Le emorragie gastro-intestinali in et - PowerPoint PPT Presentation

About This Presentation
Title:

Le emorragie gastro-intestinali in et

Description:

Chirurgia pediatrica Le emorragie gastro-intestinali in et pediatrica Antonietta Totaro Elvira Giannini Definizione: l emorragia gastrointestinale un evento ... – PowerPoint PPT presentation

Number of Views:61
Avg rating:3.0/5.0
Slides: 92
Provided by: Pasq160
Category:

less

Transcript and Presenter's Notes

Title: Le emorragie gastro-intestinali in et


1
Le emorragie gastro-intestinali in età pediatrica
  • Chirurgia pediatrica

Antonietta Totaro Elvira Giannini
2
  • Definizione lemorragia gastrointestinale è un
    evento abbastanza frequente in pediatria, quasi
    sempre di natura benigna
  • Eziologia Le cause dellEGI sono diverse e
    variano a seconda delletà del bambino, possono
    essere superiori o inferiori

3
  • Obiettività lesame obiettivo deve stabilire
    lentità dellemorragia.
  • Se lemorragia è acuta, il bambino sarà
    pallido agitato, disidratato, la PA diminuita e
    la FC aumentata, le estremità saranno fredde per
    lintensa vasocostrizione, le congiuntive e le
    altre mucose anemiche. Avremo astenia e, in caso
    di microemorragia cronica, arresto della crescita

4
  • Diagnosi gli esami di laboratorio indispensabili
    sono lemocromo, la sideremia, la ferritinemia,
    il profilo coagulativo e la TIBC
  • Lesame strumentale fondamentale é
    lEGDS,seguono eventualmente una radiografia
    dellapparato digerente con mdc, un clisma opaco,
    un ecografia, una TAC e una RMN addominale

5
Principali cause di emorragia
gastro-intestinale
  • Ulcera peptica
  • Diverticolo di Meckel
  • Polipi
  • Poliposi giovanili
  • Poliposi giovanili diffuse
  • Poliposi giovanili del colon
  • Polipi linfoidi
  • Sindrome di Peutz-Jeghers
  • Sindrome di Turcot
  • Sindrome di Gardner
  • Poliposi adenomatosa multipla familiare (PAF)

6
Ulcera peptica
  • Definizione lulcera peptica è un evento raro
    nel bambino, può essere primaria e secondaria.
    Spesso è associata alla presenza di helicobacter
    pylori

7
Ulcere peptiche primarie
  • Fattori predisponenti ipersecrezione gastrica
    gruppo sanguigno (gruppo 0) familiarità
  • Sesso prevalenza del sesso maschile

8
Ulcere peptiche secondarie
  • Definizione esse sono le più frequenti
    soprattutto nei neonati da 3-7 giorni con basso
    indice di Apgar o anamnesi di asfissia
    perinatale. Lincidenza dellulcera peptica è
    molto alta nei pazienti ricoverati in terapia
    intensiva, negli ustionati, nei bambini con
    traumi o tumore cranico o per prolungata terapia
    con FANS o steroidi

9
Ulcere peptiche
  • Clinica Si manifesta nel bambino più piccolo con
    rifiuto del cibo, pianto insistente, vomito
    persistente ematico o melena nel bambino più
    grande con dolore epigastrico notturno o
    postprandiale e vomito

10
Ulcere peptiche
  • Diagnosi fondamentale è lEGDS. In secondo
    momento la radiografia del digerente con mdc
  • Terapia la terapia è medica e tende ad inibire
    la secrezione gastrica. Si associa terapia
    antibiotica se cè presenza dellhelicobacter
    pilory
  • Si può intervenire per via endoscopica
    sostituendo dellintervento chirurgico
    tradizionale

