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Clean Coal Technologies

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Clean Coal Technologies Obiettivo Le alternative tecnologiche attualmente disponibili per la produzione di energia elettrica dal carbone sono molteplici e si ... – PowerPoint PPT presentation

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Title: Clean Coal Technologies


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Clean Coal Technologies
2
Obiettivo
  • Le alternative tecnologiche attualmente
    disponibili per la produzione di energia
    elettrica dal carbone sono molteplici e si
    differenziano tra loro per la tipologia dei
    sistemi di combustione, di trattamento dei gas
    combusti e di generazione elettrica queste
    alternative sono anche caratterizzate da
    differenti livelli di sviluppo industriale,
    garanzia di affidabilità e disponibilità
    commerciale.
  • Accanto alla classica tecnologia degli impianti
    a vapore subcritici (utilizzata dalla maggior
    parte delle centrali elettriche a carbone
    attualmente in funzione a livello mondiale), sono
    oggi intervenute sul mercato diverse alternative
    tecnologiche che vengono identificate con
    lacronimo CCT ovvero le Clean Coal Technologies.

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Definizione
  • Col termine Clean Coal Technologies intendiamo
    linsieme di tecnologie rivolte allutilizzo del
    carbone in maniera cosiddetta pulita, cioè in
    modo efficiente e allo stesso tempo nel rispetto
    dellambiente.
  • Si classificano in tecnologie
  • di pre-combustione
  • simultanee alla combustione
  • di postcombustione

4
PCC - pulverized coal combustionLa tecnologia
  • La soluzione tecnologica più diffusa nel settore
    degli impianti per la produzione di energia
    elettrica a partire dai combustibili solidi è
    rappresentata sicuramente dagli impianti a vapore
    a polverino di carbone
  • Gli impianti a polverino di carbone lavorano
    generalmente secondo un comune ciclo di Hirn
    subcritico ovvero con una pressione massima del
    vapore inferiore a 223,3 bar e con un solo
    risurriscaldamento del vapore
  • Tutti gli impianti PCC sono contraddistinti da
    rendimenti energetici abbastanza bassi,
    dellordine del 40 e talvolta anche inferiori,
    con conseguenti elevate emissioni di CO2 (circa
    800-900 g/kWh)
  • Le emissioni di ossidi di zolfo e di azoto, anche
    se pur inferiori ai presenti limiti normativi,
    sono in ogni caso suscettibili di significativi
    margini di riduzione attraverso lutilizzo di
    tecnologie di conversione energetica più
    avanzate.

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Schema generale di un impianto PCC
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Descrizione del ciclo tecnologico
  1. Il carbone di alimentazione viene triturato,
    tramite mulini, fino ad arrivare ad una classe
    granulometrica molto fine
  2. Il polverino di carbone così ottenuto è
    insufflato, assieme ad una parte dellaria
    comburente, alla caldaia per mezzo degli ugelli
    del bruciatore
  3. La combustione avviene ad una temperatura di
    circa 1300-1700C, in relazione al tipo di
    carbone utilizzato. Il tempo di permanenza delle
    particelle nella caldaia varia dai 2 ai 5 secondi
    e le loro dimensioni devono essere
    sufficientemente piccole per conseguire
    unefficiente combustione
  4. Il vapore originato nella caldaia è inviato
    allingresso di una turbina.

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Prestazioni ambientali - PCC
  • Negli impianti PCC il controllo delle emissioni
    inquinanti in atmosfera viene realizzato
    attraverso ladozione di misure tese a diminuire
    la formazione degli inquinanti durante la
    combustione e mediante linstallazione di una
    apposita sezione per la rimozione degli
    inquinanti dai gas combusti.
  • Le tecnologie per il controllo delle emissioni
    inquinanti utilizzate negli impianti a vapore
    operano nei confronti dei tre principali
    inquinanti considerati dalle normative, ovvero
    particolato, ossidi di zolfo e ossidi di azoto.

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Particolati
  • I particolati sono particelle solide di
    piccolissime dimensioni, provocate da una cattiva
    combustione delle parti carboniose del
    combustibile, che tendono a rimanere in
    atmosfera.
  • La quantità e le caratteristiche delle polveri
    volanti dipendono non solo dal contenuto minerale
    del carbone, ma bensì anche dal sistema di
    combustione e dalle condizioni operative della
    caldaia.
  • I particolati più pericolosi sono quelli di
    dimensioni inferiori ai 10 ?m che possono
    rivestirsi di composti solforati e di composti
    policiclici aromatici che sono nocivi e
    cancerogeni.
  • Le tecnologie comunemente utilizzate per il
    controllo delle emissioni di particolato nei gas
    combusti sono rappresentate dai precipitatori
    elettrostatici e dai filtri a manica.

