Title: AGOSTINO Tratto dal sito: www.arete-consulenzafilosofica.it/didattica
1AGOSTINOTratto dal sito www.arete-consulenzafilo
sofica.it/didattica
- Hai fatto inquieto il nostro cuore
2La vita di un santo filosofo
- Agostino nasce a Tagaste (Algeria orientale) nel
354 da una coppia di piccoli possidenti, formata
dal padre Patrizio e dalla madre Monica,
questultima di fede cristiana. - Morto il padre, si reca a Cartagine dove compie i
suoi studi superiori e conosce una donna, di cui
non si sa il nome, che gli dà un figlio ,
Adeodato nel 372.
3La vita di un santo filosofo 2
- Durante il soggiorno a Cartagine aderisce al
manicheismo (da Mani di Babilonia, 216-277),
dottrina religioso filosofica a carattere
sincretistico mette assieme cristianesimo,
marcionismo, gnosi valentiniana, zoroastrismo -
che pone allorigine del mondo due principi
avversi un dio del bene (Buon principio o Padre
della maestà) e un dio del male (il Dio
dellAntico Testamento), il cui luogo di
confronto e di conflitto sarebbe il nostro mondo
e i cui due elementi opposti sarebbero lo
spirito-bene e la materia-male. Il credente
manicheo doveva così impegnarsi a far prevalere
lo spirito sulla materia, liberandosi dai vincoli
delle tenebre per rivolgersi al mondo della luce. - In questo periodo la lettura dellOrtensio
ciceroniano suscita in lui la curiosità per la
filosofia (quella greca sarà da Agostino sempre
approcciata in traduzione) - Dopo un breve periodo passato nuovamente a
Tagaste, torna a Cartagine nel 375 e lì apre una
scuola di eloquenza.
4La vita di un santo filosofo 3
- Tra il 382 e il 383 si trasferisce a Roma alla
ricerca di un luogo più adatto per insegnare
gli studenti cartaginesi erano particolarmente
turbolenti ma fallisce lobiettivo, visto che
alcuni studenti romani spariscono senza averlo
pagato. - Nel 384 è a Milano, allora capitale dellimpero,
città nella quale ottiene una cattedra di
retorica grazie ad alcuni amici manichei - Lascolto delle prediche di Ambrogio, vescovo di
Milano, lo convince circa la profondità delle
Scritture cristiane, comprese nel loro senso
allegorico e morale, quindi alla ricerca dello
spirito del testo oltre il puro significato
letterale. Raggiunto dalla madre, matura una
sincera adesione al cristianesimo. Ciò avviene
anche per merito del prete Simpliciano, che gli
racconta della conversione di Mario Vittorino,
filosofo platonico grazie alla cui opera di
traduzione egli aveva potuto avvicinarsi ai testi
di Platone e dei neoplatonici, e dellamico
Ponticiano che lo fa partecipe della vita e della
spiritualità monacale.
5La vita di un santo filosofo 4
- Subito dopo la conversione si ritira con la madre
a Cassiciaco (Cassago Brianza), forse per un
problema di salute che lo costringe ad
abbandonare linsegnamento e qui compone i primi
dialoghi Contro gli accademici, La vita felice,
Lordine e i Soliloqui in cui emerge accanto
alla nuova prospettiva cristiana, la passione
filosofica. - Nella Pasqua del 387 (25 aprile) riceve a Milano
da Ambrogio il battesimo.
6La vita di un santo filosofo 5
- Tornato a Roma e poi a Cartagine, è ordinato
sacerdote nel 391 a Ippona (Algeria nord
orientale) e, per acclamazione popolare, vescovo
della stessa città nel 395. - Già nel 392 aveva affrontato una disputa contro
il manicheo Fortunato, e nello stesso anno aveva
cominciato a schierarsi contro i donatisti, cioè
i seguaci di Donato di Case Nere, vescovo di
Numidia, che anni prima si era opposto alle
decisioni del concilio di Elvira del 305-306. In
tale concilio si era deciso di riaccogliere nella
Chiesa coloro (i cosiddetti lapsi perduti, dal
labor scivolare) che durante le persecuzioni
avevano tradito (da tradere consegnare) cioè
avevano consegnato le Scritture alle autorità
romano-pagane per aver salva la vita. Secondo i
donatisti tali persone non potevano essere
riammesse (a meno che non fossero state
nuovamente battezzate) e men che meno assumere
cariche importanti come era accaduto al vescovo
di Cartagine Ceciliano, ex traditore. A tale
impostazione rigida e intransigente si era
opposta la Chiesa di Roma e con lei Agostino, che
affronta i donatisti con numerosi scritti e
giunge ad ottenere un notevole successo contro di
loro in una disputa pubblica nel 411. Come
afferma lEsposito, le opere contro i donatisti
soggiaciono ad una singolare contraddizione da
un lato Agostino sostiene che nessuno può
decidere chi deve stare nella Chiesa e chi no,
perché lo stesso Gesù aveva detto che sarebbe
stato suo compito separare il grano dalla
zizzania dallaltro il vescovo di Ippona invoca
contro gli stessi donatisti un provvedimento di
esclusione dalla Chiesa da attuare anche con la
forza dellesercito romano, da lui stesso
chiamato ad intervenire.