11
Ulcere peptiche
  • Complicanze lunica grave complicanza è data
    dalla perforazione gastrica. Si verifica spesso
    in seguito alla comparsa di ulcera da stress e
    si localizza sul margine antero laterale della
    grande curvatura presso il cardias. Lintervento
    chirurgico è indispensabile e consiste nella
    vagotomia e la piloroplastica. Questi pazienti
    devono essere sottoposti a follow-up e in età
    adulta rischiano di essere ferrocarenti ed
    affetti da sindrome da accelerato svuotamento
    gastrico

12
Diverticolo di Meckel
  • Definizione Il diverticolo di Meckel è
    conseguente alla incompleta regressione del dotto
    onfalo-mesenterico che si completa in genere tra
    la 5 e la 7 settimana gestazionale
  • Incidenza, età e sesso i più colpiti sono i
    maschi. Lincidenza della malattia nella
    popolazione di nati vivi è del 4-6. Nei primi
    due anni di vita, il diverticolo di Meckel viene
    diagnosticato nel 50 dei casi sintomatici

13
Diverticolo di Meckel
  • Embriologia durante il processo di regressione
    del dotto onfalo-mesenterico, in base al momento
    ed alle modalità del suo arresto si determinano
    le anomalie che possono andare dalla pervietà
    totale del dotto (fistola onfalo-ileale) alla
    formazione del diverticolo di Meckel ad apice
    libero

14
Diverticolo di Meckel
  • Clinica è la più frequente patologia congenita
    dellintestino tenue.
  • Complicanze (dovute alla presenza di mucosa
    gastrica eterotopica nel diverticolo)
  • emorragia (rettorragia)
  • infiammazione (diverticolite)
  • occlusione
  • per invaginazione (o introflessione a dito di
    guanto)
  • per volvolo (torsione dellansa)

15
Diverticolo di Meckel
  • Diagnosi
  • rx diretta addome
  • Scintigrafia con emazie marcate con
    TC-pertecnetato

La sola presenza di sintomi di volvolo
intestinale pone lindicazione allintervento
chirurgico
16
Diverticolo di Meckel
  • Terapia intervento chirurgico laparotomico.
  • Esso consiste nella resezione non solo del
    diverticolo, ma anche dellansa ileale, probabile
    sede anchessa di tessuto ectopico gastrico

17
Diverticolo di Meckel
  • Complicanze
  • La morbilità dopo la resezione di un diverticolo
    di Meckel sintomatico è del 6-10
  • la mortalità dell1,5.
  • Locclusione intestinale da briglie aderenziali
    si verifica nel 5-10 dei casi

18
Polipi intestinali
  • Circa l 1 di bambini in età pre-scolare e
    scolare è affetto da poliposi intestinale.
  • Sintomatologia rettorragia non associata a dolore

19
Polipi giovanili isolati
  • rappresentano il 90 del totale dei casi.
  • Essi hanno una natura amartromatosa o
    malformativa non hanno rischio di malignità

20
Polipi giovanili isolati
Amartroma
21
Polipi giovanili isolati
  • Eziologia secondaria ad evento infiammatorio.
  • Sintomatologia proctorragia, dolori addominali,
    prolasso del polipo
  • Diagnosi differenziale con ragadi anali, prolasso
    rettale e MICI
  • indagini strumentali fondamentali clisma opaco
    con doppio contrasto
  • retto-colonscopia

22
Polipi giovanili isolati
  • Terapia essa è di tipo ablativo e si pratica con
    la retto-colonscopia.
  • Lo studio istologico dei polipi asportati ha
    un ruolo chiave nella diagnosi e trattamento
    della malattia. Il numero di polipi asportati
    deve essere segnalato, anche questa informazione
    aiuta a determinare il rischio oncologico

23
Poliposi giovanili
  • Esse sono molto rare ma con potenziale rischio di
    malignità
  • Tendono a raggrupparsi in grappoli appesi ad un
    picciolo e ad invadere tutto il canale alimentare
  • Anche la presenza di un solo polipo in un
    paziente con familiarità di poliposi giovanile è
    prognostico

24
Poliposi giovanili
25
Poliposi giovanili
26
Poliposi giovanili
  • Sintomatologia è molto grave.
  • Sono presenti diarrea, proctorragia,
    enteropatia proteino-disperdente