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Precipitatori elettrostatici e filtri a maniche
  • Il principio di funzionamento dei precipitatori
    elettrostatici o ESP è basato sullidea che i
    fumi caldi sono elettrostaticamente carichi, per
    cui quando passano attraverso un campo elettrico,
    le particelle solide si depositano su delle
    lastre a cui è applicata una differenza di
    potenziale.
  • Il funzionamento dei filtri a maniche invece,
    consiste nel passaggio forzato dei fumi
    attraverso degli speciali filtri (che permettono
    lintercettazione delle particelle di
    particolato) sospesi allinterno di un grande
    contenitore metallico (baghouse) provvisto di
    opportuni sistemi per lingresso e luscita del
    gas, per la raccolta delle polveri e per la
    pulizia degli elementi filtranti.

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Ossidi di zolfo (1)
  • Lesistenza di significativi tenori di zolfo
    implica unelevata concentrazione di ossidi di
    zolfo nei gas combusti, infatti più del 90 dello
    zolfo contenuto nel carbone è emesso come SO2
  • Il diossido di zolfo, prodotto dalla corretta
    ossidazione dello zolfo presente nel
    combustibile, è il principale responsabile della
    formazione di acido solforico che a sua volta è
    responsabile delle famose piogge acide
  • La rimozione degli ossidi di zolfo avviene
    generalmente attraverso limpiego di specifici
    sorbenti basici introdotti sia durante il
    processo di combustione sia a valle del sistema
    di combustione.

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Ossidi di zolfo (2)
  • Tra tutti i metodi rivolti alleliminazione degli
    SOx, ovvero che utilizzano le tecnologie FGD
    (Flue Gas Desulphurization), quelli che hanno
    trovato una effettiva diffusione su scala
    industriale sono
  • spray dry scrubbers - lavaggio a semi-secco
  • dry scrubbers - lavaggio a secco
  • wet scrubbers - lavaggio a umido
  • processi di rimozione combinata di SOx e di NOx
  • Le efficienze di rimozione degli SOx sono 70-95
    per i processi a semisecco, 50-70 per quelli a
    secco contro 95-99 per quelli ad umido.

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Ossidi di azoto
  • Durante la combustione, gli ossidi di azoto
    vengono prodotti per ossidazione dellazoto
    presente nellaria comburente e nel combustibile
    stesso, tale evento è favorito in corrispondenza
    di elevate temperature di combustione e di
    unelevata disponibilità di azoto e ossigeno.
  • I NOx possono portare a disturbi respiratori
    legandosi con acqua e formando acido nitrico,
    inoltre in presenza di raggi solari danno luogo
    alla formazione di ozono, energico ossidante che
    irrita le mucose e limita la crescita delle
    piante.
  • Per il controllo delle emissioni di NOx sono
    impiegate sia misure primarie volte a ridurre la
    formazione di tali inquinanti durante il processo
    di combustione, quali bruciatori a basse
    emissioni di NOx, il frazionamento dellaria
    comburente, il ricircolo dei gas combusti e la
    ricombustione, sia sistemi di riduzione selettiva
    catalitica (SCR) o non catalitica (SNCR) basati
    sulliniezione di ammoniaca.

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Ossidi di azoto (2)Interventi di controllo della
combustione
  • Combustione a stadi con frazionamento dellaria
    (staged combustion) questa tecnica prevede la
    creazione di una zona dove la combustione avviene
    in condizioni prossime a quelle stechiometriche,
    seguita da unaltra zona dove la combustione
    viene terminata in eccesso daria, in sintesi
    nella prima zona si ha una combustione parziale
    in difetto daria anche in presenza di
    temperature elevate, mentre il completamento
    della combustione avviene nella seconda zona con
    abbondanza di aria ma con minori temperature.
  • Combustione a stadi con frazionamento del
    combustibile (reburning) questa tecnica
    realizza il processo di combustione in tre fasi,
    con due immissioni di combustibile localizzate in
    zone diverse del generatore di vapore nella
    zona di combustione primaria il combustibile si
    ossida in condizioni circa stechiometriche,
    mentre nella zona secondaria il combustibile
    secondario brucia in difetto daria generando
    radicali idrocarburici che, come nei bruciatori a
    bassa produzione di NOx, reagiscono con lNO
    trasformandolo in azoto molecolare e in piccole
    quantità di ammoniaca. La combustione viene poi
    ultimata nella terza zona per effetto
    dellintroduzione del over fire air, dove la
    formazione degli NOx risulta frenata a causa
    della bassa temperatura.