7La vita di un santo filosofo 6
- Lultima grande disputa fu contro i seguaci del
monaco britannico Pelagio (360 ca-427) secondo
cui gli uomini non erano predestinati (concetto
di Sant'Agostino elaborato da una sua
interpretazione molto personale del pensiero di
San Paolo), ma potevano, invece, solamente con la
propria volontà (liberum arbitrium) e per mezzo
di preghiere ed opere buone, evitare il peccato e
giungere alla salvezza eterna non era necessario
l'intervento della Grazia divinaIl pelagianismo
inoltre negava la trasmissione del peccato
originale, che aveva danneggiato solo Adamo e non
tutto il genere umano (cfr. www.eresie.it,
Pelagio). La disputa contro Pelagio e i
semipelagiani che ammattevano la necessità
della grazia divina ma ritenevano che essa fosse
concessa solo a coloro che con le proprie forze
avessero già deciso di vivere in modo virtuoso -
tenne impegnato Agostino fino alla morte,
sopravvenuta nel 430, mentre Ippona era sotto
lassedio dei Vandali.
8La vita di un santo filosofo 7
- La sua opera di polemista manifesta un
indefettibile amore per la Chiesa e per il
deposito della fede da essa custodito. Tale
attaccamento, unito ad unopera instancabile di
annuncio e pratica del Vangelo, lo rese
amatissimo dal suo popolo e da tutti i cristiani,
che presto ne sancirono la santità. Dal punto di
vista strettamente filosofico e teologico, il suo
contributo non si limitò agli scritti polemici,
ma indagò tutti i grandi temi relativi al senso
della vita e del mondo e produsse la monumentale
sintesi della Città di Dio (413-427), le
Confessioni (397-401, primo scritto di genere
autobiografico), numerosi testi di commento alle
Scritture (per es. il De Genesi ad litteram,
401-414), di teologia (come il De trinitate,
iniziato nel 399 e finito dopo il 420) e di
morale (tra gli altri il De bono coniugali e De
sancta virginitate entrambi del 401 e il De
patientia del 417), non mancando pure di
intervenire su temi oggi diremmo pedagogici ( De
magistro del 388 e De catechizandis rudibus del
399-400). Insomma si tratta di un grande sforzo
di intelligenza della fede e di costruzione di
una visione complessiva della realtà, in un
felice connubio di tradizione platonica e
rivelazione cristiana, che rimane nella memoria
dOccidente come un pilastro di civiltà e di
sapienza ancora capace di stimolare luomo a
muoversi sulla via che conduce alla realizzazione
più piena di sé in Dio
9Una filosofia coinvolgente
- Per Agostino, che aveva conosciuto da vicino le
scuole filosofiche neoplatoniche, e il concetto
di filosofia come esercizio spirituale, la
filosofia, in strettissimo rapporto con la
teologia, tratta della destinazione ultima
delluomo, di un uomo che vive fino in fondo il
dramma della vita in questo mondo e che, facendo
esperienza del mondo, anela ad una perfetta
realizzazione e felicità. Ma questo uomo non è
lUomo in generale, bensì è luomo-Agostino con
le sue inquietudini, con la tendenza alla
dispersione e con la sua voglia di redenzione.
10Il soggetto
- Non cè dunque problema filosofico che non
coinvolga direttamente il soggetto che parla,
vive e fa filosofia. Da questa impostazione
proviene anche, al di là del suo più noto
scritto, Le confessioni, il tono appunto di
confessione, di apertura della propria anima a
Dio e al prossimo che possiede la gran parte dei
suoi scritti, apportatori anche per questo di una
significativa novità stilistica nel panorama
della storia della filosofia.
11Una filosofia polemica 1 (contro i manichei)
- Tre grandi polemiche hanno attraversato la vita
di Agostino - La prima è quella contro i manichei, a favore
dellunità e spiritualità del principio divino e
contro ogni idea di malignità del mondo
sensibile. In opposizione a quel gruppo di
seguaci del saggio persiano Mani che lo aveva
affascinato in gioventù, Agostino affronta anche
il problema della consistenza ontologica del
male il male non ha un suo principio perché non
ha essere, ma esiste solo in quanto privazione di
essere. Laddove manca il bene, lì cè male
12Il male
- Il male di cui cercavo lorigine non è una
sostanza, perché se fosse una sostanza, sarebbe
un bene. E invero o sarebbe una sostanza
incorruttibile e perciò senzaltro un bene
grande, o una sostanza corruttibile e perciò un
bene, perché altrimenti non potrebbe andare
soggetta a corruzione. Perciò vidi chiaramente
come Tu facesti buone tutte le cose
(Confessioni, VII, 12)
13Mali fisici e morali
- In realtà i mali possono essere distinti in
fisici e morali - I fisici o derivano dalla struttura gerarchica
delluniverso, in cui vè il superiore e
linferiore (laddove questultimo, lungi dal
corrompere la creazione, la completa infatti si
possono giudicare migliori le cose superiori che
non le inferiori, ma, con giudizio ben più sano,
cè da affermare migliore luniverso che non le
cose superiori - Confessioni, VII, 13), oppure
sono necessari allarmonia cosmica come le ombre
lo sono per far risaltare la luce e dunque fanno
parte di una totalità che è in sé bene - I morali derivano dal peccato, che è un errore
della volontà la quale si volge a ciò che è
inferiore (aversio a Deo, conversio ad
creaturam), piuttosto che a ciò che è superiore.