27
Poliposi giovanili
  • Terapia
  • Medica
  • correzione delle anemie e dellipoprotidemia
  • nutrizione parenterale

28
Poliposi giovanili
  • Terapia
  • chirurgica
  • monitoraggio endoscopico della crescita delle
    neoplasie
  • colectomia totale delle forme a localizzazione
    colica
  • resezione segmentaria di tratti intestinali a
    maggior rischio

29
Poliposi familiare del colon
  • E una malattia genetica, il cui gene si trova
    sul braccio lungo del cromosoma 5 e codifica per
    una proteina chiamata APC, che partecipa ai
    fenomeni di adesione cellulare legando la
    ß-catenina in un complesso di adesione cellulare
    che comprende la e-caderina. Nel momento in cui
    la ß-catenina non lega la e-caderina, va ad
    attivare geni che inibiscono lapoptosi ed
    attivano la proliferazione cellulare.
  • LAPC lega la ß-catenina e fa in modo che sia
    degradata

30
Esempio di albero genealogico in poliposi
familiare
31
Poliposi familiare del colon
32
Poliposi familiare del colon
33
Poliposi familiare del colon
  • Sintomatologia proctorragia.
  • Si associano frequentemente altre anomalie
    craniche, cardiache, schisi del palato e
    polidattilia

34
Poliposi familiare del colon
  • Terapia
  • stretto monitoraggio endoscopico delle lesioni
    coliche
  • colectomia totale profilattica con abbassamento
    ileo-anale
  • Tutto ciò a scopo profilattico in quanto nei
    2/3 dei casi entro i 60 anni di età la
    possibilità di sviluppo di adenocarcinoma del
    colon è estremamente elevata

35
Prevenzione del cancro
  • Categorie a rischio
  • soggetti con poliposi familiare
  • familiarità per ca del colon
  • colite ulcerosa
  • presenza di ureterosigmostomia

36
Screening per tumori
  • metodiche disponibili
  • colonscopia
  • rettosigmoidoscopia
  • sangue occulto
  • marker tumorali (CEA)
  • test genetici per soggetti con familiarità

37
Polipi linfoidi
  • Sono rari, sebbene sottostimati.
  • Leziopatogenesi è di natura infettiva virale o
    batterica.
  • Il picco di incidenza è intorno ai 4 anni

38
Polipi linfoidi
  • Aspetto endoscopico
  • Hanno un aspetto mammellonato con la mucosa
    ulcerata, è tipico laspetto a vulcano
  • Il loro diametro varia da 3 mm ad alcuni cm

39
Polipi linfoidi
  • Sintomatologia lunico sintomo è la proctorragia
    con conseguente anemia
  • Diagnosi è di tipo endoscopico (colonscopia) ed
    istologico

40
Polipi linfoidi
  • Terapia il trattamento è conservativo, poiché il
    decorso è benigno ed autolimitante
  • Il follow-up è di tipo endoscopico

41
(No Transcript)
42
Sindrome di Peutz-Jeghers
  • E una sindrome molto rara , la cui trasmissione
    è autosomica dominante.
  • Con potenziale alto grado di malignità anche per
    dislocazione extra-intestinale (ovaio, mammella,
    testicolo) di lesioni neoplasiche

43
Sindrome di Peutz-Jeghers
44
Sindrome di Peutz-Jeghers
  • La poliposi amartromatosa si localizza
    prevalentemente nellintestino tenue, molto meno
    nello stomaco e nel colon-retto
  • Macroscopicamente, i polipi si presentano
    lobulati e di diametro variabile.
  • Alla poliposi è associata una pigmentazione di
    colore marrone-nero della mucosa della bocca e
    delle labbra

45
Sindrome di Peutz-Jeghers
  • Diagnosi sono fondamentali gli esami strumentali
  • esofago-gastroscopia (EGDS)
  • colonscopia
  • Clisma del tenue