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Ossidi di azoto (3)Interventi di controllo della
combustione
  • Ricircolazione dei gas combusti in questa
    tecnica circa il 20-30 dei fumi allo scarico ad
    una temperatura di 350-400C sono immessi
    nuovamente in circolazione in camera di
    combustione e mixati con laria di combustione
    in questo modo, diminuendo il contenuto totale di
    ossigeno a disposizione per la combustione, si
    riduce la temperatura di fiamma e la produzione
    di NOx. Questa tecnica da sola permette di
    raggiungere efficienze di rimozione al di sotto
    del 20.

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Ossidi di azoto (4)Interventi di controllo dei
fumi postcombustione
  • Riduttore catalitico di denitrificazione SCR
    (selective catalytic reduction)  viene
    realizzato attraverso liniezione di ammoniaca
    nei gas combusti, che in presenza di ossigeno e
    anche di un opportuno catalizzatore, reagisce con
    i NOx producendo azoto molecolare e acqua secondo
    complesse reazioni chimiche ? efficienza 75-85
  • Riduttore non catalitico di denitrificazione SNCR
    (selective non-catalytic reduction)  Viene
    realizzato attraverso liniezione di opportuni
    reagenti chimici, ma tuttavia senza ricorrere
    alluso di catalizzatori. I reagenti (ammoniaca o
    urea), vengono immessi allinterno del generatore
    di vapore dove ad alte temperature reagiscono con
    gli ossidi di azoto formando azoto molecolare e
    acqua come nei processi SCR ? efficienza 30-50

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IGCC - integrated gasification combined cycle
  • Per processo di gassificazione sintende
    linsieme delle trasformazioni chimico-fisiche
    attraverso le quali si converte un combustibile
    primario (nel nostro caso il carbone, alimentato
    al gassificatore in fase solida o liquida) in un
    combustibile di sintesi in fase gassosa, il
    cosiddetto Syngas. Limpiego del Syngas, prodotto
    dal processo di gassificazione, in un impianto a
    ciclo combinato da origine ad un impianto IGCC
    (integrated gasification combined cycle).

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La tecnologia
  • La gassificazione del carbone non è affatto
    recente già negli anni trenta negli Stati Uniti
    esistevano circa 11000 gassificatori anche se di
    modeste dimensioni e limitata efficienza
  • Lefficienza degli impianti IGCC è generalmente
    variabile in base alla particolare configurazione
    adottata, al combustibile usato ed alle esigenze
    operative, per questi motivi i valori di
    rendimento sono compresi tra il 40 e il 47
  • Gli impianti IGCC sono convenienti se si hanno a
    disposizione combustibili primari di bassa
    qualità e di basso costo perchè è possibile
    miscelare tali combustibili con biomasse, rifiuti
    industriali etc..

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La tecnologia (2)
  • Un impianto IGCC è organizzato secondo quattro
    sezioni fondamentali
  • La sezione di preparazione del combustibile e
    dellossidante composta dai sistemi di
    stoccaggio, trasporto e macinazione del carbone e
    dallunità di frazionamento criogenico dellaria.
  • La sezione di gassificazione comprendente il
    gassificatore e il sistema di alimentazione del
    combustibile.
  • La sezione di condizionamento e depurazione del
    Syngas che ha lo scopo di raffreddare il gas di
    sintesi per mezzo di opportuni scambiatori di
    calore detti anche Syngas coolers, oppure per
    quench, ossia per il semplice miscelamento con
    acqua o Syngas freddo, recuperandone lenergia
    termica, e di depurarlo dalle sostanze
    inquinanti.
  • La sezione di potenza formata da un impianto a
    ciclo combinato gas-vapore alimentato con il
    Syngas depurato.

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Schema generale di un impianto IGCC
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Tipi di gassificatori
  • In base al loro assetto fluodinamico, i processi
    di gassificazione possono suddividersi in 3
    categorie, sebbene allo stato attuale quella che
    possiede maggiore penetrazione dimostrativa è
    quella a letto trascinato.