14Una filosofia polemica 2 (contro i donatisti)
- La polemica contro i donatisti si mostra a favore
di una Chiesa pellegrina e misericordiosa nei
confronti di chi aveva sbagliato. Essa tuttavia
determina, come sua conseguenza ulteriore, lidea
di una possibile collaborazione tra Chiesa e
Stato per stroncare leresia. Infatti, in alcune
loro frange, i donatisti si facevano portatori di
unescatologia intransigente che sosteneva
lassoluta purezza della città divina e la sua
assoluta separazione, anche in questo mondo,
dalla città umana con un conseguente
atteggiamento ribellistico nei riguardi delle
autorità costituite. - Agostino invece, facendo leva sulla commistione
dei due ambiti nella concreta vita mondana,
sosteneva la possibilità di una convergenza di
fini nella realtà effettuale, pur rimanendo
chiara la superiorità della comunità ecclesiale
nei confronti di ogni altro consesso civile.
15Una filosofia polemica 3 (contro i pelagiani)
- La polemica contro i pelagiani fu invece in
opposizione ad ogni presunzione di
autosufficienza delluomo e a favore del
riconoscimento della grazia divina quale vero e
indispensabile perno della redenzione umana.
16Contro Pelagio
- La lotta antipelagiana caratterizza la parte
finale della vita di Agostino e contribuisce ad
una soluzione finale del problema del rapporto
tra libertà e grazia.
17Una filosofia (neo) platonica
- La lettura dei neoplatonici nella traduzione di
Mario Vittorino darà una connotazione
fondamentale alla riflessione Agostiniana.
Avvenuta nello stesso periodo della conversione
al cristianesimo, consoliderà nel vescovo di
Ippona la convinzione nella distinzione tra due
mondi sovrasensibile e sensibile e nella
destinazione dellanima umana al sovrasensibile,
che nelladerirvi avrebbe dovuto compiere un
cammino di purificazione nel quale sarebbe venuta
via via in primo piano liniziativa di Dio e
avrebbero progressivamente perso di importanza la
capacità e limpegno umano.
18Due fasi della riflessione agostiniana
- In particolare possiamo distinguere nella
biografia filosofica del santo due periodi - 1) 386-397 il primo periodo, influenzato dalle
letture neoplatoniche, e contraddistinto da un
grande fiducia nella filosofia. La vera filosofia
coincide con la vera religione. - 2) 397-430 è il periodo della svolta che si gioca
attorno al tema della grazia, in cui filosofia e
religione tendono a prendere strade diverse e si
accentua il ruolo della teologia nel cammino
della salvezza umana.
19Salvezza e felicità
- Il tema della felicità in Agostino viene sempre
più a sovrapporsi a quello della salvezza, che
non è altro che la felicità concepita sub specie
aeternitatis (dal punto di vista delleternità). - Nella prima fase della sua riflessione cfr.
soprattuto il De vita beata del 386 - del tale
questione viene affrontata nella tradizione delle
filosofia stoica e neoplatonica, che affida
propriamente alla filosofia il compito di - A) emancipare luomo dai desideri e dai beni che
non si possono conseguire e che si ha timore di
perdere - B) raggiungere lideale della vita filosofica
ritirata dal mondo alla ricerca ellunico bene
che non può essere sottratto la sapienza - C) essa ci da la misura di noi stessi, di ciò che
possiamo avere e deisiderare e di ciò che
dobbiamo abbandonare, secondo lideale greco del
nulla di troppo.
20Lunico difetto della filosofia
- E quello di essere eccessivamente elitaria e
dunque di non raggiungere la gran massa delle
persone che rimangono costrette nella prigione
dellinfelicità. - Qui entra in gioco il cristianesimo, il cui
messaggio non differisce sostanzialmente da
quello filosofico (insegnare lesistenza di un
principio imprincipiato del mondo, la vastità
del suo intelletto e tutto ciò che da esso
proviene per la nostra salvezza insegnare la
necessità di distaccarsi dal sensibile e di
purificare lanima con la virtù), ma che ha la
capacità di essere appreso e accolto da interi
popoli. - Dunque se la filosofia salva qualcuno, la fede
cristiana salva le moltitudini, cioè permette
loro di raggiungere anche in questa vita una
piena realizzazione di sé
21Dopo il 397
- La prospettiva muta radicalmente attorno al 397.
alla radice vi è un mutamento della concezione
della felicità, ora legata più intimamente alla
visione biblica. Di fronte alla promessa del
regno divino, la felicità filosofica, incentrata
sullautodominio in vista di un disciplina del
desiderio (desiderare solo ciò che si può avere)
appare estremamente riduttiva. Nel De Trinitate
(399) il vivere come si vuole della tradizione
stoica e neoplatonica, appare un sopportare
volontariamente ciò che non si può evitare.
22La felicità vera
- In questo periodo emerge una concezione molto più
esigente della felicità. Il desiderio non deve
essere disciplinato, se non si vuole cadere in
una mistificazione. Non il desiderio deve essere
misurato sulla felicità possibile, ma la felicità
si misura sulla soddisfazione del desiderio, per
quanto impossibile possa essere. E tale desiderio
non può fermarsi alla soglia della morte,
dellerrore e della sofferenza, ma vuole vincerle
e superarle. Per tale motivo la vita terrena non
basta più, così come la filosofia e il suo
orgoglio di fornire una via di salvezza centrata
sulluomo diventano inservibili. Solo Dio può
realizzare a fondo tutti i desideri umani, e solo
la vita promessa può raggiungere le mete che ora
ci sono precluse. In conclusione nessuno è felice
se non è salvo e nessuno è salvo se Dio non lo ha
salvato.
23Felicità e corpo
- Che la felicità alberghi nellanimo del sapiente
è una pia illusione della filosofia pagana, che
non tiene conto dellostacolo rappresentato dalla
corruttibilità del corpo, dalla sua ribellione ai
giusti insegnamenti dellanima. Ma da dove viene
tale corruttibilità e intrattabilità? Dal peccato
che ha degradato la natura umana. Il peccato è
innanzitutto quello dei protoparenti (peccato
originale) che si è trasmesso attraverso la
generazione biologica a tutta lumanità. Con il
peccato luomo ha perso limmortalità.