46
Sindrome di Peutz-Jeghers
  • Terapia consiste nellablazione dei polipi
  • Colonscopia con polipectomia
  • Enteroscopia dellintestino tenue per via
    laparotomia

47
Sindrome di Peutz-Jeghers
  • Follow-up a cadenza annuale
  • Emocromo
  • Ecografia pelvica
  • Ecografia testicolare
  • Ecografia addominale con particolare riguardo al
    pancreas
  • Esame citologico della cervice uterina (PAP test)
  • Programma di screening per la prevenzione del
    tumore della mammella in donne di età superiore
    ai 25 anni di età

48
Poliposi adenomatosa multipla familiare (PAF)
  • E una rara forma di poliposi adenomatosa
    multipla del colon retto
  • E caratterizzata da un numero enorme di polipi
    intestinali
  • Essi hanno una notevole tendenza alla
    trasformazione maligna
  • Questa malattia può dare localizzazioni extra
    intestinali di notevole grado di malignità ed in
    un cospicuo numero di pazienti (la percentuale
    oscilla tra il 10 ed il 75), sono abbastanza
    frequenti i tumori ossei, le inclusioni cistiche
    ed i tumori dermoidi

49
Poliposi adenomatosa multipla familiare (PAF)
  • Lincidenza è di 16-12.000 nati vivi e la
    trasmissione è del tipo autosomico dominante
  • Questa malattia è considerata dalla delezione del
    gene APC sito sul braccio lungo del cromosoma 5

50
Poliposi familiare (PAF)
Reperto endoscopico poliposi gastrica
51
Poliposi familiare (PAF)
Reperto endoscopico di poliposi colica
52
Poliposi familiare (PAF)
Reperto endoscopico di poliposi colica
53
Poliposi familiare (PAF)
  • Clinica la sintomatologia è tipica delle lesioni
    intestinali
  • diarrea
  • dolori addominali
  • proctorragia
  • anemia

54
Poliposi familiare (PAF)
  • Diagnosi
  • la diagnosi viene sospettata in base alla
    familiarità, ma la certezza è data da esami
    strumentali e radiologici
  • clisma opaco a doppio contrasto
  • EGDS (per escludere la possibilità di poliposi
    gastrica e duodenale)
  • colonscopiaattraverso questo esame e lo studio
    istologico di almeno 10 polipi si pone la diagnosi

55
Poliposi familiare (PAF)
  • Terapia
  • lintervento chirurgico è di tipo demolitivo e
    devastante data la possibilità di degenerazione
    maligna dei polipi

56
Poliposi familiare (PAF)
  • Terapia tecnica
  • Nelluomo possono residuare danni chirurgici
    alla funzionalità vescicale e sessuale
  • La tecnica secondo Soave, invece, coniuga la
    necessità di rimuovere tutta la mucosa del
    colon-retto e conservare integre le strutture
    pelviche. Infatti essa consente di conservare una
    buona funzionalità ano-rettale soprattutto nei
    bambini, per cui è la tecnica maggiormente in
    uso. Essa consiste in una colectomia totale più
    mucosectomia del retto con ileo-rectal
    pull-through

57
Poliposi familiare (PAF)
  • Follow-up si effettuano annualmente
  • EGDS
  • colonscopia con esame della giunzione ano-rettale

58
Adenoma duodenale
59
Sindrome di Gardner
  • E una sindrome genetica a trasmissione
    autosomica dominante

60
Sindrome di Gardner
  • La poliposi intestinale del colon si
    accompagna a tumori dermoidi, cisti sebacee,
    tumori ossei del cranio e della faccia
  • La tendenza alla malignità è spiccata non solo
    per i polipi del colon, ma anche dellampolla
    duodenale

61
Sindrome di Turcot
  • E una sindrome autosomica recessiva
  • Essa si può definire come una variante della
    sindrome di Gardner

62
Sindrome di Turcot
  • Essa è caratterizzata da poliposi adenomatosa
    intestinale associata a tumore del sistema
    nervoso centrale (medulloblastoma o glioblastoma)