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Tipi di gassificatori (2)
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Descrizione del ciclo tecnologico
  • 1) Il gas di sintesi viene generato ad una
    temperatura di circa 1400C e raffreddato per
    mezzo di scambiatori di calore a recupero (i
    cosiddetti Syngas coolers) con produzione di
    vapore saturo ad alta pressione, utilizzato
    nellimpianto a vapore per la produzione di
    energia elettrica.
  • 2) Il gas di sintesi viene in seguito depurato
    dal particolato e da tutti gli altri inquinanti
    solubili in acqua per opera di un sistema di
    lavaggio con acqua. Mediante tale sistema di
    lavaggio, il Syngas presenta ridottissime
    concentrazioni di particolato che, oltre a
    consentirne limpiego come combustibile nella
    turbina a gas, determinano anche limitate
    concentrazioni finali di particolato.
  • 3) Leliminazione dei composti dello zolfo
    avviene con processi di desolforazione del Syngas
    a bassa temperatura, basati sullutilizzo di
    processi fisici di assorbimento che consentono di
    rimuovere circa il 99 dello zolfo presente nel
    Syngas.

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Descrizione del ciclo tecnologico (2)
  • 4) Lo zolfo viene poi recuperato come zolfo
    elementare attraverso lutilizzo di un processo
    tipo Claus-SCOT. Il gas di sintesi purificato e
    pre-riscaldato viene quindi inviato ad una
    turbina a gas di ultima generazione (operante a
    circa 1300-1400C).
  • 5) I gas di scarico della turbina a gas vengono
    impiegati in un generatore a vapore a recupero a
    tre livelli di pressione integrato con i Syngas
    coolers della sezione di gassificazione.
  • 6) Il raffreddamento del condensatore
    dellimpianto a vapore può realizzarsi attraverso
    lutilizzo di una torre evaporativa con lo scopo
    di eliminare lutilizzo dellacqua del mare, cioè
    mediante lutilizzo di un circuito aperto che
    richiede una portata dacqua di circa 64000 metri
    cubi allora, valutata per una differenza di
    temperatura di 8C.

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Prestazioni ambientali
  • Rispetto ai tradizionali impianti a combustione,
    negli impianti IGCC leliminazione delle sostanze
    inquinanti avviene in prevalenza sul Syngas,
    ovvero sul combustibile piuttosto che sui
    prodotti della combustione. Il processo di
    depurazione del Syngas può essere suddiviso in
    tre fasi
  • una sezione di rimozione del particolato,
    costituita da un ciclone che opera una rimozione
    delle particelle di maggiori dimensioni, seguita
    da una torre di lavaggio che elimina le
    particelle più piccole insieme ad altri
    inquinanti solubili in acqua.
  • una sezione di rimozione dei composti dello
    zolfo, utilizzante processi di assorbimento
    fisico-chimico dell H2S.
  • una sezione di trattamento degli effluenti
    gassosi generati dalla sezione precedente,
    composta da un processo CLAUS per il recupero
    dello zolfo elementare seguito da un processo
    SCOT per unulteriore trattamento dei gas uscenti
    dallo stesso processo CLAUS.

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(No Transcript)
26
(No Transcript)
27
CONSIDERAZIONI SULLE DIVERSE ALTERNATIVE
IMPIANTISTICHE TRATTATE
  1. In relazione al rendimento netto di conversione
    dellenergia, a parità di potenza netta prodotta
    (abbiamo assunto 650 MW) e di qualità della
    miscela di carbone in ingresso (50 di carbone
    Sulcis), la tecnologia degli impianti a vapore
    alimentati con polverino di carbone (PCC) può
    oggi garantire i migliori risultati (circa il
    43). Le altre soluzioni riuscirebbero ad offrire
    rendimenti simili a prezzo di maggiori
    complicazioni impiantistiche (come ad esempio per
    lIGCC) che comunque prospettano ancora alcuni
    problemi sul fronte della affidabilità e del
    costo di investimento. Le differenze fra i
    rendimenti delle diverse soluzioni impiantistiche
    si traducono in differenti consumi di carbone,
    che passano dai circa 1,8 milioni di tonnellate
    annue delle due soluzioni più efficienti
    (PCC-SNOX e PCC-FGD) ai circa 2 milioni di
    tonnellate annue per quella meno efficiente
    (IGCC).