24Peccato e libertà
- Con il peccato luomo ha perso anche la sua
libertà. Prima del peccato egli disponeva della
libertà di poter non peccare dopo il peccato
egli si trova nella condizione di non poter non
peccare nella redenzione finale egli acquisirà
la libertà di non poter peccare. Tale libertà è
acquisibile solo per grazia.
25Grazia e predestinazione la prima riflessione
- Analizzando la vicenda di Giacobbe ed Esaù nelle
Questioni sulla lettera ai romani Agostino
osserva - 60. Infatti prima ancora che nascessero e
facessero alcunché di bene o di male, perché
restasse valido il disegno di Dio secondo la sua
elezione, non per riguardo alle opere ma a colui
che laveva chiamato fu detto a lui Il maggiore
sarà servo del minore, come sta scritto Ho amato
Giacobbe e odiato Esaù. È un testo che turba
diversi lettori in quanto indurrebbe a credere
che lapostolo - Paolo abbia negato il libero arbitrio della
volontà per il quale si merita Dio praticando il
bene e la pietà e lo si offende quando si compie
il male e si agisce da empi. - Ciò affermano in base al fatto che Dio avrebbe
amato luno e odiato laltro prima che i due, non
ancora nati, avessero compiuto qualsiasi opera,
tanto buona che cattiva. - Rispondiamo che ciò accadde per la prescienza di
Dio, mediante la quale egli, anche di chi non è
ancora nato, sa quale sarà nella vita. - Ma qualcuno potrebbe obiettare ancora In colui
che amò Dio scelse dunque le sue opere, anche se
non esistevano, in quanto egli conosceva in
antecedenza quali sarebbero state. Ora, se scelse
tali opere, come può dire lApostolo che
lelezione non fu fatta in base alle opere?
Occorre pertanto capire bene la cosa come cioè
le opere buone sono compiute in forza della
carità, la quale è in noi per un dono dello
Spirito Santo.
26Grazia e predestinazione la prima riflessione
- Lo asserisce lo stesso Apostolo La carità di Dio
è stata riversata nei nostri cuori ad opera dello
Spirito Santo, che ci è stato dato. Se pertanto
chi compie in noi il bene è la carità, che
possediamo per un dono di Dio, nessuno può
gloriarsi delle opere quasi che siano roba sua. - Cosa ha dunque scelto Dio?
- Se infatti è lui che dona lo Spirito Santo, ad
opera del quale lamore compie il bene, e lo dona
a chi vuole, in base a che cosa ha scelto a chi
donare? Dove infatti non ci sono meriti non può
esserci elezione prima del merito si è tutti
uguali e non si può parlare di elezione là dove
cè completa parità. Giova però ricordare che lo
Spirito Santo non viene dato se non a chi crede
con la conseguenza che Dio certamente non sceglie
le opere, che sono dono suo, concesso a noi
quando ci viene dato lo Spirito Santo affinché
mediante la carità compiamo il bene. Dio tuttavia
sceglie la fede nel senso che, se uno non crede
in lui e non rimane nella volontà di ricevere il
dono di Dio, di fatto non lo riceve non riceve
lo Spirito Santo ad opera del quale si riversa in
noi la carità e con essa si può compiere il bene. - Dio quindi nella sua prescienza non sceglie le
opere di alcuno, essendone lui il datore, ma
nella stessa prescienza ne sceglie la fede. - Colui del quale in antecedenza ha conosciuto che
gli crederà, questo stesso sceglie per
accordargli lo Spirito Santo, per cui, operando
il bene, consegue anche la vita eterna.
27La prima soluzione del problema
- La grazia è assolutamente gratuita e le opere non
sono meritorie, poiché si opera solo in virtù
della grazia. - Dio però non è ingiusto e sceglie con una ratio
- La ratio della scelta divina sta nella fede
umana Dio concede la grazia a coloro che
SCELGONO di credere in lui, cioè di aderire alla
chiamata della grazia che è rivolta a tutti. - Questa scelta è pre-conosciuta da Dio, che dunque
pre-destina qualcuno come Giacobbe alla salvezza
e qualcun altro, come Esaù, no.
28Grazia e libero arbitrio
- In questa prima fase, quindi la grazia divina e
la giustizia di Dio sono conciliate con il libero
arbitrio umano. Dio concede la grazia a chi crede
e chi crede è proprio colui che chiede la grazia.
Lonniscienza divina, e dunque la conoscenza
anticipata di ciò che avverrà, spiega poi perché
nelle Scritture alcuni sembrano destinati a
ricevere la grazia e altri no.
29Il cambio di rotta del 396-7 le Questioni a
Simpliciano
- In questo periodo Agostino muta opinione circa il
rapporto tra lìiniziativa umana e la grazia
divina. Se prima Dio ancora premiava la fede
delluomo, ora il vescovo di Ippona giunge a
dire Nessuno infatti crede se non è chiamato.