63
NURSING
64
Preparazione e assistenza allEGDS
  • digiuno
  • disponibilità dei referti di emocromo, tempo di
    coagulazione, profilo virale, gruppo sanguigno
  • coinvolgimento dei genitori
  • richiesta del consenso informato
  • incannulamento di una vena sul braccio
  • monitoraggio dei parametri virali
  • posizionamento sul fianco destro del bambino sul
    lettino endoscopico
  • assistenza allesecuzione dellanestesia totale
    (solo nei neonati non è necessario)
  • il bambino lascia la sala endoscopica dopo il
    risveglio dallanestesia ed il controllo dei
    parametri vitali
  • Si avviano in laboratorio di anatomia patologica
    gli eventuali reperti bioptici opportunamente
    identificati e descritti

65
Retto-colonscopia
  • Piano di nursing
  • Preparazione
  • coinvolgimento dei genitori
  • richiesta del consenso informato
  • prescrizione e somministrazione di una dieta
    priva di scorie almeno 4 giorni prima dellesame
  • pulizia intestinale
  • posizionamento di un sondino naso-gastrico
  • attraverso il sondino si introducono dei
    lassativi di contatto diluiti in abbondante
    acqua. Tutto ciò fino a quando i liquidi
    eliminati non risultino puliti
  • digiuno il giorno dellesame
  • E fondamentale, in questa fase, la
    collaborazione dei genitori

66
Retto-colonscopia
  • Piano di nursing
  • Assistenza in sala endoscopica
  • Controllo dei parametri vitali
  • Disponibilità dei refertiemocromo, tempo di
    coagulazione, profilo virale, gruppo sanguigno.
  • Incannulamento di una vena
  • Preparazione allanestesia totale (se non è un
    neonato) e posizionamento sul lettino endoscopico
  • Il bambino lascia la sala endoscopica solo dopo
    il risveglio, la valutazione dei parametri
    vitali, la detensione delladdome ed il controllo
    del dolore addominale
  • Si avviano in anatomia patologica gli eventuali
    reperti bioptici, opportunamente identificati e
    descritti

67
ASSISTENZA PRE-OPERATORIA
  • Generalità
  • Ruolo dei genitori
  • Identificazione dei bisogni dei piccoli pazienti
    relativamente alletà
  • Identificazione del livello di comprensione
    dellevento del bambino
  • Identificazione dei fattori stressanti sia per i
    bambini che per i genitori
  • Identificazione degli aspetti multidisciplinari
    dellassistenza pre-operatoria

68
Intervento in emergenza (preparazione)
  • Spesso la preparazione psicologica non è
    possibile(né per il bambino né per i genitori)
    ulteriore grave momento di stress.
  • Ruolo dellinfermiere
  • Sostegno ai genitori durante lintervento
  • Quando tra il ricovero e lintervento ricorre
    poco tempo, loperato dellinfermiere è volto
    alla preparazione fisica e linformazione ai
    genitori per ricevere il consenso allintervento

69
Intervento in elezione (preparazione) /1
  • Essa consente una buona preparazione
    psicologica allintervento.
  • Essa può cominciare a casa con laiuto di
    sussidi ed operatori
  • le scuole e gli asili facilitano lopera (Eiser e
    Hamson 1989)
  • in momenti precedenti al ricovero, interazione
    fra personale ospedaliero e i genitori offre
    lopportunità di discutere le procedure del
    ricovero e del controllo del dolore

70
Intervento in elezione (preparazione) /2
  • Questi contatti favoriscono un sentimento di
    benessere e la rapida guarigione del bambino
    (Cooper e Harpin 1991)
  • Il valore del gioco interazione degli
    specialisti del gioco e personale ospedaliero
    (Action for sick children 1991)

71
Assistenza post-operatoria
  • Inizia quando il paziente esce dalla sala
    operatoria e termina con la sua dimissione dal
    reparto

72
Fasi dellassistenza post-operatoria
  • Fase di risveglio
  • Fase intermedia di dipendenza
  • Ritorno alla normalità

