Title: Piras I., Melis A., Ghiani M.E., Cal
1Piras I., Melis A., Ghiani M.E., Calò C.M., Vona
G.Dipartimento di Biologia Sperimentale
Università degli Studi di Cagliari
Variabilità del gene CHIT nel Mediterraneo
INTRODUZIONE La chitotriosidasi umana è un enzima
con la capacità di idrolizzare la chitina, un
polisaccaride azotato complesso costituente la
parete cellulare dei funghi, lesoscheletro degli
artropodi e il rivestimento di altri
invertebrati, conferendo resistenza meccanica e
protezione nei confronti degli agenti chimici. Il
gene che codifica per la chitotriosidasi umana è
localizzato nel cromosoma 1q31-32, è costituito
da 12 esoni e si estende per 20kb (Boot et al.,
1998). Una duplicazione di 24 bp (allele H)
nellesone 10 del gene determina la delezione
degli amminoacidi 344-372, causando una perdita
totale della funzionalità dellenzima. Lenzima è
totalmente inattivo nella condizione di omozigosi
per la mutazione (Boot et al., 1998 Canudas et
al., 2001). Un recente studio riguardante la
distribuzione della duplicazione di 24bp nelle
popolazioni europee (Malaguarnera et al., 2003)
suggerisce una correlazione tra la presenza della
mutazione, il miglioramento delle condizioni
ambientali e la scomparsa delle malattie
parassitarie, inclusa la malaria da P.falciparum.
Inoltre, la presenza di tali patologie e le
condizioni economico-sociali avrebbero impedito
la diffusione dellallele H nelle popolazioni
subsahariane. Tale risultato non è però in
accordo con quello ottenuto da Chien et al.
(2005) in un campione proveniente dallisola di
Taiwan, caratterizzata da unelevata endemicità
malarica sino a 40 anni fa (Lin et al., 1991).
Gli autori hanno ottenuto una frequenza
dellallele H pari al 58, la più elevata
riscontrata sinora in tutte le popolazioni
esaminate. Con questo lavoro, in primo luogo
abbiamo voluto indagare la relazione esistente
tra la malaria da P. falciparum e lallele H
della Chitotriosidasi, studiandone la
distribuzione in un campione di individui
provenienti da differenti zone altimetriche della
Sardegna. In secondo luogo, abbiamo studiato la
distribuzione della mutazione in alcune
popolazioni del Mediterraneo confrontando i dati
con quelli presenti in letteratura per valutare
la presenza di patterns di distribuzione
geografica e individuare il possibile centro di
origine della mutazione.
MATERIALI E METODI Sono stati tipizzati
complessivamente 991 individui, provenienti
dallItalia Continentale (N99), Sardegna (N
335), Spagna (N 103), Paesi Baschi (N 31),
Francia Continentale (N 129), Corsica (N
194), Turchia (N 49) e Marocco (N 47). I
Campioni provenienti dalla Sardegna sono stati
suddivisi, in base al comune di provenienza, in
tre zone altimetriche 0 -200 m 201 400 m e gt
400 m. Lestrazione del DNA è stata effettuata da
sangue intero con il metodo del
fenolocloroformio, e i campioni sono stati
genotipizzati secondo il protocollo decritto da
Hise et al. (2003). I dati sono stati elaborati
utilizzando i programmi GENEPOP 3.4 (Raymond and
Rousset, 1995), SAAP 4.3 (Wartenberg, 1989) e
PYPOP 0.6.0 (Lancaster et al. 2003).
RISULTATI
Test di Ewens - Watterson Test di Ewens - Watterson
Popolazioni P
Sardegna (0 - 200 m) 0,186
Sardegna (201 - 400 m) 0,283
Sardegna (gt 400 m) 0,332
Sardegna 0,243
Corsica 0,288
Italia 0,250
Francia 0,182
Marocco 0,616
Turchia 0,530
Baschi 0,494
Spagna 0,210
Frequenze dellallele H nei portatori della
mutazione b039 non risultano valori
significativi dal confronto con i soggetti non
portatori
Sani Portatori b039
Sardegna 17,5 13,9
Corsica 13,1 16,7
- DISCUSSIONE
- I risultati ottenuti hanno condotto a due
principali conclusioni. In primo luogo la
distribuzione dellallele H in Sardegna ha
mostrato un trend contrario a quello atteso in
base alle conclusioni di Malaguarnera et al.
(2003) che suggeriscono una correlazione positiva
tra la frequenza dellallele selvatico wt e la
presenza delle malattie infettive e parassitarie,
compresa la malaria. In Sardegna, dai nostri
dati, si può osservare che la frequenza
dellallele selvatico aumenta con laltimetria,
mostrando la maggiore presenza in montagna dove
lendemicità malarica era meno intensa o assente.
Inoltre i dati relativi alle popolazioni dei vari
continenti non mostrano alcun pattern di
distribuzione geografica, né alcuna correlazione
con la latitudine e la longitudine, né un effetto
selettivo della malaria come evidenziato dal test
di Ewens-Watterson. Lanalisi della mutazione in
due campioni di portatori della mutazione b039
provenienti dalla Sardegna e dalla Corsica, non
ha evidenziato differenze significative rispetto
ai soggetti sani sia per quanto riguarda le
frequenze genotipiche che per quelle alleliche. - In secondo luogo, il confronto dei nostri dati
con quelli presenti in letteratura mostra le
frequenze più elevate dellallele H nelle regioni
asiatiche e la sua assenza nelle regioni
africane, con un pattern di distribuzione che
sembra essere del tutto casuale. Due possibili
scenari sono ipotizzabili. Nel primo, lallele H
(assente nei Primati antropomorfi) avrebbe avuto
ununica origine in Asia dopo la migrazione di
Homo sapiens sapiens dallAfrica, e si sarebbe
diffuso successivamente in Europa. La seconda
ipotesi prevede che la mutazione si sarebbe
originata in Africa e diffusa successivamente in
Asia ed in Europa aumentando la sua frequenza per
effetto della deriva genica che avrebbe però
determinato la sua scomparsa dal continente
africano.
- BIBLIOGRAFIA
- Boot RG et al. (1998). J Biol Chem 273
25680-25685. - Canudas J et al . (2001). Metabolism 50 447-450.
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- Raymond M, e Rousset F (1995). J Hered 86
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- Wartenberg, D (1989). Rutgers University,
Piscataway, N.J.
ispiras_at_unica.it Sez Scienze Antropologiche Univer
sità di Cagliari