Ora, è Dio nella sua misericordia a chiamare, e
lo fa indipendentemente dai meriti della fede,
perché i meriti della fede seguono e non
precedono la chiamata Se la misericordia non
precede chiamando, nessuno può credere per
iniziare da qui ad essere giustificato e ottenere
la facoltà d bene operare. Dunque la grazia viene
prima di qualunque merito (Questioni a Simpl.,
I, 2,7)
30La fine della libertà
- La nuova visione della grazia comporta
unaccentuazione del teocentrismo agostiniano. Ma
qual è il prezzo che egli deve così pagare? Una
fatale svalutazione delliniziativa e della
libertà umana. Se Dio decide chi si salva a
prescindere anche dallo sforzo di fede, alluomo
non rimane alcun margine di scelta. Sembra che il
suo destino sia da sempre stato già scritto. Tale
interpretazione della vicenda umana in rapporto
con Dio è stata accolta e valorizzata soprattutto
da parte protestante e calvinista.
31Sommersi e salvati
- Ma se tutti siamo predestinati, coloro che si
dannano sono stati da Dio predestinati al male?
Agostino coglie il problema posto dallevidente
contraddizione di Dio buono che predestina alla
dannazione. La sua soluzione sottolinea la
rilevanza negativa per il destino delluomo del
peccato originale. Il peccato originale è una
macchia che meriterebbe di per sé la dannazione
per tutta lumanità. Data questa giusta pena per
la colpa, interviene la misericordia di Dio che
in modo eccezionale e imperscrutabile salva
qualcuno, NONOSTANTE il peccato.
32Chi è salvo e chi no?
- Ma a questo punto il problema si ripropone?
Perché alcuni vengono salvati, cioè non viene
loro comminata la giusta pena, e alcuni no? A
tale domanda, avendo escluso dallinizio che il
merito umano possa contribuire alla salvezza,
Agostino è costretto a rispondere che ciò
appartiene ad una sapienza divina nascosta agli
uomini.
33Non cè salvezza universale
- Quindi se la filosofia che, allinizio, poteva
condurre solo pochi alla felicità, ora non può
condurvi nessuno, poiché a nessuno è aperta la
via alla felicità e alla salvezza per meriti
propri, ora anche il cristianesimo, che salvava
interi popoli, è un po limitato nella sua
efficacia, nel senso che anchesso appare essere
appannaggio di alcuni ma non di tutti ( ad
imperscutabile scelta di Dio).
34Egli vuole che tutti gli uomini siano salvi
(1Tim 2,4)?
- La frase succitata riporta unaffermazione chiara
di S. Paolo che contraddice apertamente quanto
Agostino va sostenendo. Qui Agostino fa ricorso
al tutte le sue risorse argomentative per
dimostrare che S. Paolo in realtà dice quello che
egli vuole dire.
35Linterpretazione Agostiniana
- NellEnchiridion (27,103) e ne La correzione
della grazia (14,44) Agostino afferma che in
realtà la frase paolina vuol dire che tutti
coloro che sono salvi lo sono per mezzo di Dio.
Tale interpretazione viene sostenuta con un
esempio molto sottile se in una città vi fosse
un solo insegnante di grammatica, si potrebbe
dire che egli insegna a tutta la città, non però
per significare che tutta la città (compresi gli
infanti e i moribondi) studia grammatica, ma che
coloro che nella città lo fanno, lo fanno per
mezzo di quel solo insegnante di grammatica.
Dunque coloro che si salvano si salvano solo per
mezzo dellunico Dio.
36Piccola analisi
- Di fronte a questo esempio, in una disputa
pubblica, rimarremmo certamente senza
parole(Agostino infatti vinceva nelle dispute
pubbliche). In realtà qui parla più il retore che
il filosofo. Vediamo perché - (PAOLO) Dio vuole che tutti siano salvi
- DIO
salvi
37Piccola analisi 2
- 2) (AGOSTINO) Dio vuole che si salvi qualcuno e
quel qualcuno non può essere salvo se non per
mezzo di Dio - DIO
salvi
Non salvi
In realtà anche Paolo non esclude, anzi ritiene
apertamente, che chi si salva lo faccia per mezzo
di Dio-Gesù Cristo, e ciò è perfettamente
implicito anche nellinterpretazione genuina
della sua affermazione.
38Piccola analisi 3
- Ma Paolo vuol dire qualcosa di più Dio vuole
salvare tutti e questo Agostino non vuole
accettarlo. - Lesempio dellinsegnante di grammatica viene
utilizzato dal vescovo di Ippona per sostenere la
sua tesi. - Esso tuttavia stabilisce un dato di
fattolinsegnante insegna a tutta la città. Su
tale base è possibile interpretare in senso lato
il tutti, sapendo che in condizioni normali non
è possibile che un insegnante insegni a tutti i
cittadini di una città. - Tale interpretazione non funziona nel caso di una
volontà, - si ricordi che la frase di Paolo è Dio vuole che
tutti siano salvi -.
39Piccola analisi 4
- Ora facciamo una modifica allesempio di Agostino
per rendere la spiegazione più fedele allo
spirito della frase paolina linsegnante non
insegna a tutta la città, ma vuole insegnare a
tutta la città - Siccome nulla impedisce di volere una cosa che
realisticamente appare impossibile, qui si
pongono due alternative per interpretare il senso
della frase. Essa può voler dire - 1)linsegnante vuole che tutti coloro che
studiano grammatica nella città lo facciano per
mezzo suo - 2)linsegnante vuole insegnare a tutta la città
(cioè coinvolgere tutti i cittadini nel suo
insegnamento) - Se la frase di Paolo fosse interpretabile nel
senso da proposto da Agostino (1), il caso 2,
perfettamente possibile (è possibile che
linsegnante voglia qualcosa di molto difficile
da realizzare), sarebbe escluso con una scelta
del tutto arbitraria, perché arbitrariamente la
frase che lo esprime andrebbe a significare non 2
ma 1 senza nessun elemento che ci indirizzi a 1.