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CONSIDERAZIONI SULLE DIVERSE ALTERNATIVE
IMPIANTISTICHE TRATTATE
  1. Le differenze in termini di rendimento e di ciclo
    termodinamico adoperato dalle alternative
    impiantistiche esaminate determinano una
    significativa variazione della potenza termica da
    smaltire al condensatore della sezione a vapore.
    La potenza termica più elevata compete alla
    soluzione impiantistica basata sul meno
    efficiente impianto a vapore (circa 700 MW),
    mentre la potenza termica minore è relativa
    allimpianto IGCC (circa 570 MW). Nel caso di
    raffreddamento del condensatore con acqua di mare
    in circuito aperto le portate richieste variano
    da un massimo di circa 200 (m3/h)/MW (PCC) ad un
    minimo di circa 50 (m3/h)/MW (IGCC).

29
CONSIDERAZIONI SULLE DIVERSE ALTERNATIVE
IMPIANTISTICHE TRATTATE
  1. Le emissioni degli SOx sono una diretta
    conseguenza del rendimento dellimpianto e quindi
    dellefficienza del sistema di desolforazione
    adottato. Per tutte le alternative tecnologiche è
    stata assunta una concentrazione finale di 150
    mg/Nm3. Dallanalisi risulta che le emissioni più
    basse sono quelle relative allimpianto IGCC
    (circa 1.520 t/anno) grazie principalmente
    allelevata efficienza del processo di
    separazione dei composti dello zolfo dal Syngas
    (circa il 99). Per le altre due alternative
    tecnologiche lefficienza di rimozione degli SOx
    è ovviamente la stessa (98,3), mentre le
    emissioni complessive annue differiscono
    fondamentalmente a causa del diverso rendimento
    netto dellimpianto, cosicché le emissioni totali
    annue più elevate competono alla configurazione
    PCC (circa 2.388 t/anno).

30
CONSIDERAZIONI SULLE DIVERSE ALTERNATIVE
IMPIANTISTICHE TRATTATE
  1. Le emissioni totali di NOx derivano in parte dal
    rendimento dellimpianto, ma principalmente dalla
    tecnologia di controllo utilizzata. In tal senso,
    le emissioni più basse sono quelle relative
    allimpianto a vapore dotato del processo SNOX
    per la rimozione degli SOx e degli NOx (circa 320
    t/anno), il quale permette di conseguire
    efficienze di rimozione degli NOx più elevate
    (circa il 95) rispetto ai processi SCR (circa il
    75), e quindi anche minori concentrazioni finali
    (di circa 20 mg/Nm3). Le emissioni complessive
    annue più elevate (circa 1590 t/anno) spettano
    invece allo stesso impianto a vapore subcritico,
    ma dotato del processo SCR, per il quale il
    maggiore rendimento netto non è sufficiente a
    compensare le maggiori emissioni intrinseche di
    NOx dei generatori di vapore convenzionali
    rispetto agli impianti IGCC, nei quali le basse
    concentrazioni allo scarico di NOx sono ottenute
    attraverso misure di controllo primarie durante
    la combustione nella turbina a gas.

31
CONSIDERAZIONI SULLE DIVERSE ALTERNATIVE
IMPIANTISTICHE TRATTATE
  1. Le emissioni totali di particolato totale sospeso
    (PTS) sono fondamentalmente allineate per le tre
    alternative impiantistiche esaminate. Difatti i
    valori di concentrazione conseguibili dalle
    tecnologie di controllo impiegate (filtri a
    manica e torri di lavaggio) sono comunque
    allineate su valori molto simili (5 mg/Nm3 nel
    caso considerato), cui corrispondono in ogni caso
    efficienze di rimozione molto alte (circa il
    99,8-99,95), tanto che le differenze di
    rendimento netto fra le tre alternative
    impiantistiche non influiscono, se non in misura
    marginale, sulle emissioni totali annue di PTS in
    atmosfera. Queste risultano infatti pari a circa
    80 t/anno per tutte le soluzioni.

32
CONSIDERAZIONI SULLE DIVERSE ALTERNATIVE
IMPIANTISTICHE TRATTATE
  1. Le emissioni totali annue di anidride carbonica
    dipendono anchesse direttamente dal rendimento
    netto dellimpianto, e risultano quindi massime
    (e pari a circa 4,1 milioni di tonnellate lanno)
    nel caso della alternativa impiantistica IGCC,
    mentre sono minime nel caso delle alternative
    tecnologiche basate sugli impianti a vapore PCC
    (pari a circa 3,9 milioni di tonnellate lanno).
  2. Le alternative impiantistiche PCC-SNOX, PCC-FGD e
    IGCC presentano una produzione totale annua di
    ceneri molto simile (rispettivamente circa
    238.000 t/anno e circa 225.000 t/anno), anche se
    tali ceneri sono generate in forma secca dai
    generatori di vapore convenzionali e sotto forma
    di scorie vetrificate dal gassificatore.