73
Fase di risveglio organizzazione
  • PACU pediatrico
  • schede relative ai farmaci anestetici, ai
    drenaggi
  • letti inclinabili (stesso sistema per le
    incubatrici) con sponde
  • monitor (per ecg, fqr, P.A, saturazione,
    temperatura)
  • pompe per infusione, erogatore di O2, sistema di
    aspirazione
  • carrello per lemergenza

74
Osservazione
  • Posizione a letto
  • supino con il capo iperesteso per garantire
    che la mandibola sia protrusa e che la lingua non
    ostruisca le vie aeree

75
Osservazione
  • Parametri da tenere sotto stretta
    osservazione per eventuali
  • Emorragie (evenienza più frequente)
  • pallore
  • tachicardia
  • scarsa reattività (nei più piccoli anche una
    piccola perdita di sangue può rendere necessaria
    unemotrasfusione)
  • cianosi dei prolabi e delle dita
  • dolore
  • In caso di anestesia spinale ed epidurale
  • Controllo del ripristino delle funzioni
    neurologiche periferiche (funzione vescicale,
    funzioni sfinteriali, ripresa delluso delle
    gambe)

76
PACU processo di nursing
  • valutazione esatta del bilancio idrico
    (infusioni, urine, cateteri, sondini, drenaggi)
  • parametri vitali (PA, fqc, temperatura, fqr)
  • colore cutaneo (pallore, cianosi)
  • controllo di drenaggi e ferite
  • aggiornamento della documentazione
    infermieristica
  • controllo del dolore
  • controllo dellalimentazione

77
NTP (nutrizione parenterale)
  • In caso di intervento sullapparato digerente,
    è possibile che al bambino sia prescritto il
    digiuno. Si ricorre alla NTP per via venosa.
  • Le vie possono essere un grosso vaso
    incannulato (Hickman), oppure un vaso periferico
    (per soluzioni iso-ipotoniche)

78
NTP (nutrizione parenterale)
  • Procedura
  • spiegare ai genitori ed al bambino lintervento,
    la sua utilità e la procedura che si seguirà
  • lavarsi le mani
  • aprire le confezioni su di un telo sterile
  • controllare la pertinenza delle soluzioni
    prescritte e la loro limpidezza
  • mantenendo lasepsi, inserire il set per
    infusione nella sacca e raccordarlo alla cannula
    endovenosa
  • controllo dellinfusione per velocità e reazioni

79
Piano di nursing per NTP
  • controllo del bilancio idrico
  • controllo di reazioni dellinfusione
  • controllo della temperatura (liperpiressia può
    essere sintomo di infezione)
  • controllo di glicemia, Na, K, urea, creatinina,
    emocromo
  • controllo del peso corporeo
  • controllare eventuali edemi declivi o, in
    contrapposizione, eventuale disidratazione
  • controllare che la sacca sia protetta dal calore
    e dalla luce solare
  • cambiare ogni 24 ore il set dinfusione
  • curare il sito di infusione prevenendone
    linfezione

80
Cardini della prevenzione delle infezioni
associate a catetere venoso
  • Standardizzazione delle procedure assistenziali
    asettiche
  • Gestione da parte di personale esperto
  • Formazione continua del personale
  • Scelta e gestione del sito di inserzione
  • Scelta del tipo di catetere
  • Tecnica di inserimento e fissaggio
  • Igiene delle mani e tecniche asettiche
  • Antisepsi della cute
  • Sostituzione del catetere
  • Prevenzione delle trombosi del catetere

81
Cardini della prevenzione delle infezioni
associate a catetere venoso
  • In pazienti che hanno grandi e voluminose
    medicazioni che impediscono la palpazione o la
    visione diretta del sito di inserimento,
    rimuovere la medicazione e ispezionare
    visivamente almeno una volta al giorno e quindi
    applicare una nuova medicazione
  • Registrare la data, loperatore, la permanenza
    del catetere ed i cambi di medicazione su moduli
    standardizzati
  • Invitare i pazienti a riferire qualsiasi problema
    legato al sito del catetere
  • Non eseguire di routine le colture delle punte
    dei cateteri

82
Preparazione del sito
  • La rasatura può causare micro-abrasioni e
    predisporre alle infezioni
  • Il taglio dei peli aiuta a mantenere intatta la
    medicazione e rende meno doloroso il distacco del
    cerotto.
  • Se nella zona di inserzione ci sono molti peli,
    tagliarli (portandoli a 1 mm circa) ma mai
    rasarli.