Tale elemento esiste invece nella frase
linsegnante insegna a tutta la città, poiché,
come stato di fatto, è assai improbabile che si
realizzi il significato letterale della frase.
Viceversa è non cè niente che impedisca ad un
soggetto di voler insegnare a tutta la città.
40Conclusione
- Non vi è pertanto niente che induca a pensare che
Paolo, dicendo che Dio vuole salvare tutta
lumanità, abbia voluto intendere proprio che
tutti i componenti del genere umano siano salvi.
41Agostino perché?
- Perché Agostino non accetta Paolo? Perché
evidentemente, dice lui, se Dio volesse che tutti
gli uomini fossero salvi, tutti gli uomini
sarebbero effettivamente salvi, infatti se così
non fosse verrebbe meno il postulato
irrinunciabile dellonnipotenza di Dio. Ma il
fatto che tutti siano salvi è negato dalle stesse
Scritture, che parlano in diversi luoghi di
dannazione eterna per alcuni uomini. Dunque il
passo di Paolo va interpretato così come egli
propone.
42Qual è il problema?
- In realtà la soluzione ci sarebbe
- Dio vuole che tutti siano salvi, ma lascia al
contempo la libertà agli uomini di accogliere o
meno questa sua volontà. - Ma anche tale soluzione non è accettabile da
Agostino perché affida implicitamente agli uomini
la decisione sulla loro salvezza, sminuendo
ancora il ruolo di Dio e la croce di Cristo.
Entrambi invece, per Agostino devono essere
assolutamente efficaci e irresistibili. Quando
Dio chiama, nulla può frapporsi, non vi è nessuna
libertà umana in grado di impedire alla volontà e
alla grazia di Dio di fare il suo corso
43La predestinazione
- Dati questi presupposti la dottrina della
predestinazione appare un esito obbligatorio
della riflessione agostiniana.
44Filosofia e teologia ragione e fede
- Il disincanto sulle possibilità della filosofia
in ordine al raggiungimento della felicità, non
fa cadere Agostino nellirrazionalismo. Anzi,
malgrado venga rifiutata ogni erudizione fine a
se stessa, il sapere viene ritenuto necessario
per comprendere meglio la Rivelazione, le
Scritture e il messaggio di Dio, oltre che per
confutare le eresie e le dottrine dei pagani.
Dunque bisogna comprendere perché la ragione come
facoltà distintiva delluomo, ci pone delle
domande e vuol spiegazioni. Ma il fondamento in
base al quale chiedere e comprendere rimane la
fede, ladesione profonda al messaggio di Cristo,
diremmo, la passione per il Vangelo senza la
quale non vi può nemmeno essere cultura Se non
avrete creduto non comprenderete (Isaia 7,9
nella versione dei Settanta in Agostino, De
libero arbitrio, 4).
45La scienza umana e la sapienza divina
- Il valore del sapere umano è quello di essere
strumento da mettere al servizio della fede e
della caritas che hanno come oggetto privilegiato
Dio. Quindi la scienza non è da rifiutarsi, salvo
che nelle situazioni in cui pretende di essere
autosufficiente, genera orgoglio e di conseguenza
allontana da Dio
46De doctrina christiana il linguaggio e la realtà
- Il De doctrina christiana (iniziato nel 397 e
concluso nel 427) approfondisce il tema della
conoscenza e di ciò che noi possiamo sapere. - Ogni conoscenza ha per oggetto o COSE o SEGNI
47Le COSE e i SEGNI
- Le cose sono conosciute tramite i segni. Posso
cioè conoscere un albero solo se dispongo della
parola albero o di un qualsiasi altro segno per
indicarlo. - I segni però sono a loro volta delle cose.
- Ma sono delle cose speciali, poiché hanno la
facoltà di RIMANDARE a qualcosaltro, cioè alla
cosa che essi significano. Il segno albero
rimanda allalbero che ho vedo qui in giardino.
48Segni e segni
- Vi sono segni che rimandano ad altro in modo
naturale e non intenzionale per esempio il fumo
rimanda al fuoco, senza che qualcuno abbia avuto
bisogno di dirmi che dove cè fumo cè qualcosa
che brucia. - Altri segni invece sono intenzionali, cioè vi è
una volontà precisa che ha stabilito che la
parola albero rimandi allalbero concreto che
vedo. Con questi segni gli uomini elaborano e si
scambiano conoscenze, emozioni, pensieri.
49Studiare i segni
- Lo studio dei segni è importante, perché Dio si è
rivelato per mezzo di questi segni intenzionali
nelle Scritture. Conoscere dunque i linguaggi e
le loro sfumature è indispensabile per
comprendere correttamente un messaggio vitale per
noi e la nostra salvezza
50Le nostre conoscenze
- Pertanto le nostre conoscenze vanno ricondotte a
Dio e tutti i nostri studi hanno come fine il
supremo dei beni, la comprensione del messaggio
divino della salvezza. - Se nel primo Agostino cultura e filosofia erano
finalizzate al raggiungimento della sapienza, che
di per sé garantiva realizzazione e felicità, - successivamente cultura e filosofia perdono la
loro autonomia diventando esclusivamente
strumenti indiretti per rispondere alla chiamata
divina della salvezza.
51Lanima
- Il fine della conoscenza è Dio, ma a Dio si
giunge attraverso la possibilità di rientrare in
se stessi e di valorizzare le facoltà della
nostra anima. - Dio è loggetto privilegiato della conoscenza, è
il fine ultimo del processo conoscitivo perché è
la realtà somma, il bene assoluto. Tuttavia è
vero che il processo della conoscenza inizia con
il rapporto che noi abbiamo con le cose sensibili.