33
CONSIDERAZIONI SULLE DIVERSE ALTERNATIVE
IMPIANTISTICHE TRATTATE
  1. Il consumo di calcare è presente solo
    nellalternativa impiantistica dotata di processo
    FGD, e risulta pari a circa 267.000 t/anno nel
    caso dellimpianto PCC-FGD nel quale non è
    presente la desolforazione interna.
  2. La produzione di gesso di qualità commerciale è
    anchessa presente solo nellalternativa
    impiantistica provvista di processo FGD, e
    risulta pari a circa 424.000 t/anno nel caso
    dellimpianto PCC-FGD nel quale non è presente la
    desolforazione interna.
  3. Limpianto IGCC produce invece circa 2.500 t/anno
    di fanghi derivanti dal processo di lavaggio del
    Syngas.

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CONSIDERAZIONI SULLE DIVERSE ALTERNATIVE
IMPIANTISTICHE TRATTATE
  • Le alternative impiantistiche PCC-SNOX e IGCC non
    producono né residui da smaltire in discarica né
    gesso esse non necessitano nemmeno di calcare
    per il processo di desolforazione. Lo zolfo
    rimosso dai gas combusti viene infatti restituito
    sotto forma di acido solforico di qualità
    commerciale nel caso del processo SNOX (circa
    228.000 t/anno) e sotto forma di zolfo elementare
    nel caso dellimpianto IGCC (circa 74.000
    t/anno).
  • Nessuna delle tre alternative tecnologiche
    confrontate presenta significanti rilasci di
    effluenti liquidi nellambiente in quanto lunità
    di trattamento delle acque in ogni caso richiesta
    per i processi FGD e IGCC opera sostanzialmente
    un completo recupero delle stesse.

35
CCS carbon capture and storage Definizione
  • Attualmente circa un terzo delle emissioni di
    CO2 dovute allattività umana proviene da
    combustibili fossili utilizzati per produrre
    energia. Lo sviluppo di tecnologie innovative per
    la cattura e lo stoccaggio nel sottosuolo della
    CO2 (le CCS) costituisce un elemento chiave
    nellambito delle strategie per la riduzione
    delle emissioni di gas serra a livello globale, e
    rappresenta uninteressante opportunità di
    business che, solo per il settore del carbone
    pulito (le Clean Coal Technologies), è stimato
    per il Regno Unito in 75 miliardi di Euro. La
    CCS si basa sullutilizzo di tecnologie in grado
    di impedire al biossido di carbonio, emesso da
    impianti per la produzione di energia elettrica,
    di raggiungere latmosfera attraverso la cattura
    ed il suo successivo stoccaggio in formazioni
    geologiche a centinaia di metri al di sotto della
    superficie terrestre.

36
CCS carbon capture and storage
  • I costi delle CCS sono elevati, ma potrebbero
    scendere sotto i 25 dollari per tonnellata di CO2
    entro il 2030.
  • E stato calcolato che limpiego di queste
    tecnologie potrebbe ridurre del 90 le emissioni
    provenienti dalla produzione di energia elettrica
    da combustibili fossili.
  • Ma
  • Quanta CO2 è possibile stoccare nel sottosuolo?
  • Cè una tecnologia disponibile?
  • Qual è il rischio ambientale?
  • Qual è limpatto economico sul costo di
    produzione dellenergia?

37
CCS carbon capture and storage
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Lo stoccaggio dellanidride carbonica nelle
formazioni sotterranee
  • Una stima sui volumi di CO2 sequestrabile
    rispetto alle emissioni in atmosfera proiettate
    al 2050 sono i campi già sfruttati potrebbero
    stoccare fino al 45 delle emissioni di CO2
    previste al 2050.
  • La tecnologia per stoccare la CO2 in formazioni
    sotterranee deve garantire che le operazioni di
    iniezione nel sottosuolo siano condotte in
    maniera efficiente e a basso costo, e che il sito
    di stoccaggio sia a livelli adeguati di sicurezza
    per centinaia di anni.
  • La sicurezza è, per ovvie ragioni, un punto
    cruciale !!

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Linee di sviluppo delle CCT
  • I punti cardine per la ricerca e lo sviluppo
    devono essere
  • Miglioramento dellefficienza
  • Riduzione dei costi di capitale
  • Miglioramento della flessibilità del
    combustibile
  • Riduzione delle emissioni
  • Recupero e sequestro di CO2
  • Controllo, ottimizzazione e integrazione dei
    sistemi.
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