83
Preparazione del sito
  • È quindi indispensabile che le operazioni di
    preparazione, inserimento e mantenimento dei
    dispositivi EV avvengano nel rispetto di un
    processo standardizzato che tenga conto di una
    scelta oculata dei materiali/soluzioni da
    utilizzare e del rispetto delle operazioni
    indicate allo scopo

84
Incannulamento di una vena
  • Materiale occorrente
  • Cannula endovenosa 23G (proporzionata al vaso da
    incannulare)
  • Medicazioni sterili
  • Apparecchio per limmobilizzazione dellarto
  • Tamponi e antisettico
  • Guanti monouso non sterili

85
Incannulamento di una vena
  • Procedura
  • Esaminare attentamente le sedi
  • Se viene scelta una sede del cuoio capelluto,
    chiedere il consenso alla rasatura dei capelli ai
    genitori
  • I genitori possono restare con il bambino per
    rassicurarlo
  • Disinfettare accuratamente la zona da pungere
  • Mettere il laccio flebostatico

86
Incannulamento di una vena
  • Procedura
  • Inserire la cannula con inclinazione 15-30
  • Dopo aver introdotto il catetere, ritirare il
    mandrino. Osservare il reflusso di sangue
  • Fissare il cerotto alla cannula
  • Effettuare il lavaggio della cannula per
    verificarne la pervietà
  • Immobilizzare larto
  • Proteggere adeguatamente le cannule poste sul
    cuoio capelluto
  • Applicare il set per infusioni
  • Applicare un tappo LUER-LOCK se la cannula viene
    usata per somministrazioni endovenose

87
Sorveglianza del sito di inserzione
  • Valutare il sito di inserimento del catetere ogni
    giorno tramite la palpazione attraverso la
    medicazione, per scoprire eventuale gonfiore o
    tramite lispezione di una medicazione
    trasparente. Se il paziente non ha segni clinici
    di infezione non rimuovere le medicazioni. Se il
    paziente ha tumefazione locale o altri segni di
    possibile batteriemia, ispezionare visivamente il
    sito

88
Sorveglianza del sito di inserzione
  • In pazienti che hanno grandi e voluminose
    medicazioni che impediscono la palpazione o la
    visione diretta del sito dinserimento, rimuovere
    la medicazione e ispezionare visivamente almeno
    una volta al giorno e quindi applicare una nuova
    medicazione
  • Registrare la data, loperatore, la permanenza
    del catetere ed i cambi di medicazione su moduli
    standardizzati
  • Invitare i pazienti a riferire qualsiasi problema
    legato al sito del catetere
  • Non eseguire di routine le colture delle punte
    dei cateteri

89
Sorveglianza del sito di inserzione
  • Generalmente i set da infusione comprendono
    larea che va dalla punta del deflussore che
    penetra nel contenitore del liquido al punto di
    connessione con il dispositivo vascolare.
  • Tuttavia una piccola prolunga può essere
    connessa al dispositivo vascolare e può essere
    considerata parte del dispositivo per facilitare
    le tecniche asettiche nel cambio del set
    dinfusione

90
Per il ritorno in reparto
  • quando
  • Il bambino è cosciente
  • Respira autonomamente
  • Colorito normale
  • Bambino tranquillo, dolore controllato
  • Parametri post-operatori stabilizzati
  • Temperatura superiore ai 36 C

91
Fin(alment)e
Write a Comment
User Comments (0)
About PowerShow.com