52La conoscenza sensibile
- La conoscenza sensibile, cioè quegli atti
conoscitivi che colgono attraverso i nostri
cinque sensi le cose esterne non garantiscono mai
la loro verità. Infatti nulla che è in continuo
movimento è percepibile nella sua verità. Infatti
una cosa che muta non è mai qualcosa ma è sempre
qualcosaltro da ciò che uno ha conosciuto in un
dato momento. Infatti da quel momento è già
cambiata.
53Ragione
- Se la conoscenza fosse fatta di organi corporei
che conoscono oggetti corporei nulla sarebbe
conosciuto. Platonicamente la conoscenza deve
giungere allessenza non corporea delle cose, al
loro essere stabile, tramite la ragione, che è
organo non sensibile. E la ragione è facoltà
dellanima.
54Lanima vigila
- Lanima attraversando il corpo, vigila sui quanto
accade nei sensi, vigila sulle modificazioni dei
sensi date dagli oggetti esterni, ed elabora da
sé le immagini degli oggetti sensibili.Lanima
cioè trova in sé immagini corrispondenti alle
modificazioni sensibili, che corrispondono alla
verità razionale di quegli oggetti.
55Criteri
- Le verità razionali corrispondono alle idee
platoniche e rappresentano i criteri con cui
lanima valuta e giudica la realtà. Ma da dove
provengono tali verità stabili ed eterne (come
per esempio quelle matematiche) con cui giudicare
la realtà. - Non dallanima stessa perché essa non è
completamente immutabile (è immutabile nello
spazio ma muta nel tempo)?
56Illuminazione (De magistro, 388-90)
- I criteri ultimi della conoscenza provengono da
Dio, che è sede delle idee (le idee di Platone
sono per Agostino i pensieri di Dio). È quindi
Dio che illumina la nostra anima fornendole i
parametri per conoscere la realtà al di là della
sua continua incessante mutevolezza. Dio è luce
per lintelletto umano che permette di illuminare
razionalmente i dati della sensibilità, che, dal
canto suo, non è altro che uno stimolo per la
ragione a ritrovare in sé la verità delle cose.
57Conoscono solo i credenti?
- Dio illumina costitutivamente lanima umana,
anche quella degli atei o dei fedeli di culti
non cristiani, che ben possono giungere a verità
matematiche e anche oltre come fece Platone -
.I credenti fanno però un passo in più, non solo
passano dalla sensibilità alle idee razionali, ma
da queste giungono alla loro fonte, cioè a Dio.
58Perché dallanima si può passare a Dio?
- Noli foras ire, in teipsum redi, in interiore
homine habitat veritas. Et si tuam naturam
mutabilem inveneris, trascende et teipsum. Illuc
ergo tende, unde ipsum lumen rationis
accenditur.Non uscire fuori, rientra in te
stesso nell'uomo interiore abita la verità. E se
scoprirai mutevole la tua natura, trascendi anche
te stesso. Tendi là dove si accende la stessa
luce della ragione. (De vera religione 39, 72) - Lanima può trascendere se stessa fino a Dio
perché è a immagine di Dio.
59Anima e Trinità
- Lanima è immagine della Trinità divina (De
Trinitate), infatti - 1) Lanima è come il Padre
- 2) Dal suo essere genera lintelligenza di sé,
come dal Padre si genera il Figlio - 3) Il rapporto tra essere e intelligenza si
esprime come volontà (lessere vuole capire e
lintelligenza vuole essere riempita
dallessere), così come dal Padre e dal Figlio
procede lo Spirito
60Dio in noi
- Da queste ed altre analogie, Agostino deduce che
Dio è in noi stessi, cioè ha lasciato in noi
tracce indelebili di sé che noi possiamo
rinvenire. Questo ritrovare Dio in noi, ci
riconduce da noi a Dio. - Tu autem eras interior intimo meo et superior
summo meo.Tu eri più dentro in me della mia
parte più interna e più alto della mia parte più
alta. (Confessioni 3, 6, 11).
61Dio creatore
- Ricondurre tutto a Dio è unoperazione che non si
limita a trovare la causa e il fine ultimo della
nostra esistenza, ma di tutto luniverso. - Dio è creatore di tutte le cose, questa è la
conclusione di Agostino in linea con il dettato
della Genesi.
62Obiezione scettica
- Se la creazione è connotata dal divenire, lo può
essere anche il Creatore? No di certo, risponde
Agostino. Ma lo scettico potrebbe obiettare che
almeno un mutamento in Dio vi è stato, poiché Dio
ha deciso di creare luniverso che PRIMA non
cera. Di qui la domanda ironica Che cosa
faceva Dio prima della creazione?
63La risposta ironica e quella seria
- Agostino potrebbe altrettanto ironicamente
rispondere Preparava la geenna per chi scruta i
misteri profondi, ma preferisce prendere
seriamente la questione. - In realtà, dice Agostino, la domanda è mal posta,
perché il tempo è un modo di essere delle
creature, dunque è creatura esso stesso.
64Il tempo creato
- Pertanto il tempo inizia ad esistere con la
creazione e insieme alla creatura, e nulla ha a
che fare con lessenza di Dio che è fuori dal
tempo, immutabile ed eterna (essendo leternità
diversa da un tempo infinito, e coincidendo
piuttosto con la totale assenza di tempo).
65Che cosa è il tempo?
