenzialmente dalla capacità del sale di
    provocare una riduzione dellacqua libera,
    fenomeno che inibisce di fatto la crescita
    batterica.

120
ACIDIFICAZIONE
  • È un valido sistema di conservazione degli
    alimenti, anche se esistono alcuni microrganismi
    in grado di tollerare bassi livelli di pH.
  • Può essere ottenuta per
  • Aggiunta diretta di acidi organici (es. acido
    acetico)
  • Produzione dellacido lattico da fermentazione
    lattica (formaggi, y
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