- Ma allora che cosè il tempo? È un problema assai
difficile per Agostino Se nessuno mi interroga
lo so se volessi spiegarlo a chi mi interroga,
non lo so (Confessioni, XI,14,17)
66Qual è il problema tempo?
- Il problema è che non ci sarebbe tempo senza un
mutamento delle cose, ma le categorie con cui lo
misuriamo implicano sempre la loro (delle cose)
inesistenza. - Infatti il passato non è più
- Il futuro non è ancora
- Il presente è limpalpabile istante in cui il
futuro si trasforma in passato. - Come facciamo a misurare allora qualcosa di così
sfuggente e che mai è presente, ha consistenza
davanti a noi?
67La misura interiore del tempo
- Se noi lo misuriamo esso deve essere a noi
presente, deve avere una sua consistenza. Ebbene
tale consistenza esso la trova nella nostra
anima. - È la nostra anima che trattiene il passato
attraverso la memoria, attende il futuro
attraverso lattesa e vede il presente
nellattenzione o visione.
68Una distensione dellanima
- Dunque il tempo è misurato nella anima che ha la
capacità di distendersi nel passato e nel
futuro, mantenendo la sua consapevolezza
presente. È lanima che raccoglie i dati del
passato impedendo loro di disperdersi nel
non-essere si pensa nel futuro facendo a sé
presenti le cose che ancora non sono, e infine
pone attenzione alle cose del presente fissandole
di fronte a sé. Quindi il tempo è propriamente
una distensio animi. Di qui la possibilità che
abbiamo di misurarlo negli oggetti esterni che
mutano incessantemente.
69Creazione e mutamento
- Come si rapporta latto della creazione con lo
sviluppo successivo del creato? Agostino è ben
lontano dal pensare ad unevoluzione della natura
e delle cose in senso moderno, tuttavia egli
intende da un lato giustificare la linea
razionale del mutamento delle cose, che pur
essendo indice di una mancanza di essere, non può
essere fuori dal piano voluto da Dio, dall altro
giustificare le novità che intervengono nel
creato dopo la creazione e in particolare quelle,
di notevole rilevanza religiosa, relative ai
miracoli.
70Rationes seminales
- Ebbene, Dio nellatto della creazione, ha
inserito nel mondo della ragioni seminali, dei
semi, o modelli embrionali di tutte le cose che
compariranno successivamente, garantendone così
unordinata successione. In tal modo Dio non solo
è creatore, ma governa e amministra il mondo che
da lui ha preso ad essere. Tali semi hanno
appunto il carattere di modello, cioè discendono
direttamente dai pensieri di Dio (le idee
platoniche), sono i pensieri di Dio nel creato.
71I miracoli
- I miracoli non mutano nulla nella volontà di Dio,
e non sono contro la natura e le sue leggi volute
da Dio, sono semplicemente delle ragioni seminali
che si attivano successivamente alle altre che
hanno dato vita al mondo, ma pur sempre in modo
preordinato dalluniversale prescienza divina.
72Tempo e storia la città di Dio
- Accanto ad una riflessione sul tempo, Agostino dà
vita ad una monumentale opera sulla storia,
stimolata dagli eventi epocali che egli si trova
a vivere (il sacco di Roma del 410 ad oper di
Alarico, episodio che fece grandissima
impressione sui contemporanei e che li indusse a
percepire con preoccupazione limminenza della
fine di una civiltà). Tale opera è intitolata La
città di Dio
73I cristiani e la fine dellimpero
- Agostino ne La città di Dio risponde alle accuse
fatte ai cristiani di aver indebolito in modo
irrecuperabile il mos maoirum dei romani,
accelerando la fine del mondo civilizzato di
Roma. Il vescovo di Ippona insiste sulla
intrinseca debolezza di una compagine sostenuta
da una prospettiva pagana, ripercorrendo la
storia di Roma e dubitando del valore intrinseco
dellimpero.
74Una teologia della storia
- La polemica di Agostino diviene occasione per lo
sviluppo di una visione teolgoica della storia,
in cui questultima è interpretata come qualcosa
che si sviluppa linearmente e non ciclicamente
come ritenevano i pagani. La storia è lo sviluppo
dellumanità e del mondo che va da un inizio
(creazione) ad una fine (Giudizio) e il cui
centro è lIncarnazione di Cristo.
75La fine della storia e il tempo interinale
- Ora, le difficoltà dellimpero romano
testimoniano il progressivo avvicinamento
dellumanità al momento della fine, ma fino a
quando tale fine non sarà arrivata, siamo
collocati in un tempo interinale, in cui due
forme di vita e di pensiero si sovrappongono la
città terrena e la città divina.
76La città di Dio e la città terrena
- È fondata sulla visione cristiana del mondo che
promuove lamore di Dio fino al disprezzo di sé e
che ha la sua primizia nella Chiesa di Cristo la
città terrena è iò mondo profano, che promuove
lamore di sé che giunge fino al disprezzo di Dio
e che sarà giudicata e abbandona alla fine alla
sua giusta condanna.
77La grazia e la Chiesa
- La grazia in ultimo è quel dono che ci fa
appartenere alluna piuttosto che allaltra
città. La primizia della città di Dio nn è la
Chiesa visibile, in cui ancora santi e peccatori
convivono, ma la Chiesa invisibile, quella dei
santi che realmente vivono secondo il modello
evangelico.
78Il Giudizio
- Il giudizio finale purificherà tutto il mondo e
anche la Chiesa, la quale per ora rimane una
comunità in cammino, che anela alla salvezza e ad
un mondo nuovo ma che non lo realizza, essendo la
realizzazione di tale stato redento dellumanità
opera esclusiva di Dio.